Questa mattina i carabinieri di l’Aquila hanno perquisito la casa e l’auto di una compagna del mfpr, indagata per il reato di cui all’art. 595 c.p., diffamazione aggravata.
Hanno sequestrato 1 PC fisso, un portatile, uno smartphone e diversi pen-drive, dove si presume possano ritrovare la “lettera diffamatoria”.
Sul mandato non si dice nulla di chi sarebbe la “vittima” del reato, né si specifica in che cosa consisterebbe la “diffamazione aggravata”, tantomeno gli agenti che hanno effettuato la perquisizione hanno voluto dire nulla in proposito, ma sembra chiaro si tratti dello stesso procedimento repressivo intentato nei confronti di una compagna di Roma, anche lei perquisita lo scorso maggio. L’avvocato aquilano di un efferato stupratore l’aveva denunciata per aver diffuso una lettera in cui si diceva che era meglio che il difensore di uno stupratore alla Casa Internazionale delle Donne non entrasse. Grazie anche a quella lettera, un’ampia solidarietà della rete femminista fece sentire forte la sua protesta e riuscì a difendere uno spazio di tutte le donne, nato contro la violenza di genere, dall’ingresso di chi quella violenza aveva agito in perfetto stile di “processo per stupro”
Una criminalizzazione inaccettabile!
La procura di L’Aquila si fa strumento dell’arroganza e vendetta di chi ha difeso uno stupratore nel modo più oltraggioso per tutte le donne e ora vuol farla pagare a chi lo ha mostrato per quello che è. Così si è aperta la caccia, ieri a Roma, oggi a l’Aquila, a chi ha scritto e diffuso quella lettera.
Ma chi ci persegue si illude se crede che le loro accuse possano farci mai tacere.
Le donne che quella lettera hanno condiviso e diffuso sono tante, molte più di quante possano mai perseguirne. Centinaia hanno già risposto all’invito lanciato dal sito ciriguardatutte.noblogs.org/ a sottoscrivere la lettera incriminata e altre ancora lo faranno perché non staremo mai zitte e non ci stancheremo mai di lottare contro gli uomini che odiano le donne, contro le istituzioni che vorrebbero tapparci la bocca, contro lo stato che reprime le donne che si ribellano!
Perché “CI RIGUARDA TUTTE l’efferatezza e la viltà degli uomini che in una notte di febbraio hanno massacrato il corpo e la vita di una donna lasciata sulla neve a morire.”
Hanno sequestrato 1 PC fisso, un portatile, uno smartphone e diversi pen-drive, dove si presume possano ritrovare la “lettera diffamatoria”.
Sul mandato non si dice nulla di chi sarebbe la “vittima” del reato, né si specifica in che cosa consisterebbe la “diffamazione aggravata”, tantomeno gli agenti che hanno effettuato la perquisizione hanno voluto dire nulla in proposito, ma sembra chiaro si tratti dello stesso procedimento repressivo intentato nei confronti di una compagna di Roma, anche lei perquisita lo scorso maggio. L’avvocato aquilano di un efferato stupratore l’aveva denunciata per aver diffuso una lettera in cui si diceva che era meglio che il difensore di uno stupratore alla Casa Internazionale delle Donne non entrasse. Grazie anche a quella lettera, un’ampia solidarietà della rete femminista fece sentire forte la sua protesta e riuscì a difendere uno spazio di tutte le donne, nato contro la violenza di genere, dall’ingresso di chi quella violenza aveva agito in perfetto stile di “processo per stupro”
Una criminalizzazione inaccettabile!
La procura di L’Aquila si fa strumento dell’arroganza e vendetta di chi ha difeso uno stupratore nel modo più oltraggioso per tutte le donne e ora vuol farla pagare a chi lo ha mostrato per quello che è. Così si è aperta la caccia, ieri a Roma, oggi a l’Aquila, a chi ha scritto e diffuso quella lettera.
Ma chi ci persegue si illude se crede che le loro accuse possano farci mai tacere.
Le donne che quella lettera hanno condiviso e diffuso sono tante, molte più di quante possano mai perseguirne. Centinaia hanno già risposto all’invito lanciato dal sito ciriguardatutte.noblogs.org/ a sottoscrivere la lettera incriminata e altre ancora lo faranno perché non staremo mai zitte e non ci stancheremo mai di lottare contro gli uomini che odiano le donne, contro le istituzioni che vorrebbero tapparci la bocca, contro lo stato che reprime le donne che si ribellano!
Perché “CI RIGUARDA TUTTE l’efferatezza e la viltà degli uomini che in una notte di febbraio hanno massacrato il corpo e la vita di una donna lasciata sulla neve a morire.”
13/09/16
MFPR
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