In questa fase  di profonda crisi, politica ed economica, il tema della sessualità  assume una nuova centralità; in questo contesto il ruolo delle donne  viene nuovamente determinato e strumentalizzato da dinamiche di potere e  ordini discorsivi ideologici e tradizionalisti. 
 
Sicuramente da  tempo c'è bisogno di una mobilitazione di donne contro il governo e il  suo premier e non di certo solo per gli scandali sessuali. Le donne  italiane si collocano tra gli ultimi posti in Europa per libertà e  condizioni di vita, soprattutto in un quadro in cui il governo combina  l'adesione incondizionata all'integralismo cattolico con quella ai dogmi  del liberalismo sfrenato.
 
La direzione  politica di Berlusconi è stata artefice feroci leggi che agiscono sul  corpo delle donne, vittimizzandolo e stigmatizzandolo: la 40 sulla  fecondazione assistita, l’abrogazione della legge contro la pratica  delle dimissioni in bianco, che consente il licenziamento delle  lavoratrici in gravidanza, l’aumento dell’età pensionabile sono solo  alcuni esempi eclatanti delle politiche messe in campo dal Governo. 
 
A questi si  aggiungono i ripetuti attacchi alla legge sull'aborto; la  dequalificazione e privatizzazione delle strutture sanitarie come, ad  esempio, i consultori (vedi la proposta di legge Tarzia per la regione  Lazio), l’ostracismo contro la diffusione della pillola RU486. Tutto  questo in un paese che disinveste completamente sui giovani e sul  futuro, tagliando i finanziamenti all’università e precarizzando  selvaggiamente il lavoro. Donne e migranti sono i soggetti che subiscono  le maggiori conseguenze di questo sistema politico, vedendo negate le  garanzie fondamentali ad un’esistenza libera e dignitosa. Non da ultimo,  l’istituzione dei CIE, veri e propri Lager, in cui le donne sono  costantemente esposte alla violenza e all'arbitrio.
 
Gli scandali  degli ultimi mesi che hanno avuto al centro la condotta sessuale del  presidente del Consiglio fanno emergere un quadro di relazioni torbide e  corrotte, in cui il ruolo della donna viene relegato ai peggiori  sterotipi espressione di un sessismo arcaico e volgare.
 
D’altra parte,  gli appelli che in questi ultimi giorni hanno chiamato a manifestare si  rivolgono alle donne “per bene”, madri, mogli e lavoratrici, assumendo  di fatto come prospettiva la separazione tra donne rispettabili e non  rispettabili, invocando la difesa di una moralità univoca e astratta. Il  rischio in cui incorrono queste posizioni è di colpire e stigmatizzare  indiscriminatamente chi "vende il proprio corpo", ma non i discorsi e le  pratiche sessiste responsabili della dinamica complessiva. Invece di  opporsi realmente ad una certa idea retrograda e tradizionale della  sessualità, non fanno che riproporne, in modo simmetrico, i contenuti.
 
Crediamo  invece che i nodi politici da rimettere al centro siano di tutt’altra  natura. Centrale è la questione della redistribuzione delle ricchezze  tra chi fa i profitti e chi sta pagando questa crisi, tra chi possiede  palazzi e chi non ha casa, tra chi si giova di stipendi milionari e chi  non ha un lavoro.
 
Ma crediamo  soprattutto che sia giunto il momento che le donne prendano in prima  persona parola ed esprimano la propria posizione su temi che le  coinvolgono direttamente. Da tempo la sessualità delle donne viene  controllata e disciplinata, ricondotta alla mera riproduzione e all’uso  del piacere maschile, in un quadro ambiguo in cui se da un lato le  prostitute vengono criminalizzate ed emarginate dalla società attraverso  i pacchetti sicurezza e le campagne moraliste, dall’altro, nei palazzi  politici, se ne fa uso e consumo. 
 
E'  significativo che il momento di maggiore difficoltà del governo  Berlusconi sia prodotto da una questione di rapporti sociali che hanno  al centro la questione di genere. Questa volta sarebbe davvero una  straordinaria occasione per suscitare una rivolta delle donne, che  affermi l'importanza di una sessualità libera e consapevole svincolata  dalla mercificazione e dalle norme imposte, in cui decisivi siano il  riconoscimento dei desideri, la liberazione dagli stereotipi, e  l'esercizio dell'autodeterminazione.
 
E’ con questo  sentimento che attraverseremo la giornata del 13, perché pensiamo che  sia imprescindibile una presa di parola pubblica e determinata da parte  di tutte, per costruire un nuovo immaginario che affermi di nuovo la  vera libertà delle donne.
 
Ci vogliono addomesticate… NOI SAREMO INDISPONIBILI E RIBELLI!
 
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