08/06/18

Da mfpr Milano: Uccisa dal marito con 29 coltellate, confermati 18 anni. La figlia: "Pochi". SIAMO AL FIANCO DI VALENTINA CHE HA OSATO LOTTARE PER LA MADRE ROSSANA UCCISA DAL MARITO

Il gup nel rito abbreviato aveva escluso l'aggravante della crudeltà - se 29 coltellate vi sembran poche! - confermando, ancora una volta, che  le donne nei tribunali non trovano giustizia.  Si conferma, anche in questo caso la concezione di "padrone" fino all'uccisione della moglie:"c'erano "forti tensioni" dovute ai tradimenti di lui." 
La figlia in aula: "È andata come speravamo, almeno oggi non è arrivato alcuno sconto di pena"
Milano, 6 giugno 2018 - La Corte d'Assise d'appello di Milano ha confermato la condanna a 18 anni di carcere per Luigi Messina, il 53enne che nel gennaio 2017 nel capoluogo lombardo uccise la moglie Rossana Belvisi con 29 coltellate. "È andata come speravamo, almeno oggi non è arrivato alcuno sconto di pena anche se comunque continuo a pensare che 18 anni siano pochi e spero davvero che non esca prima di 18 anni" ha commentato la figlia della coppia, Valentina, presente alla lettura della sentenza, con il legale Domenico Musicco, che da tempo si batte perché il padre sconti "fino all'ultimo giorno".
In primo grado, con rito abbreviato, il gup aveva escluso l'aggravante della crudeltà e l'uomo, difeso dal legale Daniele Barelli, era stato condannato a 18 anni contro una richiesta della Procura di 30 anni. Procura che però non ha presentato appello e, dunque, oggi si è discusso sulla concessione o meno delle attenuanti chieste dalla difesa, ma negate dalla Corte accogliendo la linea del sostituto pg Massimo Gaballo. Fuori dal Tribunale anche un presidio di solidarietà nei confronti della 25enne con cartelli con scritto "Siamo tutte Valentina". La ragazza, 25 anni, ieri ha incontrato il padre nel carcere di Pavia, dove è detenuto. Oltre un’ora di colloquio, un faccia a faccia carico di tensione. "Dopo 18 mesi - racconta la ragazza -, mi ha detto che lui si è pentito, ma se si fosse davvero pentito si sarebbe dovuto alzare oggi e dire che rinunciava all'appello almeno". Messina, ex guardia giurata, disoccupato e con precedenti penali, aveva subito confessato di avere colpito la donna per 29 volte, fino alla morte, con un coltello da cucina. Inoltre, aveva fatto ritrovare l'arma e i suoi abiti sporchi di sangue gettati in un cestino e aveva spiegato nell'interrogatorio che tra lui e la moglie c'erano "forti tensioni" dovute ai tradimenti di lui. In primo grado il pm Gaetano Ruta aveva contestato anche l'aggravante della crudeltà per le 29 coltellate inferte, ma il gup Livio Cristofano l'ha esclusa e la Procura, poi, non ha fatto ricorso e dunque nel processo di oggi la pena avrebbe solo potuto scendere se la Corte, presieduta da Maria Grazia Bernini, avesse concesso le attenuanti generiche. La difesa le aveva chieste per la "confessione e per il comportamento positivo dell'imputato che aveva dato un contributo fattivo alle indagini", mentre il pg Gaballo ha ribadito il suo no alle attenuanti, così come il legale Musicco, per la parte civile.

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