Roma 13 maggio 2008: Magdalena, 38 anni rumena, viene stuprata, sotto la minaccia di un'arma da taglio, da Alessio Amadio, italiano di 40 anni. Lo stupro è avvenuto nel call center dove Magdalena lavorava come addetta alle pulizie, alle dipendenze della compagna di Amadio. Magdalena denuncia lo stupro. La padrona del call center la licenzia.
Qui sotto il comunicato delle compagne romane in occasione del processo
NON HA NAZIONALITA', LA FANNO GLI UOMINIQui sotto il comunicato delle compagne romane in occasione del processo
LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE
"PERCHE' UN MASCHIO ITALIANO NON PUO' ESSERE FEDELE" HA DETTO ALESSIO AMADIO, ITALIANO E STUPRATORE DI UNA DONNA RUMENA
PRESIDIO DI SOLIDARIETA' A MAGDALENA
In occasione della Sentenza di primo grado, Tribunale Piazzale Clodio, Roma
Mercoledì 21 gennaio - ore 9
Magdalena, 38 anni rumena, lo scorso 13 maggio alle 6.30 del mattino ha subito un'aggressione e uno stupro, costantemente sotto la minaccia di un'arma da taglio, da parte di Alessio Amadio un uomo italiano di 40 anni. Lo stupro è avvenuto nel call center dove Magdalena lavorava come addetta alle pulizie. Alessio Amadio ai primi di giugno era agli arresti domiciliari. Alla fine di settembre era a piede libero.
Questo caso non ha avuto spazio sui media perché è scomodo sottolineare che una donna rumena ha subito violenza da un uomo italiano di classe media. Questo caso infatti rovescia completamente la 'regola' su cui hanno costruito il pacchetto sicurezza, per cui è lo "straniero" a mettere a rischio la sicurezza delle donne italiane.
Le istituzioni strumentalizzano la violenza contro le donne per fini razzisti e per giustificare leggi repressive, mentre gli stupratori non hanno nazionalità, l'unica cosa che li accomuna è che sono tutti uomini. Magdalena è stata stuprata da un italiano mentre lavorava e minacciata di morte. Lui Alessio Amadio, non è stato additato come mostro o minaccia per la sicurezza nazionale. Lui ha potuto rivendicare la violenza dichiarando "perché un maschio italiano non può essere fedele", quindi non può controllare le proprie pulsioni. Di conseguenza sarebbe nella natura delle donne dover subire, possibilmente in silenzio e senza difendersi, dagli eccessi della "virilità" maschile.
Infatti nelle vergognose motivazioni alla sentenza per lo stupro e l'omicidio di Giovanna Reggiani si legge "La Corte (…) non può non rilevare che sia l'omicidio, sia la violenza sessuale (…) sono scaturiti del tutto occasionalmente dalla combinazione di due fattori contingenti: lo stato di ubriachezza e di ira per un violento recente litigio sostenuto dall'imputato e la fiera resistenza della vittima…In assenza degli stessi (i due fattori contingenti) l'episodio criminoso, con tutta probabilità, avrebbe avuto conseguenze assai meno gravi".
Le istituzioni sostengono e alimentano la cultura dello stupro, ritenendolo così "naturale" e inevitabile da chiedere alle donne di subirlo per salvarsi la vita. In quanto donna Giovanna Reggiani è colpevole di non essere stata una brava vittima.
Magdalena è stata licenziata perché stuprata dal compagno della sua datrice di lavoro. Il Comune di Roma ha sfruttato la vicenda mediaticamente, dichiarando sui giornali che si sarebbe costituito parte civile - fatto mai accaduto - e che le avrebbe offerto un altro posto di lavoro. Dopo mesi di silenzio e senza aver fornito alcun sostegno, il Comune ha offerto a Magdalena un posto di lavoro con contratto di 3 mesi.
Contro la normalizzazione della cultura dello stupro e contro le logiche che vogliono le donne deboli e sottomesse per poterle meglio sfruttare affettivamente, economicamente e sessualmente, le donne continueranno a difendersi, a lottare e a denunciare con rabbia, perché non sono loro a doversi vergognare per le violenze degli uomini.
Questo caso non ha avuto spazio sui media perché è scomodo sottolineare che una donna rumena ha subito violenza da un uomo italiano di classe media. Questo caso infatti rovescia completamente la 'regola' su cui hanno costruito il pacchetto sicurezza, per cui è lo "straniero" a mettere a rischio la sicurezza delle donne italiane.
Le istituzioni strumentalizzano la violenza contro le donne per fini razzisti e per giustificare leggi repressive, mentre gli stupratori non hanno nazionalità, l'unica cosa che li accomuna è che sono tutti uomini. Magdalena è stata stuprata da un italiano mentre lavorava e minacciata di morte. Lui Alessio Amadio, non è stato additato come mostro o minaccia per la sicurezza nazionale. Lui ha potuto rivendicare la violenza dichiarando "perché un maschio italiano non può essere fedele", quindi non può controllare le proprie pulsioni. Di conseguenza sarebbe nella natura delle donne dover subire, possibilmente in silenzio e senza difendersi, dagli eccessi della "virilità" maschile.
Infatti nelle vergognose motivazioni alla sentenza per lo stupro e l'omicidio di Giovanna Reggiani si legge "La Corte (…) non può non rilevare che sia l'omicidio, sia la violenza sessuale (…) sono scaturiti del tutto occasionalmente dalla combinazione di due fattori contingenti: lo stato di ubriachezza e di ira per un violento recente litigio sostenuto dall'imputato e la fiera resistenza della vittima…In assenza degli stessi (i due fattori contingenti) l'episodio criminoso, con tutta probabilità, avrebbe avuto conseguenze assai meno gravi".
Le istituzioni sostengono e alimentano la cultura dello stupro, ritenendolo così "naturale" e inevitabile da chiedere alle donne di subirlo per salvarsi la vita. In quanto donna Giovanna Reggiani è colpevole di non essere stata una brava vittima.
Magdalena è stata licenziata perché stuprata dal compagno della sua datrice di lavoro. Il Comune di Roma ha sfruttato la vicenda mediaticamente, dichiarando sui giornali che si sarebbe costituito parte civile - fatto mai accaduto - e che le avrebbe offerto un altro posto di lavoro. Dopo mesi di silenzio e senza aver fornito alcun sostegno, il Comune ha offerto a Magdalena un posto di lavoro con contratto di 3 mesi.
Contro la normalizzazione della cultura dello stupro e contro le logiche che vogliono le donne deboli e sottomesse per poterle meglio sfruttare affettivamente, economicamente e sessualmente, le donne continueranno a difendersi, a lottare e a denunciare con rabbia, perché non sono loro a doversi vergognare per le violenze degli uomini.
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