21/11/25

Il nuovo foglio mfpr - diffondetelo massicciamente nella manifestazione nazionale del 22 nov e nelle manifestazioni locali del 25


Intervento di una compagna di Taranto all'assemblea donne/lavoratrici del Mfpr del 13/11 - Oggi a L'Aquila contro il processo ai prigionieri palestinesi, ad Anan

E’ importante collegare ora le lotte, le mobilitazioni, tutto quello che si può e che dobbiamo fare in quanto donne e anche comuniste, alla resistenza palestinese, che dovrebbe essere di esempio.
In questo genocidio c'è una criminalizzazione, un assassinio di massa puntato sulle donne; e il genocidio non è finito, anche se vogliono normalizzare il tutto. L'esercito israeliano, i cecchini colpiscono direttamente le donne incinta, abbiamo visto espulsioni di feti, abbiamo visto donne violentate. Su questo è chiara la premeditazione, la voglia di evitare la nascita dei bambini. Bambini  che saranno, che sarebbero stati la nuova resistenza, bambini che sarebbero stati i nuovi combattenti. Quindi questa è una pulizia etnica e anche di conseguenza una pulizia di storia, di memoria, una pulizia di tutto ciò che si è seminato.  
Quindi mai prescindere dalla resistenza palestinese, e come donne dalla resistenza, dal coraggio, dalla perseveranza, da tutto quello che stanno facendo e hanno fatto da cent'anni e continuano a fare le donne palestinesi. 
Adesso è in atto una normalizzazione dei crimini di guerra, del genocidio, della pulizia etnica, della devastazione dei territori palestinesi, degli ulteriori insediamenti sulla terra in Cisgiordania da parte dei coloni protetti dall'esercito israeliano; come c'è una normalizzazione dei mass media che ora non fanno più neanche quei miserabili servizi impregnati di schifoso pietismo. 
Ma anche da parte dei movimenti c’è un calo in questa fase, che invece è ancora più delicata e ancora più bisognosa del nostro impegno e della nostra solidarietà attraverso tutte le forme al popolo palestinese e alla Cisgiordania. 
Adesso ci sono gli avvoltoi, ci sono tutte le mani che vogliono mettere i paesi imperialisti, compresa l’Italia, sulla terra palestinese, sulle ricostruzioni per appropriarsi ancora di più di quello che rimane del territorio palestinese. E’ una ricostruzione falsa, i cui fini sono quelli del capitalismo, dell'imperialismo, che vogliono costruzione sulle migliaia di cadaveri che sono sotto le macerie per fare mega profitti. Ci sono in mezzo un sacco di società, anche a livello di lobby del cemento italiano. 
Questo è uno Stato borghese fascista, con tutto l'harem dei partiti che fanno finta di opporsi. D'altra parte sono borghesi, piccolo borghesi e dal borghese piccolo borghesi non è nato mai nulla a favore dei popoli oppressi e di chi lotta per la liberazione dei territori. 
I governi vogliono far vedere che loro aiuteranno i palestinesi. Ma sono tutte chiacchiere quando ci sono in ballo profitti che coinvolgono tutti i paesi imperialisti, compreso l'Italia.
Questa normalizzazione sta avvenendo anche a livello dei femminicidi, delle violenze sessuali. Anche il femminicidio è stato inglobato, è stato “inghiottito” dalla borghesia, dai suoi tribunali, dalle leggi. Perché le leggi potrebbero anche essere importanti, però al di fuori di un contesto di lotta non portano a molto. Si parla di educazione sessuale, di educazione all'affettività, al rispetto; ma chi la dovrebbe fare nella scuola? Chi insegna quello che vogliono i governi di turno? Quanti insegnanti sono stati fatti fuori perché portavano avanti un programma alternativo a quello che erano e sono i diktat a livello ministeriale? Quindi è un grandissimo bluff. Si vuole racchiudere la lotta contro la violenza sessuale nell'ambito di lezioni sessuali e di una legislazione. E questa legislazione su alcuni punti potrebbe anche servire, però le leggi utili che sono state promulgate erano frutto delle lotte forti delle donne che scendevano nelle piazze. Se manca questo, se manca la lotta, se manca il contesto, le leggi servono per deviare. Quindi non ci prendiamo in giro. 
Larga parte delle femministe occidentali, del femminismo “bianco”, di associazioni piccolo borghesi, radical chic, non le ho viste dire una parola sul genocidio in Palestina e sulle donne della resistenza palestinese e sulle donne palestinesi, non sono scese in piazza, non si sono mai schierate. La natura di classe del movimento è una cosa molto importante se si vogliono portare avanti battaglie determinate. Qual’è la strategia, qual’è la tattica oggi del movimento femminista? 
A Taranto, per esempio, c'è il caso della ragazza ripetutamente violentata da un gruppo di autisti dell'Amat, i quali avevano addirittura una chat dove si vantavano delle proprie imprese, dove ridicolizzavano la ragazza che aveva delle fragilità cognitive. Questo processo sono due anni che va avanti, però non c'è movimento; siamo noi del Mfpr, tre o quattro donne che quando ci sono le udienze andiamo sotto il Tribunale.
La violenza, il sopruso, tutto ciò che ha a che fare con la sottomissione della donna fa comodo a molti, fa comodo a questo governo, come a tutti i governi precedenti, perché i soldi li toglie dal sociale e diventano bombe, diventano armamenti, carri armati, ecc. Quindi ancora di più, la donna deve venire crocifissa sulla croce della famiglia, della madre, in quanto supplisce a tutto quello di cui si dovrebbe occupare lo Stato. 
Per concludere, voglio dire che senza un movimento, senza le lotte, senza la piazza, senza le strade occupate... le leggi non servono a niente, a meno che non vogliamo confinare, relegare tutto a livello di un tribunale che è un'emanazione borghese. Però in questa maniera non si va molto lontano.

19/11/25

Torture sessuali come pratica integrante del genocidio in corso in Palestina


Dall’entrata in vigore della finta tregua a Gaza, il 10 ottobre, Israele ha arrestato, in un mese, 442 palestinesi in Cisgiordania e Geruralemme est, tra loro ci sono decine di donne e bambini.

Secondo un rapporto pubblicato il 9/11 da 3 associazioni di solidarietà alle prigioniere e ai prigionieri palestinesi (la Commissione per gli affari dei detenuti e degli ex detenuti, il Palestinian Prisoners Club e l'Addameer Foundation for Prisoner Care and Human Rights), i crimini commessi contro di loro sono aumentati all’inizio del genocidio e si sono ulteriormente ampliati dopo l'annuncio dell'accordo di cessate il fuoco e il completamento dell'accordo di scambio (lo scorso 10 ottobre).

In particolare è stata denunciata una pratica sistematica e organizzata di tortura sessuale, tra cui percosse ai genitali, stupri, spogliarelli forzati, foto e videoriprese forzate e aggressione sessuale con strumenti e cani, da parte dei soldati israeliani.

Le testimonianze raccolte nel rapporto non rappresentano casi isolati, ma rientrano in una politica sistematica praticata nel contesto del genocidio in corso.

Tra le violazioni denunciate vi sono fame, sete, pessime condizioni igieniche, torture fisiche e psicologiche, negligenza medica, violenze sessuali e diniego di visite, isolamento e sparizioni forzate. Questo sia per gli uomini che per le donne. Ma le donne sono il cemento del tessuto sociale palestinese, di un’identità collettiva che si vuole annientare. Le donne sono coloro che piantano i semi della resistenza e Israele usa soprattutto la tortura sessualizzata e lo stupro contro di loro, come arma deliberata di umiliazione per spezzarne la volontà e la loro rappresentazione simbolica di resilienza, identità e resistenza. Il loro corpo diventa un’arena in cui riprodurre controllo e umiliazione. Una prigioniera ha dichiarato : " Non volevano una confessione; volevano che crollassi e mi vergognassi ".

Le donne in gravidanza sono particolarmente prese di mira e sono state segnalate situazioni estreme in cui le detenute vengono incatenate al letto, mantenendo le manette persino durante il parto.

La sofferenza delle prigioniere spesso inizia dal momento dell'irruzione notturna nelle loro case, quando vengono strappate via dai loro figli, ammanettate e bendate, per poi essere sottoposte a duri interrogatori senza assistenza legale e detenute in condizioni in cui sono prive dei beni di prima necessità .

Nei racconti delle prigioniere, lo stesso scenario si ripete: percosse, minacce di violenza sessuale, perquisizioni corporali e privazione del sonno, del cibo e delle cure mediche.

Testimonianze documentate, provenienti da Gaza, dalla Cisgiordania o dai territori del 1948, dimostrano che la tortura rivolta alle prigioniere assume molteplici forme:

1. Tortura fisica diretta

  • Colpi, calci e ghosting : si usano bastoni e calci di fucile per colpire la testa e la schiena, e le mani vengono appese dietro la schiena per lunghi periodi .

  • Schiaffi e tirate di capelli : soprattutto durante gli interrogatori o le perquisizioni all'interno delle celle .

  • Perquisizioni corporali umilianti : vengono costrette a spogliarsi completamente e a volte a inginocchiarsi o accovacciarsi nude, con commenti umilianti e prese in giro del corpo .

  • Privazione del sonno :  tenere le luci accese tutta la notte e puntare lampade sui volti .

  • Contenzione eccessiva :  mani e piedi legati strettamente per lunghe ore, a volte durante il parto o durante gli interrogatori .

2. Tortura psicologica e umiliazione 

  • Minacce di stupro o omicidio : minacce continue durante le indagini e minacce di fare del male ai familiari .

  • Insulti sessuali e religiosi : insulti ripetuti che prendono di mira l'onore e la religione, e rimozione forzata dell'hijab .

  • Isolamento prolungato :  vengono collocati in celle strette e buie, senza ventilazione né contatto umano .

  • Umiliazione collettiva : vengono costrette a ballare o cantare slogan israeliani durante la perquisizione e a baciare l'israeliano .

3. Violenza di genere

  • Violenza sessuale : comprende palpeggiamenti forzati durante le perquisizioni, molestie verbali e minacce esplicite di stupro .

  • Usare il corpo come arma di guerra : umiliare la donna di fronte alle altre prigioniere per sottometterla e spezzare la sua volontà .

4. La negligenza medica come strumento di tortura

  • Negare le cure alle donne incinte e alle donne nel periodo post-partum : lasciare incustodite le ferite del taglio cesareo e impedire la somministrazione di farmaci o il follow-up medico .

  • Privazione dell'igiene e degli assorbenti igienici : le prigioniere erano costrette a strapparsi i vestiti per usarli come sostituti degli assorbenti .

  • Malnutrizione :  fornitura di cibo avariato, acqua contaminata e privazione dell'accesso alla mensa .

5. Procedura medica forzata 

  • Prelievo forzato di campioni di DNA : come nel caso della prigioniera Hadeel Al-Dahdouh, alla quale e ai suoi due figli sono stati prelevati campioni mentre era immobilizzata e parzialmente sedata.

  • Iniezione di sedativi senza consenso : da utilizzare durante un'indagine allo scopo di provocare perdita di coscienza o di controllo.

 

Esempi di tortura e testimonianze oculari


1. Prigioniera Hadeel Yousef Al-Dahdouh (24 anni - Gaza) 

È stata arrestata come madre di due figli dopo che la sua casa è stata bombardata ed è stata ripetutamente sfollata. Nel campo di Sde Timan, è stata sottoposta a gravi abusi, tra cui test del DNA mentre era ammanettata, percosse alla schiena e al viso, e la privazione dell'hijab e degli abiti. Ha dichiarato :

"Mi hanno prelevato un campione dalla schiena mentre ero ammanettata. Urlavo e piangevo, e mi faceva male il petto perché il mio bambino aveva fame e non potevo allattarlo . "

Sono stata trattenuta ad Antot e Damon per 49 giorni e mi è stato negato il trattamento dopo un recente taglio cesareo .

2. Studentessa palestinese A.A. (ventenne – Cisgiordania occupata)

È stata arrestata per un post sui social media. È stata sottoposta a un'umiliante perquisizione corporale, costretta a inginocchiarsi nuda di fronte a soldatesse e ridicolizzata per il suo corpo e il suo hijab. Ha sofferto per la privazione di assorbenti, sonno e acqua, e ha trascorso giorni nelle prigioni di Sharon e Damon prima di essere rilasciata senza accuse .

3. Nihal Al-Ghandour (40 anni – Gaza)

Insegnante e madre di quattro figli, è stata arrestata vicino al checkpoint di Netzarim insieme a decine di altre donne. Ha raccontato che nella prigione di Damon è stata presa a calci, trascinata per i capelli e ripetutamente insultata .

"Ci hanno preso a calci, ci hanno insultato e ci hanno tirato i capelli... Non ci lasciavano dormire, ci mettevano musica e ci urlavano contro tutto il tempo ". È stata rilasciata dopo due settimane di gravi traumi psicologici .

4. Nabila Miqdad (39 anni – Gaza)

Madre di cinque figli, ha perso i fratelli durante la guerra. È stata arrestata in una scuola che ospitava sfollati nel quartiere di Sheikh Radwan dopo un assalto ed è stata sottoposta a una perquisizione corporale da parte di una soldatessa .

"Mi hanno costretto a togliermi i vestiti e a indossare solo la biancheria intima... L'investigatore ha detto che non avrei rivisto il mio bambino se non avessi parlato " . Sono stata tenuta in condizioni degradanti, sul pavimento, senza coperte né cibo a sufficienza, e sono stata sottoposta a ripetute percosse e insulti .

5. Nadia Al-Helou (45 anni – Gaza)

Madre di tre figli, è stata arrestata nel campo di Al-Bureij e portata nei campi di Anatot e Zikim e nella prigione di Damon .

"Volevano solo umiliarci. Ci hanno fatto stare quasi nudi davanti ai soldati, poi ci hanno fotografato e ci hanno ordinato di dire: 'Stiamo bene'".

Durante la sua detenzione, le sono state negate le medicine nonostante soffrisse di diabete e pressione alta, ed è stata sottoposta a percosse, sputi e insulti durante tutto il trasferimento .

6. Ruqayya Amr (25 anni – Hebron)

Una studentessa laureata è stata arrestata a casa sua dopo mezzanotte e minacciata di violenza sessuale da un agente .

"Lui ha urlato e ha detto che mi avrebbe lasciata in balia dei soldati, perché mi facessero quello che gli uomini di Hamas facevano alle donne ebree ". È stata trasferita tra Ofer, Sharon e Damon, ed è stata sottoposta a ripetute perquisizioni corporali, al diniego di cibo e assorbenti igienici e a minacce di ritorsione contro la sua famiglia .

7. Una prigioniera palestinese, (N.A.), rilasciata dalle prigioni di Tel Aviv ha riferito di aver subito violenze sessuali quattro volte, oltre ad essere stata fotografata nuda durante la sua detenzione.

A 42 anni è stata arrestata mentre attraversava uno dei posti di blocco israeliani nella Striscia di Gaza nel novembre 2024”.

All'alba, ho sentito i soldati gridare che le preghiere del mattino erano proibite. Credo fosse il mio quarto giorno di detenzione a Gaza. I soldati mi hanno portato in un luogo sconosciuto perché ero bendata. Mi hanno ordinato di spogliarmi, cosa che ho fatto. Poi mi hanno messo su un tavolo di ferro, forzandomi il petto e la testa. Avevo le mani legate alla colonna del letto e i piedi divaricati. Ho sentito un pene che mi veniva inserito nell'ano e ho sentito un uomo che mi violentava. Ho iniziato a urlare e hanno iniziato a colpirmi sulla schiena e sulla testa. Ero ancora bendata e ho sentito l'uomo eiaculare nell'ano. Ho urlato e sono stata picchiata per tutto il tempo. Sentivo una telecamera; credo mi stessero filmando. Lo stupro è durato circa 10 minuti. Dopo, sono stata lasciata nella stessa posizione per un'ora, con le mani ammanettate alla colonna del letto, la faccia sul letto e i piedi sul pavimento. Ero completamente nuda.

Di nuovo, un'ora dopo, sono stata violentata di nuovo nella stessa posizione. Il pene dell'uomo è stato inserito nella mia vagina e venivo picchiata mentre urlavo. C'erano diversi soldati presenti; potevo sentirli ridere e potevo anche sentire la telecamera che registrava. Lo stupro è stato molto breve e non c'è stata eiaculazione. Durante lo stupro, sono stata colpita alla testa e alla schiena con le loro mani.

Non riesco a descrivere cosa ho provato; desideravo la morte in ogni istante. Dopo essere stata violentata, sono rimasta sola nella stessa stanza, ammanettata al letto, nuda per ore. Sentivo i soldati fuori che parlavano ebraico e ridevano. Poi sono stata violentata di nuovo, questa volta vaginalmente, e ho urlato, ma mi picchiavano ogni volta che cercavo di resistere. Dopo circa un'ora, o forse meno – non so l'ora esatta – è entrato un soldato mascherato, mi ha tolto la benda e il cappuccio dal viso. Era alto e di carnagione chiara. Mi ha chiesto se parlassi inglese. Ho detto di no. Ha detto di essere russo e mi ha chiesto di toccargli il pene, ma mi sono rifiutata. Dopo avermi violentata, mi ha dato un pugno in faccia.

Cioè, quel giorno sono stata violentata due volte. Sono stata lasciata nuda nella stanza per un giorno intero, dove ho trascorso tre giorni. Il primo giorno sono stata violentata due volte, il secondo giorno sono stata violentata due volte e il terzo giorno sono stata lasciata nuda mentre mi guardavano dal buco della serratura e mi fotografavano. Uno dei soldati mi ha detto: "Pubblicheremo le tue foto sui social media". Mentre ero nella stanza, mi è venuto il ciclo, ed è stato allora che mi hanno detto di vestirmi e mi hanno spostata in un'altra stanza.

La violenza sessuale non riguardava solo le prigioniere palestinesi, ma colpiva anche gli uomini. Questi sono stati sodomizzati con l’uso di bottiglie, bastoni, metal detector e cani addestrati allo stupro.

Dal 7 ottobre 2023, le organizzazioni per i diritti umani hanno documentato oltre 595 casi di donne arrestate in Cisgiordania, compresa Gerusalemme, e nei territori occupati nel 1948. Non sono disponibili statistiche accurate sul numero di donne arrestate a Gaza, ad eccezione di quelle la cui detenzione nel carcere di Damon è stata confermata, e si stima che il loro numero sia nell'ordine delle decine.

Attualmente sono 53 le donne detenute nelle carceri israeliane, tra cui tre provenienti da Gaza e due ragazze minorenni. Questo numero non include tutte le detenute di Gaza trattenute nei campi militari.

La politica di prendere in ostaggio le donne ha subito una pericolosa escalation durante la guerra di sterminio, poiché le forze di occupazione hanno utilizzato questa tattica per fare pressione sui familiari delle prigioniere affinché si arrendessero. Questa politica prendeva di mira le mogli dei prigionieri e dei martiri, così come le madri anziane ultrasettantenni, ed era accompagnata da abusi e distruzioni di case, confisca di proprietà, terrore nei confronti dei bambini e minacce contro le prigioniere di uccidere i loro mariti o figli.

Migliaia di detenute e detenuti palestinesi, compresi bambini, rischiano la morte imminente, poiché il Comitato per la Sicurezza Nazionale della Knesset israeliana ha approvato il 3 novembre 2025 un disegno di legge per applicare la pena di morte ai prigionieri palestinesi. Israele ha estorto numerose confessioni forzate ai prigionieri attraverso brutali torture e minacce, il che significa che la pena di morte potrebbe essere applicata a tutti i detenuti rimasti nelle carceri e nei centri di detenzione, con conseguenti esecuzioni di massa in flagrante violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario.

Leggi il dossier completo “Le carceri israeliane come prima linea del genocidio

18/11/25

"Prigioniera palestinese violentata per quattro giorni... dove sei mondo!?, Dove siete uomini!?"


La forte denuncia, grido di Iman, la donna palestinese che

interviene sempre con grande passione e forza nelle

manifestazioni dei sabati milanesi, 

Iman è intervenuta giovedì 13 novembre nell'assemblea

delle donne/lavoratrici verso il 25 novembre.

Pubblicheremo il suo intervento all'assemblea

17/11/25

NO, la legge non tutela affatto le donne vittime di violenze sessuali

Dall'intervento di una compagna avvocata di Taranto

"...La situazione non è quella che vogliono raccontarci. La Presidente del Consiglio vive sempre nel mondo delle favole. Vede tutto roseo, vede il lavoro delle donne che va avanti, ma sa che le cose non sono così. Per esempio, io sto seguendo una donna vittima di violenza sessuale. Per fortuna questa donna si è rivolta ad un centro antiviolenza, le è stata salvata la vita perché il suo compagno era uno stalker di proporzioni assurde, che perseguitava questa donna quando tornava da lavoro e la donna non aveva la libertà di tornare a casa sua, doveva prima passare dalla casa del compagno che la doveva ispezionare, cioè doveva vedere se su di lei c'erano tracce di incontri con altri uomini, questa ragazza non era libera di indossare dell'intimo, perché un intimo particolare dal colore particolare, secondo lui era sintomo di tradimento. Ispezionava la sua macchina. A un certo punto, dopo 10 anni di convivenza, questa donna ha deciso di mettere fine a questa relazione. Quando tornava a casa doveva fare le foto in casa con l'orologio vicino per dimostrare che lei in quel momento stava a casa.

Lui quando ha saputo che lei voleva interrompere questa relazione ha detto: io ti uccido, io brucio te e tutta la tua famiglia, è stato visto girare sotto casa con le taniche di benzina. Allora lei ha lasciato la casa, ha lasciato i familiari, è in sicurezza, è viva, però è lei che ha dovuto abbandonare la sua famiglia, lui invece gira tranquillamente, sebbene ha avuto una denuncia, gli è stato messo in braccialetto elettronico. E’ lei che ha dovuto stravolgere la sua vita e da ultimo ha dovuto anche licenziarsi dal posto di lavoro. Lui sa dove lavora, e potrebbe andare a trovarla e quindi potrebbe ucciderla. A che punto quindi la vita di una donna deve essere stravolta per vedersela salvata? Al punto da dimettersi addirittura da un posto di lavoro.

Questa donna avrebbe diritto all'indennità di disoccupazione. Ma, e questa è una falla nella legge, la l'indennità di disoccupazione non è riconosciuta a una donna che da le dimissioni perché vittima di violenza di genere. Allora anche di qui passa la tutela di una donna Deve essere tutelata perché lei non solo ha dovuto cambiare paese, non vive più con i suoi genitori, si deve rifare una vita in un'altra città e l'indennità di disoccupazione le sarebbe utile per trovare un altro lavoro, ma ora è bloccata.

Questa è una giovane donna senza figli. Ma se avesse figli deve stravolgere anche la vita dei figli, perché con i figli si deve spostare in un'altra città, deve ricominciare la sua vita e quella dei figli in un'altra città, mentre lui è libero di girare tranquillamente, di stare sotto casa, si è apposta dietro le macchine. Sono queste situazioni di fatto che dobbiamo combattere e che il nostro sistema non lo fa, anzi ci prendono in giro dicendo che ci sono le leggi che ci tutelano.

16/11/25

Disegno di legge bipartisan: "compromesso storico" sulla pelle delle donne?

L’ultimo provvedimento varato dal governo dice che se non c'è consenso fino alla fine di un atto sessuale allora è sempre stupro. Certo è un passo avanti. Ma come mai questa Meloni fa dei provvedimenti giusto quando o è vicino l'otto Marzo o è vicino il 25 novembre? Sembra che lo faccia apposta per farsi autopropaganda. Nello stesso tempo con questo disegno di legge, presentato bipartisan da Fratelli d’Italia e PD, dopo una trattativa che ha coinvolto direttamente Elly Schlein e Giorgia Meloni, sembra una sorta di compromesso storico sulla pelle delle donne, destra/fascisti e opposizione sono “finalmente uniti”; questo non è una immagine di debolezza per il governo (tanto che nello stesso tempo il Min. Valditara ha continuato in parlamento le sue chiazzate volgari reazionarie contro l’opposizione e sull’educazione sessuale nelle scuole medie ha detto: va bene però ci vuole il consenso con firma dei genitori), ma è un asservimento della cosiddetta “sinistra”; che dirà e farà la Schlein sugli altri provvedimenti del governo sulle donne, es. la campagna sulla natalità?

15/11/25

Comunicato sull'assemblea del 13 novembre

Partiamo dalla fine.

L’assemblea che abbiamo tenuto il 13 novembre, promossa dal Mfpr, ha deciso di essere presente in entrambe le importanti mobilitazioni del 25 novembre contro la violenza sessuale:

-       Sabato 22 nella manifestazione nazionale di Roma indetta da Nudm. Pur con tante difficoltà per la coincidenza di altre manifestazioni, per problemi economici dal sud in particolare, si farà una squadra; stiamo per questo preparando un figlio che riporta gli interventi più significativi che ci sono stati il 13/11, più altro materiale possibile;

-       Il 25 novembre dove siamo organizzeremo direttamente cortei, presidi, sit-in itineranti, o parteciperemo a manifestazioni locali insieme ad altre realtà femministe.

 

L’assemblea ha avuto come centrali 2 questioni soprattutto: 

·      elevare di contenuti, azioni, le lotte contro i femminicidi, dando ad esse continuità e prospettiva. La lotta contro le violenze sessuali, apice di tutte le violenze che le donne subiscono, le discriminazioni, il doppio sfruttamento e oppressione, l’attacco alle condizioni di vita, di lavoro, ai diritti delle donne, deve avere oggi lo scopo del rovesciamento del governo Meloni che con la logica, la propaganda e prassi conseguenti di “Dio, Patria, Famiglia”, “donna, madre, cristiana”, fomenta un clima reazionario, fascista, moderno patriarcalista, ideale per femminicidi e stupri, per rendere sempre più normalizzante questa guerra di bassa intensità, di “uomini che odiano le donne”. Contro tutto questo la risposta è la lotta, l'unità, l'organizzazione delle donne; chi parla di "educazione" nasconde che in questo sistema capitalista, moderno fascista, la scuola sta diventando sempre più al servizio dei piani reazionari, di guerra, di questo Stato, del governo.

·      Continuità della mobilitazione per la Palestina, ponendo con più forza in esse la denuncia del genocidio, di tutte le forme di assassinii che continuano oggi in maggioranza verso donne e bambini, per uccidere anche il futuro del popolo palestinese.

Qui importante è stata la voce diretta della donna palestinese, che ogni sabato a Milano porta con forza il grido di tutte le donne palestinesi che rispondono all’immenso dolore con la determinazione nella resistenza in ogni forma.

A questo intervento si è unita la denuncia della terribile condizione delle prigioniere palestinesi, torturate anche sessualmente dalla soldataglia di Netanyahu.   

Infine su questo, è stato detto, c’è un legame tra la resistenza delle donne palestinesi e le donne che nel più popolato paese del mondo, l’India, sono in prima fila nella guerra di popolo contro Modi e l’imperialismo. Da esse emerge la necessità per tutte le donne in tutto il mondo della rivoluzione per spazzare via definitivamente questi mostri e i loro complici.

Perché la condizione di oppressione delle donne è prima di tutto una condizione di classe.

 

Sempre presente anche in questa assemblea è stata la lotta delle lavoratrici che da un lato testimonia che la violenza sulle donne non fa che proseguire le discriminazioni nella vita, sul lavoro, e mai come in questo periodo la condizione delle donne sta facendo passi indietro su lavoro, salario, diritti delle donne, sfruttamento del lavoro domestico e di assistenza familiare, sullo scarico sulle spalle delle donne di tutti i tagli alla sanità, sull’attacco ai servizi sociali, ecc.; dall’altro però mostra che quando le operaie, le lavoratrici lottano, con determinazione, coraggio, possono anche oggi strappare risultati, come ultimamente è successo per le operaie della Beretta in provincia di Milano e come è successo alle lavoratrici di assistenza studenti disabili a Palermo. E sempre in queste lotte le lavoratrici portano un carico in più di denuncia, ribellione, e la voglia che ogni aspetto della vita deve cambiare.

 

Faremo un resoconto degli interventi, perché ognuno ha portato un contributo di denuncia, di linea, di teoria che vogliamo consegnare a tutte le donne.

 

13.11.25