09/10/08

RELAZIONE DELLA RIUNIONE DEL 27 SETTEMBRE 2008 A ROMA

Sabato 27 settembre si è tenuta a Roma, presso l’occupazione di donne “Lucha y Siesta” gestita dalle compagne di Action A, la riunione nazionale sul tavolo “Lavoro/precarietà/reddito/sicurezza”.

All’incontro, promosso dalle compagne del Movimento femminista proletario rivoluzionario provenienti da Taranto, Palermo, Ravenna, Milano, Perugia hanno partecipato, oltre alle compagne ospitanti di Action A, le compagne rappresentanti il Tavolo 4 Romano e l’Assemblea Romana, le compagne del collettivo romano Amatrix, una compagna del collettivo romano Ribellule, alcune lavoratrici di Aci Informatica, una giovane precaria del collettivo precari Atesia, una compagna del Collettivo Porta Nuova/Sinistra Critica di Milano, una compagna delegata sindacale della CUB di Bologna e alcune compagne del collettivo La Sora Rossa di Napoli.Le compagne bolognesi dei collettivi Emergenza Femminista e Amazora che avevano annunciato la loro partecipazione non sono potute intervenire perché impedite fino all’ultimo momento mentre le compagne del coordinamento di Trieste hanno contributo alla riunione inviando dei materiali tra cui un dossier/inchiesta sulle lavoratrici metalmeccaniche.Avevamo chiesto alle lavoratrici dell’Alitalia di intervenire per portare alla riunione l’ottica delle donne nella lotta specifica che stanno portando avanti ma non sono state presenti.

Una bella mattinata soleggiata ci ha permesso di fare tutta la prima parte della riunione e la pausa pranzo in un ampio spazio all’aperto in mezzo al verde che circonda lo stabile occupato mentre nella seconda parte conclusiva ci siamo spostate in una saletta al chiuso.

In apertura vi è stato il saluto di una donna immigrata a nome di tutte le donne occupanti di Lucha che ha informato brevemente sull’occupazione dello stabile risalente all’8 Marzo scorso e sul lavoro svolto dal gruppo politico delle donne di Action A legato alla lotta per i diritti delle donne dalla casa, al lavoro, contro la violenza.

Abbiamo quindi iniziato la discussione dalla necessità di riprendere gli elementi più significativi della analisi/riflessione/valutazione del Tavolo 4 di Febbraio a Roma alla luce anche del lavoro concretamente fatto da allora ad oggi nelle diverse realtà e dall’esigenza di colmare il vuoto di questi mesi, visto che anche all’assemblea nazionale di Bologna il tavolo/Lavoro non è stato previsto in modo specifico. Ciò ha significato una sottovalutazione della questione dell’importanza della condizione delle donne nell’ambito lavorativo, del discutere di temi che toccano la condizione della maggioranza delle donne, tra cui le più sfruttate e oppresse, non solo dal punto di vista puramente economico ma anche sul piano dell’attacco complessivo all’intera condizione di vita delle donne.

Da parte di diverse realtà presenti ci sono state testimonianze dirette su lavori di inchiesta svolti in questi mesi tra le lavoratrici e sulle lotte autorganizzate fatte o che si stanno portando avanti sul territorio da cui sono scaturiti elementi di analisi della condizione di lavoro e di vita delle donne:l’esperienza ad esempio nel posto di lavoro legata alla diffusione di un questionario che ha fatto emergere per esempio la non consapevolezza delle lavoratrici dei propri diritti legati alle diverse tipologie dei contratti – da qui la necessità di organizzare gruppi di lavoro che studieranno i contratti per fare poi un lavoro di informazione tra le lavoratrici attraverso l’uso di dossier e volantini esplicativi;un iniziale lavoro di analisi e inchiesta sulla questione del lavoro in nero che sfrutta in maggioranza le donne immigrate;la condizione delle lavoratrici precarie delle cooperative sociali (terzo settore), tra cui molte immigrate, per le quali le condizioni lavorative sono pessime con turni massacranti, inquadramenti a livelli bassi, salari da fame e alla precarietà si legano anche forme di discriminazione, un lavoro che essendo per lo più assistenziale/educativo deve essere per questa società tipicamente femminile – un settore che usa il maggior numero di donne e che rientra pienamente nella questione del servizio di cura;la lotta delle precarie della scuola, tantissime in questo settore, contro cui la politica del governo sta scagliando un ulteriore doppio attacco sia sul piano generale (massicci tagli dei posti di lavoro) sia sul piano più specifico legato alle condizioni di vita delle donne (stretta sull’uso del part-time – iniziale messa in discussione dei permessi per maternità), un salto di qualità anche nel pubblico impiego con cui dalle politiche di conciliazione lavoro/famiglia/casa si vuole passare direttamente ad attaccare le possibilità delle donne di lavorare per ricacciarle a casa, in famiglia;lotte molto forti che si sono trasformate in una vera e proprie rivolte, come la lotta delle lavoratrici delle ditte di pulizia di Taranto, che ha costretto il governo, le istituzioni locali, i sindacati confederali a cambiare i propri piani, una lotta in cui le donne hanno avuto molto peso, sono state le più irriducibili portando nella loro lotta tutta la loro condizione di vita, la famiglia, i figli;la lotta delle donne immigrate per la casa che si lega alla questione del lavoro, le donne che arrivano agli sportelli sono tante e vogliono autodeterminarsi, occorre parlare anche di questo, le immigrate si organizzano per rivendicare i loro diritti – proposta di un’inchiesta a livello cittadino sulla questione abitativa delle donne;la difficoltà di portare la voce femminile a livello sindacale, anche nei sindacati di base si fa una bella fatica a fare il lavoro delle e per le donne.

E’ stato ripreso anche il dibattito sul “reddito di esistenza”. In particolare le compagne di Amatrix e del Tavolo 4 romano hanno sottolineato alcuni punti: le donne sono maggiormente impegnate nel lavoro di cura, il lavoro di cura non ha conosciuto uguale maschilizzazione rispetto alla femminilizzazione della povertà, l’arco dell’intera giornata condiziona la vite delle donne;limitarsi al solo lavoro salariato è riduttivo perché collegato solo al piano dell’aspetto economico, occorre fare entrare nel campo lavoro ciò che non viene considerato lavoro, lavoro di cura/lavoro sessuale;il reddito di esistenza, non agganciato solo al lavoro, ad un impianto tutto lavorista, va visto come uno strumento che può aiutare per l’autodeterminazione;griglia di auto inchiesta a risposte multiple come forma di auto narrazione e in cui si cerca di affrontare tutti gli aspetti che investono la condizione della donna.

L’intrecciarsi di questo tema con gli interventi di testimonianza diretta delle lotte e delle esperienze di autorganizzazione ha dato vita ad un dibattito vivo da cui si sono delineati due tipi di approcci, uno che parte dalle vertenze e dalle lotte concrete e reali nei posti di lavoro, un altro che parte dalla rivendicazione femminista del reddito di esistenza come possibile soluzione dei problemi legati alla condizione generale di esistenza delle donne. Più che una contrapposizione in questo si è concordato sulla necessità di partire da questi due tipi di approcci per arrivare ad un’unità, occorre continuare a discutere per sviluppare il ragionamento e trovare una sintesi.

Alcuni punti emersi nel dibattito:

Partire dalle esperienze concrete, di lotta, delle donne concrete e reali non è cosa da poco, non si tratta solo di un racconto più o meno emozionante, un’elaborazione più avanzata del ragionamento nasce anche dal “grigio lavoro quotidiano”. Le esperienze di lotta autorganizzata delle donne hanno dimostrato che le lavoratrici partendo da una lotta per il lavoro, nel corso di essa non hanno lottato solo per il lavoro ma hanno portato in quella lotta tutto il peso e la ribellione della loro generale condizione di vita (la famiglia, i figli…) e viceversa hanno portato nella famiglia la lotta.
Il reddito garantito è uno degli elementi che può dare argine ai lavori malpagati, ultraprecari fino al lavoro in nero e domestico.
Manca una riflessione condivisa sulla questione della prostituzione che rientra nel tema del lavoro delle donne e che va inclusa nella discussione.
Necessità di chiarezza nei termini: reddito/salario garantito – prostituzione/sexworker.
Ripartire dalle nostre donne e dai nostri luoghi con un lavoro di analisi e inchiesta, non si tratta tanto di fare dei questionari e calarli sulle donne, le protagoniste devono essere le donne, l’inchiesta deve ritornare alle donne affinché se ne approprino facendone uno strumento di lotta.
Mettere in campo nuove forme autorganizzate di vertenze che riguardino le prostitute, le casalinghe, l’ambito del lavoro nero. Partire dalle proprie vertenze per andare ad una visione complessiva.
Considerare le auto narrazioni come una sorta di linee-guida. Non si possono chiudere gli occhi sulle leggi che colpiscono le donne, né sulle lotte che potrebbero diventare grosse, per esempio quella delle lavoratrici della scuola.
Superficialità nell’affrontare il problema del lavoro legato alle immigrate, non è un problema di come intercettarle, agli sportelli, di Action ad esempio, ne arrivano in tante, evitare le chiusure interne e non avere paura del nuovo.
Necessità di ascoltarci di più e di imparare dalle lotte delle donne. Quando si dice reddito occorre chiedersi ma le donne cosa vogliono, cosa dicono? necessità di ragionare, anche in termini nazionali, dalle esperienze.
Gli elementi di analisi del Tavolo 4 di Febbraio (la denuncia e l’analisi della precarietà che investe la condizione generale delle donne sia materiale che fisica, che psicologica e per questo diventa anche una “violenza” contro le donne, il concetto di femminilizzazione della povertà, l’intreccio tra genere e identità di classe) pongono oggi l’emergenza di un femminismo di classe, proletario e per le lavoratrici una necessità di femminismo.Le femministe devono assumere quella che è la realtà delle tante donne lavoratrici che vivono male su tutti gli aspetti, non solo materiali, delle proletarie nel senso della stragrande maggioranza delle donne, lavoratrici e operaie, le lavoratrici di contro devono essere femministe, devono assumere un punto di vista delle donne su tutte le questioni.
No all’economicismo, cioè quando la lotta si riduce solo ad un aspetto di obiettivo rivendicativo/antidiscriminatorio, nel lavoro occorre affermare l’aspetto femminista (per esempio la questione sicurezza sul lavoro non come un “in più” delle donne); “tutta la vita deve cambiare” significa portare un elemento di rivoluzione e non di pura e semplice rivendicazione.
No ad una visone calata dall’alto della questione del reddito, autoreferenziale, ma fare esperienza concreta per passare dall’enunciare una categoria a farla vivere all’esterno, tra le donne
Sulla questione del reddito, ma non solo, la discussione deve continuare usando anche la mailing list, la rete, calandosi nelle esperienze reali di chi l’ha già fatto.
Sulla base di tutti questi elementi di discussione e ragionamento siamo giunte infine a queste conclusioni e proposte:

  • le inchieste e l’autonarrazione vanno portate avanti e generalizzate
  • trasformare le lotte particolari in lotte generali: mettere in rete le esperienze non solo in termini di racconto ma anche di analisi, individuando e centrando alcune questioni simbolo su cui avviare momenti di lotta nazionale
  • Continuare la discussione sui temi emersi (reddito di esistenza, lotte autorganizzate delle donne) nel blog http://dossiertavolo4flat.blogspot.com, usare la mailing list sommosse per i comunicati, le informazioni sulle iniziative
  • Darci un altro appuntamento di incontro nazionale (orientativamente il primo sabato della seconda metà del mese di gennaio a Napoli)
  • Portare un punto di vista femminista nelle lotte concrete, per esempio un volantino/comunicato in vista dello sciopero nazionale dei sindacati di base del 17 Ottobre.

Questa è una prima sintesi della riunione nazionale, a breve sarà disponibile la verbalizzazione con tutti gli interventi che può stimolare ulteriormente la continuazione del dibattito in rete.
saluti di lotta
05/10/2008

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