25/08/15

"Le nuove schiave del sud Italia" - ma, per favore, non ci uniamo alla stampa/TV borghese che scoprono solo ora le braccianti...

Questo articolo - che pubblichiamo sotto - di ClashCityWorkers purtroppo si adegua al "clamore" di questi giorni, in cui (per poco ancora) tutti, molti ipocritamente, sembrano scoprire improvvisamente, sulle morti di braccianti, che esistono condizioni di supersfruttamento, di vita disumane; e "scoprono" che nei campi lavorano molti italiani e italiane. 
Non è certo una grande "scoperta"...!
Le donne sono da sempre state la forza-lavoro maggioritaria, soprattutto in alcuni lavori come per esempio nelle varie fasi lavorative dei vigneti, nella raccolta e incassettamento di alcune frutte, ecc..
Quindi non è neanche vero che le donne ora verrebbero scelte in sostituzione degli immigrati che si ribellano; nè è vero che gli immigrati si ribellano mentre le donne sono passive e terrorizzabili (tra i morti di quest'estate vi sono stati anche due immigrati); così si rischia di andare per "mitologie" e non per un'analisi concreta della situazione concreta. Gli immigrati si sono ribellati - nelle campagne di Rosarno, nelle campagne di Nardò - quando vi è stato chi si è messo alla testa, li ha organizzati (ora a Rosarno, purtroppo la situazione è tornata come prima della rivolta); così le donne, ma anche i braccianti uomini italiani non fanno, ancora, le lotte che servirebbero perchè non solo c'è il ricatto, la minaccia dei padroni delle aziende agricole, dei caporali, ma perchè o sono fantasmi per i sindacati o, per esempio per la Cgil, sono lavoratori e lavoratrici su cui fare anche buone denunce, ma mai, mai organizzare per uno sciopero, una protesta. 
Le donne braccianti non sono affatto "dolci e mansuete", basta sentire la loro rabbia appena possono parlare; sono ricattate, perchè nel sud, nei paesi soprattutto, spesso è l'unica possibilità di lavoro; sanno bene di essere sfruttate, di avere meno salario, di dover assoggettarsi all'odioso "rito" mattiniero del caporale e a volte alle sue molestie e violenze sessuali... Ma questo è tutt'altro dall'essere definite con questo bruttissimo termine (in genere usato per gli animali): "dolci e mansuete". 
Poi, per piacere, non le chiamate: "le nostre mamme, sorelle e figlie italiane"... che sa tanto di fascismo... 
 
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(da ClashCityWorkers)
Le nuove schiave del sud Italia
Leggete questa inchiesta di Repubblica. Non scopre nulla di nuovo, e però segnala, a proposito dei casi degli ultimi giorni, molte cose interessanti. Innanzitutto che nei campi lavorano molti italiani, anzi italiane, meridionali. Come in altri settori del lavoro, le donne vengono identificate come soggetti più passivi, perché più prese in reti familiari, più terrorizzabili...
Ma non solo: che le donne vengono scelte in molti casi perché gli immigrati si ribellavano, chiedevano migliori condizioni di lavoro, e facevano rimettere soldi ai padroni. Cosa che ci dimostra come gli immigrati non siano soggetto debole e da tutelare, ma compagni di lotta che spesso stanno anche più avanti di noi.

Certo, non stiamo qui a stupirci o inorridirci perché lo sfruttamento più spietato e odioso ha preso a selezionare altri tipi di vittime. Perché ora sono italiane, donne italiane a finire nel tritacarne, e non solo immigrate e immigrati. Questa differenza non ha alcun senso per noi che rifiutiamo in blocco ogni forma di sfruttamento di qualsiasi uomo e donna su qualsiasi uomo e donna.

E tuttavia tutto questo di senso sembra averne molto per chi su queste differenze continua a fare soldi, tanti soldi. I padroni dei campi, come altri datori di lavoro in altri settori, ricorrono spesso a queste strategie: ci dividono in base a demarcatori sociali, se così possiamo chiamarli, usano le nostre differenze di sesso, età, provenienza e religione a loro vantaggio, selezionando le categorie di volta in volta più vulnerabili, che determinate circostanze storiche hanno reso tali, per metterci gli uni contro gli altri e avere una manodopera sempre più docile, flessibile, ricattabile e fare soldi...

Se oggi molte nostre mamme, sorelle e figlie italiane sono le nuove schiave dei campi evidentemente le loro condizioni sono precipitate a tal punto da renderle estremamente docili e mansuete. Donne doppiamente schiacciate, da una parte da reti familiari, che la crisi ha iniziato a sfilacciare ma che si basano ancora prevalentemente sul loro lavoro di cura non pagato e dall'altra dal carico di un lavoro disumano a cui sono costrette a ricorrere proprio per compensare questo sistema di welfare nostrano in frantumi, tanto che è sufficiente la minaccia 'domani resti a casa' per renderle ancor più controllabili.

Le circostanze possono cambiare repentinamente, possiamo trovarci da un giorno all'altro a negoziare condizioni di vita assurde che pensavamo lontane anni luce, che credevamo potessero appartenere a 'qualcun altro' ma non a noi. Evidentemente 'qualcun altro' e noi siamo più vicini di quanto pensiamo.

Allora forse quando sentiamo storie atroci di sfruttamento sugli immigrati non possiamo più pensare che tutto questo non ci riguardi... le loro storie sono le nostre storie. E allo stesso modo il loro coraggio deve diventare il nostro coraggio. Molti nostri amici immigrati hanno iniziato a dire 'basta!', hanno iniziato a rifiutare queste condizioni di vita e di lavoro inumane. Per questo i padroni si sono messi alla ricerca di nuovi schiavi e schiave che possano facilmente rimpiazzare chi ha iniziato a ribellarsi a questo stato di cose.

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