30/11/25

Formazione rivoluzionaria delle donne - Patriarcato o patriarcalismo?

Entriamo con questa Formazione rivoluzionaria delle donne in un dibattito che si è riaperto anche in occasione delle manifestazioni del 25 novembre - ricordiamo che nella FRD abbiamo già pubblicato il 26.6.25: "Chiarezza sul patriarcato" https://femminismorivoluzionario.blogspot.com/2025/06/formazione-rivoluzionaria-delle-donne_26.html 

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Dall'opuscolo "360"

...c’è nel femminicidio contemporaneo e nelle violenze contro le donne qualcosa nuovo, perché nuova è la libertà che le donne rivendicano, e a cui gli uomini devono abituarsi, e rallegrarsene se ne sono capaci, o rassegnarsi se non altro – e troppo spesso non si abituano né si rassegnano, e se ne vendicano. Non sono uomini all’antica: sono modernissimi uomini antichi, mortificati dalla libertà delle donne, che sentono come il furto della loro libertà...”

Riportiamo stralci di una parte di un lungo documento proveniente dal Canada, uscito qualche anno fa, intitolato “In difesa del femminismo proletario”.

In esso vi è una parte che tratta della differenza tra “patriarcato e patriarcalismo” e che ci fornisce un utile contributo al lavoro teorico per una corretta linea e prassi femminista proletaria rivoluzionaria demolendo false idee, da cui provengono anche politiche, in senso lato, devianti.

Da un lato l’idea, presente anche in settori dei movimenti femministi, che la condizione di discriminazione e oppressione delle donne, il ruolo di subordinazione che viene mantenuto e anzi rafforzato nella crisi capitalista all’interno della famiglia, perchè sempre più utile come ammortizzatore sociale sia pratico che ideologico nel sistema capitalista, che il maschilismo con tutto il carico tragico di violenze sessuali e uccisioni, siano da addebitare al permanere di aspetti del patriarcato, e come tali, in contrasto con l’attuale sistema sociale. Di conseguenza a questo normalmente si risponde con proposte e politiche riformiste che vogliono mascherare la vera causa che è l’attuale sistema capitalista e deviare la lotta contro di esso.

Dall’altro l’idea, presente soprattutto nei settori della borghesia, che negando una pesante presenza di concezioni, ideologie, condizioni di vita, che potremmo definire “patriarcaliste”, vogliono negare la condizione generale e sociale di subordinazione delle donne, e nei fatti la limitano a situazioni individuali in contrasto con una società che consentirebbe alle donne un percorso emancipativo. Di conseguenza a questo si risponde con il pensiero e la politica del “gli ultimi restano indietro” (per colpa loro), e della “emancipazione” solo per una ristrettissima minoranza di donne della propria classe, e rigidamente all’interno dei canoni del sistema borghese, per cui il doppio sfruttamento e oppressione della maggioranza delle donne è uno dei puntelli principali.

Nello stesso tempo negare il permanere di ciò che possiamo chiamare “ideologie patriarcali” nega in termini antimaterialistico dialettici il rapporto tra sovrastruttura e struttura. Nel senso che è la struttura che determina le idee, ma queste a loro volta hanno influenza sulla pratica e possono diventare “forza materiale” che indirizza/devia la pratica.

Questo pone al movimento rivoluzionario proletario delle donne la necessità di una lotta articolata, ricca, a 360°, che non perdendo mai la rotta delle ragioni determinate economiche, di classe della condizione delle donne, punti sempre le sue armi contro il nero dell’ideologia che per le donne non resta affatto solo nel cielo delle idee ma avvolge pesantemente tutta la loro vita.

Infine, riprendendo una frase del testo canadese che dice “le relazioni patriarcali, intrinseche ai precedenti modi di produzione, sono state riportate e incorporate nella struttura del capitalismo realmente esistente”, noi pensiamo che non sia soltanto un “riportare e incorporare”, ma il sistema capitalista in questo ambito ha prodotto parecchio di “suo”, anche se più subdolo ma non meno pesante, per mantenere ed usare l’oppressione delle donne, che oggi potremmo sintetizzare nella neo fascista ideologia de “gli uomini che odiano le donne”. Questo richiede aggiornare ed affilare le nostre armi teoriche, di analisi e soprattutto di lotta.

Dal documento del Canada

Si “...fraintende la distinzione che viene fatta tra patriarcato e patriarcalismo… La distinzione qui è tra il patriarcato come una parte essenziale del modo di produzione e il residuo del patriarcato che si conserva nella sovrastruttura e ostacola quindi lo sviluppo della base. Il primo è essenziale per i rapporti di produzione precapitalistici in cui la posizione della donna nella società è determinata dal fatto che essa è formalmente classificata come “proprietà”, che la proprietà viene ereditata dagli uomini... e la divisione sessuale del lavoro è, in ultima istanza, intrinsecamente parte della divisione materiale del lavoro. Il secondo non nega che ci sia la continuazione dei rapporti patriarcali solo che sono stati trasformati dal capitalismo: il capitalismo come modo di produzione non richiede questa divisione di genere del lavoro al fine di mantenere il capitalismo e tuttavia, allo stesso tempo, conserva questa divisione di genere del lavoro – questo è ciò che si intende per patriarcalismo.

Quindi, sì, la "famiglia patriarcale" esiste ancora in una certa misura, ma non è identica a quella famiglia patriarcale che esisteva prima del capitalismo; anzi, nell’epoca del capitalismo si assiste a lotte femministe che non sarebbero potute esistere in epoche precedenti che in misura molto limitata, e che sono riuscite a vincere alcuni diritti borghesi. Sì, questi diritti saranno sempre tenui, possono essere autorizzati sotto il capitalismo senza compromettere il capitalismo...

...La teoria di Mao “Sulla contraddizione”, spiega come la conservazione di residui di ideologie di modi di produzione precedenti possono ostruire la base materiale e diventare “concetti autodeterminanti”.

Ancora, definire che questi residui siano solo “formali” perché fanno parte della sovrastruttura, significa ignorare tutto ciò che i maoisti dicono circa la sovrastruttura e il suo ruolo: la sovrastruttura non esiste in piani separati connessi alla base – non sono “liquidati” e quindi irrilevanti – ma sono concetti che sono conservati e vanno così a deformare lo sviluppo della base materialistica. Ma affermare che patriarcato è un elemento costitutivo della base economica del capitalismo è estremamente problematico.

Non ci sarebbe ragione logica del perché il patriarcato dovrebbe ancora esistere in quanto le donne sarebbero sfruttate proprio come gli uomini con i diritti borghesi. Eppure, ovviamente, le donne proletarie sono di solito doppiamente oppresse, nonostante la logica di quest’astratto capitalismo e quindi è necessario chiedersi il perché. Perché le relazioni patriarcali, intrinseche ai precedenti modi di produzione, sono state riportate e incorporate nella struttura del capitalismo realmente esistente.

Questa distinzione può sembrare accademica, ma è importante per due ragioni: a) dimostra che il femminismo proletario non respinge il patriarcato come qualcosa che non esiste più, ma cerca di darne significato in un modo capitalistico di produzione; b) potremmo sostenere che una rivoluzione potrebbe essere prodotta da una lotta della classe femminile contro la classe maschile? No, perchè le donne non sono una classe in sè e per sè.

29/11/25

Donne in tutto il mondo contro i governi dell'oppressione

Il Movimento Rivoluzionario Studentesco-Giovanile condanna fermamente e protesta contro le molestie sessuali, le aggressioni e gli arresti

perpetrati dalla Polizia di Delhi contro gli studenti del Bhagat Singh Chhatra Ekta Manch (bsCEM), del Nazariya Magazine e di altre organizzazioni durante la protesta ambientalista all'India Gate di Delhi!


Per molto tempo, la capitale indiana, Delhi, è stata in cima all'Indice di Qualità dell'Aria come la città con l'aria più inquinata al mondo. Il 23 novembre 2025, il Comitato di Coordinamento per l'Aria Pulita di Delhi ha organizzato una manifestazione di protesta. Il comitato includeva, tra gli altri, l'organizzazione studentesca marxista-leninista-maoista Bhagat Singh Chhatra Ekta Manch (bsCEM) con sede a Delhi e il Nazariya Magazine. Durante la manifestazione, i manifestanti hanno respinto l'ambientalismo "in stile giardino". Hanno invece puntato il dito contro la responsabilità del partito fascista Hindutva BJP, il cui Primo Ministro Rekha Gupta è un agente dell'imperialismo, e contro i cosiddetti progetti di "sviluppo" della borghesia burocratica aziendale. Hanno chiesto la formazione di comitati popolari composti da lavoratori delle baraccopoli, lavoratori migranti, residenti dei villaggi circostanti e attivisti per i diritti della società civile, che assumano un ruolo guida nella pianificazione dello sviluppo di Delhi per la tutela del suo ambiente.

Durante questa protesta, la polizia di Delhi, fedele ai fascisti Hindutva, ha lanciato molteplici attacchi. Ventitré manifestanti radunati nei pressi del sito turistico di India Gate sono stati arrestati, tra cui undici donne. La polizia di Delhi ha sporto due denunce contro questi manifestanti. In base alla prima denunzia, il tribunale ha condannato cinque manifestanti a due giorni di custodia cautelare, e una sesta persona è stata messa in una casa sicura fino alla verifica dell'età. In base alla seconda denunzia, diciassette studenti sono stati arrestati e condannati a tre giorni di custodia cautelare.

Inoltre, il 18 novembre, lo Stato indiano ha ucciso la compagna Madhavi Hidma, membro del Comitato Centrale del Partito Comunista Indiano (Maoista) e comandante dell'Esercito Popolare di Liberazione (PLGA), con la falsa pretesa di uno scontro. Uno degli slogan chiave del suo partito, delle sue forze e del governo popolare era la lotta per difendere "Jal, Giungla, Zameen" (acqua, foresta, terra). Molti studenti di Delhi hanno portato la sua fotografia alla protesta come esempio di qualcuno che ha svolto un ruolo pionieristico nella lotta per la protezione dell'ambiente e della vita del popolo indiano. La polizia di Delhi ha brutalmente attaccato coloro che portavano l'immagine di Hidma. Questo rende chiaro che lo Stato indiano fascista Hindutva ha iniziato il suo assalto perché Hidma, in quanto simbolo della lotta, rappresentava un ostacolo alla loro continua distruzione della natura e della vita stessa.

Noi, il Movimento Rivoluzionario Studentesco-Giovanile, condanniamo fermamente i brutali attacchi e gli arresti da parte dello Stato indiano e della polizia di Delhi e chiediamo il rilascio immediato e incondizionato di tutti i detenuti. Chiediamo inoltre un'indagine trasparente, indipendente e con tempi certi sulle accuse di tortura durante la custodia della polizia, tra cui molestie sessuali e aggressioni fisiche.

Firmato da:

Azad

Membro Comitato Nazionale Movimento Rivoluzionario Studentesco-Giovanile

28/11/25

Lo scenario dei provvedimenti in corso in Parlamento contro Femminicidi e stupri

Da ORE 12 Controinformazione rossoperaia del 27/11


Un primo commento sulla legge ormai definitiva del reato di femminicidio. Sugli articoli di questa legge e sul loro significato, le loro conseguenze, ne parleremo più approfonditamente in seguito. Ora vogliamo parlare dello scenario politico e di concezioni che c'è dietro.

Il giorno del varo di questa legge è come se c'è stato una sorta di “colpo al cerchio, colpo alla botte”. Infatti contemporaneamente all'approvazione della legge sul reato di femminicidi c’è stato il rinvio del Disegno di Legge sul “consenso libero e attuale ad un atto sessuale”, altrimenti è sempre violenza.

Una cosa che unisce questi due provvedimenti è il fatto che sono in un certo senso bipartisan, come è stato detto anche da alcuni giornali. Cioè i provvedimenti hanno visto una unità tra la destra rappresentata esplicitamente dal governo della Meloni e la sinistra in Parlamento.

Questa unità non è affatto positiva. Sappiamo bene che l'ideologia della destra è reazionaria, conservatrice e quindi contro la maggioranza delle donne e sappiamo tutti quello che il governo Meloni sta facendo in termini di mettere al centro il ruolo delle donne nella famiglia, nel fare figli. Pensiamo al rapporto tra numero di figli e misure a favore dei datori di lavoro perché assumano donne.

Per cui questa unità è una sorta di “compromesso al femminile”; e non si tratta di un passo indietro per il governo, ma di un passo a suo favore da parte del PD e delle opposizioni. Sulle donne avviene di fatto un accordo e va avanti una concezione che è l'opposto di quello che è la realtà della maggioranza delle donne. Non è il fatto di essere donne ma la classe sociale a cui si appartiene che pesa realmente e che stabilisce quali interessi si portano avanti e verso chi. Invece ci troviamo che sotto la bandiera delle “donne”, che sotto il “non possiamo dividerci sulla difesa delle donne”, le donne di destra e di sinistra si uniscono in una ideologia e politica interclassista, fortemente deleteria per la maggioranza delle donne.

Quindi su questa “unità” non possiamo affatto essere contente.

L'altro aspetto è che questi provvedimenti, guarda caso, vengono varati o vengono annunciati quando ci sono delle giornate importanti per la lotta sia immediata sia soprattutto futura, strategica per la liberazione delle donne. Appunto, il 25 novembre, in cui pochi giorni prima si era annunciato il disegno di legge sul consenso contro gli stupri e l’8 marzo; ricordiamoci che anche il reato di femminicidio fu annunciato addirittura il giorno stesso dell'8 marzo scorso. Quindi con un vergognoso, ipocrita, inaccettabile uso di autopropaganda. E oggi di propaganda a fini elettorali.

In questo senso la questione del rinvio dell'approvazione del disegno di legge sul consenso attuale e libero sugli atti sessuali è il frutto di queste questioni bassamente elettorali. Salvini, la Lega, che di fatto ha proposto e ottenuto questo rinvio, vuole incamerare il vantaggio che ha avuto nelle recenti elezioni regionali per avere più peso all'interno del governo.

Tornando al “reato di femminicidio”. Siamo ad una guerra di bassa intensità contro le donne che aumenta – lo mostrano anche i dati che ci fornisce l'Istat, che comunque sono parziali perché si basano su dati ufficiali, sulle denunce e non sulla realtà che spesso viene oscurata - ma la risposta del governo si limita ad essere essenzialmente punitiva, repressiva.

Certo, noi siamo perché gli uomini che assassinano le donne – i femminicidi ormai stanno diventando quasi una “normalità” a fronte di un rifiuto della donna di un rapporto, di scelta da parte delle donne di una vita diversa, lontana dal proprio marito, dal proprio partner, ecc., di ribellione a una vita fatta, spesso per anni e anni, di violenze verbali, fisiche, di subordinazione, oppressione – abbiano condanne esemplari. Perché nella maggiorparte dei casi non avviene, non è possibile un loro cambiamento; anzi vediamo che se invece non ci sono delle condanne anche dure, questi uomini dopo un po' possono liberamente circolare, possono tornare a uccidere, possono tornare a minacciare di morte le proprie mogli, le ex compagni (se prima non ci sono riusciti). Noi non siamo per una giustizia che poi diventa ingiustizia per le donne.

Ma chiaramente un intervento puramente repressivo, puramente punitivo non risolve affatto i femminicidi, non è un freno ai femminicidi.

Oltretutto questa legge interviene a posteriori su una situazione già accaduta, già con le donne uccise, morte.

Quando la legge parla dei tribunali che devono dare l'ergastolo, quando parla degli altri provvedimenti, verso i figli orfani, verso la famiglia che era intorno alla donna, tutto questo mostra che in realtà la legge non prevede alcun intervento per evitare che ci siano i femminicidi, per impedire che le donne muoiano. Sono interventi a “fatto compiuto”, che chiaramente non fanno ritornare in vita le donne, né danno un conforto ai figli o ai familiari che restano. Quindi questo aspetto non può essere un aspetto che può farci rassicurare.

A fronte del fatto che il 30% delle donne subiscono uccisioni o tentativi di uccisioni o induzione al suicidio, questa legge non oppone realmente nessun intervento preventivo.

Certo, si tratterebbe comunque di interventi sempre parziali, perché il clima e la politica generale di questo sistema sociale capitalista sempre più barbaro, sempre più marcio, in crisi, fomenta i femminicidi, aumenta la condizione di oppressione verso le donne, vuole impedire che le donne possano scegliere la propria vita. (Una brevissima parentesi: come possiamo considerare avanzata questa legge quando nello stesso tempo si sta andando verso un attacco al diritto d'aborto che vuol dire libertà di scelta delle donne?

Ci potrebbero essere degli interventi parziali, che riguarda per esempio il problema delle case per le donne che rompono i legami, il problema delle condizioni lavorative - tanto per dire, ci sono alcuni settori economici che stanno ponendo dei provvedimenti per cui le donne che minacciate di violenza devono avere un vantaggio nelle assunzioni; invece ci troviamo a dei provvedimenti da parte del governo che dà sostegni, sgravi, contributi alle aziende se le donne hanno due o meglio tre figli.

Quindi siamo in una situazione in cui tutto quello che potrebbe essere di prevenzione, di difesa della condizione delle donne, anche in termini di indipendenza economica, non è previsto, non è nella legge; anzi, ci sono delle azioni del governo che invece vanno proprio nel senso contrario, quello di confermare, riaffermare, esaltare il ruolo delle donne nella famiglia e per la nascita di più figli.

Per questo non possiamo essere d'accordo con questa legge.

Poi vedremo anche, quando diventerà legge, la questione del “consenso”, in che cosa effettivamente può servire alle donne nella battaglia contro la violenza sessuale, per la loro libertà, e in cosa invece è inutile, o peggio, in linea con una concezione che rimane conservatrice, rimane reazionaria sulla pelle delle donne.

Contro gli Stati generali natalità - Non siamo macchine per la riproduzione ma donne in lotta per la rivoluzione!

Mattarella ti diciamo NO!
NO a fare figli per dare nuove braccia di ricambio da sfruttare per i padroni
NO a fare figli per i vostri "conti e welfare"
NO a fare figli per sostenere la vostra economia capitalista, che difende i profitti di pochissimi e attacca le condizioni di vita e di lavoro delle masse proletarie e popolari
NO a fare figli per fare da carne da macello per le vostre guerre imperialiste e di genocidi dei popoli del mondo

SI a figli che diventino "nuovi combattenti" contro il vostro sistema marcio e violento!

SUI FATTI AL CORTEO DEL 25 NOVEMBRE A BERGAMO - Massima solidarietà da parte del Mfpr alle compagne e realtà di questa denuncia

E' successo al corteo del 25 novembre di Bergamo: la delazione alla Digos contro le compagne in procinto di fare un’azione…, da parte di appartenenti al centro sociale Paci Paciana, con un primo vivo confronto in piazza a fine corteo che ha portato altri del centro sociale a giustificare pietosamente o, senza riuscirci, a negare quanto avvenuto. Il gravissimo fatto ha portato ad una denuncia e presa di posizione collettiva delle realtà provinciali con una prima condivisione del seguente comunicato diffuso a partire dai social.

 25 NOVEMBRE A BERGAMO: CSA PACÌ PACIANA AL SERVIZIO DELLA DIGOS

È proprio arrivato il momento di metterlo su instagram perchè sembra che sia l’unico linguaggio che il Pacì Paciana comprende.

Ieri, corteo del 25 novembre contro la violenza di genere , il Pacì Paciana ha deciso di mettere alla guida del furgone del corteo un uomo che un mese fa é stato accusato pubblicamente di molestie e prevaricazioni. Ci sembra evidente l’ipocrisia e la violenza di questa azione.

Durante il corteo, poi, il centro sociale “antagonista” ha deciso di essere talmente antagonista alle forze dell’ordine che ha comunicato alla digos che alcun3 compagn3 (non loro compagn3, evidentemente) avrebbero fatto un’azione e in quale luogo l’avrebbero fatta. Cosi’ facendo hanno ovviamente messo a rischio le compagne che sono poi state pedinate dalla digos per tutto il corteo.

Siamo stanche e non accetteremo più che venga considerato come un collettivo compagno e transfemminista. Non lo è, mette a rischio tutte noi alla prima occasione. Prevediamo che la loro risposta sarà un lungo comunicato in cui ci accuseranno di essere violente, come hanno fatto ieri in piazza. Questo perché alcun3 compagn3 hanno reagito e si sono ribellat3, cercando di togliere i telefoni con cui il Pacì Paciana le stavano filmando. Rivendichiamo la legittimità delle nostre risposte alle loro azioni infami. Perchè una regola abbiamo: non parlare con gli sbirri e con i fasci. E l’azione di andare dalla digos a infamare delle attiviste che lottano non si addice a un centro sociale che si definisce “antagonista, antifascista e intersezionale”. Queste azioni parlano chiaro e é chiaro che scendere in piazza con loro non é sicuro per nessun3. É chiaro che non c’é più margine di dialogo.

E, soprattutto, “sorella io ti credo” finchè non è accusato il nostro amico che lasciamo che guidi il camion del corteo del 25 novembre.