ASSEMBLEA POPOLARE AI TAMBURI
Il “Comitato lavoratori e cittadini liberi e pensanti” ha tenuto l’8 agosto, dopo una prima assemblea, una nuova assemblea in piazza ai Tamburi – il quartiere più vicino all’Ilva e più inquinato con un tasso di morti di tumore da record nazionale - di oltre 200 persone, dando così continuità alla contestazione del 2 agosto e anche una prima risposta alle 41 denunce con cui questura e sindacati confederali hanno risposto alla contestazione.
Operai Ilva, pensionati Ilva, giovani disoccupati, rappresentanti dei miticultori danneggiati dalla diossina, ma soprattutto donne del quartiere e anche di altre realtà che hanno raccontato in forme vive, molto commoventi quanto alto sia il prezzo di vite che si sta pagando per responsabilità dei padroni (privati e prima pubblici) del siderurgico e delle Istituzioni, dei politici e dei sindacati confederali, che si sono posti al loro servizio, fino a vendersi anche concretamente, come comincia ad emergere anche dall’inchiesta parallela sulla corruzione. Sono proprio le donne, insieme ai giovani, ad essere l’anima nuova di questa battaglia del quartiere con 18 mila abitanti e a 200 metri da uno dei settori più nocivi dell’Ilva: i parchi minerali. Le donne, prendendo coraggio anche dal loro dolore per i morti, le sofferenze, le preoccupazione dei figli - alcune parlavano in piazza per la prima volta – hanno fatto forti appelli a scendere in piazza tutti, ad alzare la testa e riprendere la dignità, perché indietro non si può tornare; dall’altra hanno posto con più nettezza il fatto che la battaglia per la salute e il lavoro devono andare insieme, che i lavoratori Ilva continuino a lavorare ma la fabbrica si deve mettere realmente a norma.