17/10/18

Il reato impossibile di Nadia Lioce



Nadia Lioce è stata assolta al processo per “disturbo del riposo o delle occupazioni delle persone”, perché “il fatto non sussiste”. Il “fatto” sarebbe il disturbo che avrebbe potuto arrecare alle altre detenute con la sua battitura, se non fosse stata completamente segregata.
Che si tratti quindi di un reato impossibile, emerge chiaramente dalle dichiarazioni spontanee di Nadia al processo, e dalle arringhe delle sue avvocate, Carla Serra e Caterina Calia, che di seguito pubblichiamo.
Che questa segregazione sia stata, in occasione di questo processo, presumibilmente inasprita, ce lo fa sapere Nadia, che al contrario delle altre volte, non ha udito alcun rumore durante il presidio del 28 settembre fuori dal carcere.
Il divieto di “ascoltare”, di parlare, di comunicare sussiste ancora e così le ragioni della nostra campagna.

Buona lettura:


Nadia Lioce
Preferisco farle queste dichiarazioni, perché comunque qualcosa avrei da dire. Dubito che possano intralciare il dibattimento, perché penso anche che da un punto di vista contenutistico, quello che è successo nelle 6 volte per cui sono stata denunciata, in cui io ho effettuato la battitura, perché io non ho mai negato di averla effettuata, anzi ho portato, a dimostrazione del fatto che questa battitura non è stata fatta soltanto in quelle 6 volte, ma in altre 40 e più volte, anche tutte le notifiche di sanzioni disciplinari che ho avuto.
Le questioni nascono da, o sono collegabili a sottrazione di materiale cartaceo dalla mia cella, quello che è stato il motivo di questa protesta. Io ho fatto una protesta prolungata per 6 mesi per sottrazione di materiale cartaceo dalla mia cella, che includeva anche atti giudiziari - che però, agli occhi della polizia penitenziaria, erano esclusivamente pensiero mio, dal momento che erano presentati in occasione di processi da parte mia o da parte dei miei compagni in altri processi - e quindi non scevri di quella tutela di cui comunque godono gli atti giudiziari detenuti in cella, e che, nel momento in cui invece mi furono restituiti, motivarono l'interruzione della protesta, perché questa qui era una protesta chiaramente contro il personale penitenziario e comunque chi aveva comandato loro di farlo, e che non aveva più motivo di esistere nel momento in cui mi era stato restituito.
Che cosa c'è dietro tutto quello che è successo?
Il motivo della denuncia è il presunto disturbo del sonno, della quiete degli altri detenuti. Questo disturbo è un disturbo che a me non è stato testimoniato nel fatto. Certo, io non è che posso dire che qualcuno non possa essersi lamentato in privato con qualcuno, ma certamente non lo ha fatto in pubblico, perché se lo avesse fatto, certamente non avrei interrotto la protesta, ma l'avrei organizzata diversamente. (continua a leggere)

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