"La vostra repressione non ci fa paura, la lotta delle donne sarà sempre più dura" hanno gridato con forza lavoratrici, precarie e disoccupate organizzate nello Slai Cobas per il s.c., le compagne del movimento femminista proletario rivoluzionario, le giovani del Collettivo Anillo de Fuego alla polizia in assetto antisommossa schierata davanti il palazzo della Regone dove sono >arrivate dopo avere attraversato in corteo le vie del centro storico.
Un corteo vivo e combattivo, diversi gli striscioni "Scateniamo la riBbellione delle donne", "Governo Monti/Fornero la doppia lotta delle donne contro il vostro futuro nero" le lavoratrici, "Contro precarietà, sessismo, sfruttamento ribelliamoci" le giovani
Forte denuncia e lotta contro le politiche governative e padronali di attacco alla condizione di lavoro e di vita, contro ministre alla Fornero che si riempiono la bocca di "tutele" per le donne ma poi nei fatti il governo emana provvedimenti scellerati come quello sulle pensioni che colpisce doppiamente le donne, si prepara ad attaccare l'art.18 mentre taglia le risorse per i servizi
sociali pubblici:
le lavoratrici della scuola contro il peggioramento delle condizioni di lavoro, che prevedono secondo le ultime manovre dei governi, Berlusconi prima e in continuità Monti, perfino l’esubero, la mobilità coatta e la cassa integrazione
le lavoratrici del Policlinico contro le assurde condizioni in cui si lavora negli ospedali a fronte dei massicci tagli ai posti di lavoro e alle risorse nella sanità
le precarie delle Coop Sociali che ogni giorno lottano contro la possibile perdita del posto di lavoro e una condizione di precarietà e sfruttamento che spesso nei confronti delle donne è appesantita da maggiori ricatti fino a gravi casi di molestie sessuali
le disoccupate in lotta per un lavoro, sempre più un miraggio in una regione come la Sicilia in cui il tasso di disoccupazione è tra i più alti del paese e le donne quando trovano un lavoro, se lo trovano! sono costrette a subire nella maggior parte dei casi ipersfruttamento e iperprecarietà
le giovani contro la mancanza di futuro sempre più precario e privo di certezze lavorative
Agli attacchi sul lavoro si sono però intrecciati anche tutti gli aspetti di oppressione che riguardano la nostra condizione di genere, le discriminazioni e le molestie sul lavoro, le sempre più frequenti violenze dentro e fuori casa, l'attacco al diritto alla libertà di scelta in materia di maternità
Tanti gli slogan ripetuti a gran voce ripetutamente
" la furia delle donne vogliamo scatenare, questo governo se ne deve andare"
" il posto di lavoro non si tocca lo difenderemo con la lotta"
"disoccupazione, precarietà e lutto pagherete caro pagherete tutto"
"contro governo e padroni 10, 100, 1000 rivoluzioni!
"con le licenziate solidarietà, rifiutiamo la precarietà!"
"essere mamma non è reato, non può finire tutto con un bambino nato"
" violenza sul lavoro, violenza familiare, questa società dobbiamo cancellare"
"il nostro diritto di scelta non si tocca, lotta, lotta, lotta"…
Scese in strada e in lotta anche in piena solidarietà con tutte le avoratrici, operaie licenziate o in cassa integrazione,con le donne immigrate che vivono condizioni di vera schiavitù.
Un pensiero particolare alle donne della Val Susa che anche in questo 8 marzo combattono contro il TAV , tra le bandiere rosse anche la bandiera NO TAV
Arrivate alla Regione il palazzo è stato preso "d'assedio" dalle tante donne che sin da subito hanno fronteggiato la polizia che con scudi e manganelli era schierata davanti al portone chiuso al loro arrivo.
E' stato chiesto con grande rabbia un incontro denunciando il marciume di politici e burocrati che ingrassano ogni giorno le loro ricchezze a discapito delle proletarie contro cui scaricano solo miseria, precarietà, disoccupazione, che in tempi elettorali "promettono", e come sono bravi!
in questo periodo in cui si avvicinano le elezioni del sindaco e company, ma poi alle parole non seguono mai fatti reali e concreti
Dinanzi all'atteggiamento di chiusura da parte del palazzo di interloquire con le lavoratrici gli animi si sono riscaldati, le donne strette in cordone hanno cominciato ad avanzare verso il portone, alcuni tafferugli con la polizia ma perseveranza delle donne nel voler ottenere di essere incontrate che hanno continuato a fare muro contro i poliziotti impedendo il passaggio degli
>impiegati e funzionari dall'interno, ad un certo punto un uomo in borghese che si è poi presentato come un ispettore di polizia ha intimato ai poliziotti di arrestare due lavoratrici, ne è seguito un parapiglia, le lavoratrici e le giovani hanno strappato le due donne dalle mani dei poliziotti e tutte insieme facendo ancora muro contro gli scudi dei poliziotti hanno cominciato
a gridare "vergogna, vergogna" "ma quale libertà ma che democrazia questo è uno stato di polizia"
Nessun cedimento delle donne presenti che alla fine grazie a questa determinazione, forza e coraggio hanno ottenuto un incontro per la prossima settimana.
Lavoratrici e giovani hanno concluso il presidio intonando con forza contro i poliziotti " la vostra repressione non ci fa paura, la lotta delle donne sara' sempre piu' dura!!!
Buon 8 marzo di lotta a tutte!!!
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riceviamo da
www.infoaut.itAncora una volta, nella giornata in cui è forte il ricordo di un incubo che è divenuto simbolo di emancipazione di quello che chiamano sesso debole, a Palermo si è deciso di scendere in piazza con un corteo. Donne e lavoratrici hanno attraversato le vie del centro, decidendo di continuare a
caratterizzare una giornata con un messaggio, semplice e potente : l'unica emancipazione è la rivolta.
La mente va alle donne della Val di Susa, che continuano a supportare e portare avanti la lotta contro l'alta velocità, alle 239 lavoratrici della Omsa che erano state messe in cassa integrazione ma che poi, grazie alla mobilitazione generale di migliaia di donne in tutta Italia, sono riuscite a far fare un passo indietro alla azienda, il pensiero va anche alle casse-integrate della Fiat, a tutte le donne sottopagate e sfruttate, a tutte le donne che stanno facendo i conti con questa crisi.
Si parla, durante il corteo, anche di tutte quelle donne che continuano a subire violenze da una società che scivola sempre più verso un maschilismo sfrenato. Ma, soprattutto, si parla di quelle donne scese in corteo a fianco di altre donne che conoscono questo periodo buio, che cercano di emergere dal baratro della precarietà e che non temono la repressione, sanno cosa vogliono e non hanno paura di prenderselo.
Il corteo ha attraversato le vie del centro cittadino diregendosi verso il Palazzo della Regione, unica controparte istituzionale rimasta nella città, città abbandonata allo sfacelo totale e con la poltrona del sindaco ancora vuota vista la fuga del fu sindaco Cammarata.
Le lavoratrici vogliono delle risposte, sono stanche della precarietà alla quale sono relegate e pretendono che le loro richiesta non resti solo l'eco lontana di una lamentela, ma, cercando di forzare il cordone di forze dell'ordine vogliono entrare in quel palazzo, vogliono trovarsi faccia a faccia con chi, giorno dopo giorno, affossa sempre più quest'isola lasciandola alla mercè della crisi.
Le donne, le lavoratrici, le precarie e le disoccupate hanno le risposte e sanno che quel che chiedono si può ottenere solo con la lotta e senza la paura della repressione.