Alcuni appelli, prese di posizione che si pongono come alternativi all’appello “Se non ora quando?”, spostano il problema su un altro terreno, quello della libertà sessuale, della prostituzione, quando la questione è Berlusconi, la sua cacciata, la lotta contro questo sistema fascista, sessista, razzista. Questo lo fa anche il principale appello che sta circolando nella lista “sommosse”, intitolato “Indecorose e libere”.
D’altra parte sulla questione degli scandali sessuali e prostituzione, si portano avanti posizioni ambigue; facendo di tutt'erba un fascio, non facendo una denuncia di classe anche in questo campo. Si contrappone una “sessualità libera e consapevole” alla mercificazione e al moralismo; si mette sullo stesso piano la ”sessualità” delle escort della corte di Berlusconi con l'oppressione sessuale della maggioranza delle donne. Certo, tutto è frutto di questo sistema sociale di sfruttamento e oppressione e le donne ne sono colpite comunque al doppio, sia come “angelo del focolare” sia come “donne oggetto”. Ma tra le donne c'è chi, e sono la maggioranza, vuole rovesciare questo sistema sociale, e chi, invece, lo vuole per sè, ne fa parte integrante o ci vuole entrare a goderne tutti i benefici, soldi e potere. Questo fa eccome la differenza! Le donne in carriera o aspiranti carrieriste che si fanno ora ministre, ora sante, ora escort offendono le donne; quando riescono a entrare nel sistema si fanno propagandiste di stupidi e velenosi modelli, si fanno sostenitrici di un sistema che noi vogliamo combattere e distruggere. Non ci interessano le Ruby di turno, noi siamo con le tante donne immigrate o povere che invece vengono perseguitate dal potere, da governo, dallo Stato con campagne reazionarie, sessiste e razziste – ultima la scandalosa sentenza contro Joy che ha mandato assolto l'Ispettore di polizia stupratore.
Le donne non sono uguali: sono borghesi, medio/piccolo borghesi e proletarie; sono di destra, di centro, di sinistra; il sesso senza la classe ci frega. Che dovremmo dire delle Marcegaglie, delle Gelmini? Di quale “autodeterminazione” si parla? Essa non può essere una coperta che copre tutto, nascondendo le differenze di classe. L'appello “Indecorose e libere” in questo senso non si pone affatto come alternativo alla mobilitazione intorno all'appello “Se non ora quando?”. Siamo passate dalla giustissima cacciata delle donne parlamentari, governative del 24 novembre 2007 a non dire una parola sull'appello contro il fatto che il 13 scendono in piazza in nome della dignità delle donne chi nel parlamento, nelle istituzioni, nei vertici sindacali, è compartecipe del peggioramento quotidiano alle condizioni delle donne e quindi alla nostra dignità.
Si fa appello a scendere in piazza non per scatenare la ribellione delle donne contro il moderno medioevo di Berlusconi e del suo sistema, ma per “costruire un nuovo immaginario che affermi di nuovo la vera libertà delle donne” (conclusione del volantino). Cioè si propaganda il fumo, all'arrosto, ci penseremo...
Proprio per queste ragioni riteniamo che l'unico movimento necessario alle donne è un movimento che chiamiamo femminista proletario rivoluzionario, che intrecci le ragioni di classe a quelle di sesso, che unisca la maggioranza delle donne nella lotta oggi, per la cacciata di Berlusconi, contro il fascismo padronale, contro lo Stato di polizia e violentatore, ma che abbia come fine la rivoluzione, perchè solo la rivoluzione e una rivoluzione nella rivoluzione portata avanti dalle donne, è in grado di cambiare tutto questo, compreso gli uomini e le donne che la fanno.
Se vogliamo – ed è necessario - costruire un altro movimento delle donne, prendiamo nelle nostre mani tutte insieme lo “sciopero delle donne”. Anche in questo vi è, e con questo pratichiamo, l'autodeterminazione del movimento femminista dalle mobilitazioni estemporanee (che per chi le promuove hanno come quadro solo le elezioni).
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
mfpr@libero.it
11.2.11
D’altra parte sulla questione degli scandali sessuali e prostituzione, si portano avanti posizioni ambigue; facendo di tutt'erba un fascio, non facendo una denuncia di classe anche in questo campo. Si contrappone una “sessualità libera e consapevole” alla mercificazione e al moralismo; si mette sullo stesso piano la ”sessualità” delle escort della corte di Berlusconi con l'oppressione sessuale della maggioranza delle donne. Certo, tutto è frutto di questo sistema sociale di sfruttamento e oppressione e le donne ne sono colpite comunque al doppio, sia come “angelo del focolare” sia come “donne oggetto”. Ma tra le donne c'è chi, e sono la maggioranza, vuole rovesciare questo sistema sociale, e chi, invece, lo vuole per sè, ne fa parte integrante o ci vuole entrare a goderne tutti i benefici, soldi e potere. Questo fa eccome la differenza! Le donne in carriera o aspiranti carrieriste che si fanno ora ministre, ora sante, ora escort offendono le donne; quando riescono a entrare nel sistema si fanno propagandiste di stupidi e velenosi modelli, si fanno sostenitrici di un sistema che noi vogliamo combattere e distruggere. Non ci interessano le Ruby di turno, noi siamo con le tante donne immigrate o povere che invece vengono perseguitate dal potere, da governo, dallo Stato con campagne reazionarie, sessiste e razziste – ultima la scandalosa sentenza contro Joy che ha mandato assolto l'Ispettore di polizia stupratore.
Le donne non sono uguali: sono borghesi, medio/piccolo borghesi e proletarie; sono di destra, di centro, di sinistra; il sesso senza la classe ci frega. Che dovremmo dire delle Marcegaglie, delle Gelmini? Di quale “autodeterminazione” si parla? Essa non può essere una coperta che copre tutto, nascondendo le differenze di classe. L'appello “Indecorose e libere” in questo senso non si pone affatto come alternativo alla mobilitazione intorno all'appello “Se non ora quando?”. Siamo passate dalla giustissima cacciata delle donne parlamentari, governative del 24 novembre 2007 a non dire una parola sull'appello contro il fatto che il 13 scendono in piazza in nome della dignità delle donne chi nel parlamento, nelle istituzioni, nei vertici sindacali, è compartecipe del peggioramento quotidiano alle condizioni delle donne e quindi alla nostra dignità.
Si fa appello a scendere in piazza non per scatenare la ribellione delle donne contro il moderno medioevo di Berlusconi e del suo sistema, ma per “costruire un nuovo immaginario che affermi di nuovo la vera libertà delle donne” (conclusione del volantino). Cioè si propaganda il fumo, all'arrosto, ci penseremo...
Proprio per queste ragioni riteniamo che l'unico movimento necessario alle donne è un movimento che chiamiamo femminista proletario rivoluzionario, che intrecci le ragioni di classe a quelle di sesso, che unisca la maggioranza delle donne nella lotta oggi, per la cacciata di Berlusconi, contro il fascismo padronale, contro lo Stato di polizia e violentatore, ma che abbia come fine la rivoluzione, perchè solo la rivoluzione e una rivoluzione nella rivoluzione portata avanti dalle donne, è in grado di cambiare tutto questo, compreso gli uomini e le donne che la fanno.
Se vogliamo – ed è necessario - costruire un altro movimento delle donne, prendiamo nelle nostre mani tutte insieme lo “sciopero delle donne”. Anche in questo vi è, e con questo pratichiamo, l'autodeterminazione del movimento femminista dalle mobilitazioni estemporanee (che per chi le promuove hanno come quadro solo le elezioni).
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
mfpr@libero.it
11.2.11
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