27/10/08

Dal m.f.p.r. sulla manifestazione del 22 novembre a Roma

Ciao a tutte!

All'assemblea nazionale del 18 non abbiamo partecipato perché impegnate nelle manifestazioni locali nelle città in cui siamo presenti in occasione dello sciopero del 17 Ottobre, vogliamo comunque dare un contributo al dibattito in vista della manifestazione del 22 novembre e sulla base della discussione in corso.

Importante è che l'analisi e la denuncia della violenza non è rimasta circoscritta e limitata ma ha toccato i diversi aspetti, dalla violenza sessuale, alle uccisioni delle donne, dalla violenza di Stato attraverso leggi sempre più repressive, da Stato di polizia, di Stato sempre più razzista, alla denuncia delle guerre imperialiste e della militarizzazione con le conseguenti forme di violenza fascista/maschilista che si abbattono contro le donne, così come la violenza del governo e dei padroni che non è solo legata alle specifiche condizioni di lavoro ma anche all'oppressione sessuale in una marcia che vuole attaccare sempre più rapidamente le donne nelle loro condizioni generali di vita e nella loro autodeterminazione, così come abbiamo anche dibattuto nell'incontro nazionale del Tavolo/Lavoro del 27 settembre scorso, da cui tra le diverse proposte è uscito e poi si è fatto il volantino del 17 con l'appello e l'invito per la manifestazione del 22, che, come abbiamo letto anche in rete, è stato ben accolto dalle tante lavoratrici e precarie in protesta.
Ciò è un segnale importante che ci deve continuare a spingere a guardare e a rivolgerci, così come è emerso anche nell'assemblea, alle tantissime donne ma anche ragazze che in questi giorni stanno scendendo in piazza.

Tuttavia i report che sono apparsi in rete dopo l'assemblea, sia rispetto ai punti per la piattaforma che rispetto alla proposta dello striscione di apertura, non sono sembrati dare una immediata e chiara traduzione del dibattito effettivo, ma anche della ricchezza di analisi, lotta e proposte a partire dalla manifestazione del 24 novembre dello scorso anno.

La determinata e lucida denuncia politica dell'uso strumentale della violenza sulle donne per far passare il pacchetto sicurezza, le politiche securitarie e razziste e il tentativo di occultare come la famiglia sia il luogo in cui maggiormente le donne subiscono violenza, frutto anche di sempre più oppressione sessuale per le donne sui luoghi di lavoro, per la precarietà, i bassi salari, licenziamenti;
l'interconnessione dello scaricare sempre più sulle donne il lavoro di cura - dalla culla alla tomba- come ben emerge, ad esempio, dal dl Gelmini- che vede tutti gli aspetti- dall'attacco frontale all'occupazione principalmente femminile, alla prospettiva di una socializzazione del lavoro di cura, ripropone, attraverso la restaurazione della maestra unica, la figura materna, il rapporto esclusivo e "privilegiato" madre-figlio, e, con esso, il ruolo subalterno delle donne, in primis in famiglia, ma nell'intera società e la violenza sulle donne. Ripropone il vecchio e impossibile, da superare in questa società, ruolo del lavoro delle donne come "integrazione" al reddito principale per il sostegno della famiglia e, quindi, non fondamentale: le donne sono pertanto "licenziabili" più facilmente e trova un rafforzamento ideologico e sociale la centralità della famiglia.
Il dl Carfagna mostra poi in pieno l'altra faccia della medaglia con la criminalizzazione delle prostitute di "strada", il falso moralismo che vuole la prostituzione per "bene" nei sexy center di lusso, il moderno medioevo del ritorno alle case chiuse che significa "clandestinizzare" maggiormente le prostitute, tra cui le tante donne immigrate.

In questo senso i contenuti della piattaforma/manifesto appaiono come messi in un elenco senza articolazione tra di loro, mentre è importante indicare e fare emergere cosa unisce tutte questi punti, tutte queste forme di violenza, il rapido avanzare di tutte le forze a livello economico, politico, culturale, sociale verso un sistema di moderno fascismo e moderno medioevo.
L'elenco va tenuto unito alla denuncia generale di questo sistema sociale, è proprio dalla denuncia di tutti i vari aspetti della violenza contro le donne che emerge infatti la violenza "sistemica"di questa società capitalista e imperialista che fa della subalternità delle donne un proprio puntello e che per questo non può essere riformata ma solo rovesciata.

Sembra poi sparita dall'agenda del sommovimento femminista l'offensiva contro il diritto d'aborto, culminato con il blitz poliziesco all'ospedale di Napoli, l'evidente assunzione in prima persona dell' attacco all'autodeterminazione delle donne direttamente con la repressione, per non parlare del ruolo attivo della Chiesa di Ratzinger nel portare avanti la controffensiva ideologica, politica tesa a riportare le donne verso un moderno medioevo.

Per quanto detto sopra anche la parola d'ordine dello striscione non rispecchia, secondo noi, l'articolazione dei diversi aspetti della violenza riducendo alla sola violenza maschile, mentre si dovrebbe riuscire a mettere in evidenza il ruolo che governo, padroni stato chiesa hanno, così come nella seconda parte "insieme libere ed indecorose" non emerge l'aspetto fondamentale della lotta "che ci fa libere".

Movimento femminista proletario rivoluzionario

Nessun commento: