Attualmente sono tutte in cigs per 24 mesi, con la prospettiva, molto incerta, per una parte di loro di una riconversione occupazionale se il sito trova un'altra azienda disposta ad acquistare, insieme ad un’altra prospettiva, questa più certa, che se entro marzo 2011 non verranno ricollocate 104 di loro anche 1a Cigs finirà.
Queste operaie hanno presidiato la fabbrica per impedire che padron Grassi portasse via i macchinari. Hanno lanciato "una campagna di boicottaggio delle calze Omsa - che includono i marchi SiSi e Philippe Matignon... Non si arrendono. E denunciano il sostanziale silenzio delle forze politiche, degli Enti locali e persino di parti del sindacato che, mesi orsono, firmarono comunque un accordo con Grassi che sostanzialmente apriva le porte allo smantellamento della fabbrica... ".
Ora "le lavoratrici dell'Omsa hanno deciso che continueranno a denunciare la vicenda con mobilitazioni a partire da settembre". (da Liberazione di venerdì 6 agosto).
Noi del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, nelle città, nei posti di lavoro, tra le lavoratrici, disoccupate, precarie dove siamo presenti e lavoriamo faremo iniziative di informazione, sostegno in coincidenza con le mobilitazioni che faranno le operaie dell'Omsa da settembre.
Ma lanciamo una campagna generale di solidarietà con la lotta di queste operaie. Questa lotta è importante e emblematica.
Un padrone prima sfrutta le operaie, sfrutta anche il corpo delle donne (pezzi del corpo, le gambe) per fare pubblicità al suo prodotto, all'insegna dello slogan: Omsa, che gambe! E ora caccia via queste operaie e va in Serbia per trovare altre donne, altre lavoratrici da sfruttare di più e pagare di meno.
Per Padron Nerini le donne sono merce da sfruttare in fabbrica e da usare per vendere meglio sui mercati. Del corpo delle donne il capitale non "butta niente" quando serve per fare profitti.
Per questo, la vicenda delle operaie dell'Omsa se è contro un gravissimo taglio di posti di lavoro, come purtroppo ce ne sono tanti in questo periodo sia di donne che di uomini, è significativa per la doppia denuncia che ne viene fuori.
Per questo è necessario qualcosa in più della solidarietà. Occorre fare di questa lotta una lotta di tutte le lavoratrici, di tutte le donne.
MFPR - 7.8.10