La donna spiega al magistrato i dettagli di uno stupro di gruppo consumato in albergo. Una decina di uomini avrebbero abusato di lei in tutti i modi nella stanza di servizio dei dipendenti. Avrebbero anche filmato i rapporti sessuali, e nei giorni successivi si sarebbero scambiati le immagini sulla chat di Whatsapp ‘Cattive Abitudini’, vantandosi dell’impresa di essersi “fatti una milf”.
La signora era caduta nella trappola insieme alla figlia accettando da due barman un drink in cui avevano sciolto la sostanza. La ragazza è corsa in bagno a vomitare, il suo organismo non ha retto le benzodiazepine. Il branco non l’ha cercata, per concentrarsi invece sulla madre, che gli inquirenti ricordano come una bella donna, alta, bionda. Le violenze di un sesso senza consenso sarebbero iniziate in piscina, protagonisti i due barman, che poi avrebbero consegnato la donna a un altro dipendente che l’ha condotta nel chiuso della stanza: “Lì dentro erano una decina, forse di più”.
Ieri i poliziotti della Squadra Mobile di Napoli e del commissariato di Sorrento hanno eseguito cinque arresti. Sono finiti in carcere Antonino Miniero, Gennaro Davide Gargiulo, Fabio De Virgilio, Raffaele Regio e Francesco Ciro D’Antonio, i cinque del branco che le indagini hanno consentito di identificare con certezza. Quattro hanno età comprese tra i 23 e i 25 anni, solo uno ha 34 anni: giovani uomini con la passione per le donne più grandi, le ‘milf’, cosa che emerge dalla lettura delle chat scaricate dai cellulari sequestrati durante l’inchiesta, dove si scambiano commenti su foto e video dell’orgia violenta che però non ci sono (a parte una foto poco chiara). Forse sono stati cancellati da remoto dopo i sequestri, ci sono altre indagini sul punto. Uno degli arrestati è stato tradito da un tatuaggio sul collo, la signora lo ricordava, altri due dalla foto dei barman che la donna ha scattato quando era lucida,

La Procura continua il lavoro per identificare il branco nella sua interezza. Gli arrestati sono tutti dipendenti o ex dipendenti dell’hotel, i cui dirigenti sono estranei alle accuse. Le indagini sarebbero state più veloci se la signora avesse denunciato immediatamente e in Italia, per un caso analogo del 2015 in una discoteca di Sorrento, le manette scattarono dopo un mese.
Ma stavolta la violenza era avvenuta la notte prima della partenza della turista. Lei rivelò l’accaduto al tour operator che le suggerì di rivolgersi al consolato, che a sua volta le consigliò di tornare in patria e denunciare lì. La signora ha così sporto denuncia alla polizia del Kent. I sanitari del luogo hanno constatato i lividi, le ecchimosi, hanno eseguito i prelievi biologici.
Qui in Italia sono state fatte le stesse operazioni sugli indagati. Si è così accertato che il Dna di tre dei cinque arrestati è lo stesso delle tracce lasciate sulla vittima. E un esame tossicologico del capello della donna ha consentito di rilevare un picco di consumo di z-drugs nel periodo dello stupro. i “i riscontri alla denuncia della cittadina britannica sono ampi e incontrovertibili” dice il procuratore Alessandro Pennasilico. Una storia orribile.