31/03/18

"PARTECIPAZIONE" = CORPORATIVISMO SINDACALE, AL SERVIZIO DEL MODERNO FASCISMO


Questo articolo uscito sul "Corriere Economia" del 26 marzo ha il "merito" di dare un quadro sintetico della politica e azione della Cgil che troverà piena ratifica nel suo congresso.
La linea Calenda e Bentivogli con il “Piano industriale per l’Italia delle competenze” avviata ad inizio anno, la linea e filosofia dell'Assise generali della Confindustria di Verona sulla nuova organizzazione del lavoro, del salario, trovano ora l'altro tassello che serve al capitale.
Esso va, come abbiamo già scritto, oltre la "normale" concertazione, svendita da parte del sindacalismo confederale. Siamo nel passaggio del sindacalismo ad essere parte integrante e attiva del moderno fascismo padronal-istituzionale, che per passare/imporsi tra i lavoratori ha necessità di avere nel sindacato un anello importante.
Per questo la borghesia, attraverso i suoi giornalisti, dà il "benvenuto" alla Cgil.


Come avviene questo passaggio per la Cgil, che ha già trovato nella firma del "Patto di fabbrica" il suo battesimo?
La "partecipazione", spiega la Cgil di Camusso/Landini, deve essere "intesa come coinvolgimento dei lavoratori alle decisioni dell'impresa, un "pilastro" delle nuove relazioni industriali".
Ecco, questo si chiama corporativismo! che, come per il passato, è compagno necessario di strada del moderno fascismo.
Esso si fonda sulla fine della contrapposizione tra interessi del capitale e quelli degli operai, tra sfruttamento, lavoro salariato al servizio del profitto padronale e difesa delle condizioni di lavoro, salariali dei diritti dei lavoratori, sull'azzeramento, quindi, della lotta di classe.
"Partecipazione", "confronto", "codeterminazione" sono le "bandierine" per far passare l'unità di interessi tra padroni e operai - il "siamo tutti sulla stessa barca", solo che gli operai remano e il padrone si prende i pesci - che in realtà significa che gli operai, non solo devono continuare ad essere sfruttati, precarizzati sempre di più, ma devono anche partecipare/contribuire attivamente ai cambiamenti necessari al padronato. O ancora di più, che gli operai attraverso la "partecipazione alla gestione delle imprese" - cioè accettando e condividendo la propria subordinazione al capitale - possono realizzare i loro interessi: "La codeterminazione - ha detto il segretario della Cgil Franco Martini - presuppone un salto culturale, dove l'impresa non appaia più per il lavoratore luogo solo di subordinazione e di passività, ma luogo di una possibile autorealizzazione". Della serie: ammazzati e felici...



Questa nuova/vecchia scoperta del corporativismo non solo porta ad un nuovo peggioramento concreto delle condizioni di lavoro, salariali, alla cancellazione di diritti dei lavoratori, ma spinge alla divisione, concorrenza tra lavoratori, con rafforzamento di settori (molto ristretti) di aristocrazia operaia a fronte di una massa di lavoratori supersfruttati.



Ma ci riusciranno? Gli operai glielo permetteranno? Sarà per questo che a Landini viene un dubbio: "come facciamo a conquistare spazi di codeterminazione?... siamo in grado di sviluppare una contrattazione di questa natura?...

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