04/05/18

4 maggio, dal sud al nord presidi ovunque - Il 41 bis è tortura. Criminale è chi la pratica non chi la contesta, solidarietà a Nadia Lioce!


L’Aquila




Giornata articolata di lotta quella di oggi a L'Aquila, in occasione dell'udienza del processo a Nadia Lioce per la sua protesta (battendo con una bottiglietta di plastica contro la porta blindata della sua cella) contro le continue vessazioni, le perquisizioni quotidiane della cella e i sequestri arbitrari di documenti e materiale vario.
L'imputazione è "disturbo della quiete" (chiamano quiete il silenzio assoluto imposto ai detenuti in 41bis) e danneggiamenti (i danni provocati dal tappo della bottiglietta contro l'acciaio della porta...).
La manifestazione, convocata a L'Aquila da "Pagine contro la tortura", ha visto la partecipazione di una cinquantina di compagni venuti da diverse città (da Roma, Milano, Taranto, Firenze, Bologna, Genova, Parma, Abruzzo), che hanno affollato l'aula predisposta per la video conferenza.
E' stata ascoltata la deposizione dell'agente di polizia penitenziaria, che ha riferito come "il frastuono era talmente assordante che con le colleghe non riuscivo a dialogare". Ma, alla domanda se e quali altre detenute si fossero lamentate, la risposta è stata "qualcuna sicuramente, ma non ricordo chi". "Ma quante erano le detenute ristrette in 41bis?" Ha chiesto il presidente. "Otto". "E non ricorda il nome di chi tra queste si è lamentato?". "No, non ricordo".
Verso la fine dell'udienza è emerso che da circa 2 mesi tutti i detenuti in 41 bis del carcere dell'Aquila, stanno attuando delle battiture di protesta (in particolare per lo spegnimento forzato delle TV dopo la mezzanotte) e la difesa ha chiesto l'esame della direzione del carcere.
L'udienza si è chiusa poco dopo, col presidente e le parti che hanno deciso di convocare e ascoltare le testimonianze di almeno una delle detenute, a confermare il disturbo subito (altrimenti non c'è reato!) e il direttore del carcere.
Prima della chiusura il Presidente ha chiesto all'imputata se aveva dichiarazioni spontanee da fare, ma questa ha risposto che si riserva di farne in seguito e ha poi conferito in privato con il suo legale.
L'udienza è stata quindi chiusa e la prossima fissata per il 28 settembre.
Subito dopo la fine dell'udienza, le avvocate della difesa hanno notato e denunciato un agente di polizia che riprendeva abusivamente i presenti in aula e chiesto che fosse ordinata la fine delle riprese e la restituzione delle immagini girate. Pilatescamente, il presidente ha risposto "le riprese in aula devono essere preventivamente autorizzate, altrimenti sono abusive, ma se ci sono motivi di polizia... In ogni caso ne sono venuto a conoscenza a udienza chiusa e comunque preposto a perseguire sulle violazioni che avvengono in udienza è il Pubblico Ministero" (rimasta impassibile).
Dopo l'udienza del processo contro Nadia, si sono tenute altre udienze in videoconferenza contro altri imputati detenuti a l'Aquila in 41 bis. Si è così scoperto di numerosi atti di ribellione contro le condizioni di detenzione e gli abusi subiti, puntualmente denunciati e fatti oggetto di processi. Alcuni compagni si sono perciò fermati in Tribunale per seguire questi altri processi, raccogliere materiali e contatti per allargare la documentazione e denuncia del regime carcerario e delle resistenze contro di esso.


Il grosso dei manifestanti, invece, si è spostato verso il vicino mercato cittadino, dove sono stati esposti gli striscioni e distribuiti volantini e materiali della campagna, sempre seguiti da un codazzo di mezzi blindati e "telecamere".
Infine, verso le 14.30 la manifestazione si è spostata nei pressi del carcere, dove è stata montata un'amplificazione e si sono susseguiti interventi di saluto a Nadia e agli altri detenuti e di informazione sulla campagna in corso.


Tra gli altri, l'intervento di un compagno di Taranto ha ricordato le ragioni di questa campagna, che è contro la repressione in generale che colpisce ogni forma di opposizione e resistenza a questo sistema, contro la prigionia politica e il 41bis, che ne sono la punta di diamante; in solidarietà con l'unica donna prigioniera politica sottoposta al regime di 41bis la quale, anche dopo 13 anni di "tortura bianca" e tentativi di annientamento, ancora resiste e lotta, dando un esempio importante e chiamando tutti noi fuori a fare altrettanto.


E' stata anche ribadita la necessità di allargare e approfondire la campagna tra le masse, non solo con presidi di militanti, ma con iniziative di informazione e denuncia che la leghino ai lavoratori, giovani, donne, familiari e prigionieri in lotta, alle loro organizzazioni e collettivi.
In questo senso è stata brevemente riportata l'assemblea diNapoli del 19 aprile e le altre iniziative che si sono svolte in tutta Italia in questa stessa giornata: il presidio al carcere di Pozzuoli, quelli ai Tribunali di Taranto e Palermo, il presidio nei pressi della stazione a Bergamo, le iniziative varie a Ravenna.
Un percorso che nei prossimi mesi deve proseguire ed allargarsi a L'Aquila e ovunque possibile.
Infine è stato ricordato e rilanciato l'appello dei rivoluzionari maoisti indiani, che in questa stessa giornata hanno chiamato a protestare in India e nel mondo contro il massacro di 38 rivoluzionari e gente dei villaggi, trucidati in un "falso scontro" dalle truppe del regime fascista indù tra il 22 e il 23 aprile.
Questi sono martiri nostri che hanno dato la vita al servizio della grandiosa guerra popolare e lotta di liberazione del popolo indiano, che da Naxalbari in poi, va avanti da 50 anni.
In chiusura tutti hanno espresso l'impegno a ritrovarsi il 28 settembre e lavorare per farne una giornata anche più ricca e più forte, perché quella contro il 41bis ai prigionieri politici rivoluzionari è una battaglia che si può e si deve vincere.

Il volantino del MFPR-AQ:


Oggi, 4 maggio, in occasione della nuova udienza per la protesta di Nadia Lioce, siamo in presidio non solo a L’Aquila, ma anche in altre città, in solidarietà con Nadia Lioce, contro la tortura del 41 bis e la criminalizzazione di chi lo combatte.
Sono passati 13 anni da quando Nadia Lioce è rinchiusa all’interno della sezione femminile del 41 bis del carcere dell'Aquila, regime che lo scorso settembre le è stato prorogato, ancora una volta, per altri 2 anni. 13 anni di isolamento assoluto!
In 41 bis i detenuti e le detenute possono uscire dalla cella per due ore al giorno, una per l'aria e una per la saletta di socialità). Mentre nelle carceri maschili i gruppi di socialità possono essere composti da 4 persone al massimo, nella sezione femminile speciale del carcere dell'Aquila, i gruppi di socialità possono essere composti al massimo da 2 detenute.
Parlare con un’altra detenuta, che non sia quella assegnata dal carcere è vietato. E’ vietato anche solo guardarla. Così è successo a Nadia ad esempio, che per chiedere del cibo si è rivolta alla lavorante e non alla guardia. L’altra detenuta non rispose, ma la guardò. Così presero entrambe l’isolamento disciplinare.
Negli anni il materiale cartaceo conservabile nelle celle della sezione femminile del carcere dell'Aquila, è passato da 30 a 3 riviste, da 20 a 3 quaderni, a un solo dizionario. Vietato ricevere libri dall’esterno, vietato conservarne in cella. Ogni perquisizione quotidiana era occasione per sequestrare a Nadia ogni cosa, perfino un laccetto per gli occhiali che si era fatto da sé.
Non poter guardare, non poter parlare, non poter leggere, scrivere, cucinarsi, comunicare, ascoltare, conservare i ricordi, le lettere, gli affetti… Cancellare tutto, cancellarsi. Seppellire la propria identità umana, sociale, politica. Giorno dopo giorno, Nadia ha reagito a ogni sequestro e vessazione quotidiana, battendo una bottiglietta di plastica contro la porta blindata della cella in cui è sepolta. Per questo oggi è sottoposta a processo a L’Aquila, accusata di “disturbo del riposo o delle occupazioni” e oltraggio a pubblico ufficiale.
Ma è solo la “quiete” di chi la tortura che Nadia ha turbato con le sue battiture! E’ lo Stato che tortura che dovrebbe sedere sul banco degli imputati.
Nadia Lioce per la sua protesta, rischia l'applicazione anche dell'articolo 14 bis, con ulteriore peggioramento delle condizioni detentive. Ma Nadia Lioce, con la sua protesta, ha messo a nudo il "re", mostrando a tutti l'orrore del 41 bis.
Sepolta viva, neanche una lettera del settimanale "Panorama" che chiedeva di intervistarla, le hanno consegnato, "perché le condizioni detentive dei soggetti in 41 bis possono essere valutate solo tramite atti ufficiali". E gli "atti ufficiali" sono quelli del Governo, dello Stato, sono quelli che parlano di “epilessia” o “aneurisma” o di “autolesionismo” quando una persona detenuta muore nelle loro mani. Sono quelli che condannano alla morte civile oltre 700 detenuti e detenute in Italia. Sono gli atti, anzi, i misfatti, di una giustizia borghese che rinchiude decine di migliaia di poveri nelle proprie galere, che usa il carcere come discarica sociale e il 41 bis come l'elemento di deterrenza più alto nei confronti delle lotte sociali, nel misero tentativo di mettere a tacere i rivoluzionari.
La lotta per Nadia, di Nadia, perciò, è una lotta che riguarda tutti e tutte, perché ci mostra l'essenza stessa del 41 bis, che è una minaccia per tutti quelli che ancora si battono per un mondo migliore, per una società giusta, per una nuova, reale democrazia.
31 persone sono state condannate per aver denunciato tutto questo durante i presidi che si sono svolti a L'Aquila il 24 novembre scorso. Noi risponderemo a questa ingiusta repressione non solo a L'Aquila, ma anche in altre città, perché il 41 bis è tortura, perché la solidarietà non è un crimine, perché lottare per un mondo migliore è giusto e necessario




***

In contemporanea alla manifestazione dell'Aquila, si sono tenuti presidi anche in altre città, per la difesa di Nadia Lioce, contro il carcere e il 41bis, per la libertà dei prigionieri politici rivoluzionari.

Questa mobilitazione estesa, unitaria è stata importante, un passo avanti nella necessaria battaglia nazionale per Nadia Lioce, per tutti i prigionieri politici rivoluzionari, contro le carceri-tortura e assassine, contro la repressione e lo Stato di polizia.



Diamo informazione di alcuni di questi presidi, dalle notizie che finora abbiamo.


Napoli

Da Parenti e amici delle detenute del carcere di Pozzuoli

Di seguito il loro comunicato:



Da L’Aquila a Pozzuoli, libertà per Nadia! Libertà per tutte le detenute!

4 maggio 2018, al tribunale de L’Aquila ennesima udienza a carico di Nadia Lioce, una compagna, ma soprattutto una donna, che si trova in regime di 41bis da circa 12anni.
Il 41bis rappresenta l’apice del sistema repressivo carcerario che si basa, sempre e comunque, su tortura ed isolamento.
Saremo fuori al carcere di Pozzuoli, come gesto di solidarietà nei confronti di Nadia! Vogliamo che la sua storia non resti confinata al carcere dove la tengono reclusa o al tribunale che la giudicherà!
Il coraggio di Nadia, il coraggio di una donna che nonostante l’isolamento, nonostante le continue minacce e soprusi, continua ad alzare la testa portando avanti gesti di protesta (come la semplice battitura di una bottiglia di plastica sulle sbarre della sua cella, la porterà nuovamente in tribunale per aver arrecato “disturbo alle altre detenute”), nonostante ciò non si arrende e nonostante anche la tremenda censura prova comunque a comunicare con l’esterno, a creare un ponte tra l’isolamento e il vuoto che vogliono farle vivere e la solidarietà che da ogni parte d’Italia cerca di raggiungerla con ogni mezzo.
Una donna che vive reclusa da anni, in un carcere che storicamente è pensato per la detenzione maschile e che quindi comporta, disagi notevoli anche nella semplice quotidianità.
Il carcere di per sé è un abominio e dovrebbe solo essere abbattuto! In aggiunta a ciò vi sono condizioni oggettive, sia per gli uomini che in particolar modo per le donne, che rendono questo abominio ancora più inaccettabile!
Vogliamo creare un ponte, tra l’interno e l’esterno, per rompere il silenzio assordante che ruota attorno ad ogni carcere e far sentire le nostre voci insieme, unite in un unico grande coro!
Pozzuoli, Poggioreale, Secondigliano sono solo alcune delle carceri dove abbiamo e porteremo ancora la nostra solidarietà e con cui cerchiamo di creare un ponte!
Rompiamo insieme questo isolamento!
Basta con gli psicofarmaci per dormire la notte o pe ffà passà a jurnata!
Diffondiamo solidarietà!
La solidarietà è un arma, usiamola!


Taranto


Striscioni, volantinaggio, ma soprattutto DECINE E DECINE DI PERSONE HANNO FIRMATO l'appello per la difesa delle condizioni di vita dei proigionieri politici rivoluzionari, NO al 41bis per Nadia Lioce (che questa mattina a L'Aquila veniva processata per l'ennesima volta per aver protestato con la battitura di una bottiglietta di plastica alle sbarre (!), contro il regime duro del 41bis in cui viene tenuta da 13 anni.

Hanno firmato ragazzi e ragazze, operai dell'Ilva, giovani disoccupati dei quartieri inquinati di Taranto, lavoratori e lavoratrici precarie, avvocati, ecc.
In tanti non si sono limitati a firmare, ma hanno unito la loro denuncia dell'orribile situazione che i detenuti vivono nelle carceri, degli assassini legalizzati coperti dallo Stato, delle condizioni disumane, dei detenuti malati lasciati senza assistenza. Tutto questo è presente, hanno detto, anche nel carcere di Taranto, dove vi sono stati anche dei suicidi, e proteste per le condizioni di abbandono, di sporcizia, di mancanza di assistenza sanitaria.

I compagni e le compagne del Mfpr e del Soccorso rosso proletario hanno denunciato con vari comizi volanti tutto questo, ma in particolare hanno informato degli altri presidi che questa mattina si tenevano a L'Aquila e in altre città, che ha permesso per la prima volta di far sentire la voce di lotta e di costruire un'unità contro la repressione, contro le carceri, in solidarietà con Nadia Lioce, da nord a sud: da Palermo a Napoli, da Bergamo a Torino, ecc.


Palermo


Presidio davanti al Tribunale, con megafonaggi, striscioni, cartelli e raccolta firme, in una zona dove passa molta gente.


Le compagne del Mfpr hanno fatto anche delle interviste (che pubblicheremo nei prossimi giorni).


La polizia-Digos ha cercato di negare l'autorizzazione al presidio, pretendendo di sapere cosa doveva stare scritto sugli striscioni. Ma la determinazione dei compagni ha fatto fare marcia indietro.


Bergamo


Nonostante la pioggia si è tenuto  a Bergamo lato stazione all'uscita delle scuole, il presidio in solidarietà con Nadia Lioce, contro la tortura del 41bis, contro la criminalizzazione di chi lo combatte, contro la repressione delle lotte.


Durante l'uscita degli studenti tra cui tante giovani ragazze si è portato il messaggio di chi lotta contro questo sistema che è in grado solo di garantire repressione e polizia, mentre non c'è futuro per i giovani e i lavoratori se non quello di sfruttamento e morte sul lavoro.
Grazie allo striscione e allo spikeraggio gruppi di studenti e singoli si sono fermati ad ascoltare e a discutere di questa situazione, specifica che dimostra la paura della borghesia per le idee di rivolta e cambiamento che ci sono nell'aria e nella società e che le idee di cambiamento non si possono fermare dietro le sbarre delle carceri e delle prigioni dove vogliono seppellire i prigionieri politici.
L'esempio di Nadia è anche quello di doppia forza delle donne delle compagne che con determinazione non si lasciano schiacciare dalla repressione.

Torino

Presidio di solidarietà con Nadia Lioce e gli altri compagni prigionieri.

PROLETARI TORINESI PER IL SOCCORSO ROSSO INTERNAZIONALE PT-SRI
VENERDÌ 4 MAGGIO 2018

Mentre a L Aquila decine di compagni solidarizzavano con la compagna Nadia Lioce sotto processo, a Torino, un altra ventina di compagni di gruppi diversi, tenevano un presidio contro il 41 bis e in solidarietà con Nadia e gli altri compagni prigionieri. Alle 11.00 circa, da L'Aquila i compagni ci comunicavano  che, durante l'udienza, erano stati ascoltati come testi gli agenti di custodia una dei quali affermava che un'altra detenuta si sarebbe lamentata a causa delle proteste della compagna Nadia. La detenuta in questione testimonierà alla prossima udienza del processo che viene fissata per il 28 settembre prossimo. I compagni solidali ci comunicavano che in aula, gli avvocati di Nadia, accorgendosi della presenza di uno sbirro che, senza autorizzazione alcuna, riprendeva i compagni presenti, hanno chiesto il suo allontanamento, ottenendolo.  I compagni presenti a L'Aquila si sono poi diretti verso il carcere per un presidio.

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