24/06/17

Imola, le donne di trama di terre contestano Minniti

Da trama di terre


L'intervento di Trama di Terre dinnanzi al ministro Minniti il 23 giugno a Imola

Signor Ministro,


siamo Trama di terre, un'associazione che da 20 anni accoglie a Imola donne straniere e richiedenti asilo. Sono donne che quasi sempre hanno vissuto violenza maschile e discriminazioni nella sfera pubblica e in quella privata: nel Paese dove sono nate e in quelli di transito, molte volte anche in quello d'arrivo e persino nei centri di accoglienza finanziati dallo Stato. Si tratta di violenza psicologica e fisica, stupri e aborti forzati, tratta a fini di sfruttamento sessuale, matrimoni forzati, mutilazioni genitali. E nei Paesi di partenza per queste donne è spesso impedito l’accesso ai sistemi educativi e socio-assistenziali e al diritto a una giustizia che veda riconosciti i loro diritti in tutte le fasi della vita.

Signor Ministro,

di certo saprà che l'Italia aderisce alla Convenzione di Istanbul, ratificata dal Parlamento italiano nell'agosto 2013 e entrata in vigore al Consiglio d'Europa dal 2014. L'Italia è quindi obbligata a riconoscere la violenza contro le donne basata sul genere come una forma di persecuzione ai sensi della Convenzione di Istanbul e di quella di Ginevra del 1951 relativa allo status dei rifugiati e delle rifugiate che rafforzano le norme nazionali che già riconoscono atti di persecuzione quelli diretti contro un genere. Ed è anche per questo motivo che alcuni costituzionalisti ritengono la sua legge, cioè la 46 del 2017, incostituzionale.


La legge Minniti-Orlando sta violando le Convenzioni e le altre norme nazionali quando svuota il primo grado di giudizio rendendo solo eventuale la comparizione della donna davanti al giudice e negando l'appello. Questo significa una grave compressione del diritto d'asilo perché crea una giustizia parallela nel nostro sistema giudiziario.

La videoregistrazione che sarà usata in sede di audizione nelle commissioni territoriali per decidere della protezione o del rigetto è un'ulteriore vittimizzazione e abuso per le donne che possono non volere o non potere raccontare quanto loro accaduto perché ancora traumatizzate e impaurite, non consapevoli di quali sono i loro diritti e le loro opportunità. Riferire gli atti di violenza subiti ed essere riprese sarebbe per loro una ulteriore terribile violenza psicologica.

Ancora, la sua legge, istituendo i CPR e rafforzando il sistema dei rimpatri forzati, viola la Convenzione di Istanbul che prevede il diritto al non-respingimento per le donne in Paesi dove la loro vita potrebbe essere in pericolo o dove potrebbero essere esposte al rischio di violenze, trattamenti o pene inumane e degradanti. Gli accordi bilaterali che l'Italia ha fatto con alcuni Paesi da dove queste donne provengono dimenticano che la maggior parte di questi Stati non è in grado di proteggerle adeguatamente e talvolta le opprime direttamente.

Infine, signor Ministro, la sua legge attribuisce impropriamente a noi operatrici e operatori le funzioni di Pubblici Ufficiali, un ruolo che non vogliamo e non possiamo avere perché le nostre competenze sono altre e perché, nel caso di Trama di terre ma ci creda anche in moltissimi altri casi, noi vogliamo continuare ad accogliere attraverso modalità basate sulle pratiche di genere. Dopo aver raccolto la storia dolorosa di una donna, dopo aver condiviso con lei la fatica di ricominciare a vivere in un Paese straniero, dopo averle insegnato l'italiano, dopo averla messa in condizione di conoscere i propri diritti in Italia, dopo tutto questo in caso di diniego secondo lei noi dovremmo obbligarle con la forza ad andarsene? Per noi è un atto di violenza inaccettabile e diciamo e diremo sempre NO.

PRETENDIAMO CHE I DIRITTI DELLE DONNE E I DIRITTI UMANI SIANO APPLICATI SEMPRE.

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