05/02/19

"Ora et labora"? NOI INVECE CI RIBELLIAMO E L'8 MARZO SCIOPERIAMO!



L'associazione "Ora et labora" annuncia esposto contro la ginecologa Alessandra Kustermann per aver coperto un manifesto antiabortista alla Mangiagalli. Lei ribatte: "Non è illegale coprire un manifesto offensivo". Una giusta risposta all'inaccettabile provocazione degli ignobili oscurantisti.
Sono questi  clerico/fascisti che devono essere querelati, indagati e condannati per aver offeso le donne e violato i loro diritti!


Milano, 4 febbraio 2019 - L'associazione "Ora et labora" presenterà oggi una denuncia in Questura contro la ginecologa Alessandra Kustermann in relazione alla copertura col lenzuolo del cartellone anti-abortista davanti alla clinica Mangiagalli di Milano. "La dottoressa Kustermann ha leso il diritto alla libera espressione e al libero pensiero - spiega Giorgio Celsi, presidente di "Pro Vita" - abbiamo pagato un'agenzia per affiggere il cartello, che poi ha mostrato il progetto al Comune. Abbiamo versato 1800 euro per quattro mesi". Secondo Celsi, il cartellone, iniziativa anche dell'associazione Pro Vita, è fuori dalla clinica "da almeno quattro mesi". Sul manifesto si legge un messaggio anti- abortista ("Non fermare il suo cuore. Avrà il tuo sguardo, il tuo sorriso e sarà coraggioso perché tu lo sei") e sullo sfondo ci sono l'immagine di una donna con un neonato e  un'ecografia che mostra un feto appoggiata sulla pancia. 

Sembra che sia stata la ginecologa a organizzare un gruppo di persone che si sono occupate di coprire il cartellone col lenzuolo. "Ritengo che coprire quel manifesto sia stata un'operazione giusta". ha replicato la Kustermann. "Hanno annunciato un esposto. Che denuncino pure" - prosegue la ginecologa paladina dei diritti delle donne, responsabile Pronto soccorso e accettazione ostetrico e ginecologica, Svsed (Soccorso violenza sessuale e domestica) e consultori familiari del Policlinico. "Il manifesto - osserva - è stato solo coperto, non stracciato. Non è illegale coprire un manifesto offensivo contro le donne e che suscita dolore in chi affronta con fatica un'interruzione volontaria di gravidanza. Secondo i dettami della legge 194 nessuna donna deve essere costretta a sentirsi colpevolizzata e stigmatizzata per una scelta dolorosa e necessaria alla sua salute fisica e psichica".

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