29/02/12
militari stupratori... perchè tanto silenzio sulla caserma di Parabiaco ?
Silenzio assordante sugli stupri nella caserma di Parabiago. Le ultime notizie apparse sulla stampa , sulle violenze denunciate all'interno della caserma di Parabiago da parte del maresciallo gatto, risalgono ormai al 21 dicembre dello scorso anno.
Da allora più nulla.
Possibile che non si sappia più nulla su una vicenda così grave e che ha avuto un grande risalto mass mediatico?
Nessun articolo sui giornali.
Nessuna notizia sul processo.
Dalla stampa si sa solo che dalla prima denuncia , ne sono seguite altre 15.
Sappiamo quanto è importante sostenere ed essere al fianco delle donne che denunciano le violenze, lo è particolarmente in questo caso: donne giovani, alcune sicuramente straniere hanno avuto un doppio, triplo coraggio .
Noi vorremmo essere al loro fianco.
Soprattutto perché, dopo un recente tentato stupro sulla metropolitana, ATM e la giunta hanno dichiarato di voler aumentare il controllo e la militarizzazione del territorio e di istituire " aree rosa" , cha sappiamo benissimo essere assolutamente inutili, anzi doppiamente pericolose per noi donne, perché sbirri e militari sono solo altrettanti potenziali stupratori, come dimostrano tanti casi, l'ultimo particolarmente violento a L' Aquila e, comunque, sempre la militarizzazione del territorio ha l'effetto di spingere sempre più le donne in famiglia, nelle case. "case, Chiese, Caserme, Cie per le donne "sicure" da morire, come sintetizza bene uno slogan.
Pertanto, chiediamo alle compagne se hanno aggiornamenti sul processo e/o se stanno organizzando iniziative di comunicarceli.
Per ogni donna stuprata e offesa siamo tutte parte lesa
Le compagne del mfpr di milano
lettera di Emanuela la compagna di Luca
I fatti gravissimi accaduti in Clarea e alla baita, il tentativo di omicidio perchè solo in questo modo si può chiamare, nei confronti di Luca da parte delle forze del disordine, ha fatto sì che si sia veramente passato ogni limite, che lor signori ci abbiano ormai palesemente dichiarato guerra guidati dalla mano assassina di un governo che anzichè ascoltare le richieste dei suoi cittadini e delle popolazioni tutte, usa la forza della violenza per imporre i suoi loschi e sporchi affari ed è disposta a tutto per raggiungere i suoi sporchi fini.
MI piacerebbe poter chiedere al sig. manganelli in questi momenti di dolore per quanto accaduto a Luca ieri, e che fino a quattro giorni si permetteva di sbraitare dichiarazioni insensate circa la nostra volontà di cercare il morto e alzare il livello di tensione, che tipo di ordini ha impartito ai reparti anti sommossa che in questi giorni hanno raggiunto la Val Susa. Se l’ordine fosse quello di alzare ancora di più il livello di tensione che hanno creato in questi mesi e trovare loro il morto.
Bè caro il mio funzionario da strapazzo, strapagato in milioni di euro mentre noi comuni mortali cerchiamo di mettere insieme il pranzo con la cena, mentre le scuole dei nostri figli cadono a pezzi, mentre negli ospedali spesso sai quando entri e non come ne esci, IL MORTO LO AVETE CERCATO E QUASI TROVATO VOI! In questi lunghi mesi di resistenza abbiamo visto ed assaggiato la violenza di questo stato, dei suoi uomini ingaggiati contro le popolazioni e la Val Susa che ricordatevi, RESISTERA’ e LO FARA’ AD OLTRANZA! Siamo pronti a farci arrestare con il sorriso sulle labbra, siamo determinati a non mollare e non abbiamo paura!
La determinazione di Luca nel portare avanti la lotta al tav di questi anni, è la determinazione che tanti valsusini e tante genti in Italia tutta, hanno e continueranno ad avere, non solo a difesa del proprio territorio ma a difesa del bene di tanti, di tutti.
L’Italia intera da ieri è finalmente scesa per le strade, facendo presidi spontanei, portandosi sotto le prefetture, contestando, protestando, resistendo e denunciando quello che sta avvenendo ormai da mesi non. Un copione che non si adotta solo in Val Susa e che non potrà che peggiorare date le condizioni sociali cui ci stanno portando.
L’informazione di regime che per tutta la giornata è solo riuscita come nel suo consueto modus operandi a continuare con balle e notizie false, a raccontare la sua versione dei fatti di quanto accaduto ieri mattina a Luca in Clarea. I giornalisti con la solita arroganza e sfrontatezza sono arrivati anche davanti all’ingresso dell’ospedale dove Luca è ricoverato. Cosa cercavano? Il gossip per riempire le pagine dei menzonieri giornali per cui lavorano, il notizione irrompendo nel dolore delle persone che erano li? Giornalisti e digos, sempre insieme uno velina dell’altro, diramando notizie false per almeno tutta la mattinata. Vergogna! Il TG3 nazionale che sforna servizi in cui afferma che un altro No Tav arrampicatosi sul traliccio per far scendere Luca lo ha fatto cadere. Tutto questo è disgustoso, vergognoso, non ci sono termini ed aggettivi per poterlo descrivere.Ieri sera rientrando dall’ospedale non me la sono sentita di ritornare subito a casa. Era mio dovere venire a Bussoleno e malgrado la stanchezza, l’apprensione e il dolore che ho dentro, stare in mezzo ALLA MIA GENTE, a tutte le persone che da oltre 20 anni lottano per il proprio territorio, per la propria esistenza per la propria dignità. Con me in mezzo a voi c’era a Luca che in tutti questi anni ha portato avanti e tornerà a portare avanti, attraverso la lotta del nostro meraviglioso popolo, questa volontà di arrivare ad avere un mondo migliore, un mondo che è possibile solo se ci sforziamo con tutta la determinazione di cui siamo capaci, di costruire TUTTI INSIEME UNITI.
Con amore e con rabbia, Emanuela
27/02/12
strette attorno a Luca e al movimento No Tav
un caro saluto
Geni
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A Palermo compagne e compagni, lavoratrici e lavoratori in presidio dalle ore 18 davanti la prefettura, forte solidarietà e vicinanza a Luca, a tutta la popolazione No Tav in lotta , forte denuncia contro la repressione poliziesca, forte controinformazione, tanti gli slogan "la val di susa non si tocca la difenderemo con la lotta", "i popoli in rivolta scrivono la storia, No Tav fino alla vittoria" " giù le mani dalla Val di Susa" "ora e sempre resistenza" "liberi tutti subito"...
E' 'partito poi un volantinaggio/speakeraggio itinerante con polizia e un blindato al seguito fino alla stazione centrale "invasa" fino ai binari ... "la repressione non ci fa paura la nostra lotta sarà sempre più dura"
Siamo tutte/i No Tav... a sarà dura!
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Ci stringiamo forte attorno a Luca.
Siamo con la testa e con il cuore lì in Val Susa, con le donne, gli uomini, i bambini che nessuno Stato di polizia potrà fermare!
Alcune di noi, lavoratrici, disoccupate da alcune città del sud, Taranto, Palermo, e del nord siamo state il 25 alla grandiosa manifestazione, e abbiamo visto e sentito da un lato la grandezza della popolazione delle valli, della gente, dei compagne e compagni, tante, tanti, venuti da altre
città perchè questa lotta è una lotta di tutte noi, abbiamo visto e sentito il calore, la gioia, la forza delle donne; dall'altro invece dobbiamo vedere uno Stato, una polizia, un governo che cerca disperatamente in tutti i modi di difendere la speculazione, gli sporchi profitti non solo con la
repressione ma ora anche cercando il 'morto'.
Ma loro non vinceranno! Più reprimono in maniera vile e più si stanno scavando la fossa, e più si alzano le voci di lotta dal nord al sud.
Anche noi nelle nostre città scendiamo subito in piazza.
Con Luca, con tutto il movimento NO TAV.
le compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
mfpr@libero.it
23/02/12
L'Aquila, arrestato un dei militari stupratori
AQUILA- Dall'inizio della vicenda è sempre stato il maggior sospettato dello stupro ai danni di una giovane studentessa 1 avvenuto nella notte tra l'11 e il 12 febbraio scorsi in una discoteca dell'Aquilano 2. E oggi la svolta nelle indagini: Francesco Tuccia, il 21 enne militare della Provincia di Avellino e volontario del 33/mo reggimento Artigliera Acqui, è stato arrestato. A lui vengono contestati i reati di tentato omicidio e violenza sessuale. Il giovane militare era stato fermato con gli abiti sporchi di sangue dal gestore del locale e dai buttafuori nelle vicinanze del posto dove era stata trovata la studentessa mentre stava lasciando la discoteca in macchina con due commilitoni e un'amica. L'uomo ascoltato sin da subito dagli inquirenti aveva in un primo momento negato ogni coinvolgimento nella vicenda. Poi ha ammesso il rapporto sessuale dicendo che era stato consenziente. Al momento non è resa nota la posizione degli altri due commilitoni sospettati, insieme alla ragazza di uno di questi ultimi.
20/02/12
Montalto: viene ancora rinviato il processo per stupro di gruppo!
Il difensore di uno degli otto imputati colto da malore, l’udienza slitta al 13 aprile
VITERBO – Non riesce proprio a decollare il processo agli otto componenti del branco che, la notte tra il 31 marzo e 1 aprile 2007, dopo una festa di compleanno, nella pineta di Montalto di Castro, stuprarono in gruppo una ragazza di 16 anni, residente a Tarquinia. L’udienza in programma ieri ha infatti subito l’ennesimo rinvio a causa di un malore che ha colto l’avvocato difensore di uno degli imputati. L’udienza è stata cosi aggiornata al 13 aprile prossimo.
Gli otto giovani, all’epoca dei fatti minorenni come la loro vittima, furono rinviati a giudizio dal tribunale dei minori di Roma l’8 febbraio 2011. Il processo avrebbe dovuto aver e inizio il 23 giugno successivo ma, a distanza di otto mesi, è ancora al punto di partenza a causa ora di un difetto di notifica, ora per l’assenza ‘’giustificata’’ di qualche difensore e così via.
In precedenza erano stati sottoposti alla cosiddetta ‘messa in prova’ per 28 mesi. Si tratta di una norma che prevede la sospensione del processo e l’affidamento ai servizi sociali dei minori responsabili di gravi reati. Alla fine del periodo di osservazione, se l’esito e’ giudicato positivo, il reato viene dichiarato estinto. Ma il beneficio fu revocato dalla Cassazione dopo alcuni mesi perché l’ambiente in cui vivevano e vivono gli imputati non venne ritenuto idoneo a loro ravvedimento. In particolare, a indurre i giudici a sospendere la prova fu una trasmissione televisiva i cui partecipanti, tutti loro concittadini, solidalizzarono con il branco e insultarono pesantemente la vittima.
Nel corso dell’udienza preliminare in cui fu deciso il rinvio a giudizio, il legale della famiglia della vittima, l’avvocato Leonardo Paciotti, svelò che almeno due delle famiglie degli imputati avevano messo in vendita tutti i loro beni. Secondo il legale, le due famiglie avrebbero voluto liberarsi dei propri patrimoni per evitare di pagare il risarcimento danni alla ragazza stuprata in caso di condanna dei rispettivi figli.http://www.viterbonews24.it/
lo stupro di L'aquila...militari come bestie
La ragazza stuprata: "Mi volevano uccidere"
ROMA - "Ho capito che potevo morire. Quelli mi volevano uccidere". Ha detto così la ragazza di 21 anni che è stata brutalmente aggredita 1 vicino la discoteca 'Guernica' di Pizzoli, in provincia dell'Aquila, la notte tra sabato e domenica scorsi 2. Originaria di Tivoli, la ragazza si è confidata con i suoi familiari. In queste ore sta cercando di ricostruire quanto accaduto. L'avvocato Enrico Maria Gallinaro la assiste e cerca di proteggerla da questa "orribile vicenda che l'ha fatta diventare un oggetto", ha detto il penalista.
L'avvocato ha aggiunto: "la natura e la gravità delle lesioni riportate dalla giovane rendono il quadro indiziario estremamente grave. La mia assistita è stata abbandonata semi nuda e gravemente ferita, alle tre del mattino, in un parcheggio, nella neve e nel ghiaccio. E' stato un miracolo che si sia riuscita a salvare".tre persone nello stupro. Dei quattro, tre, due campani e un aquilano, sono militari del 33esimo reggimento artiglieria Acqui, mentre la quarta è una giovane, forse fidanzata dell'aquilano. Nel provvedimento si evidenzia che gli investigatori hanno terminato di rilevare le tracce, di sangue e biologiche, per ricostruire il fatto e stabilire se sia avvenuto o meno nell'auto. I quattro sono stati infatti fermati dal gestore del locale e dai buttafuri che avevano trovato la ragazza seminuda e infreddolita.
Nella mattinata di oggi i carabinieri hanno continuato un nuovo giro di interrogatori, sentendo per la seconda volta, dopo domenica, i militari che avrebbero una posizione meno grave:il campano e l'aquilano di stanza al 33/mo reggimento artiglieria Acqui. I due sostanzialmente hanno ribadito di non avere avuto a che fare con l'aggressione.Non si sa se sarà interrogato anche il terzo militare indagato, della provincia di Avellino.
E' su quest'ultimo che si riversano i sospetti più gravi. L'uomo era stato bloccato con la camicia e una mano sporca di sangue dal gestore del locale e dai buttafuori subito dopo il ritrovamento fuori dalla discoteca della giovane svenuta in mezzo alla neve e insanguinata. Dai primi risultati degli esami del Ris di Roma è emerso che il sangue è della giovane studentessa, come le tracce biologiche trovate su camicia, mano e braccialetto da polso del 21enne militare, iscritto sul registro degli indagati da ieri.
tante donne al Tribunale di Taranto contro l'Ilva
Ieri, 17 febbraio, è iniziato il processo per inquinamento e devastazione ambientale nei confronti di padron Riva ed altri dirigenti dell’Ilva – attualmente la fabbrica più grande a livello europeo con 12mila operai, con il padrone che è il terzo in Italia per profitti, e con il record di morti operai e di disastro ambientale che nei quartieri vicino fa sì che ogni famiglia ha almeno un morto
di tumore. Ieri c'era l'incidente probatorio ordinato dalla giudice Patrizia Todisco per convalidare una perizia che è molto pesante sulle responsabilità dell'Ilva.
Mancavano al Tribunale totalmente le Istituzioni politiche e i sindacati confederali. Presente in maniera combattiva e visibile tra le organizzazioni sindacali solo lo slai cobas per il sindacato di classe, che da sempre unisce nella sua lotta la difesa di classe degli operai in fabbrica, della loro salute e sicurezza dentro e fuori il lavoro, con la lotta contro la devastazione ambientale.
Tante erano anche le donne che subiscono con i loro bambini gli effetti sulla salute, spesso mortali dell’inquinamento da profitto di Riva, in particolare le donne di un quartiere, Tamburi, che si sono organizzate in Comitato. Hanno portato cartelli, sagome in cui era scritto: “non posso più avere figli”, “Latte materno con diossina”, ecc.
Su questo riportiamo la denuncia che le lavoratrici del MFPR fecero qualche anno fa, quando scoppio visibile e in maniera drammatica la questione diossina, presente anche nel latte materno e in cui dovemmo sentire non solo le menzogne dell’Ilva ma anche la difesa d’ufficio del sindaco Stefano.
“Oggi dalle emittenti televisive abbiamo ascoltato gravissime dichiarazioni del Sindaco di Taranto, Stefano, a proposito della denuncia fatta giorni fa dall'Ass. "bambini contro l'inquinamento" e qualche tempo prima da Peacelink sulla presenza di diossina nel latte materno.
Invece di sentire dal sindaco Stefano, tra l'altro medico pediatra in passato e quindi ben a conoscenza dei gravissimi rischi della diossina soprattutto per i bambini, un pronto impegno ad intervenire come Comune con urgenti provvedimenti verso l'Ilva, abbiamo dovuto ascoltare pietose minimizzazioni, del tipo "ma si sa che un pò di diossina c'è sempre stata", che non solo
confermano la presenza della diossina, ma la vogliono rendere anche "normale", fino a sentire che per un bambino "può essere più pericoloso per la sua salute non bere latte materno che bere latte con un pò disiossina". Ma siamo alla pazzia!? Dobbiamo ormai accettare come "normale"
che l'unica alternativa per i nostri figli è come ammalarsi!?...
Ieri nella sede dello slai cobas, una lavoratrice con un bambino piccolo in allattamento, che abita ai Tamburi e che, quindi, già respira lei e i suoi figli tutte le polveri che emette l'Ilva, era angosciata da questo nuovo pericolo, come tante altre donne – ha detto: “mentre le istituzioni, che per altre ragioni, si dicono a favore della maternità, per la difesa della vita, criticano chi "esagera" nella denuncia e chi farebbe solo dell'"allarmismo"!”
MFPR Taranto
17/02/12
per Favour e Loveth... in piazza con le donne nigeriane
Un migliaio al corteo/fiaccolata di oggi pomeriggio per Favour e Loveth, le donne nigeriane barbaramente uccise a Palermo, il 20 dicembre scorso era scomparsa la giovane Favour il cui cadavere è stato ritrovato il 22 dicembre nelle campagne del paese Misilmeri mentre il 5 gennaio in Via F. Jiuvara è stato ritrovato il corpo nudo senza vita di Loveth, giovane di 22 anni.
Tante le donne della comunità nigeriana che sono scese in piazza combattive e determinate che, nonstante la pioggia, con tanti cartelli in mano con la foto delle due giovani vittime, hanno gridato per tutto il tempo "we need Justice - vogliamo giustizia", "dignità" , "Stop Killing - basta uccidere".
Abbiamo parlato con alcune di loro che ci hanno raccontato della rabbia, del dolore per l'uccisione delle due sorelle nigeriane, che ci hanno detto di come è difficile vivere in un paese come il nostro dove o sei sfruttata da morire in lavori iperprecari e sotto pagati " dopo un mese in un ristorante a fare la serva mi hanno buttato fuori senza neanche pagarmi" o sei costretta spesso a prostituirti, " ma non si può accettare tutto questo, vogliamo giustizia, enough is enough! (basta è basta!)"
Giunti nella strada dove è stato abbandonata Loveth, tanti mazzi di margherite gialle tra le fiaccole accese, le donne nigeriane hanno intonato dei canti in memoria delle due giovani donne uccise.
Abbiamo messo su una parete di fronte un cartello " contro sessismo, maschilismo, razzismo la ribellione delle donne è doppiamente giusta"
Sotto stralci del volantino diffuso:
La dimensione della violenza e delle uccisioni di donne mostra in maniera evidente che non si tratta affatto di singoli episodi ma di una condizione generale delle donne.La società imperialista è arrivata ad un grado di putrefazione, in cui l’oppressione verso la donna, che sempre è la cartina di tornasole del grado di inciviltà del sistema sociale, assume la forma della violenza, della brutalità, e di questo si è trattato nel caso della tragica morte delle giovani donne nigeriane Favour e Loveth, vittime di una violenza brutale.
E' questo sistema sociale la causa principale delle violenze e uccisioni delle donne, questa realtà non ha soluzione se non in una rottura rivoluzionaria di un sistema ormai pieno di metastasi, attraverso una lotta per far sentire ad ogni donna la forza collettiva delle donne “per ogni donna stuprata e offesa siamo tutte parte lesa!!!", una lotta complessiva contro governo, padroni, Stato e tutte le propaggini culturali, ideologiche, sessiste, maschiliste, razziste...
Da qui all'8 marzo e oltre... denunciare con forza, ribellarci e unirci nella lotta organizzata per rovesciare questo sistema di oppressione!
mfpr palermo
12/02/12
Cassazione, no al licenziamentodella lavoratrice madre che rifiuta lavoro notturno
I divieti e i diritti delle donne lavoratrici, il DLgs 66/2003 e la sentenza 23807/ 2011 della Sezione Lavoro della Corte di Cassazione.
Il DLgs 66/2003, all'art.11 del tit. IV, regolamenta e pone le limitazioni al lavoro notturno, dando mandato alle competenti strutture sanitarie pubbliche di accertare l'inidoneità ad eseguire le prestazioni nella fasce orarie notturne appunto.
D'altra parte, i contratti collettivi stabiliscono i requisiti dei lavoratori che possono essere esclusi dall'obbligo del lavoro notturno. In ogni caso è vietato adibire la donna al lavoro dalle ore 24 alle ore 6, dallo stato di gravidanza e fino al compimento di un anno di età del bambino.
E ancora, non sono obbligate a prestare lavoro notturno:
La lavoratrice con un figlio di età inferiore a tre anni o, in alternativa, il lavoratore padre convivente;
la lavoratrice o i lavoratore che sia l'unico genitore affidatario di un figlio convivente di età inferiore a dodici anni;
la lavoratrice o il lavoratore che abbia a proprio carico un soggetto disabile.
La Sezione Lavoro della Corte di Cassazione, con sentenza 23807/ 2011, ha condannato il datore di lavoro che aveva licenziato una lavoratrice, madre di un bambino di età inferiore ai tre anni, che si era rifiutata di eseguire le proprie mansioni in orario notturno.
L'interessata aveva fatto ricorso contro il provvedimento adottato dal datore di lavoro per "giustificato motivo oggettivo". I giudici di primo e di secondo grado hanno accolto il ricorso e la Cassazione ha dato ragione alla donna in forza di quanto contenuto nel DLgs 66/2003.
Porci padroni a Treviso
TREVISO - Domande hard ai colloqui di lavoro, quesiti piccanti e allusioni sessuali fin troppo esplicite. La denuncia del malcostume sempre più diffuso arriva da Barbara Martignago, una ventinovenne di Montebelluna, con alle spalle un'esperienza lavorativa come parrucchiera prima e come operaia in tampografia poi. Infine di nuovo impiegata in una impresa di pulizie.
La sua odissea nel mondo del lavoro comincia quando scopre di essere allergica ai prodotti chimici. È a quel punto che la ragazza è costretta ad inanellare una serie di colloqui di lavoro per cercare una professione diversa.
«La prima volta che ad un colloquio mi hanno chiesto se fossi fidanzata ho risposto ovviamente di sì, io non sono abituata a raccontare le bugie» spiega la donna. Le domande seguenti sono un crescendo di allusioni ai limiti della volgarità. Domande alle quali lei, che aspira ad un posto di
lavoro, è stata costretta a rispondere.
«Mi hanno chiesto quanti rapporti sessuali avevo alla settimana e se facessi uso o meno delle precauzioni». A quel punto la ragazza si è alzata, ha guardato negli occhi il suo interlocutore, quell'uomo che era lì per proporle un lavoro, ed è andata via. Proprio pochi giorni fa l'emittente
televisiva Antennatre aveva raccontato anche la storia di Monica, una 20enne residente a Treviso costretta ad indossare un perizoma per lavorare in un bar: «Mi sono sentita trattata come un oggetto. Mi è stato chiesto di indossare quel tipo di abbigliamento intimo da tenere in vista così da attirare un maggior numero di clienti» aveva denunciato.
Richieste esplicite quanto gravi e irrispettose che tracciano uno spaccato impietoso del mondo del lavoro in cui sono costretti a destreggiarsi i giovani. «Io alla mia età - ha continuato la 29enne montebellunese Barbara - non ho avuto esitazioni nè difficoltà ad andarmene, ma penso a qualche ragazza più giovane di me, magari appena diciottenne, e mi chiedo come si
sarebbe comportata al mio posto davanti a queste domande così esplicite, quasi insistenti».
Sulla vicenda è intervenuta anche l'assessore regionale alla Formazione professionale, Elena Donazzan: «Noto spesso ai convegni delle associazioni di categoria ragazze e hostess con la microgonna. Se lo fanno perché gli viene imposto credo sia disdicevole. Qui non siamo davanti ad imprenditori che approfittano della crisi - rincara la dose la Donazzan - quanto piuttosto davanti ad un problema di tipo culturale».
Uomini che odiano le donne
L'AQUILA. I carabinieri della Compagnia dell'Aquila e della stazione di Pizzoli stanno indagando su una violenza sessuale commessa l'altra notte davanti a una discoteca ai danni di una giovane di circa 20 anni. La ragazza è ora in ospedale in seguito al forte trauma cui è stata sottoposta. I militari stanno interrogando alcune persone per capire la dinamica dei fatti e verificare chi sono i responsabili del grave atto anche se su alcuni giovani ci sono dei forti sospetti
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Sequestra e picchia la ex 17enne incinta rintracciata da polizia dopo sms ad amica
NAPOLI - Non si era rassegnato alla fine della storia sentimentale con la sua ex fidanzata, una giovane di 17 anni, dalla quale aspetta anche un figlio, e per costringerla a desistere dall'intento di lasciarlo l'ha sequestrata, picchiata e minacciata di morte. È successo a Napoli: a finire in manette è stato Mario Simonte, di 20 anni. Vittima dello stalker una diciassettenne, al settimo mese di gestazione, liberata dalla polizia dopo l'allarme lanciato dal padre venuto a conoscenza di quanto stesse accadendo alla figlia attraverso una sua amica.
Gli agenti del commissariato «Scampia» si sono subito recati nell'abitazione del giovane da cui si udivano le urla di aiuto della ragazza. Entrati in casa i poliziotti hanno trovato la ragazza con il volto tumefatto, in evidente stato di choc, e dolorante al basso ventre. La giovane ha raccontato a polizia e genitori tutte le vessazioni, la notte e le minacce subite aggiungendo che, fortunatamente, era riuscita avvisare una amica di quanto stava accadendo inviatole un sms. La ragazza è stata poi trasportata dal 118 in una struttura ospedaliera per controlli sul suo stato di salute e quello del nascituro. Simonte, invece, - arrestato con l'accusa di sequestro di persona violenza e lesioni personali - è stato chiuso nel carcere di Poggioreale.
Sabato 11 Febbraio 2012 - 17:03
lisbeth salander anche a Udine
Il fatto è avvenuto nella notte, in una palazzina nella zona ovest della città. Vittima è Carlo Feltrin, autrice del gesto Fiorella Fior.
La donna, difesa dall'avvocato Benzoni, è stata interrogata dalle 3 alle 6 del mattino presso gli uffici del Nucleo investigativo dei Carabinieri. Nonostante fosse ancora confusa, ha fornito dichiarazioni confessorie determinanti, illustrando una vita di percosse , denunce non presentate, false giustificazioni dinnanzi ai colleghi di lavoro per gli ematomi presenti sul viso,
lisbeth salander a brindisi
BRINDISI - Ha costretto la convivente ad un rapporto sessuale completo di fronte a una telecamera. Forse la voleva ricattare perchè la donna - una colombiana di 24 anni- aveva deciso di mollarlo stanca dei maltrattamenti a cui sarebbe stata sottoposta da tempo.
Massimiliano Coco, brindisino di 31 anni da tempo trapiantata a Milano dove lavora come cameriere, è stato arrestato per violenza sessuale dagli agenti della sezione Volanti della questura di Milano.
Il brindisinoè stato sorpreso dalla polizia nel suo appartamento in zona Chiesa Rossa, esattamente i via S. Antellio.
La ragazza aveva chiamato al telefono la sorella residente in Spagna raccontandole tutto. E' stata proprio la sorella ad allertare le volanti, che al loro arrivo hanno trovato la giovane in strada, ancora in preda all'agitazione.
I due convivevano dallo scorso ottobre insieme alla bimba che la vittima aveva avuto da una precedente relazione. Il loro era stato fin da subito un rapporto tormentato a causa degli atteggiamenti violenti dell'uomo, di cui la 24enne aveva già parlato alla sorella manifestando l'intenzione di lasciarlo.
Coco aveva capito tutto e avrebbe promesso alla ragazza che l'avrebbe lasciata andar via a condizione che avesse «esaudito» i suoi desideri sesessuali.
Nella mattina prima dell'arresto, il brindisino ha telefonato a un amico della vittima (un giovane marocchino) proponendogli un rapporto a tre.
Nonostante il rifiuto del conoscente e quello della stessa donna, Massimiliano Coco ha obbligato la convivente - secondo la polizia - a sottomettersi a un rapporto sessuale di fronte a una telecamera.
Nel corso delle riprese, sarebbe stata evidente - secondo la Polizia - la violenza sessuale. Sembra che visionando il filmato gli agenti abbiamo sentito la ragazza urlare più volte «basta, basta».
Come spiegato dalla vittima alla Polizia, il video avrebbe potuto essere utilizzato dall'arrestato come arma di ricatto. Ma, questa, è solo un'ipotesi.
La donna, intorno alle 16, si era rivestita per andare all'asilo a prendere la figlia e sfuggire così alle costrizioni del cameriere. Il quale, però, per non perderla di vista, avrebbe iniziato a prepararsi per accompagnarla. Mentre l'uomo di trovava ancora in bagno, la colombiana, però, la giovane donna è uscita di casa ed è stata soccorsa dagli agenti che hanno poi arrestato il brindisino con l'accusa d violenza sessuale, sequestro di persona e lesioni.
Ma non è S. Valentino! Verso l'8 marzo
Le cronache quotidiane ci restituiscono una realtà di violenze, soprusi sino alle uccisioni di donne, in primis da parte di mariti, fidanzati, ex: uomini che non accettano di essere lasciati. I mass media spesso parlano di “raptus”, dramma della gelosia, deviando l'attenzione e/o formulando giudizi che nascondono le cause sociali, la condizione delle donne in questo paese.
Ma sempre più frequenti sono anche le denunce di violenze all'interno di scuole, caserme, carceri e cie, come numerose sono le violenze denunciate da prostitute, ma anche gli assassini di prostitute in casa e in strada.
Le campagne ideologiche, pratiche contro il diritto di scelta delle donne, che le considerano meno che un embrione, contro il diritto di scelta delle donne in ogni campo della loro vita, insieme alle politiche familiste, di centralità del ruolo della famiglia in questa società, contribuiscono non poco a creare e rafforzare l'humus reazionario, sessista e maschilista di questa società. Campagne volte a “farle ritornare a casa” sopratutto in questa fase di “crisi economica” in cui le prime a pagare devono essere le donne, a svolgere il ruolo di ammortizzatori sociali, di cura e assistenza.
Anche questa ennesima vergognosa sentenza che violenta due volte deve diventare una ragione in più per denunciare con forza, ribellarci e unirci nella lotta organizzata per rovesciare questo sistema di oppressione!
In questo S. Valentino: non abbiamo niente da festeggiare, ma tanto per cui lottare vogliamo essere al fianco di chi denuncia, lotta contro violenza, soprusi. In particolare in questa settimana si terranno udienze per due casi emblematici: le violenze all'interno della caserma di Parabiago e lo stupro di gruppo di Montalto del 31 marzo 2007. Per organizzare e costruire iniziative
14 FEBBRAIO 2012
C/O IL COA TRANSITI, VIA TRANSITI, 28
PROIEZIONE DEL FILM UOMINI CHE ODIANO LE DONNE
A SEGUIRE DIBATTITO
4 MARZO 2012
LUOGO DA DEFINIRE
PROIEZIONE DEL FILM WE WANT SEX
A SEGUIRE DIBATTITO
Organizzano lavoratrici, precarie, disoccupate aderenti al movimento femminista proletario rivoluzionario – Milano
per contatti: mfprmi@gmail.com
Sentenza Tar: Le donne non hanno interesse a ricorrere perché né gravide nè già madri
In questo senso pensiamo che dobbiamo utilizzare, pro domo nostro, il fatto che questa sentenza dica che la Casa delle Donne può stare nei consultori, per andare e non lasciare spazio agli antiabortisti. Perchè contro una ideologia fascista occorre affermare anche con la forza l'ideologia e la pratica femminista.
Le lavoratrici, disoccupate dello slai cobas per il sindacato di classe - Taranto
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l'attacco al diritto d'aborto delle donne, al diritto di scelta è parte dell'attacco complessivo politico, pratico e ideologico contro le donne, per ricacciarle in un moderno medioevo. Questa sentenza ne è ulteriore riprova:" Le donne non hanno interesse perchè nè gravide nè già madri". Mentre movimenti per la vita, Chiesa, Stato, giunte regionali, comunali hanno "interesse"?
Per questo riteniamo che sia necessario costituire un comitato in difesa del diritto d'aborto che si batta, ad esempio, per:
l' abrogazione della L. 40 sulla procreazione medicalmente assistita, che ha introdotto il riconoscimento giuridico dell'embrione
il miglioramento della 194 con la cancellazione dell'obiezione di coscienza
Ma sia in grado di denunciare e smascherare gli attacchi ideologici che vengono, ad esempio, dall'installazione delle moderne ruote degli esposti, i cimiteri dei feti abortiti, l'ingresso del movimento per la vita nei consultori e/o negli ospedali, i tentativi dei farmacisti di poter ricorrere a un “diritto” di obiezione di coscienza per opporsi al ricorso alla pillola del giorno dopo, contro la chiusura e il ridimensionamento di consultori, ospedali.Insomma, un percorso collettivo, a tutto campo di denuncia e protesta contro prese di posizione, campagne ideologiche contro
le donne ...E, infine, diciamo, che l'incontro mondiale delle famiglie che si terrà quest'anno a Milano non mancherà di offrirci occasione/necessità di dire la nostra", ma sopratutto oggi più che mai dobbiamo scendere in piazza per chiedere con forza il rispetto dei nostri diritti , oggi più che mai occorre costruire uno sciopero totale delle donne!
La Casa delle donne di Torino, insieme alle tante associazioni che si riconoscono nelle Donne di Torino per l’Autodeterminazione, esprime forte indignazione per la sentenza che il Tar ha emesso sul nostro secondo ricorso presentato contro la Delibera della Giunta regionale che prevede l’ingresso dei volontari pro-vita nei consultori e nel percorso sanitario previsto dalla legge 194 per l’interruzione volontaria di gravidanza.
Ecco le vergognose motivazioni con le quali il nostro ricorso è stato respinto.
La sentenza sostiene che le giovani donne non hanno interesse a ricorrere, in quanto non sono nè gravide nè già madri (?).
Ci pare che un’interpretazione di questo genere abbia la conseguenza di rendere, di fatto, la deliberazione della Giunta Regionale non impugnabile; infatti è evidente che i tempi previsti per l’interruzione della gravidanza sono incompatibili con quelli di impugnazione di un atto amministrativo. Anche la Casa, a parere del Tar, non ha interesse a ricorrere, in quanto la Giunta Regionale avrebbe ottemperato alla precedente sentenza, ampliando il novero dei soggetti ammessi al convenzionamento con le ASL.
Nulla la sentenza dice in ordine alla reintroduzione, nella nuova delibera, del requisito della tutela della vita sin dal concepimento, già dichiarato illegittimo e discriminatorio nella prima sentenza.
Nulla la sentenza dice in ordine all’ulteriore empasse per le associazioni che non abbiano tale requisito, consistente nella necessità di dimostrare un’esperienza e un’attività di almeno due anni.
Per quanto concerne il requisito dell’esperienza, almeno biennale, nell’ambito del sostegno alle donne e alla famiglia, in ordine al quale la Casa aveva osservato di non avere, nel proprio statuto alcun riferimento alla famiglia, il Tar sostiene che “la particella ‘e’, frapposta nel testo tra ‘alle donne’ e ‘alla famiglia’,” esprime senza dubbio “nelle reali intenzioni della Giunta regionale, una relazione disgiuntiva inclusiva, con la conseguenza che l’esperienza biennale richiesta per l’inclusione negli elenchi in questione, può essere posseduta anche in uno solo dei due ambiti di riferimento contemplati.”
Dunque, secondo il Tar, la Casa delle donne è ammessa a pieno titolo al convenzionamento con le ASL all’interno del protocollo di attuazione della legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, in dipendenza della sua trentennale esperienza a tutela delle donne.
Peccato che la ragione che ci ha spinto ad opporci alla Delibera, anche attraverso la strada dei ricorsi, fosse quella di evitare che le donne della nostra Regione, soprattutto nel delicato momento di decidere se diventare madri o meno, siano sottoposte a pressioni di qualsivoglia ideologia.
Le donne di Torino per l’autodeterminazione, tutti i gruppi e le associazioni di donne della Regione che si sono mobilitati contro la Delibera, le consigliere Regionali e i gruppi di opposizione, continueranno la loro battaglia per difendere le Istituzioni, i Presidi Sanitari e i Consultori dal rischio che diventino palestre di ideologia.
04/02/12
sentenza della Cassazione su stupro di gruppo ... una ragione in più per ribellarsi e lottare contro la violenza sulle donne
DONNE - NIENTE CARCERE PER GLI STUPRATORI SE LA VIOLENZA E’ DI GRUPPO
Questa ennesima e gravissima sentenza contro le donne, figlia del clima fascista ed oscurantista
che si respira ancor più in questi ultimi tempi, è fortemente allarmante, poiché rappresenta una vera e propria istigazione alla violenza sessuale, in barba anche alla legge parlamentare del
14 luglio 2009, che ha inasprito le pene e prevede dai 7 ai 15 anni di reclusione.
Dalle sentenze che legittimano le violenze in famiglia, si è passati a quelle che, di fatto, legalizzano lo stupro, e magari fra poco saranno emesse anche quelle che assolvono le uccisioni delle donne.
Grazie a questa società maschilista e misogina, che alimenta la cultura dello stupro, considerando le donne essenzialmente oggetto di piacere sessuale, la violenza sulle donne cresce in maniera impressionante e tragica: 140 stupri al mese e 127 le donne uccise nel 2011, per mano di mariti, fidanzati, partner; in pratica, una ogni due/tre giorni, e dall’inizio dell’anno sono già 12 le donne che hanno perso la vita.
Secondo fonti ISTAT, il femminicidio, in Italia, è la prima causa di morte per le donne dai 16 ai 44. A questo si aggiungono le centinaia di migliaia di donne che subiscono maltrattamenti in famiglia e molestie nei luoghi di lavoro, nelle chiese, nelle scuole, per strada.
E’fuor di dubbio che si tratta di un netto ritorno indietro, ad un moderno medioevo, con una forte recrudescenza dell’oppressione sulle donne e con ripetuti e feroci attacchi all’insieme dei
loro diritti, dal diritto d’aborto, all’autodeterminazione, al lavoro e alla vita stessa.
Anche il governo Monti, con la sua politica devastante e di stampo dittatoriale, che colpisce tutti i proletari, ma doppiamente le donne, le prime a non trovare lavoro, ad essere supersfruttate, sottopagate, discriminate, ricattate, licenziate e costrette a tornare a casa, a rivestire il ruolo di crocerossine, sta contribuendo decisamente a tirare indietro il carro della storia, a danno soprattutto dell’universo femminile.
Contro la violenza sessuale e il massacro delle donne!
Contro chi legifera sui nostri corpi!
Contro il governo che ci toglie i diritti!
Contro lo sfruttamento, le discriminazioni e le ritorsioni di padroni e dirigenti!
E’necessario ed urgente la presa di coscienza, l’unità ed una lotta senza tregua delle lavoratrici, delle disoccupate, precarie, casalinghe, studentesse, giovani, pensionate, per la libertà, la salvaguardia della vita, il lavoro e l’autodeterminazione delle donne. Per una società ed una vita umana e dignitosa.
Lavoratrici SLAI COBAS per il sindacato di classe-Policlinico Pa,05.02.12
Fiorella
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Anche questa ennesima vergogna deve diventare una ragione in più per denunciare con forza, ribellarci e unirci nella lotta organizzata per rovesciare questo sistema di oppressione!
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CASSAZIONE
Stupro di gruppo, no all'obbligo del carcere - l'ira delle donne: "Sentenza aberrante"
Lo ha stabilito la suprema Corte, estendendo una promuncia della Consulta del 2010. Nelle violenze sessuali del "branco", possibile applicare misure cautelari alternative.Carfagna: "Messaggio sbagliato". Pollastrini: "Lacerante". Lenzi: "Sarà un'ulteriore spinta al silenzio per le donne che subiscono violenza".Lo leggo dopo
ROMA - Una sentenza destinata a far discutere. Nei procedimenti per violenza sessuale di gruppo, il giudice non è più obbligato a disporre o a mantenere la custodia in carcere dell'indagato, ma può applicare misure cautelari alternative. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, dando un' interprestazione estensiva ad una sentenza della Corte Costituzionale del 2010. Una decisione che ha scatenato la reazione, furente e bipartisan, di molte donne impegnate in politica: "Sentenza aberrante".
La Cassazione ha annullato una ordinanza del Tribunale del riesame di Roma, che aveva confermato il carcere per due giovani accusati di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una ragazza del frusinate ed ha rinviato il fascicolo allo stesso giudice perchè faccia una nuova valutazione, tenendo conto dell'interpretazione estensiva data dalla Suprema Corte alla sentenza n. 265 del 2010 della Corte Costituzionale.
A partire dal 2009, con l'approvazione da parte del Parlamento della legge di contrasto alla violenza sessuale non era consentito al giudice di applicare, per i delitti di violenza sessuale e di atti sessuali con minorenni, misure cautelari diverse del carcere in carcere.
Secondo la Corte Costituzionale, invece, la norma è in contrasto con gli articoli 3 (uguaglianza davanti alla legge), 13 (libertà personale) e 27 (funzione della pena) della Costituzione. Per questo la Consulta ha detto sì alle alternative al carcere "nell'ipotesi in cui siano acquisiti elementi specifici, in relazione al caso concreto, dai quali risulti che le esigenze cautelari possono essere soddisfate con altre misure".
Adesso la terza sezione penale della Corte di Cassazione ha stabilito che i principi interpretativi che la Corte Costituzionale ha fissato per i reati di violenza sessuale e atti sessuali su minorenni sono 'in toto' applicabili anche alla 'violenza sessuale di gruppo' , dal momento che quest'ultimo reato "presenta caratteristiche essenziali non difformi" da quelle che la Consulta ha individuato per le altre specie di reati sessuali sottoposti al suo giudizio...
(02 febbraio 2012)
www.repubblica.it
02/02/12
donne riformiste in convegno a Bologna - perchè il NO del mfpr
posizioni filoistituzionali nel campo del "femminismo".