02/10/25

Appello delle lavoratrici Slai cobas sc a tutte le lavoratrici - domani 3/10 tutte in sciopero per la Palestina, per la Flottilla

Lo Slai cobas per il sindacato di classe aderisce allo sciopero generale nazionale del 3 ottobre e alle iniziative della giornata

Intervento alle fabbriche e partecipazione agli appuntamenti decisi dal movimento pro Palestina 

- Libertà subito per gli attivisti della flottilla 

- no al piano colonial/sionista Trump-Netanyahu 

- cessate il fuoco - stop genocidio/deportazione

- via le truppe israeliane da tutti i territori occupati

- senza giustizia nessuna pace / palestina libera 

- solidarietà alla resistenza fino in fondo 

- basta complicità del governo Meloni con lo stato d’Israele /stop rapporti militari/economici diplomatici con Israele

- riconoscimento dello stato di Palestina 

Tutti a Roma il 4 ottobre - Per partecipare a Roma info #iostoconlapalestina WA 3519575628

SLAI COBAS per il sindacato di classe

30/09/25

Soldati dell'"unica democrazia del Medio Oriente" si vantano di stuprare le donne palestinesi prima di farle a pezzi. Il 4 ottobre tutte a Roma contro i criminali sionisti e i loro complici italiani

"Distruggeremo le loro madri a Gaza! Le sodomizzeremo! Le infileremo tutte! Le faremo a pezzi."
La resistenza palestinese, le donne eroiche di Gaza vi faranno loro "a pezzi".
Nessun cane bastardo si illuda!
La Palestina vincerà!

I soldati sionisti si vantano per lo stupro delle madri palestinesi al confine di Gaza, poco prima di entrare e partecipare al genocidio.

28/09/25

28 settembre giornata mondiale per l'aborto sicuro, libero, gratuito

Il 28 settembre è la giornata internazionale per un aborto sicuro, voluta in Sud America nel 1990 e stabilita nel 2011 dal Women's Global Network for Reproductive Rights come giornata mondiale per un aborto sicuro, libero e gratuito. In Italia la depenalizzazione dell'aborto avvenne con la legge 194 nel 1978, dopo una lunga e dura battaglia del movimento delle donne che dovette scontrarsi con leggi risalenti al periodo fascista. 
Molte critiche vennero fatte dal movimento delle donne alla legge 194, una legge chiaramente strappata al legislatore dalla pressione sociale che il movimento era riuscito a mettere in campo, una legge che pur depenalizzando l'aborto, riconosceva ai medici il diritto d'obiezione e non citava, quindi non riconosceva, il diritto all'autodeterminazione riproduttiva delle donne. 
Riproponiamo oggi stralci del volantino/comunicato dello scorso 28 settembre ancora oggi attuale:
Mfpr- Milano E oggi a che punto siamo? “..Bisogna dirlo, in questo paese le donne non sono libere di abortire, senza cedere sotto il peso della tagliola del giudizio, dello stigma sociale e familiare…. in cui le donne che scelgono di abortire continuano ad essere tacciate, oggi dal Papa, domani dalla ministra di turno, dopodomani ancora dai familiari, amici, partner e parenti, di essere delle assassine. E’ inutile continuare a parlare di leggi, diritti e dati se non continuiamo a interrogarci concretamente sul peso che lo stigma sociale assume sulla scelta delle donne. Gli antiabortisti giudicanti ce li abbiamo in casa, negli ospedali, nei consultori, in politica, ovunque, la riprovazione sociale e culturale sono i primi strumenti di controllo sui corpi e sulle scelte delle donne. Il diritto all’autodeterminazione delle donne è sotto attacco. Il governo, oltre a procedere nello smantellamento del servizio sanitario pubblico, nella carenza strutturale di consultori e personale medico rispetto ai percorsi sulla salute di genere, elargisce consistenti finanziamenti alle associazioni antiabortiste. L’ultima mossa è la creazione della“stanza dell’ascolto” inaugurata dall’ospedale pubblico Sant’Anna di Torino. Si tratta di uno sportello gestito da volontari/e di un’associazione antiabortista, il “movimento per la vita”, senza nessuna competenza scientifica, con lo scopo di fornire una presunta assistenza alle donne che vogliono interrompere la propria gravidanza e – nel caso in cui non lo facessero – un sostegno economico. La “stanza dell’ascolto” riceve soldi pubblici che vengono elargiti ad associazioni che entrano nei luoghi pubblici con l’unico scopo di iniziare un lavaggio del cervello della donna. Lotteremo perché lo spazio della sanità rispetti il diritto di scelta delle donne sulla propria vita e sul proprio corpo; combatteremo il tabù dell’aborto rompendo il silenzio che affligge questo tema, oggi più che mai.” (dall’articolo “Le conseguenze dello stigma dell’aborto” https://femminismorivoluzionario.blogspot.com
Il diritto all'autodeterminazione riproduttiva è un diritto fondamentale della donna ed è un diritto individuale e collettivo , come ben sapevano le rivoluzionarie e i rivoluzionari russi all'inizio del secolo scorso: l'abolizione del capitalismo e l'instaurazione del socialismo non possono avvenire senza la completa liberazione della donna (diritto d'aborto compreso) e una completa liberazione della donna non può avvenire senza la rivoluzione del metodo di produzione, l'abolizione delle classi e l'avvento del socialismo. Non è un caso che il primo paese in assoluto in cui fu depenalizzato l'aborto fu proprio la Russia Sovietica nel 1920 e, soprattutto, le donne rivoluzionarie, con Aleksandra Kollontaj in prima fila, conducono la battaglia anche all'interno del partito stesso per affermare che la libertà di scelta della maternità riguarda l'intera società che la deve garantire anche nei fatti: la maternità e l'aborto non possono essere considerati solo all'interno dell'egoistico nucleo familiare, che prima o poi deve essere abolito, ma è la collettività socialista a cui interessa la libera scelta della donna….. 
E in Italia proprio il governo Meloni attacca fortemente il diritto d’aborto e spende fiumi di soldi per l’ingresso dei pro-life nei consultori mentre è complice nel genocidio che sta compiendo lo stato sionista d’Israele dove vengono uccise a migliaia donne e bambini, dove fra i primi obiettivi militari c’è la distruzione degli ospedali…... 
Il diritto d’aborto non si tocca! 
Lottiamo unite contro il governo Meloni e la sua ideologia fascista di Dio-Patria-Famiglia 
Ci trovi il giovedì dalle 17 alle 19.30 c/o il Punto libreria militante Metropolis, in via Transiti, 28 MM1Pasteur oppure puoi contattarci all’indirizzo: mfpr.mi1@gmail.com. Mfpr-Milano 
L’attacco al diritto d’aborto richiede non solo la lotta ma comprensione teorica, politica, ideologica della natura dell’attacco di quello che significa per le donne ma anche per il movimento proletario rivoluzionario.
Per questo invitiamo a leggere gli opuscoli del mfpr

27/09/25

Stop alla violenza su Maja

Perquisizione corporale e violenta a Maja
Il 23 settembre Maja ha dovuto sottoporsi ad una violenta perquisizione corporale, durata tre ore.

Comunicato stampa del 26 settembre 2025
Venerdì scorso Maja T. è stat* trasferit* nuovamente al carcere di Budapest dall'ospedale carcerario dove era stat* trattenut* a causa delle sue condizioni di salute durante e dopo lo sciopero della fame.
Il processo a Maja è proseguito lì lunedì 22 settembre 2025. Tuttavia, Maja sta ancora lottando con le conseguenze del suo sciopero della fame e fino a poco tempo fa era ricoverata nell'ospedale militare. Tra le altre cose, le è stata eseguita una risonanza magnetica, che ha rivelato microemorragie cerebrali.
Si tratta molto probabilmente di una conseguenza dello sciopero della fame. (...)
Dopo una visita dei familiari, martedì 23 settembre 2025, Maja si è rifiutat* di sottoporsi alla consueta, umiliante perquisizione corporale e di togliersi la biancheria intima. Di conseguenza, Maja è stat* ammanettat* e spogliata a forza dal personale carcerario.
La procedura è durata circa tre ore.
E non è tutto: a causa del rifiuto di Maja di spogliarsi completamente, la prigione ha avviato un procedimento disciplinare nei suoi confronti.
Le conseguenze di questo procedimento disciplinare non sono ancora note.
Non è la prima volta che Maja assiste alla violenza del personale carcerario nei confronti dei detenuti.
Maja ha ripetutamente riferito di aver sentito rumori di colpi e urla provenire dalle celle circostanti.
Tuttavia, l'incidente di martedì scorso non fa che aggravare ulteriormente la situazione e non fa che confermare in modo terribile le condizioni disumane a cui Maja è espost* in Ungheria.
Il padre di Maja spiega: "Da oltre un anno Maja soffre le disumane condizioni carcerarie in Ungheria. Le azioni delle autorità ungheresi volte a trattenere e spogliare Maja con la forza violano la dignità umana e gli standard internazionali".
Si tratta di un appello urgente ai politici responsabili, e in particolare al ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul, affinché utilizzino i canali diplomatici per sostenere il ritorno di Maja e di dare seguito alle dichiarazioni pubbliche sul presunto impegno diplomatico in atto con azioni efficaci!

26/09/25

Non un euro alla guerra e al genocidio né agli anti-abortisti

Da NUDM
Non un euro alla guerra e al genocidio né agli anti-abortisti.
Diritto alla salute per tuttǝ. Aborto libero, sicuro e gratuito per tuttǝ.
Sono due anni che guardiamo dai nostri schermi il genocidio in Palestina, due anni che denunciamo e urliamo tutte le atrocità commesse da Israele, e sentiamo i governi occidentali appoggiare ogni orrore e continuare il commercio di armi e le relazioni diplomatiche. Nella Striscia di Gaza sono stati bombardati ospedali, centri ginecologici e per le nascite. È stata tagliata l'elettricità e si è lasciato che le incubatrici si spegnessero. Israele ha bloccato e continua a bloccare l'ingresso di interi camion di aiuti carichi di latte in polvere, pannolini e articoli per la prima infanzia. Le donne hanno partorito senza assistenza medica, hanno subito cesarei senza anestesia, sono state lasciate senza alcuna cura dedicata alla propria salute psicologica e sessuale. Oggi è un incubo anche solo avere le mestruazioni a Gaza.
Dall'altra parte del Mediterraneo, le destre fascistoidi preparano la società all'ineluttabilità della guerra, costruendo un fronte interno fatto di ruoli di genere sempre più rigidi e binari, continuando a proclamare l'importanza della vita attaccando il diritto all'aborto in nome delle politiche per la natalità.
Oggi, nella Giornata internazionale per l'aborto libero, sicuro e gratuito proclamata dai movimenti femministi e transfemministi latinoamericani, ci chiediamo:
Quali vite valgono? A quali vite oggi nel mondo viene riconosciuta la dignità di esistere?
Perché si invoca la sacralità della vita di fronte a un feto e non di fronte a più di centomila mortǝ ammazzatǝ dalla furia genocida a Gaza?
Oggi, chi appoggia apertamente il genocidio, come il governo italiano, allo stesso tempo sguinzaglia le lobby antiabortiste nei consultori, negli ospedali, nelle scuole e nelle università, mentre sempre più regioni dirottano milioni di fondi pubblici per finanziare le organizzazioni antiabortiste.
In questo paese, l'accesso all'aborto è ormai un'imbarazzante corsa a ostacoli: in Abruzzo gli obiettori sono quasi 9 su 10, così come in Sicilia; in Campania, Puglia e Basilicata quasi 8 su 10. Ci si può coprire dietro alcuni dati nazionali sull'obiezione di coscienza, ma la statistica risulta fallace quando ci rendiamo conto che in Italia ci sono ben 15 strutture ospedaliere con il 100% di obiettori. L'RU486 è ancora utilizzata troppo poco nelle strutture pubbliche, mentre è una pratica medica che potrebbe facilitare enormemente l'accesso all'aborto.
Tutto ciò non è solo un ostacolo all'aborto in sé: è un ostacolo all'aborto libero, sicuro e gratuito che pretendiamo.
L'aborto è una pratica medica salvavita, e la persona gestante ha il diritto di autodeterminarsi. Se una gravidanza non è desiderata, deve poter essere interrotta in modo libero, sicuro e gratuito.
La possibilità di ricorrere alle pratiche abortive e di ricevere ascolto nelle strutture sanitarie non dovrebbe dipendere dal luogo in cui si vive, dai soldi che si hanno per visite e viaggi, dal colore della pelle o dalla nazionalità. E il fatto che non sia così sottolinea quanto l’accesso alle cure sanitarie sia impregnato di razzismo e violenza strutturale.
Allo stesso modo, l’abilismo e la normatività cis-etero colpiscono sistematicamente chiunque esca dagli standard imposti su corpi e identità. Le persone disabili, le persone trans, non binary e queer vengono regolarmente marginalizzate, patologizzate o completamente escluse dalle pratiche di cura.
L’accesso all’aborto, alla contraccezione, alla salute sessuale e riproduttiva è spesso ostacolato da un sistema che nega la piena legittimità dei loro corpi, desideri e bisogni.
L’autodeterminazione è un diritto, ma viene ancora negata a chi non rientra nei modelli abili, cis, etero, bianchi e produttivi.
L’attacco all’accesso all’aborto è solo la punta dell’iceberg:
i consultori sono stati svuotati e, da luoghi di ascolto, cura e confronto, sono diventati spazi frequentabili solo da chi è in gravidanza, vuole prendere la pillola anticoncezionale o vuole abortire. E basta.
L’educazione sessuo-affettiva è praticamente assente nelle scuole. La stessa sorte è toccata alla prevenzione, mentre il Servizio Sanitario Nazionale è definanziato da decenni e i centri antiviolenza femministi vengono progressivamente neutralizzati.
La legge finanziaria in discussione proporrà nuovi tagli alle politiche sanitarie e sociali per finanziare la guerra, assicurando profitti da capogiro alle grandi aziende degli armamenti, mentre la sanità pubblica è già al collasso.
Nel frattempo, il governo continua la sua propaganda sessista, misogina e omolesbobitransfobica sui corpi di donne, persone trans e non binary, mentre troppo spesso chi vorrebbe avere figliǝ non si trova nelle condizioni materiali per farlo: precarietà, salari bassissimi, costo della vita insostenibile, assenza di servizi.
Non abbiamo bisogno di incentivi alla natalità fatti di retorica patriarcale e sgravi fiscali che non supportano chi ha i redditi più bassi. Abbiamo bisogno di case, welfare e reddito di autodeterminazione garantito per tuttǝ!
Rifiutiamo la crociata morale che vuole donne, persone trans, non binary e queer incintǝ, senza preoccuparsi però di garantire le condizioni affinché sia un percorso autodeterminato e non, di nuovo, una corsa a ostacoli tra mancanza di servizi e solitudine, mentre si negano diritti e dignità a tutte le altre persone nel mondo.
Le politiche razziste, securitarie, machiste e repressive di questo governo non ci proteggono, non possono essere portate avanti sui nostri corpi, e anzi sono parte integrante di un sistema patriarcale, violento, razzista e coloniale che ci vuole zittǝ e relegatǝ al ruolo di donne, madri e mogli.
Anche quest’anno, in occasione del 28 settembre, giornata internazionale per l’aborto libero, sicuro e gratuito, ci saranno numerose iniziative e piazze in tutto il paese.
Vogliamo un aborto libero, sicuro e gratuito per tuttǝ!
Per l'autodeterminazione dei corpi e dei popoli!
Palestina libera