23/07/18

DECRETO DIGNITA'/VOUCHER CONTRO DONNE, GIOVANI, MIGRANTI

Saranno infatti questi soggetti che subiranno principalmente gli effetti del decreto dignità sui contratti a termine e delle norme sui voucher.
Sui primi contratti, non sarà certo il palliativo di sgravi per l'assunzioni a tempo indeterminato dei giovani, soprattutto nel sud Italia che convincerà i padroni - che vogliono mani libere nelle assunzioni/licenziamenti, mai introduzione della "causale", come ha detto il presidente della Confindustria - a non licenziare migliaia di lavoratori. Ma su questo il populismo di Di Maio mostra la sua miseria: molte parole e fatti nulli, o addirittura controproducenti se non si attacca realmente la logica dei padroni. Ma questo Di Maio, il M5S non lo vogliono assolutamente! Basterebbe porre nel decreto l'obbligo alle aziende di passare a Tempo Indeterminato i contratti a termine in essere, ma Di Maio fa tutt'altro: chiede "per favore" alle aziende di non licenziare promettendo incentivi; e, in accordo con la Lega, già lima il decreto, pensando di introdurre un regime transitorio nel quale, salva la durata massima di 24 mesi e il numero totale di proroghe ammissibili (quattro), le imprese possano rinnovare oltre i 12 mesi senza la necessaria indicazione della causale. Nulla poi dice di quello che succede in "casa propria", tutti i contratti a tempo determinato che cesseranno improvvisamente senza alcuna prospettiva di lavoro, nelle Poste, nelle Asl, ecc. che hanno finora campato sui contratti a termine. Solo una lotta ampia, estesa in tutti i settori privati e pubblici può impedire questo inevitabile massacro di posti di lavoro, di giovani, donne soprattutto.
I Voucher sono l'altra faccia della medaglia. Dice Di Maio: "Poi andremo incontro a quelle categorie che ci chiedono più flessibilità nel loro settore. La norma sui voucher per come l'abbiamo scritta non punta ad alcuno sfruttamento...". Sembrano le "ultime parole famose". I voucher sono stati e saranno, invece, la sintesi dello sfruttamento e della mancanza di diritti. Vengono reintrodotti proprio in settori, come appunto agricoltura, turismo, in cui la ricattabilità e la soggezione è norma, dove, vedi agricoltura, l'attacco alla sicurezza, alla salute, fino alla vita è altissimo; settori in cui la flessibilità che vogliono le aziende è: massimo e concentrato sfruttamento per poi buttarti via quando non servi più; dove i lavoratori non hanno giorni di riposo, le pause durante il lavoro sono miraggi, dove se ti assenti per malattia, trovi al ritorno le porte chiuse, ecc. I Voucher permettono che questo lavoro massacrante, senza diritti si faccia nella "legalità", liberando le aziende anche dal rischio di denunce, vertenze. Per i immigranti che in questi settori sono in alcune realtà tanti, vuole dire aver dato alle aziende lo strumento per fare alla luce del sole ciò che finora facevano a nero. Non il contrario! 
Infine una parola sui cambiamenti che si vogliono apportare alle delocalizzazioni.  Avevamo già scritto come questa parte del "decreto dignità", se pur "toglie gli aiuti di Stato, agevolazioni fiscali e applica sanzioni, e stabilisce la restituzione dei benefici ricevuti per le imprese che trasferiscono all'estero le loro produzioni o che licenziano nelle attività interessate ai contributi statali, nulla impone a difesa dell'occupazione dei lavoratori e dei loro salari. Quindi, non sarà questa penalità che disincentiverà il capitale dall'andare dove pensa di fare più profitti ed abbassare il costo del lavoro. E gli operai si troveranno ugualmente licenziati". Ora con l'intervento della Lega anche queste sanzioni si attenueranno di molto: le aziende decadono dagli incentivi incassati prima di espatriare solo se il taglio dei posti supera il 50%, non il 10. Mentre come "contentino" si propone di "destinare le somme derivanti dalle sanzioni applicate alle imprese per finanziare contratti di sviluppo ai fini della riconversione del sito produttivo in disuso eventualmente anche sostenendo l'acquisizione da parte degli ex dipendenti". Quindi nessun impedimento ai licenziamenti, ma tenere buoni i lavoratori, lavoratrici nell'illusione di fare loro domani i "padroncini".

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