21/10/25

Il moderno medioevo: se non sei vergine ti possono stuprare

È successo ancora.
A Macerata, un ragazzo di 25 anni è stato assolto dall’accusa di stupro su una ragazza di 17.
- Per fortuna, la sentenza nei giorni scorsi è stata annullata dalla Corte d'appello che ha condannato il ragazzo a 3 anni di reclusione - 
Lei, minorenne, era venuta in Italia per studiare. Una sera esce con alcuni coetanei, resta in macchina con uno di loro, lui la blocca, la violenta.
Ci sono i referti medici, le testimonianze, le chat, tutto. A confermare il rifiuto della ragazza ci sono “lesioni ecchimotiche giudicate guaribili in otto giorni” che per l’accusa sono una mano tenuta premuta sulla spalla per bloccarla. 
Eppure per i giudici di 1° grado non bastava.
Perché, scrivono, “la ragazza conosceva i rischi di restare da sola in auto con lui”.
Perché “aveva già avuto rapporti”, non era vergine e “aveva accettato di scambiarsi effusioni”, “conosceva il rischio”.
Come se il fatto di aver detto sì a un bacio significasse dire sì a tutto. Come se una ragazza, dopo aver accettato di restare in auto, non potesse più dire no.
E invece la legge lo dice chiaramente, come stabilito dalla Corte di Cassazione: il consenso si può revocare in qualsiasi momento. Anche dopo un bacio, anche dopo un abbraccio, anche dopo un sorriso.
Perché il no è no sempre, anche quando arriva dopo un sì.
Questa sentenza ci riporta indietro di decenni. Come se il corpo di una donna fosse un terreno concesso, una proprietà altrui.
Come se bastasse accettare un passaggio o un gesto d’affetto per perdere il diritto di decidere.
Ogni volta che una sentenza così viene scritta, facciamo cinquanta passi indietro. Nella cultura, nella giustizia, nella civiltà.

20/10/25

Gli abitanti del quartiere Gorla (Milano) stretti intorno a Pamela - dalle compagne del Mfpr di Milano

Milano, 19 ottobre 2025

Il quartiere Gorla si è stretto in un abbraccio silenzioso e rabbioso attorno alla memoria di Pamela Genini, uccisa con oltre trenta coltellate dal suo ex compagno Gianluca Soncin. Una fiaccolata partecipata e intensa ha attraversato le strade del quartiere, partendo da via Iglesias, dove Pamela viveva e dove è stata assassinata.
In testa al corteo, uno striscione: “Per Pamela e per tutte”. Dietro, centinaia di persone con fiaccole accese, cartelli, rabbia negli occhi. Sui balconi, messaggi chiari: “Femminicida figlio del patriarcato”, “Non sei sola, chiama il 1522”. Il dolore è diventato voce, passo, presenza.
La madre di Pamela, Una Smirnova, ha camminato in silenzio, circondata dall’affetto di un quartiere ancora sotto shock. Ma la fiaccolata non è stata solo commemorazione: è stata denuncia.
Alcuni appelli rivolti, da alcune organizzatrici agli uomini, hanno suscitato il nostro dissenso. “Non possiamo essere d’accordo con certi appelli perché se non lottiamo unite per smantellare questo sistema violento e patriarcale, non ci sono appelli che tengano. Non si tratta di sensibilizzare o di educare, si tratta di RIBALTARE.”
Questo contesto non è neutro, con questo governo si alimenta un clima di odio, di controllo, di possesso. Un clima che non solo non protegge le donne, ma le espone, le isola, le colpevolizza. Non è un caso isolato, è sistema e, per noi, questo sistema va smantellato, non riformato.
La panchina rossa, simbolo della lotta contro la violenza di genere, è stata il punto di arrivo. Ma non di fine. Perché Pamela non è solo una vittima: è un grido che non può essere spento.
MFPR MI

18/10/25

Formazione rivoluzionaria delle donne - riprende oggi, con una premessa, e continua ogni settimana

UNA PREMESSA, utilizzando l'opuscolo del 20° anniversario del MFPR:


L'MFPR è interno e frutto della concezione marxista-leninista-maoista e della sua applicazione nella realtà odierna. Forti della concezione materialistico-dialettica di Marx ed Engels
che dimostra, sulla base di un’analisi storico-dialettica, che la condizione della donna non è stata sempre la stessa e non è immutabile e che l'oppressione della donna all’interno della famiglia e della società è conseguenza di un lungo sviluppo economico-sociale che ha portato alla proprietà privata, alla famiglia, allo Stato e al modo di produzione capitalistico, e che la base dell’oppressione e della subalternità delle donne è la proprietà privata; forti di ciò, abbiamo posto con chiarezza che la contraddizione sessuale e la doppia oppressione delle donne, sono principalmente frutto della contraddizione di classe.

Mariategui, dirigente del partito comunista in Perù, ucciso giovanissimo, diceva: le donne non sono uguali “le donne, come gli uomini sono reazionarie, centriste o rivoluzionarie, non possono di conseguenza combattere la stessa battaglia. Attualmente la classe distingue gli individui più del sesso…”

Pertanto, la liberazione delle donne non può avere luogo senza la rivoluzione proletaria con il ruolo centrale delle donne e la trasformazione radicale della società.

La posizione sociale della donna e dell’uomo sono il risultato delle relazioni sociali che si sono sviluppate storicamente e che si modificano specularmente alle diverse forme economiche della società, nei rispettivi stadi di sviluppo. Di conseguenza anche il ruolo della donna è un prodotto sociale e la trasformazione di questo ruolo può nascere solo dalla trasformazione della società” ( K Marx)

Questa concezione, e prassi conseguente, è stata sempre necessariamente affermata in lotta contro l'ideologia e prassi del femminismo borghese e piccolo borghese, che sostiene sostanzialmente che la “differenza sessuale” è l’origine della disuguaglianza, sottomissione ed oppressione delle donne, e che, in ultima analisi, l’uomo è oppressore per natura e, pertanto, la condizione della donna non potrà mai cambiare, se prima non cambiamo la testa degli uomini, la cultura maschilista - di qui la lotta principale alla sovrastruttura, alle idee, negando l’intreccio della lotta di genere con quella di classe e la necessità della rivoluzione, dell’abbattimento del sistema, della base materiale della società che produce la cultura del maschilismo e dell’oppressione, in ogni ambito, delle donne.

L’altro aspetto è il riferimento alla storia del movimento mondiale delle donne; la storia delle rivoluzionarie, delle comuniste, da Chiang Ching a Clara Zetkin, da Rosa Luxemburg alla Kollontaj, alle donne partigiane italiane, alle combattenti delle guerre di popolo, di liberazione, ecc.. 

Queste donne erano e sono "femministe, espressione di tutti gli aspetti di ribellione delle donne. 
Noi siamo femministe contro tutti coloro che si dissociano e criticano il femminismo ma per non voler andare a fondo nella battaglia teorica, politica, ideologica, pratica contro l'humus de “gli uomini che odiano le donne”.
Certo, c’è un femminismo di destra, di centro e di sinistra, e il femminismo di sinistra è il femminismo che è in sintonia con la lotta rivoluzionaria, che unisce lotta delle donne e lotta di classe.

L’MFPR ha come carattere costante, sistemico del suo essere, la lotta; è la lotta che trasforma le donne, spesso ideologicamente oppresse, in donne coscientemente ribelli, in rivoluzionarie. Quindi la lotta è un elemento non solo pratico, ma un elemento ideologico, un elemento di vita, di combattimento. Nella lotta si dinamizzano le questioni, tutta una serie di riserve, paure, luoghi comuni, rassegnazioni e sfiducia, spariscono improvvisamente. .

L'Mfpr lavora perchè la direzione del movimento di lotta delle donne sia proletaria, perchè le donne proletarie hanno non una ma tante catene e hanno quindi interesse a cambiare non un singolo aspetto ma tutta la vita, tutta questa società borghese; in questo senso le donne in ogni lotta portano una "marcia in più".

L'affermazione di questa direzione è frutto anche della lotta costante nel movimento delle donne alle concezioni, politiche, prassi del femminismo borghese e piccolo borghese, e della battaglia tra le donne proletarie perchè assumano con orgoglio e fierezza questo ruolo complessivo, liberandosi da arretramenti, subordinazione ideologica, luoghi comuni borghesi, distruggendo le catene concrete, familiari che le bloccano, elevandosi in tutti gli ambiti.


Le donne sono le masse, le donne proletarie sono le masse. Chi parla delle masse la prima cosa che deve pensare è alle donne. Perché le donne proprio per la loro condizione, che non è attaccata solo per un aspetto ma a 360°, è come se racchiudono ed esprimono l’insieme della condizione delle masse, e come se esprimono nello stesso momento il lavoratore, le masse inquinate, le masse che non hanno le case, quelle che non possono mandare i figli a scuola, le masse disoccupate, le masse violentate... Raccolgono tutte le oppressione. La condizione delle donne esprime la "oppressione senz'altro"
E quando lottano le donne portano questo senso di massa, perché inevitabilmente, possono partire da piccole questioni, però per la realtà che vivono inevitabilmente in ogni lotta portano tutta la loro condizione; portano - oggettivamente e a volte soggettivamente - elementi di critica, non solo a questo o a quell’aspetto, ma all'insieme del sistema in cui la borghesia costringe a vivere.

Le donne sono le masse perché, quando lottano non tornano a casa per fare, essere come prima; perché tornano a casa e non gli va più bene che devono lavare i piatti, che ci siano i ruoli; una donna che ha organizzato i blocchi stradali ma perché dovrebbe accettare condizioni di sottomissione in casa?
Le donne portano “in casa” la lotta e portano fuori tutte le contraddizioni. Quando lottano le donne non si presentano quasi mai come individue, ma è come se portassero con loro i figli, i familiari.

Per questo il riformismo è inconciliabile con ogni aspetto di lotta delle donne. Perché le donne dicono da subito, e non possono non dirlo: tutta la vita deve cambiare, e per forza deve cambiare. Per le donne senza rivoluzione "non c’è gioco".

Questa elaborazione l’abbiamo scritta, teorizzata, è contenuta nei vari opuscoli.

Nel primo opuscolo sul seminario di Agrigento del 1995, noi diciamo che le femministe intellettuali, sono partite dalla testa e poi sono arrivate ai piedi, hanno fatto un rovesciamento, con la testa a terra e i piedi in aria. L'Mfpr invece vuole rimettere i piedi per terra, con l’arma della concezione materialistico storico dialettica; contro concezioni idealiste, “naturaliste”, che mistificano sull'origine dell'oppressione delle donne, la riducono a contrasto di genere e considerano quindi di fatto immutabile la condizione di oppressione delle donne, scadendo sempre in politica e in pratica nel riformismo.

Abbiamo analizzato e detto una parola chiara sulla questione della “morte della famiglia”, di che cos’è la famiglia, non solo in termini storici, utilizzando Engels, ma di cos’è la famiglia nel moderno medioevo, nel moderno fascismo di oggi. In che senso bisogna farne un’analisi distruttiva.

Con l'opuscolo “Uccisioni delle donne, oggi” abbiamo fornito un'analisi differente dalle vulgate correnti sul perchè oggi degli stupri, femminicidi. Certo, le donne sono state sempre uccise, ma perché oggi? E qui abbiamo spiegato il loro legame con il moderno fascismo/patriarcalismo e la crisi. L'humus che caratterizza oggi i femminicidi: “gli uomini che odiano le donne”.

Abbiamo detto parole definitive sul problema della condizione sessuale delle donne, che è il cuore dell’oppressione ma anche il cuore, la leva poderosa per la rivoluzione, e del perché quindi la condizione sessuale da cuore nero si può trasformare in cuore rosso, un cuore di lotte, gravido di rivoluzione.

Ci siamo in questi anni anche misurati sul campo filosofico. Abbiamo, per esempio, contrastato con l'opuscolo su Raztinger “L'infamia originaria” il ruolo nefasto e subdolo della Chiesa, della religione nel campo delle concezioni, mettendo al centro di questa filosofia reazionaria (anche quando si presenta innovativa) proprio la donna.

Abbiamo smontato come anti marxiste, post moderniste tesi di accademiche, filosofe molto influenti nel movimento delle donne, come quelle di Silvia Federici.

Ci siamo misurate con teorie sofisticate, non facili da smontare – per esempio quelle di Ocalan sulle donne, e delle stesse compagne curde molto elevate teoricamente. 

E tanti altri opuscoli.

Noi siamo quelle che pongono come prioritaria la pratica, la lotta, perchè è dalla pratica di lotta che provengono le idee giuste. Ma dobbiamo fare anche teoria, non dobbiamo lasciare ad altre la teoria.

Senza teoria non c'è rivoluzione, senza elaborazione teorica inevitabilmente ci si fa guidare dalle teorie borghesi anche se fai mille pratiche di lotta. Chi ha più interesse a studiare Marx, Engels, Lenin, Mao sono le donne!

Sono le donne, perché le donne hanno più interesse a combattere le varie forme di teorie borghesi, che in un modo più o meno crudo o più o meno velato teorizzano l'immutabilità della condizione delle donne o fanno solo trasformazione di idee, di interventi politici, e non una lotta di distruzione, di prassi rivoluzionaria.

Questo ci tocca, non dobbiamo rimanere basse, dobbiamo mirare in alto, dobbiamo sfidare il campo della filosofia, delle idee, perché le nostre idee non sono “idee”, sono armi. Dobbiamo avere una marcia in più anche su questo.

Dalla prossima settimana, riprendiamo.

17/10/25

Mobilitazione a Milano per Pamela



Ieri presidio molto partecipato presso la panchina rossa di via Stefanardo da Vimercate promosso da tante associazioni, comitati di genitori della zona, ecc. Domenica corteo/fiaccolata concentramento via Iglesias
L'mfpr partecipa a tutte le iniziative.

Di seguito il volantino in distribuzione in questi giorni
NON SI ARRESTA  LA GUERRA, A BASSA INTENSITA', CONTRO LE DONNE...
Dopo il femminicidio di Sueli morta per essersi lanciata dal quarto piano di un palazzo di viale Abruzzi a Milano nel disperato tentativo di sfuggire alle fiamme dell’appartamento che sarebbe stato appiccato dal suo compagno.
Dopo quel fatto terribile del giugno scorso. un altro efferato femminicidio  si è verificato nel quartiere, in zona Gorla martedì  scorso. Pamela una giovane donna di 29 anni è stata massacrata con 24 coltellate dal compagno che lei aveva deciso di lasciare.
Ci stringiamo in un abbraccio solidale ai suoi familiari, ai suoi affetti più cari con cui condividiamo l’insopportabilità di questa dolorosa perdita.
Un fatto terribile e non ci sono giustificazioni per un atto così crudele. Un uomo che si procura copia delle chiavi dell’appartamento della donna che intende rompere la relazione, mostra "odio" verso le donne.
È l'ultimo (?) esempio tragico di una mentalità di possesso e dominio, che non dovrebbe avere spazio mai, ma in questo moderno medioevo, in questo moderno fascismo, non solo trova spazio, ma viene ben tollerato, infatti le istituzioni alimentano e appoggiano questo humus.
Francamente, siamo stufe di sentir dire che ci vuole un cambio culturale ed educativo...
Il cambio culturale c'e' già stato, ma in peggio, quante prove volete?
Ultimo intervento contro le donne del governo è stato proprio durante questo ennesimo femminicidio di Pamela: "L'approvazione di un emendamento al disegno di legge Valditara sull'educazione sessuale nelle scuole, che ne estende il divieto fino alla scuola media".
Il "personale è politico" era una giusta parola d'ordine rivoluzionaria, che diceva chiaro e forte che la condizione di oppressione, subordinazione, violenza contro le donne non è un fatto individuale ma è frutto di questa società capitalista che vuole le donne subordinate al ruolo "principale" in famiglia, per far nascere figli, ecc. Ma da parte del governo diventa occasione per una oscena, ignobile azione politica che si carica da un lato di ipocrita demagogia ("il cosiddetto "codice rosso") dall'altro di norme, provvedimenti, inazione della polizia, che lasciano campo libero all'humus di "uomini che odiano le donne" nella loro frustrazione/impotenza. 
La violenza contro le donne è una tragedia quotidiana, amplificata dalla crisi economica e sociale. La frustrazione (verso le donne che vanno avanti) e la precarietà alimentano la cultura maschilista che vede la donna come "proprietà" dell’uomo. La famiglia, anziché offrire protezione, diventa spesso un luogo di oppressione sino ai femminicidi. Il sistema capitalista favorisce isolamento e individualismo, distogliendo dalla necessità della lotta collettiva, unica strada per vincere la paura individuale. Per fermare questa spirale di violenza fascista, serve un cambiamento radicale che superi le basi materiali e ideologiche di oppressione.
Se tutto questo vale come analisi generale, oggi con il governo Meloni, la situazione si e' ulteriormente aggravata; l'humus fascista alimenta un moderno patriarcalismo. In questo moderno fascismo si può anche tollerare che le donne lavorino, siano "emancipate", ma nel rispetto dello schema DIO/PATRIA/FAMIGLIA, perche' dobbiamo essere al servizio del mercato e produrre per lo Stato e fornirgli le "braccia necessarie per il lavoro e per le guerre".
Non possiamo più aspettare. Dobbiamo riprenderci la vita, la dignità, dobbiamo dire basta e trovare il modo di organizzarci sempre più numerose per lottare perchè tutta la vita deve cambiare.

Ci troviamo tutti i giovedi alle 17.00 in via dei Transiti, 28 Milano. per contatti  scrivere a mfpr.mi@gmail.com

14/10/25

Leonardo Grottaglie (TA), petizione delle lavoratrici e lavoratori: “Stop forniture militari per Israele” - Le lavoratrici Slai cobas sc il 22 hanno fatto presidio dentro la Leonardo

13/10/25

VITTORIA PER LE OPERAIE RIBELLI CONTRO L'APPALTO AL SALUMIFICIO BERETTA!

Una prima informazione.

"E’ costituito rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato con il Salumificio F.lli Beretta, con diritto all’applicazione del CCNL Alimentari Industria".

Questo il dispositivo, poi con più dettagli verrà depositata la sentenza, della Corte di Appello del Tribunale di Milano che ha riconosciuto le ragioni delle operaie che con Slai Cobas sc in questi anni, hanno contestato e lottato contro l’appalto in fabbrica legato all'applicazione dell’indegno CCNL Multiservizi, che impongono una paga ridotta e nel caso specifico differenziata dalle stesse operaie ‘fisse’ vicine di posto sulle medesime linee, minori tutele e una generale precarietà.

Quell’appalto riconosciuto alla Cgil ancora in un recente contratto aziendale bidone, firmato senza il consenso delle operaie tra l’altro con un aumento della paga di 2.19 euro lordi mensili. 

Una mobilitazione finita anche al tribunale con il ricorso vinto ora in appello.

Le iniziative di lotta in fabbrica, con gli inevitabili momenti di flessione, non si sono mai interrotte. 


Noi, come Mfpr abbiamo seguito questa lotta dall'inizio, una lotta importante anche per il suo significato di lotta di donne, di immigrate, contro una condizione di lavoro che portava anche a discriminazioni. Le operaie della Beretta sono sempre state in prima fila negli scioperi delle donne dell'8 marzo, e in questi due anni nelle loro lotte, presidi è stata sempre presente la bandiera palestinese e la loro denuncia del genocidio e il sostegno alla resistenza palestinese. 

L'Mfpr organizzò a fine 2022 una bella assemblea nazionale delle operaie della Beretta che chiamò all'unità anche operaie e lavoratrici di altre realtà. 
L'opuscolo che raccoglie tutti gli interventi di quell'assemblea si può richiedere a mfpr.naz@gmail.com