16/04/18

Filippine - Il macellaio Duterte alla procuratrice della Corte Penale internazionale: “Se vieni ti arresto”

“Signora Fatou, se osa iniziare un’indagine qui, la arresterò”.
 
Così il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte ha apostrofato la procuratrice generale della Corte Pienale Internazionale, Fatou Bensouda. Minacciata di arresto immediato, se dovesse presentarsi a Manila. Perché la linea di azione brutale della lotta alla droga di Duterte – migliaia di esecuzioni sommarie, sospetti spacciatori e semplici tossicodipendenti giustiziati per le strade – adesso è finita nel mirino della Corte Penale Internazionale. E così il mese scorso, su ordine dello stesso Duterte, le Filippine si sono ritirate dal Trattato di adesione alla Corte Penale Internazionale. “Lei, signora Fatou, non deve venire qui. Qual è la vostra autorità adesso? Non siamo più membri del trattato”, ha urlato il presidente davanti ai giornalisti

Dopo aver promosso stupri e femminicidi politici e offerto taglie di 500 dollari a "chiunque uccida un ribelle comunista", il criminale fascista Duterte ha pensato bene di sottrarsi ad una inchiesta internazionale sui suoi crimini, ritirando l’adesione del suo Paese alla Corte Penale Internazionale.
“I trattati sono pezzi di carta” dicevano alcuni guerrafondai delle guerre passate, così Duterte fà carta straccia delle inchieste sui feroci crimini di cui si sta macchiando. Crimini che non si “limitano” agli spacciatori e ai semplici delinquenti, ma prendono di mira in realtà la rivoluzione per la Nuova Democrazia di lunga durata in corso, che coinvolge migliaia di contadini e abitanti delle città, diretta dal Partito Comunista delle Filippine.

Il conflitto tra le forze governative e i ribelli comunisti si è riacceso il 23 novembre scorso, quando Duterte ha ufficialmente cancellato i negoziati di pace con il Communist Party of the Philippines (CPP) e, soprattutto, con il suo braccio armato, il New People’s Army (NPA), considerato dal governo un gruppo terroristico.

La trattativa intrapresa all'inizio del mandato da Rodrigo Duterte, che mirava alla fine dell’insorgenza comunista più lunga dell’Asia, era stata descritta come uno dei successi politici del “Trump filippino”. Ma nell’ultimo periodo i ribelli hanno intensificato gli attacchi, facendo leva anche sul fatto che i militari erano impegnati a Marawi, dove le forze armate hanno combattuto per quasi cinque mesi contro i miliziani locali legati allo Stato Islamico per riprendere il controllo della città.

Il New People’s Army - considerato anche dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea un’organizzazione terroristica - è stato fondato da Bernabe Buscayno - più conosciuto con il suo nome da battaglia Commander Dante - nel marzo del 1969 e controlla diverse parti del territorio, soprattutto le zone rurali del Paese.

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