28/10/24

Taranto - Le lavoratrici di pulizia/ausiliariato asili di nuovo in sciopero!


Si avvicina il secondo sciopero, questa volta del 30 e 31 ottobre per pesare di più.

Nelle due giornate di sciopero faremo presidi sotto Palazzo di città, dalle ore 9,30.
Chiamiamo tutte a scioperare e venire in piazza! Se siamo in tante otterremo dei risultati, perché è solo con la nostra lotta che abbiamo anche in passato conquistato dei miglioramenti, e così sarà anche ora.

Ma dobbiamo farci vedere, farci sentire, pesare.

Chi si volta dall’altra parte non merita rispetto, perché si comporta come una serva della ditta e del Comune e sfrutta lo sciopero delle altre.
Se si pensa realmente ai propri figli, alla propria famiglia, allora anche per loro bisogna scioperare! per andare avanti, per dignità, per dare un esempio che le lavoratrici, le donne soprattutto, non si possono far mettere i piedi in testa.

Noi con lo stato di agitazione, con lo sciopero del 7 ottobre abbiamo già smosso la situazione:

- è in corso una ispezione dell’Ispettorato del lavoro in tutti gli asili per verificare le nostre condizioni di lavoro e sicurezza;

- la nuova assessora ai “servizi educativi” sta facendo un giro negli asili – come da noi sempre richiesto, perché il Comune si renda conto di come dobbiamo lavorare, di come siamo sfruttate e per pochi soldi;

- la ditta questa volta ha dovuto fare un passo indietro rispetto al tentativo di ostacolare lo sciopero, con provvedimenti disciplinari alla delegata dello Slai cobas;

- intanto sono in corso esposti e ricorsi collettivi.

Con lo sciopero del 30 e 31 ottobre dobbiamo cominciare a vedere dei risultati.

Vogliamo l’aumento dell’orario di lavoro
Non vogliamo più tutte le sospensioni estive e a natale e pasqua (ci devono ridare il mese che si hanno scippato quest’estate)
Vogliamo un aumento del salario – un “salario minimo” di almeno 9 euro nette all’ora
Vogliamo sicurezza e difesa della nostra salute: strumentazione elettrica e meccanica per le pulizie, materiali idonei,
basta con imporci ordini e mansioni che non ci competono. Vogliamo rispetto!

Dalle lavoratrici in sciopero

26.10.24

27/10/24

Uno, forse due femminicidi - Basta con la "normalità" della barbarie

In provincia di Bergamo Sara è stata uccisa nella notte in casa da un suo vicino. A Piacenza una ragazza di 14 anni è caduta da un balcone dove stava con un suo amico.
Sembrano entrambi femminicidi.
Ormai sembra inutile scovare, come fa la stampa, dei moventi particolari. I femminicidi sono nella maggiorparte "fotocopie". Fatti da persone già brutte, violente, o fatti da "bravi" uomini, o ragazzi, ciò che li unisce è un odio verso le donne che non ci stanno, che vogliono rompere legami. Ciò che li unisce e fa oggi dei femminicidi una guerra che non ha e non può avere fine è il clima di barbarie che rende la bestialità "normale". 
Questo clima è amplificato, fomentato da questo sistema sociale, da questo Stato, da questo governo fascista che considera niente la vita delle donne, le loro scelte, decisioni.
Non ce la facciamo a impedire i femminicidi, gli stupri, le violenze sessuali se non rovesciamo questa società, causa di un orrore senza fine. 

I FOMENTATORI

25/10/24

E la Roccella, fascio-clericale, torna sulla "maternità surrogata"... Ma torniamo anche noi!

Forse rendendosi conto di aver fatto una legge, quella sulla "maternità surrogata come reato universale" che è inapplicabile, in contrasto con leggi di altri paesi, in contrasto con le norme giuridiche più elementari, la Min. Roccella, piena sempre di odio integralista verso le donne che vogliono essere libere di decidere, di scegliere, si è ora inventata questo diktat: «I medici sono tenuti a denunciare i casi sospetti». Cioè chiede ai medici una sorta di delazione, di segnalare i possibili casi di 'gestazione per gli altri' alla magistratura. 

A questa assurda e ridicola affermazione, hanno risposto subito gli stessi medici. "Dura la replica del presidente della Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli: «Il nostro dovere è curare e siamo esentati dal denunciare la persona assistita... che esporrebbe la persona assistita a procedimento penale». E ancora: «Il dovere di curare deriva al medico dalla legge, in primis la Costituzione, e dal codice deontologico; è confermato dalla giurisprudenza e prevale su ogni altro obbligo, facoltà o diritto».

Riccardo Magi (+Europa) attacca: «Prima si inventano un reato universale, poi cercano di trasformare i medici in una sorta di polizia surrogata per perseguitare chi ha fatto ricorso alla maternità surrogata... Se poi questa norma sarà dichiarata illegittima sono certo che il governo se la prenderà con la “magistratura politicizzata”».

Alessio Crocini, presidente delle Famiglie arcobaleno ha detto: "E' gravissimo!... da ora in poi i pediatri invece di curare e difendere la salute dei bambini e delle bambine, dovranno diventare dei delatori, degli spioni, delle persone che denunciano i genitori dei bambini... Vuol dire trasformare l'Italia in uno stato etico, in cui i diritti vengono sostituiti dai valori (reazionari, da medioevo - ndr).

ALLORA TORNIAMO ANCHE NOI, DEL MFPR, SU QUESTO

 OBBROBRIO DI LEGGE

(da ORE 12 Controinformazione rossoperaia del 17/10)

Prima di tutto noi dobbiamo dire un netto No alla legge sulla “maternità surrogata come reato universale”. Certo, già in Italia la maternità surrogata è da venti anni un reato. Ora l'hanno resa reato universale, per cui anche se si fa all'estero, in un paese che consente, che prevede la maternità surrogata, quando la donna e i futuri genitori vengono in Italia rischiano l'arresto.

Diciamo ai membri del governo, del parlamento nero che hanno varato questa legge:

Voi, gente marcia, disumana, per piacere, non osate parlare di diritti di bambini e di donne! Nessuno può essere da voi ingannato.

La condizione di sfruttamento, di oppressione e di violenza contro le donne sono fatti nostri, sono lotte nostre e nei paesi oppressi sono la conseguenza barbara prima di tutto del vostro sistema imperialista che vuole tenere soggiogati i popoli, le donne, i bambini per i vostri sporchi profitti di sangue. La condizione delle donne e dei bambini è parte della nostra lotta di classe, della nostra rivoluzione contro il vostro mondo capitalista, imperialista, che non ha più nulla di civile, di umano.

Voi miserabili di questo governo reazionario, fascista, sessista, i vostri giornali, le vostre Tv, vi riempite la bocca di civiltà, di difesa delle donne più povere, sfruttate, di tutela della vita dei bambini, di diritti universali, ecc. Ma la Meloni e company non sono gli stessi che continuano a dare sostegno e armi ad Israele per massacrare donne e bambini? Non sono gli stessi che permettono che a quei bambini non possa arrivare neanche una briciola di cibo, neanche una goccia di acqua, una medicina, e per questo tanti altri muoiono a migliaia?

Non sono gli stessi che si voltano dall'altra parte, di fronte al pianto, alla disperazione atroce, alla rabbia delle madri che vedono morire i propri figli? Non sono gli stessi che fomentano le guerre imperialiste che bombardano anche gli ospedali, che impediscono alle donne palestinesi di partorire in una condizione di minima dignità, appunto, di civiltà?

Non sono gli stessi che lasciano in mare donne e bambini quando fuggono dai loro paesi, e tanti vi muoiono? Cutro, a voi Meloni, Salvini, è servito solo per fare l'ennesimo decreto contro i migranti. Neanche una stretta di mano avete dato ai genitori disperati di fronte alla morte dei loro bambini.


Voi ipocriti parlate di diritti delle donne, parlate di impedire lo sfruttamento dei loro corpi...
Ma scusate, dove stanno i diritti delle donne che vengono uccise in famiglia ormai ogni giorno? Che denunciano più volte i loro mariti, ma vengono rimandate a casa dalla polizia, dai carabinieri ad aspettare il prossimo femminicidio. Voi maledetti impregnate l'aria di un umore sempre più nero, prevaricatore che sviluppa come “normali” comportamenti invece sempre più bestiali.

Voi parlate di difesa delle donne più povere? Quando siete voi che togliendo reddito, rendendo precario il lavoro soprattutto alle donne, scaricando su di loro i tagli per i servizi, l'assistenza ai figli, ai genitori anziani, rendete la maggioranza delle donne sempre più povere, dipendenti e ricattabili.

Voi parlate di famiglia naturale, di figli, di aumento della natalità, ma al massimo pensate di destinare un bonus di 1000 euro per la nascita di un figlio. Una manciata di euro a scopo soprattutto di auto propaganda di questo governo che intanto i veri e molti soldi li dà ai padroni, ai ricchi.

Voi parlate di valori morali mentre uno dei massimi rappresentanti istituzionali, La Russa, ha figli stupratori e drogati? Mentre la stessa capa del governo, la Meloni, ha ridotto la figlia bambina a “vetrina” da portarsi appresso nei Vertici, usando tra l'altro anche per questo soldi pubblici, per dire: “vedete come sono brava? Sono nello stesso tempo una brava madre, una donna impegnata”.

Quindi quando parlano di maternità surrogata, prima di tutto respingiamo questa feccia e i suoi scopi.

E lo scopo di questo governo, dei suoi parlamentari neri, anche con questa legge, è di dare un altro colpo alla libertà di scelta delle stesse donne, delle coppie omosessuali. E’ di imporre l'ordine reazionario fascista, per cui del corpo delle donne decido io. E quindi in questo senso, l'abbiamo già detto, legge sulla maternità surrogata e legge, che fra poco faranno di attacco esplicito, formale al diritto d'aborto sono due facce della stessa medaglia.

Quindi il loro scopo non ha niente di tutela delle donne più sfruttati e oppresse.

Questa questione della maternità surrogata, della condizione delle donne soprattutto nei paesi dipendenti dall'imperialismo, fa parte per noi della lotta per un mondo nuovo in cui nessuna donna sia più oppressa e costretta a vendere il proprio corpo, ma sia libera di scegliere anche di donare per gli altri, di mettere liberamente per gli altri il proprio corpo, la propria capacità di poter procreare dei figli. Ma sia libera.

In questo mondo nuovo che noi chiamiamo socialismo, frutto di una rivoluzione proletaria in cui le donne siano la metà del cielo, anche la maternità surrogata sarà parte di quelle contraddizioni, tra queste la mercificazione del corpo delle donne, che però, soprattutto le donne risolveranno, perché le donne avranno il potere di decidere.

Quindi la prima questione è non farsi ingannare dalle parole, ma vedere questo come non diverso da tutti gli altri attacchi che stanno portando avanti questo governo, questo Parlamento alla condizione della maggioranza delle donne, come della maggioranza dei lavoratori, delle lavoratrici, delle masse popolari; come parte di questa sorta di dittatura che si vuole imporre.

Noi sappiamo bene che la questione della maternità surrogata, in questo sistema sociale capitalista/imperialista è frutto in generale di sfruttamento, a volte violento, del corpo delle donne, espressione di una inaccettabile disparità che è soprattutto di classe, perché si tratta di un rapporto per cui c'è chi compra perché ha i soldi e c'è chi vende perchè ha bisogno di soldi, e quindi non è un rapporto di volontà alla pari, che comunque non ci può essere in un sistema sociale basato sulla divisione in classi, sul rapporto imperialismo/popoli oppressi; un sistema in cui la maggioranza delle donne, proprio le donne più povere non sono libere di scegliere.

Però, oggi non è questo in discussione, nè da parte del governo, della Meloni, della Roccella, di Salvini. Ecc. Quello che ha fatto questo governo non c'entra assolutamente niente col rispetto del corpo delle donne!

Tant'è che contemporaneamente viene avanti la campagna sulla natalità. Ma la natalità per cosa? Tante donne non è che non vorrebbero avere i figli. Ma si tratta di due questioni nettamente opposte. Il governo, la maggioranza parlamentare quando parla di natalità, dice: voi donne dovete sfornare figli per il capitale, per fornire nuove braccia da sfruttare o per essere corpi da mandare in guerra, nella loro guerra imperialista e genocida. Le donne vengono considerate come macchine per la riproduzione di forza lavoro e di forza di guerra.

Quindi figuriamoci se questo governo può, nella sua denuncia dello sfruttamento dei corpi delle donne, stare dalla parte delle donne.

Ultima cosa. Non c'entra niente la nostra denuncia con quella che fa la Schlein, il Pd, l'opposizione in Parlamento. L'opposizione gli fa un baffo al governo Meloni, non è in grado neanche di scalfire, di mettere per un attimo a rischio i provvedimenti decisi dal governo. La loro “opposizione” è veramente una cosa pietosa. Serve più da diga verso una necessaria lotta contro il Parlamento, il governo che da freno a leggi sempre più fasciste contro la maggioranza delle masse popolari, contro le donne.

Ma anche questo è un problema nostro! E’ un problema delle nostre difficoltà a costruire un movimento che sia continuo, che sia effettivamente pericoloso per questo governo, per rovesciare questo governo. Ma questo problema, che è nostro, lo stiamo risolvendo, signore e signori...

Info - Assemblea nazionale di NUDM - La seguiremo

L'Assemblea nazionale di NUDM è stata annunciata all'ultimo momento, per cui non potremo partecipare direttamente, ma la seguiremo. 

In sintesi. In generale la denuncia fatta nel loro comunicato la condividiamo. Ma non siamo d'accordo che non parlano di "imperialismo", ma di "ordine patriarcale, coloniale e neoliberale"; così come non denunciano chiaramente come moderno fascista il governo Meloni.
Non condividiamo inoltre la parte finale del comunicato, nè come vengono poste le domande che guideranno la 2gg.

Ma seguiremo gli interventi e poi nel caso faremo un testo, commento.

MFPR

24/10/24

CONTRO LE OPERAIE RIBELLI SLAI COBAS, ALLA BERETTA CGIL E PADRONI SI ACCORDANO. UN PASSO AVANTI DEL FASCISMO PADRONALE.

 

Martedi 22 ottobre assemblea delle operaie appalto Beretta. Un’assemblea complicata e frazionata dall’introduzione del nuovo turno 6x6, ma necessaria perché dentro una fabbrica nulla si può dare per scontato. Il tempo non basta mai, c'è fretta, ma guai a non guardare dentro il quadro generale della crisi e della guerra, a non vedere che lo sciopero del gruppo Stellantis del 18 ottobre ha fatto incontrare gli operai dopo almeno 15 anni nella manifestazione di Roma e ciò rappresenta un elemento di interesse per l'intera classe operaia. C'è modo anche di tornare sul DDL 1660 in discussione al senato, alle mobilitazione del 18/19 ottobre, di sciopero e di piazza in 32 città, che hanno aperto la campagna che in ogni settore, giovanile, sociale, dei lavoratori, in ogni fabbrica siamo chiamati a sostenere contro un disegno legge repressivo, scritto per vietare l'opposizione che il governo non approva, frutto della natura fascista del governo Meloni e proprio per questo non potrà essere fermato senza porsi l'obiettivo della caduta del governo.

E poi si parla della Cgil, per chiarire che ha preso il posto della Uil al Salumificio F.lli Beretta scappata dopo aver reso ai padroni il favore di due firme vergognose sul cambio appalto e sul ‘taglio’ del premio per le operaie (700 euro per 3 anni tolti alle operaie), ma va nella stessa direzione. Per restare a quanto avviene in azienda, Cgil è la stessa che organizza la maggioranza delle operaie dirette Beretta, con una alta percentuale di precarie, con contratti brevi, un forte turn over e dure condizioni di lavoro. Siamo al punto che la fama presso le agenzie di somministrazione ormai è ‘alla Beretta? No grazie’, o ‘dove mi hai mandato?’. Cgli è la stessa cieca per anni verso l’appalto e complice per le condizioni delle operaie dell’appalto, visto che il loro lavoro dipende direttamente dagli accordi sindacali di produttività, siglati al Salumificio, dai tempi e ritmi delle operaie Beretta. Nel reparto unico, le linee e le mansioni simili per tutte, l'appalto ingiustificato è un espediente per togliere diritti e paga alle operaie, almeno 400 euro al mese, con il CCNL Multiservizi.

Lo sciopero Slai Cobas nell'appalto di settembre, a sorpresa, contro le peggiorate condizioni di lavoro, l’autoritarismo e le discriminazioni mirate, di fatto una crescente repressione in fabbrica, per il rinnovo dell’Accordo Integrativo Aziendale e la fine dell’appalto con l’assunzione di tutte le operaie a Beretta, ha smosso la Cgil che, si è scoperto dopo, si è incontra con l'azienda per vedere il da farsi. Ma l'ordine di Beretta per introdurre anche nell'appalto su di una linea il turno 6x6 provoca la contrarietà delle operaie che vogliono opportune garanzie, economiche e nella pianificazione dei nuovi turni. Questo porta ad un nuovo sciopero partecipato voluto di fatto da tutte le operaie del reparto come unico. Slai Cobas mantiene i punti del precedente sciopero e rivendica una piattaforma discussa nelle assemblee, e una trattativa con i sindacati scelti liberamente dalle operaie.

Il giorno dopo Cgil incontra separatamente l’azienda e firma alle spalle di tutte le operaie un brutto accordo per il 6x6, tradendo lo stesso sciopero, senza alcun mandato e discussione per le richieste tra le

operaie, nemmeno tra le iscritte. Mpm ha urgente bisogno dell'accordo per modificare i turni e per zittire le richieste extra delle operaie, Cgil ne ha bisogno per tenere il tavolo e per evitare che la lotta le scappi di mano, quindi firma al volo. A dimostrazione anche qui che per padroni e Cgil (e Uil e Cisl quando tocca a loro), le operaie ribelli, che scelgono da se il sindacato Slai Cobas sono ugualmente pericolose e da isolare usando gli stessi metodi. Il prossimo passo annunciato è l’Accordo Integrativo che vogliono stravolgere e legare alla produttività!

L'accordo del 6x6 è brutto, ha creato malumore e confusione tra molte lavoratrici. Il giorno dopo tra le fila della Cgil chi ha subito se ne fa apparentemente una ragione o è stata 'recuperata'. Ma l’assemblea serve per sgombrare ogni dubbio, per rafforzare l'unità delle operaie, per ribadire che CGIL e le sue delegate NON possono trattare per tutto l'appalto, che è sbagliato pensare 'prendere qualcosa è meglio di niente', 'piuttosto chiedo direttamente ai capi un extra...' perchè se accettiamo ciò, si va indietro su tutto, si torna all'individualismo, e addio rivendicazioni collettive, alle operaie che si fanno forza nella lotta, come con lo Slai Cobas abbiamo cominciato a fare. Si torna, come ripetono spesso 'al tempo delle cooperative, quando il direttore urlava sulle operaie dall'ufficio al primo piano e bisognava abbassare la testa'. Questi sindacati amici delle aziende, vanno contestati, hanno fatto una grave azione contraria ai valori di classe, all'unità di classe. I sindacati non li devono scegliere i padroni, E i punti da portare alla trattativa si decidono in assemblea con le operaie e i sindacati delle operaie,  non per richiesta personale alle delegate.

Quindi resta fermo il fatto che il contratto aziendale 2021/2024 c'è. Va rinnovato non fatto a pezzi. Rinnovarlo vuol dire migliorarlo, aggiungere parti, soldi, tutto è aumentato, servono soldi veri senza condizioni, come i 150 euro del 2021, consolidare i punti sull'OdL e per la sicurezza, non togliere o cambiare quello che chiede l'azienda. Agire per unire le lavoratrici su di una piattaforma operaia e contrastare le trattative sottobanco che lasciano le operaie sole e impotenti davanti allo sfruttamento. La lotta contro l'appalto MPM/BERETTA resta aperta, per la garanzia del lavoro, la fine del Multiservizi, l'assunzione Beretta per tutte con il CCNL Alimentari. Con un livello nuovo di scontro in fabbrica. Il gruppo di operaie che fino a ieri si sottraeva alla lotta, agli scioperi, come ha dimostrato l'accordo 6x6, oggi è organizzato dalla Cgil, che manovra per ostacolare Slai Cobas, le rivendicazioni contro l'appalto... Manovra a difesa della situazione esistente, per imporre richieste compatibili con il sistema di sfruttamento e gli interessi padronali, a perdere per le operaie, un freno allo sviluppo della lotta di classe.

Quindi escludere Slai Cobas va oltre la singola trattativa. Qui siamo di fronte ad un piano di azione tra Mpm/Cgil, alla convergenza degli interessi tra padroni e la rappresentanza dei lavoratori in una forma neocorporativa che per soffocare un'esperienza autonoma in fabbrica e gli interessi operai che rappresenta, nega attivamente la libera rappresentanza delle operaie Slai Cobas e allo Slai Cobas e apre sul campo al fascismo padronale.

23/10/24

Il governo Meloni/Roccella che inneggia ogni giorno alla famiglia/figli decide di tagliare sugli asili nido per i bambini

"Il governo taglia gli obiettivi di copertura degli asili nido a livello locale. E mette nero su bianco il fatto che il traguardo di un posto ogni tre bimbi, fissato a livello nazionale per allinearci agli standard europei, non varrà per tutta l’Italia e per tutti gli italiani, di certo non per quelli di Sud e Isole che oggi soffrono le carenze più gravi." (da la Repubblica)

Il criterio di valutazione sarà quello «delle disparità regionali», come si legge nel Piano strutturale di bilancio (Psb) trasmesso dal ministro Giorgetti a Bruxelles e in merito al tema dei nidi l’obiettivo del 33% già inserito nel Pnrr per il 2026 viene sì confermato a livello nazionale ma in una prospettiva più lunga mentre spunta ora l'obiettivo TERRITORIALE che diminuisce fino al 15%.
In Italia vi sono già enormi differenze tra le regioni per quanto riguarda la disponibilità di posti in asilo per bambini sotto i 3 anni, rispetto a regioni come Umbria (46,5%) o Emilia Romagna (43,1%) vi sono regioni come Campania (13,2%) e Sicilia (13,9%), e in generale quelle del sud che sono ben sotto la soglia prevista.
E' chiaro che con la revisione del governo Meloni/Giorgetti si mette subito in atto la parola d'ordine di questo governo "tagliare, tagliare, tagliare", prevista per la nuova finanziaria che di fatto si scaricherà ancora una volta in primis sulle donne, contro cui questo governo con a capo la "donna, madre e cristiana" Meloni si accanisce da quando si è insediato per la sua natura ideologica fascio-sessista, e contro tantissime famiglie. quelle famiglie a cui inneggia ogni giorno questo governo, quella famiglia che deve mettere al mondo figli su figli ma che poi nei fatti concreti e reali non può materialmente crescerli questi figli, visti i bassi salari, quando ci sono, e i tagli sempre più pesanti ai servizi scolastici, sociali, vedi ora gli asili nido.

Si riempiono la bocca vomitando ipocrisia e arroganza la Meloni, la Roccella... con proclami su famiglia e natalità, si "disperano" per la denatalità crescente colpevolizzando le donne se non mettono al mondo figli, perchè per questo governo le donne valgono socialmente solo se sfornano figli, mentre da un lato non risolvono affatto alcun problema dal punto di visto economico/sociale e dall'altro mirano al cuore dell'attacco alle donne sul diritto di aborto e di libera scelta delle donne.
E' sempre più il tempo di ribellarsi, organizzarsi per farlo e di lottare contro questo governo per cacciarlo!

20/10/24

Femminicidi con armi legali: la politica è complice! E una nota

Celeste Palmieri è stata uccisa dal coniuge già denunciato e provvisto di braccialetto elettronico e con un divieto di avvicinamento nei confronti della donna. 

Il braccialetto elettronico non ha funzionato. Come nel femminicidio di Roua Nabi un mese fa. 

È di poche ore fa, la notizia dell’uccisione di un’altra donna di 56 anni di Civitavecchia sempre per mano dell’ex compagno e nonostante il braccialetto elettronico. 

È palese, il dispositivo elettronico spesso non funziona, non ha campo, dà falsi allarmi e anche il tasto SOS è difettoso. Il maltrattante riesce più volte ad avvicinarsi alla donna senza attivazione dell'allarme e senza che la polizia faccia niente per sistemare la situazione. Celeste Palmieri è stata uccisa dal marito, il suo femminicidio è il terzo in tre giorni ma non solo, Celeste è stata uccisa dalla lentezza processuale, dalla poca serietà di uno Stato che non si cura su ogni livello delle vittime di violenza maschile, della mancanza di controllo da parte della polizia verso i sistemi elettronici di geolocalizzazione ma non finisce qui. 

Il maltrattante di Celeste era un ex guardia penitenziaria che ha ucciso la moglie con un'arma da fuoco legalmente detenuta. 

Qui si apre doverosamente un altro capitolo ovvero quello delle armi, delle licenze date con leggerezza, delle pistole d'ordinanza e dell'incidenza dei femminicidi avvenuto con armi da fuoco. 

I femminicidi commessi dai legali detentori di arma armi non sono un evento raro o sporadico, tutt'altro. Come ha documentato il rapporto della commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio, sulla base delle sentenze giudiziarie nel biennio 2017/2018 in Italia il 16,1% dei femminicidi è stato commesso da persone in regolare possesso di una licenza delle armi. Il dato è allarmante e il motivo è presto detto. I possessori legali di armi in Italia sono all'incirca quattro milioni cioè l'8% della popolazione adulta ma questa limitata porzione di popolazione è all'origine del doppio della percentuale di femminicidi che si verificano nel nostro paese. 

E qual è la novità che si prospetta in futuro? L'articolo 28 del DDL 1660 autorizza gli agenti di pubblica sicurezza a portare senza licenza alcune tipologie di armi tra cui rivoltelle e pistole di ogni misura quando non sono in servizio. In altre parole il famoso decreto Sicurezza immette altre armi legali nella società che si tradurranno, alla luce dei dati sopra detti, in un aumento del rischio di una donna di morire ammazzata per mano del compagno legalmente detentore di un’arma. 

Chissà quando il Viminale si sveglierà su tutta questa sconfinata materia che va dalla totale mancanza di formazione delle forze dell'ordine sulla violenza di genere alla prolificazione delle armi per chi ha la divisa passando per il rilascio delle licenze e il controllo dei due dispositivi elettronici non funzionanti. Nel frattempo, in questa totale, incuria le donne continuano ad essere uccise di femminicidi. 

Sui legali detentori di armi si stende una coltre di complice silenzio della politica ancora più inaccettabile visto la loquacità con cui la Presidente e tanti politici commentano fatti di cronaca soprattutto quando vedono coinvolte persone immigrate. L'utilizzo dell'arma legalmente detenuta per commettere femminicidi è purtroppo un fenomeno sottovalutato non solo dai rappresentanti politici ma anche dalle autorità di pubblica sicurezza. Avere un'arma costituisce una tentazione ad usarla, se è vero che qualsiasi strumento può essere utilizzato per uccidere però è altrettanto vero che l’arma da fuoco permette al potenziale assassino di perpetrare il crimine con estrema facilità e senza doversi 

esercitare nei confronti della vittima alcuna forza fisica, è sufficiente premere il grilletto. Non è un caso perciò che nei casi di femminicidio commessi da legali detentori di armi, lo strumento utilizzato sia quasi totalmente l'arma da fuoco. 

Il femminicidio è un fenomeno che va contrastato con l'istruzione e l'educazione sradicando la cultura patriarcale del dominio dell'uomo sulla donna ma richiede anche provvedimenti urgenti per limitare il possesso delle armi, norme più rigorose sul rilascio delle licenze e controlli più frequenti accurati sui legali detentori di armi. Non è più accettabile che l'arma detenuta per lavoro, per uso sportivo, per la caccia o col pretesto della legittima difesa divenga lo strumento privilegiato per l'omicidio di una donna. 

Se il governo fosse ossessionato dal contrasto alla violenza di genere nella misura del 10% di quanto lo è per il contrasto di manifestanti, ambientalisti, attivisti, immigrati probabilmente non avremmo già 88 donne ammazzate. 


Avv. Antonietta Ricci - Taranto


NOTA DEL MFPR


"Politica" vuol dire governo, oggi governo Meloni, che non solo è complice nel non fare nulla per frenare i femminicidi, ma li alimenta, a livello ideologico, spandendo humus fascista, brodo ideale di coltura della violenza degli uomini che odiano le donne e di una sempre più bestiale visione di possesso delle donne, per cui non è proprio concepito che le donne possano ribellarsi a legami oppressivi e violenti; a livello politico - appunto, ultimo il decreto di "sicurezza" 1660; a livello giudiziario - quanti uomini omicidi escono con motivazioni oscene, dopo pochi anni di carcere, o non vengono neanche condannati?!

Quindi se non ci liberiamo di questo governo fascista da "Dio, Patria, Famiglia", che legittima la reazione verso chi, e le donne non possono essere che le prime, non accetta questa triplice oppressione, i femminicidi continueranno e aumenteranno, armi o non armi.

Quindi il Viminale, oggi gestito dal MIn. Piantedosi, non può "svegliarsi" perchè è pienamente espressione di questa politica reazionaria. Le forze dell'ordine devono essere sempre più e solo al servizio delle repressione delle proteste, delle lotte dei lavoratori che fuoriescono dall'ordine che impongono padroni e Stato borghese. attrezzate alla repressione feroce dei detenuti, dei migranti. Perchè mai dovrebbero essere formati, il Viminale dovrebbere mettere fondi per difendere le donne dalla "violenza di genere"?

"Anche sul contrasto al femminicidio con l'istruzione e l'educazione", nella situazione che stiamo vivendo, ma sicuramente anche prima, chi lo dovrebbe fare? La scuola di Valditara, che vuole una istruzione militarizzata, poca ma al servizio di un futuro o di sfruttamento o di guerra; che vuole una scuola dei voti in condotta, in cui ciò che conta è l'adesione all'ideologia conservatrice (in cui non è prevista la libertà di decidere della propria vita delle donne), è il servilismo verso "Dio, Patria, Famiglia"? 

Chi dovrebbe diffondere una cultura di rispetto? I Min. Giuli, seguito a Sangiuliano? Ma per favore!


Noi pensiamo che ci vuole tutt'altro. Che ci vuole scatenare la furia delle donne contro gli uomini che odiano le donne, il governo, lo Stato borghese che odia le donne (che non sono Meloni, Roccella, Santanchè...)

14/10/24

Protesta al convegno di Federvita a Torino, Roccella: «Sinistra è contro le donne e la legge 194» - info


Dalla stampa - Anche la Diocesi di Torino esprime «sconcerto per le contestazioni, bisogna garantire il pluralismo»
In Piemonte è ancora scontro politico e sociale tra associazioni pro-choice contro movimenti antiabortisti e contro il loro maggiore promotore istituzionale in Consiglio, l’assessore regionale al welfare Maurizio Marrone. Esploso due anni fa a causa del fondo Vita Nascente istituito dalla giunta Cirio per sostenere le donne che non interrompono una gravidanza indesiderata, e alimentato poi dalla recente apertura della stanza dell’ascolto interna all’ospedale femminile sant’Anna di Torino offerta in dote ai movimenti antiabortisti, ieri si è consumato un ennesimo conflitto (verbale) tra le parti. L’occasione? Un convegno organizzato da Federvita Piemonte, organo federativo dei principali movimenti antiabortisti locali, come i Movimenti Vita del Piemonte e i Centri aiuto Vita e che promuovono «la diffusione di una cultura rispettosa del valore della vita umana dal concepimento naturale alla morte naturale». 
Contrari ai principi ispiratori del convegno dal titolo «per una vera tutela sociale della maternità», alcuni collettivi femministi hanno organizzato un presidio davanti al collegio San Giuseppe di Torino, che lo ospitava. Già dalla tarda notte di venerdì, inoltre, l’edificio è stato imbrattato con slogan contro l’assessore Marrone e i rappresentanti dei movimenti antiabortisti.
... il collettivo femminista Non Una di Meno ha precisato che «l’aborto non può essere una questione di religione o di morale e noi non staremo zitte». 

Operaie Stellantis Mirafiori: "da marzo ho prestato servizio in linea a Mirafiori solo 8 giorni...". MA

Ma non serve solo lamentarsi...
Leggi l'articolo del blog proletari comunisti:

L’operaia Stellantis: «Negli ultimi sette mesi ho lavorato 8 giorni. Tavares? Non è un manager che stringe la mano agli operai»
La vita in Cig di Sabrina De Luca, addetta alla 500 elettrica: «Lavoro da 24 anni in fabbrica. Più di dieci li ho trascorsi in cassa integrazione. E da marzo ho prestato servizio in linea a Mirafiori solo 8 giorni. Così non si può andare avanti, non con uno stipendio da Cig di mille euro al mese e due figli da sfamare e da mandare a scuola». Sabrina De Luca è una delle 2.800 tute blu delle Carrozziere di Mirafiori, chiuse fino al 4 novembre e con poche speranze di varcare quei cancelli prima del nuovo anno, che giovedì parteciperà all’assemblea di piazza davanti alla palazzina di corso Agnelli. Cinquantadue anni, sposata, due figli, ha vissuto sulla sua pelle tutti i testacoda dell’automotive torinese dell’ultimo quarto di secolo: «operaia Bertone a Grugliasco, 9 anni filati di cassa, poi l’arrivo di Sergio Marchionne, le speranze, e il rilancio dello stabilimento nel segno di Maserati fino alla vendita della fabbrica e al trasferimento a Mirafiori dell’era Tavares».
Signora De Luca, come si vive con mille euro al mese?
«Male. Ovviamente io e mio marito non possiamo comprare un’auto nuova, e viaggiamo con una Lancia Ypsilon vecchia di dieci anni con il tubo di scappamento mezzo rotto. Si capisce poi perché il mercato dell’auto in Italia è fermo. Non ci sono soldi per andare in pizzeria, infatti io la preparo in casa per risparmiare, figurarsi per comprare una vettura elettrica o modelli Maserati scontati, come l’azienda ha avuto il coraggio di proporci qualche settimana fa. Faccio fatica a capire come siamo finiti a questo punto. Prima vivevamo un sogno ora un incubo».
Quando ha vissuto il sogno?
«I giorni di Marchionne. Io ero operaia alla Bertone, 9 anni filati di cassa integrazione e il fallimento. Poi siamo stati acquistati da Fca.
Come immagina il suo futuro?
«Grigio. Non so neppure quando e come andrò in pensione dopo una vita di cassa integrazione. Oggi il pensiero va ai miei figli, fanno le superiori. Tutto costa caro: libri per la scuola, le scarpe, il cibo, i vestiti e il mutuo da pagare. Per fortuna mio marito, che lavora in Stellantis, non è in cassa, ma il budget familiare resta risicato».
L’azienda propone trasferte ben pagate in Polonia e Francia dove il lavoro non manca.
«L’azienda vuole lavoratori sani al 100%. In tanti alle Carrozzeria abbiamo più di un acciacco, l’età media dei lavoratori è sopra i 54 anni. Io sono reduce da un tumore che mi ha lasciato un’invalidità. Non posso far altro che aspettare la riapertura delle Carrozzerie e tornare allo stipendio standard di 1.500 euro».
A Mirafiori soffrono le Carrozzerie ma vanno bene gli impianti dei cambi ibridi e l’hub di Economia Circolare. Perché non chiede il trasferimento?
«Perché sono al completo a quanto mi risulta. Tanti colleghi delle Carrozzerie si sono già trasferiti, altri arrivano da altri stabilimenti».
Di cosa si occupa in linea?
«Oggi di diagnosi della vettura. Prima ero deliberatrice a fine linee, ovvero verificavo che tutto fosse a posto».
Stellantis chiede incentivi per ripartire.
«Chi in Europa ha deciso di passare alla mobilità elettrica non ha fatto i conti con la realtà. E oggi se non c’è lavoro non compreremo né diesel né elettrico».

09/10/24

Lettera di Maja - Abbiamo liberato dal carcere di Orban Ilaria Salis, liberiamo Maja!


Lettera di Maja
Da Osservatorio repressione
    ottobre 08, 2024 in antifascismo Edit 
Lettera scritta da Maja, dal carcere di Budapest dove è reclusa, in occasione della manifestazione che si è tenuta a Jena il 28 febbraio. Oltre alla denuncia delle terribili condizioni detentive, alla brutalità della polizia e all’avanzata delle destre in tutta europa, va sottolineato come più volte nella lettera faccia riferimento all’importanza della solidarietà dal basso ed alla vicinanza di tutte le persone che si organizzano per lottare per “una società queer, inclusiva, antifascista, femminista, critica, antirazzista, aperta e solidale.”

"Voglio essere sincer* con voi, oscillo tra lo sconforto e l’allegria sfrenata, tra la tristezza e la rabbia, incatenata a paure, dubbi e desideri. Mi faccio forza, tocco il fondo, sono euforica e poi nuovamente vicino alla disperazione, pensieri presuntuosi seguono una rassegnazione meschina.
Questa accettazione, unita all’impotenza, mi ha corroso sempre di più negli ultimi mesi, prima con la prigione in Germania, la discriminazione strutturale intorno a me, la costante repressione, le storie di vita che vengono spietatamente annientate perché sono pochi i detenuti che hanno una rete sociale abbastanza forte da assorbire la dura realtà carceraria. Questo rende ancora più importante intendere il carcere come un luogo di aggregazione, ma anche questo mi è stato negato.
Poi è arrivato il volo notturno in elicottero e il primo giorno nell’ignoto. All’inizio ero scioccata, inorridita dalla brutalità e dalla desolazione che regnavano qui, ma ora lo sono raramente, non ne ho la forza. L’isolamento, quasi 24 ore da sol*, una telecamera che riprende ogni mio movimento. Essere incatenat* e perquisit* dalla testa ai piedi quotidianamente, funzionari che si limitano ad amministrarci, la mancanza di contatto con le persone, la lista è lunga…
È un veleno che si diffonde lentamente nel corpo, paralizzandolo, dicendoci che non c’è alternativa all’accettazione di questa procedura disumanizzante di repressione e prigionia. Semina il dubbio, un dubbio che è quasi cresciuto in me a tal punto che non volevo iniziare a scrivere queste righe.
Mi sono convint* che non avesse senso, che non avessi la forza di dire la cosa giusta per ottenere qualcosa di cui spesso non ho un’idea concreta. La speranza porta fiducia? O semplicemente compassione e solidarietà? Non voglio fare prediche, non voglio implorare e soprattutto non voglio crogiolarmi nella sofferenza. Vorrei comunque dire qualcosa, dato che questo non è il momento giusto per tacere. Sì, vorrei dire un sincero “grazie”, trovare le parole come fate voi, per riuscire a farmi andare avanti.
Aggiungo che resterò critic* e vigile, solidale e sempre con il cuore pieno di speranza, nonostante l’oscurità.
Non c’è bisogno che ve lo dica io, sono passate solo tre settimane dalle elezioni regionali, tre settimane da Solingen [attentato del 23 agosto rivendicato dall’ISIS con 3 morti e 8 feriti a cui è seguita una grave stretta nelle politiche migratorie in Germania. NdT], settimane di dolore, di rabbia e di impotenza ricorrente, perché tutti abbiamo vissuto questa merda abbastanza a lungo, tutti abbiamo dovuto sperimentare come l’indicibile diventi dicibile, come alle parole seguano i fatti, violenti ed emarginanti, come una politica stenda il tappeto rosso ai suoi nemici per paura di una società libera.
Il veleno strisciante, l’accettazione.
Probabilmente è questo che mi spinge a scrivere questo discorso, l’orgoglio, l’ammirazione per quelle persone che lottano e rendono visibile ogni giorno una società queer, inclusiva, antifascista, femminista, critica, antirazzista, aperta e solidale.  Questo siete voi, voi che state qui, voi che agite, su grande e piccola scala. Quando il cielo si fa buio, guardatevi l’un l’altro, come potrebbero le persone non trovare sostegno qui? Vorrei incoraggiarvi a dire e a mostrare quanta forza alberga in voi e quanto riusciate a realizzare ogni giorno, in grande o in piccolo.
Nonostante il veleno presente nella società, dalla repressione autoritaria al populismo folle, unitevi, saldi, e fate molto di più che gridare frasi vuote nel mondo. La vostra solidarietà sarà riconosciuta, siatene certi, incoraggiatevi per continuare a lottare, potete fare la differenza.
Sì, non è stato possibile impedire la mia estradizione, anche se le autorità sono ben consapevoli di quanto siano disumane le condizioni qui, di quanto l’Ungheria sia lontana dall’essere un paese con stato di diritto e di quanto poco valgano qui le direttive dell’UE. È stato un calcolo cieco, cieco solo per le vittime che comporta, hanno voluto spezzare e portare allo stremo le persone, i processi costituzionali sono stati a lungo una spina nel fianco della polizia regionale e dei suoi procuratori.
Il fatto che molte persone si rifiutino di accettarlo mi dà speranza ed è questo che serve, oltre alla fiducia e al coraggio. Spetta a tutti noi garantire che una simile estradizione non si ripeta, c’è bisogno di tutti i nostri occhi vigili affinché ciò che troppo spesso diamo per scontato non si spazzato via.
È deprimente preservare solo ciò per cui si è faticosamente lottato, per difendere quello che una volta era un consenso democratico contro politiche reazionarie. Quando sento come le persone voltano le spalle alla Turingia e vanno avanti per la loro strada, mi scoraggio e mi chiedo: “Perchè proprio ora!?”
Non posso prendermela, soprattutto con chi è esposto quotidianamente all’odio e a campagne diffamatorie o con chi non ha un sostegno concreto. Ciò che gli ultimi mesi in carcere mi hanno mostrato è che è anche possibile, persino necessario, sopravvivere nel posto sbagliato per prendere coscienza del bisogno interiore di cambiamento e giustizia. C’è davvero una linea sottile tra l’essere buoni a parole e l’accettare con sconforto. La via di mezzo mi è sembrata spesso piena di nebbia, impraticabile, ma osare percorrerla comunque è ciò che costituisce la forza.
E questo mi riporta al motivo per cui ho deciso di scrivere queste righe. Può sembrare patetico, ma per me è sempre stata una fonte di forza fare questi passi difficili senza la paura di rimanere sol@. Mi ha sempre ricordato di non intraprendere mai un cammino senza empatia, senza amore, il cui terreno è grondante di disprezzo. Siete stati voi a togliermi la paura negli ultimi mesi e a esortarmi silenziosamente di non accettare, per quanto disperati possano sembrare, alcuni giorni. Non smettiamo di dissentire da coloro che ci combattono così aspramente, che cercano di smascherarci, denigrarci e rapirci di notte. Sanno di sbagliare, da qui la loro durezza, che altro non è che sintomo di paura. Mostriamo invece la nostra forza con l’amicizia, la solidarietà e l’allegria, sempre con la porta aperta a chi osa mettersi in discussione criticamente.

Rimango con un pensiero di solidarietà, Maja

traduzione a cura di Free All ANTIFAS – Italy

Sulla vicenda giudiziaria di Maja sentiamo l’europarlamentare Ilaria Salis, liberata grazie all’elezione dopo una prigionia di 16 mesi in Ungheria, dove rischiava una pesantissima condanna per aver partecipato a manifestazioni antinaziste, accusata senza prove di aver percosso militanti neofascisti. Ascolta o scarica