31/08/16

Formazione rivoluzionaria delle donne: La Rivoluzione culturale proletaria e le donne

Formazione rivoluzionaria delle donne:

La Rivoluzione culturale proletaria e le donne

Iniziamo col testo “Sviluppare appieno la funzione della donna nella Rivoluzione e nella costruzione del socialismo” (1 agosto 1972), uscito durante la Rivoluzione culturale proletaria in Cina
, diretta e possiamo dire “scatenata” da Mao Tse Tung, con un ruolo decisivo di Chiang Ching, articoli sulla RCP e le donne, sul ruolo delle donne nell'assalto al cielo.

Proprio sul ruolo rivoluzionario delle donne e la trasformazione della loro vita da una condizione di profondissima oppressione a una di effettiva emancipazione di milioni di donne, in un immenso paese, dalle più lontane zone di campagna alle città, come forza decisiva nella rivoluzione proletaria e nella costruzione del socialismo, si può comprendere la grandezza dirompente della Rivoluzione culturale; essa è stata anche una sfida, quasi “impossibile”, contro la mentalità arretrata, conservatrice, patriarcale presente anche nei compagni, nel Partito comunista cinese – come questo testo spiega bene.

Il testo di cui riportiamo ampi stralci è tratto dal libro “A 50 anni dalla Rivoluzione Culturale” – Antologia di documenti – redatto dalla Redazione di “Proletari Comunisti”.


Da “Sviluppare appieno la funzione della donna nella Rivoluzione e nella costruzione del socialismo” (1 agosto 1972) – stralci.

...la classe operaia ha sempre associato strettamente il problema delle donne con la rivoluzione, considerando la loro emancipazione come una componente importante della rivoluzione proletaria, ed è decisamente contro la mentalità e il costume arretrato che sottovaluta la donna. Dobbiamo quindi lottare coscientemente e accanitamente contro la concezione tradizionale “l'uomo non si occupa delle faccende di casa e la donna non si cura degli affari fuori di casa” ed essere i promotori del movimento di emancipazione femminile.
Se si pensasse (come alcuni compagni) che le faccende domestiche debbano essere svolte unicamente dalle donne, e che in esse gli uomini non hanno alcuna responsabilità, ciò significherebbe in realtà limitare le donne al piccolo ambiente familiare e non permettere loro di partecipare ai tre movimenti rivoluzionari. Evidentemente bisogna prima di tutto cambiare la mentalità di questi compagni secondo cui l'uomo prevale sulla donna. Vari problemi reali derivano proprio da questa mentalità: per esempio, alcuni compagni non pianificano le nascite, e pur avendo già due, tre figlie femmine, desiderano ancora un figlio maschio; in tal modo facendo figli uno dietro l'altro si arriva ad averne troppi e quindi viene appesantito l'onere familiare cosicchè le donne difficilmente potranno evadere dalla piccola cerchia della famiglia...
Ci sono altri che non credono alla coscienza rivoluzionaria della gran massa delle donne lavoratrici e pensano che le donne possono, sì, partecipare al lavoro produttivo, ma non dedicarsi alle attività politiche: questa concezione non appartiene certamente al marxismo.

...“Le donne costituiscono la metà della popolazione: la condizione economica delle donne lavoratrici così come la loro situazione particolarmente oppressa, non soltanto dimostrano l'urgente necessità della loro opera per la rivoluzione ma confermano che esse sono una forza decisiva per la vittoria della rivoluzione” (Mao Tse Tung). La grande massa delle donne lavoratrici del nostro paese è la padrona della nazione r la forza motrice della rivoluzione. Dedicarsi alle attività politiche e partecipare alla lotta di classe è un loro diritto e un loro dovere; e quindi non è questione di essere capaci o no, e non è nemmeno questione che qualcuno glielo permetta o no...

Altri compagni pensano che la capacità delle donne è inferiore e che esse possano soltanto lottare, ma non dirigere; una simile concezione che disprezza le donne non può, evidentemente, stare in piedi... “Ora i tempi sono cambiati, uomini e donne sono uguali. Tutto ciò che può fare l'uomo lo può fare anche la donna” (Mao Tse Tung). L'abilità di ognuno non è innata, ma conquistata attraverso lotte ed esperienze...

Alcune compagne dopo essere entrate a far parte del gruppo dirigente, non conoscendo a fondo la situazione, mancando di esperienza, durante il lavoro si imbattono inevitabilmente in alcuni problemi? Ma forse che i compagni uomini non incontrano i medesimi problemi? Di fronte a questa situazione, quale decisione prendere? Interessarsi con premura e aiutarle attivamente, o criticarle da cima a fondo, lamentarsi e preoccuparsi senza fine? Lasciarle al posto di guida a lavorare e contemporaneamente imparare, o forse metterle da parte? L'atteggiamento giusto può essere solo il primo non il secondo...

C'è ancora un altro tipo di di persone le quali, pur ammettendo da una parte che la capacità delle donne non è inferiore a quella dei compagni uomini, dall'altra dice cose di questo genere: “le donne giovani devono maritarsi, le donne di mezza età devono allevare i bambini, le donne possono fare la rivoluzione solo per metà, la loro formazione non ha prospettive future”. Questo è un altro genere di pretesto contro la formazione dei quadri femminili ed è un'altra manifestazione della mentalità antiquata che disprezza le donne. Forse che le donne dopo essersi maritate e dopo aver avuto dei figli non possono più fare la rivoluzione e progredire? No, le cose non stanno assolutamente così, in fondo, fare la rivoluzione significa farla per tutta la vita non solo per un breve periodo...

Tra il popolo sussistono ancora molti pregiudizi nei confronti della donna che impediscono alla sua forza rivoluzionaria di svilupparsi; perciò organizzare bene il lavoro femminile è una seria lotta di classe, ed è anche una lotta per cambiare il costume, pertanto non deve prendersi alla leggera...

Il giorno in cui tutte le donne della nazione risorgeranno, sarà proprio quello il giorno della vittoria della rivoluzione cinese” (Mao Tse Tung)...

30/08/16

(Dal blog Proletari Comunisti) Bikini e burkini, quando il patriarcato nega la libertà


GIOVEDÌ 25 AGOSTO 2016


Bikini e burkini, quando il patriarcato nega la libertà


Commento da un nostro compagno che vive e lavora in Tunisia

Da settimane imperversa un dibattito indotto sul tema burkini/bikini alimentato dalla condotta delle autorità amministrative e di polizia francesi.
La giustificazione é ancora una volta la "laicità" intesa alla francese quindi un esasperato laicismo che si abbatte non su tutti i cittadini ma solo su quelli di serie B ovvero i non cristiani, i non bianchi, i non "francesi" se per francese intendiamo il cittadino bianco, cristiano e non di origine extraeuropea.
La "laica" Francia con tutto il proprio apparato ideologico e militare attacca ancora una volta e in particolare la libertà delle donne.
La borghesia imperialista francese pretende che le masse popolari di fede musulmana, che da decenni vivono in Francia, lavorano, contribuiscono al pubblico risparmio pagando le tasse, non debbano essere libere di professare la propria fede.
L'hijab (il velo che copre la testa ma non il viso) é un simbolo religioso che le donne musulmane indossano al pari di una catenina con crocifisso, una donna musulmana puo' disporre del proprio corpo e sentirsi più a proprio agio coprendosi (eccetto mani, piedi e viso).
I valori occidentali si conformano alla struttura della società capitalista in cui la tendenza é quella alla mercificazione di tutto o quasi, compreso il corpo delle donne che deve essere sempre disponibile e ad uso e consumo del maschio.
Quindi laicità fa rima con nudità.
Andare in una spiaggia nella laica Francia coprendo il proprio corpo non é quindi conforme ai valori occidentali e "laici", al contrario dubitiamo che una donna in bikini ma indossante un crocifisso sia oggetto dello zelo della polizia francese di questi giorni.

polizia francese obbliga una donna musulmana a spogliarsi del burkini. La foto gira recentemente in rete con la didascalia "Francia, 2016, non perdoneremo mai"

Una donna dovrebbe essere libera di andare in spiaggia come meglio crede, in bikini o burkini, disponendo del proprio corpo, infatti finché non interviene lo stato, che a tutte le latitudini rimane patriarcale, il dibattito attuale non si sarebbe neanche posto. Negli ultimi servizi giornalistici sulla questione, ragazze in burkini stanno tranquillamente in spiaggia accanto a ragazze in bikini senza la pretesa di dare lezioni morali ed etiche.
In Tunisia, il paese in cui vivo e lavoro, sta avvenendo qualcosa di simile che in Francia.
In alcune spiagge del paese le ragazze vanno in spiaggia come meglio credono, chi col bikini, chi col burkini, chi con pantaloncini e magliettina.

Giocatrici delle squadre di beach volley femminile egiziana e italiana alle ultime olimpiadi brasiliane

Nelle ultime settimane è successo che in alcuni hotel di Hammamet sia stato vietato il burkini, per non offendere il sentimento di "laicità" del turista occidentale, contemporaneamente in alcune spiagge di Nabeul la polizia ha intimidito delle ragazze tunisine perché indossavano il bikini che a detta loro non era rispettoso nei confronti delle famiglie frequentanti la spiaggia.
In tutti questi casi, dalla Francia alla Tunisia, dalla spiaggia pubblica in entrambi i paesi all'hotel turistico, é lo stato patriarcale e maschilista che dice alle donne come devono vestirsi conformemente alla morale dell'uomo-padrone.
Il patriarcato a certe latitudini prende la forma del laicismo esasperato in altre del fondamentalismo religioso: in entrambi i casi sono dinamiche subite dalle donne.
Il braccio armato dello stato é ugualmente odioso sia se intima a scoprirsi che se fa il contrario nel nome di una "moralità" imposta alle donne.
Ugualmente odiose le "femministe" borghesi occidentali al servizio dell'Occidente che in nome di questa "laicità" esultano di fronte alla violenza poliziesca in Francia contro le donne musulmane inneggiando alla "libertà".
Queste donne "libere" pensano che una donna musulmana sia direttamente costretta ad indossare un hijab, al contrario di una ragazza occidentale che invece é "totalmente libera", nonostante sia  cresciuta in un contesto di incitamento alla mercificazione del proprio corpo, e mostra sempre piu le proprie grazie rispettosa della "laicità".
I comportamenti sociali sono sempre socialmente determinati, in una società non libera dallo sfruttamento e in cui la donna e ancor più assoggettata dal patriarcato, sia in Francia che in Tunisia come anche in Italia ecc., la  libera scelta "individuale"é sempre relativa e mai assoluta.
É sicuro pero' che la supposta libertà individuale tanto propugnata dagli esegeti della società attuale è incompatibile con l'imposizione poliziesca.
Queste finte femministe dovrebbero preoccuparsi di più del fatto che nella società di cui difendono i valori, cresce sempre più il fenomeno del femminicidio e della violenza contro le donne: proprio qualche giorno fa nell'Italia cattolica, una ragazza é stata gambizzata dal fratello per aver indossato una minigonna e non aver obbedito al divieto di farlo da parte di quest'ultimo.
Questo sistema discriminante che attacca tutto cio' che non rientra nei canoni occidentali di "libertà" e "democrazia" semina vento e raccoglie tempesta.
Ad ogni azione (leggi repressione di stato) corrispondono periodicamente rivolte popolari da Parigi a Londra, da Stoccolma alle metropoli americane.
Noi come sempre tifiamo rivolta, sperando che il sistema oppressivo venga colpito dagli oppressi e dagli sfruttati che non si facciano deviare e confondere da finte e facili "soluzioni" come potrebbe essere l'islam politico nella sua versione salafita rappresentata ultimamente da Daech.



Turchia - Dura repressione della protesta delle prigioniere politiche a Sincan


Une attaque contre les femmes prisonnières de Sincan
À la suite d’un feu dans la prison de femme de Sincan, l’administration a battu les prisonnières politiques dans leurs cellules.

Hier soir, des prisonnières du DHKC ont mis le feu dans les cellules du C-4. L’administration après avoir éteint le feu a battu les prisonnières du TKP/ML, MKP et MLKP qui se trouvaient dans ce bloc tout en les faisant évacuer.

« Protestations des prisonnières »

D’après les informations que nous avons obtenu des visiteurs des prisonnières, l’administration lors de l’extinction du feu a d’abord mis les cellules en désordre et à mouiller des objets les rendant inutilisable. Les gardiens on eut recours à des violences physiques en fessant évacuer les prisonnières. Pour protester contre cette attaque, les prisonnières ont organisé une action collective de « frapper sur les portes ». Nous avons appris que certaines prisonnières ont été transporter à l’hôpital et que leurs situations sont sans danger.

Turchia - perquisizioni corporali e isolamento nel carcere femminile di Tarse


Fouilles à nu imposées dans la prison pour femmes de Tarse

Les prisonnières sont forcées à des fouilles à nu dans la prison pour femmes de Tarse.
Depuis la mise en place de l’état d’urgence, les répressions et les tortures se font plus nombreuses dans les prisons. Les femmes prisonnières de la prison du type C de Tarsus ont écrit ce qu’elles ont vécu dans une lettre destinée à JINHA.

Punies pour avoir résisté

Dans la lettre que les prisonnières ont envoyée à JINHA, elles ont déclaré: « Nos amies qui sont atteintes du cancer, de maladie du foie, de l’hépatite et d’autres maladies chroniques attendent depuis quelques jours l’arrivée d’un médecin. Nous avons été punies pour avoir protesté contre les fouilles à nu, en refusant d’aller aux visites ouvertes et fermées depuis 2 mois. »

Elles rajoutent que les familles et les prisonnières qui sont allées à la prison ou aux procès, ont été elles aussi forcées à des fouilles à nu.

Les prisonnières qui ont résisté à l’installation d’une caméra dans la cour, ont été punies de 11 jours en cellule d’isolement.

01/08/16

Dall'8 marzo dello sciopero delle donne alla manifestazione nazionale delle donne in autunno - Memoria e formazione rivoluzionaria


Quest’8 marzo tante lavoratrici e precarie hanno scioperato!
Questo sciopero ha contrastato e di fatto strappato dalle mani del femminismo borghese e del riformismo, politico e sindacale, il loro uso ipocrita dell'8 marzo, volto ad impedire l'8 marzo delle donne proletarie, per mantenere incatenata la questione della maggioranza delle donne in un illusorio miglioramento di questo marcio sistema capitalista [...]
Ora riprende e va avanti la lunga marcia.
Ora il suo obiettivo è una MANIFESTAZIONE NAZIONALE DELLE LAVORATRICI, PRECARIE, DISOCCUPATE, DI TUTTE LE DONNE SFRUTTATE E OPPRESSE A ROMA IN AUTUNNO,

VIVA L'8 MARZO!
VIVA LO SCIOPERO DELLE DONNE!
LE DONNE HANNO UNA MARCIA IN PIU' E LA DEVONO USARE!
SIAMO S/CATENATE!

Tutte le pubblicazioni del MFPR possono essere richieste a  mfpr.naz@gmail.com o scaricate, quando disponibili, dal nostro archivio digitale. Ricordiamo che è disponibile un CATALOGO, frutto del seminario sul 20° anniversario del movimento femminista proletario rivoluzionario ed è da lì che vogliamo ripartire per questa formazione estiva, perché dalla lettura degli atti del seminario di Palermo del 6 luglio 2015, è anche possibile fare un bilancio dell'attività svolta dal MFPR nell'arco di un anno.
Attività senz'altro positiva, che ha mantenuto i suoi impegni nella teoria come nella pratica, mettendo a segno il secondo sciopero delle donne in Italia e proiettandosi verso una manifestazione nazionale delle donne in autunno. 

Atti del 20° anniversario del MFPR

Come testimoniano questi Atti, al seminario sul 20° non si è parlato solo delle tante lotte fatte, ma della teoria su cui si fonda il Mfpr.

Abbiamo spiegato che i 4 termini (movimento - femminista - proletario - rivoluzionario) non sono una sigla presa a caso ma storicamente determinata, con al centro la concezione della rivoluzione nella rivoluzione.

Le proposte pratiche, lanciate al seminario e contenute negli Atti - dal nuovo sciopero delle donne al lavoro internazionalista, dalla solidarietà con le prigioniere rivoluzionarie alla formazione delle donne proletarie - non si sono fermate ai buoni propositi, ma sono state attuate. Scarica

Una marcia in più...

Per il 20° anniversario del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario è uscito il libro “Una marcia in più…”, un almanacco che raccoglie tutti i fogli del MFPR usciti dal 1995 al 2015.
 

Fogli vivi, che non stanno in un cassetto a marcire e parlano di una esperienza difficile ma entusiasmante, che ha posto/spiegato la concezione dell’Mfpr dall'alto e dal basso del lavoro di massa.
 

Questo è il percorso storico originale del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, raccontato in un quaderno di 180 pagine (A3), da richiedere a mfpr.naz@gmail.com.
Qui è possibile scaricarne una presentazione in formato ridotto (peso 165 MB)

Formazione rivoluzionaria delle donne – 1° parte

Scopo di questo studio è rafforzare la teoria, le basi storico materialistiche della condizione delle donne, come indispensabile arma di lotta della battaglia rivoluzionaria, teorica, ideologica, pratica, delle donne.

La formazione rivoluzionaria delle donne offre molti spunti di critica verso altre teorie, idealiste o parziali, come quelle che vedono la lotta contro la condizione di doppio sfruttamento e oppressione delle donne, principalmente dal campo delle idee e quindi lasciano alle intellettuali borghesi il ruolo di protagoniste; o quelle che vedono l'albero e non la foresta di cui l'albero è parte e prodotto, l'effetto (il maschilismo) e non le cause (il sistema sociale che lo produce); altre teorie vedono il genere e non la classe (ed altre vedono la classe e nascondono/soffocano la condizione delle donne). Teorie che in ultima analisi portano ad una stessa conseguenza politica e pratica: il riformismo, che nel campo del movimento delle donne è ancora più criminale. Per riceverlo scrivere a mfpr.naz@gmail.com.

Una mattina mi son svegliata...


Perché un nuovo lavoro su "donne e Resistenza"?
Nel seminario di Palermo del 6- 7 giugno 2015 per il 20° anniversario del movimento femminista proletario rivoluzionario ci siamo rese conto di aver prodotto poco sulle donne nella Resistenza antifascista, considerazione che non poteva sfuggirci proprio nel 70° anniversario della Liberazione dal nazifascismo.

Pertanto, abbiamo deciso di colmare questa lacuna partendo da un lavoro di ricerca della pubblicistica disponibile “perché per la nostra lotta è essenziale, perché una parte delle cose che diciamo si sono già fatte. Quindi è una ricchezza e ce la dobbiamo riprendere tutta e riconsegnarla”.
 Iniziamo, quindi, a presentare un lavoro su donne e Resistenza, una sorta di work in progress. Certamente un lavoro  non ordinato, in questa prima fase, ma necessario per non ricominciare sempre da zero. Senza memoria non c’è futuro e questo, per le donne, vale doppiamente. Ci baseremo su raccolte di testimonianze orali, atti di convegni, memorialistica delle operaie, studentesse, casalinghe, intellettuali che hanno dato il loro contributo nella lotta contro il fascismo e nella Resistenza partigiana, testi che, oggi, a 70 anni di distanza dalla Liberazione sono di fondamentale importanza per la ricchezza di elementi di conoscenza, la comprensione anche delle contraddizioni interne, la doppia, tripla  lotta che le donne hanno dovuto fare sia all’interno della famiglia e contro le convezioni sociali sia contro  la diffidenza nell’accettarle nella lotta partigiana. Del resto le concezioni oscurantiste e reazionarie contro le donne profuse a piene mani dal regime fascista avevano avuto tutto il tempo di attecchire e permeare profondamente la società.
L’opuscolo raccoglie i testi usciti on line dal 25 gennaio al 25 aprile 2016 e altri materiali non pubblicati. Per richiederlo: mfpr.naz@gmail.com

Chiang Ching - la rivoluzione nella rivoluzione di una donna comunista


Chiang Ching è un esempio luminoso della forza dirompente e rivoluzionaria delle donne. Per questo la sua vita va conosciuta e divulgata.
 


Noi abbiamo cercato di farlo con la Formazione Rivoluzionaria. Ma invitiamo tutte le compagne, le donne che vogliono ribellarsi alla loro doppia, tripla oppressione ed essere in prima fila nella battaglia rivoluzionaria ad approfondire questa importante conoscenza.
 


L'opuscolo integrale su Chiang Ching si può richiedere a MFPR scrivendo a: mfpr.naz@gmail.com