Sabato 11 luglio, mentre leggiamo i giornali, si avvicina Nella, una signora che vive in una tenda davanti casa sua. E’ in compagnia di una ragazza che ci guarda con occhi luminosi. Non è difficile leggere nel suo sguardo la tenerezza della gratitudine di chi si è sentito avvolto dal caloroso abbraccio solidale di tante persone venute a manifestare a L’Aquila contro il G8. Nella ci riconosce dalle immagini viste in televisione. Vuole esprimerci la sua commozione nel vedere “tanti giovani, venuti addirittura dalla Sicilia, per manifestare al fianco degli sfollati aquilani” e si scusa, anche per conto di altri aquilani che non hanno partecipato alla manifestazione nazionale del 10 luglio, per l’ostilità mostrata dai rappresentanti dei comitati cittadini che non hanno aderito.
Ci spiega: “avevamo paura, c’erano tutte quelle scritte che dicevano che dovevamo starvi lontani”. “Dov’erano quelle scritte, sui giornali?” le chiediamo. “Anche - ci risponde lei – ma la polizia soprattutto le ha fatte girare”.
L’Aquila 10 luglio, circa 10.00 persone hanno partecipato alla manifestazione contro “il G8 dei potenti sopra 300 vittime innocenti”. Dietro lo striscione di apertura “Voi G8 siete il terremoto, noi tutt@ aquilan@”, c’era una delegazione di vigili del fuoco, accolta al grido di “rispettiamo solo i pompieri” e c’erano gli aquilani contro il G8, dalla rete di soccorso popolare ai sindacati di base. “fuori gli sfruttatori”, “crisi, terremoto, repressione non ci fermeranno”, “Una sola grande opera: ricostruire L’Aquila dal basso”, “assassinati alla casa dello studente. Diritto allo studio inesistente”, “meno f35 più case” recitavano i loro striscioni. Molte donne e giovani combattivi hanno animato il lungo corteo dalla stazione di Paganica alla villa comunale al grido di “L’Aquila libera”, “siamo tutti aquilani” e poi ancora: “liberi tutti”, “ci espropriano, ci sfrattano, ci danno polizia, è questa la loro democrazia”, “al g8 soldi tanti, agli aquilani calci ai denti, ma non siamo mendicanti!”. Molti slogans per ricordare l’assassinio di Carlo Giuliani, contro i licenziamenti della crisi prodotta dai potenti e soprattutto una promessa: “una rivolta vi seppellirà”.
Davanti ai cantieri di Bazzano del progetto C.A.S.E., abbiamo urlato “case sì, ghetti no”. Gli operai di quei cantieri lavorano giorno e notte e non vedono le proprie famiglie da mesi. Già si contano numerosi incidenti su quei cantieri, dove gli operai, soprattutto immigrati, lavorano anche fino a 12 ore al giorno, senza alcun controllo: la protezione civile è il dittatore dell’emergenza e qualcuno, andato a fare reclami all’ispettorato del lavoro, si è sentito rispondere: “lasciate perdere, dovete ringraziare le ditte legate alla moglie di Bertolaso se ora qui vi lasciano lavorare”. Si dice che al DICOMAC l’80% dei lavoratori impiegati durante il G8 dentro la scuola della guardia di finanza, lavorasse a nero. Davanti a quei cantieri abbiamo urlato “fuori, fuori gli sfruttatori” e gli operai si sono fermati e ci hanno salutato da lontano, anche a pugno chiuso. Nessuno di loro poteva raggiungerci da quei cantieri – prigioni a cielo aperto dietro le reti e i cordoni della polizia, ma hanno potuto bloccare i lavori per un po’ mentre il lungo corteo scorreva sotto i loro occhi.
A S’Elia, davanti a una tendopoli, abbiamo invitato gli sfollati a unirsi al corteo, al grido di “L’aquilano non si arrende, tutti fuori dalle tende”. Gli sfollati autonomi da dietro le reti hanno applaudito e dato ristoro come potevano ai partecipanti al corteo.
Nonostante il boicottaggio capillare a questa manifestazione, gli sfollati hanno capito da che parte stanno questi famigerati no-global e ora sanno che non sono soli, che la lotta contro i padroni della terra è una lotta di tutti e che “siamo tutti aquilani”.
I veri guastatori, i veri assassini sono coloro che hanno imprigionato un’intera città; i veri guastatori, i veri assassini sono coloro che hanno ignorato il rischio sismico; i veri guastatori, i veri assassini sono gli sciacalli al governo, sono le tutte le istituzioni e i partiti che hanno rilasciato autorizzazioni a costruire senza alcun vincolo di sicurezza, sono gli 8 potenti della terra, che su questa terra, lacerata dalla crisi e dal terremoto, spadroneggiano arroganti.
Ci spiega: “avevamo paura, c’erano tutte quelle scritte che dicevano che dovevamo starvi lontani”. “Dov’erano quelle scritte, sui giornali?” le chiediamo. “Anche - ci risponde lei – ma la polizia soprattutto le ha fatte girare”.
L’Aquila 10 luglio, circa 10.00 persone hanno partecipato alla manifestazione contro “il G8 dei potenti sopra 300 vittime innocenti”. Dietro lo striscione di apertura “Voi G8 siete il terremoto, noi tutt@ aquilan@”, c’era una delegazione di vigili del fuoco, accolta al grido di “rispettiamo solo i pompieri” e c’erano gli aquilani contro il G8, dalla rete di soccorso popolare ai sindacati di base. “fuori gli sfruttatori”, “crisi, terremoto, repressione non ci fermeranno”, “Una sola grande opera: ricostruire L’Aquila dal basso”, “assassinati alla casa dello studente. Diritto allo studio inesistente”, “meno f35 più case” recitavano i loro striscioni. Molte donne e giovani combattivi hanno animato il lungo corteo dalla stazione di Paganica alla villa comunale al grido di “L’Aquila libera”, “siamo tutti aquilani” e poi ancora: “liberi tutti”, “ci espropriano, ci sfrattano, ci danno polizia, è questa la loro democrazia”, “al g8 soldi tanti, agli aquilani calci ai denti, ma non siamo mendicanti!”. Molti slogans per ricordare l’assassinio di Carlo Giuliani, contro i licenziamenti della crisi prodotta dai potenti e soprattutto una promessa: “una rivolta vi seppellirà”.
Davanti ai cantieri di Bazzano del progetto C.A.S.E., abbiamo urlato “case sì, ghetti no”. Gli operai di quei cantieri lavorano giorno e notte e non vedono le proprie famiglie da mesi. Già si contano numerosi incidenti su quei cantieri, dove gli operai, soprattutto immigrati, lavorano anche fino a 12 ore al giorno, senza alcun controllo: la protezione civile è il dittatore dell’emergenza e qualcuno, andato a fare reclami all’ispettorato del lavoro, si è sentito rispondere: “lasciate perdere, dovete ringraziare le ditte legate alla moglie di Bertolaso se ora qui vi lasciano lavorare”. Si dice che al DICOMAC l’80% dei lavoratori impiegati durante il G8 dentro la scuola della guardia di finanza, lavorasse a nero. Davanti a quei cantieri abbiamo urlato “fuori, fuori gli sfruttatori” e gli operai si sono fermati e ci hanno salutato da lontano, anche a pugno chiuso. Nessuno di loro poteva raggiungerci da quei cantieri – prigioni a cielo aperto dietro le reti e i cordoni della polizia, ma hanno potuto bloccare i lavori per un po’ mentre il lungo corteo scorreva sotto i loro occhi.
A S’Elia, davanti a una tendopoli, abbiamo invitato gli sfollati a unirsi al corteo, al grido di “L’aquilano non si arrende, tutti fuori dalle tende”. Gli sfollati autonomi da dietro le reti hanno applaudito e dato ristoro come potevano ai partecipanti al corteo.
Nonostante il boicottaggio capillare a questa manifestazione, gli sfollati hanno capito da che parte stanno questi famigerati no-global e ora sanno che non sono soli, che la lotta contro i padroni della terra è una lotta di tutti e che “siamo tutti aquilani”.
I veri guastatori, i veri assassini sono coloro che hanno imprigionato un’intera città; i veri guastatori, i veri assassini sono coloro che hanno ignorato il rischio sismico; i veri guastatori, i veri assassini sono gli sciacalli al governo, sono le tutte le istituzioni e i partiti che hanno rilasciato autorizzazioni a costruire senza alcun vincolo di sicurezza, sono gli 8 potenti della terra, che su questa terra, lacerata dalla crisi e dal terremoto, spadroneggiano arroganti.
IL G8 E’ FINITO
LA LOTTA DEGLI SFOLLATI E’ APPENA COMINCIATA
LA LOTTA DEGLI SFOLLATI E’ APPENA COMINCIATA
Grazie a tutti i compagni che hanno lottato insieme a noi
A tutti loro e a quelli che non sono riusciti a raggiungerci, ostacolati o repressi da questo Stato di polizia, va tutta la nostra solidarietà
A tutti loro e a quelli che non sono riusciti a raggiungerci, ostacolati o repressi da questo Stato di polizia, va tutta la nostra solidarietà
rete di soccorso popolare