12/11/15

Intervista: la lotta per la tuta delle operaie di Melfi

INTERVISTA ALL'OPERAIA DELLA FCA-SATA DI MELFI: PINA IMBRENDA, PROMOTRICE DELLA CAMPAGNA CONTRO LE TUTE BIANCHE

L'11 DICEMBRE LE LAVORATRICI DELLO SLAI COBAS per il sindacato di classe E DEL MFPR SARANNO ALLE PORTINERIE DELLA SATA DI MELFI
*****
Qual'è la situazione alla Sata?
"Alla Sata, passate le pause, è passato di tutto. Ma occorreva ripartire, cominciare a far vedere che c'eravamo, dare fiducia.
Noi pensavamo, a differenza della segreteria Fiom (Pina con altri operai Sata - tra cui 2 dei tre ex licenziati - è parte della sinistra Fiom: Il sindacato è un'altra cosa - ndr) che era necessario prima fare gli scioperi esterni per farci nuovamente riconoscere dalle operaie e operai, che esistevamo. Poi abbiamo fatto anche gli scioperi interni che sono riusciti.
Ad agosto abbiamo fatto lo sciopero in verniciatura per le condizioni insopportabili di caldo (in verniciatura i condizionatori ci sono ma non mettono l'acqua refrigerante). Mentre in lastratura abbiamo fatto l'”uscita di sicurezza” perchè all'interno vi erano 40° ed era pericoloso per la salute lavorare; questo ci ha permesso anche di superare l'ostacolo della Fiom che non voleva che noi dichiarassimo sciopero.
Sia in Verniciatura che in Lastratura abbiamo ottenuto per il periodo estivo di emergenza un aumento delle pause.
Questo ha dimostrato che se ti dai da fare, acquisti fiducia.

Raccontami come è andata sulla questione tute
La questione della macchiatura della tuta è cominciata a diventare un problema di tante operaie e quasi quotidiano. Fino ad allora, anche se c'era non se ne parlava. In Basilicata le donne hanno ancora riserva a parlare su certi temi. Per questo all'inizio anche io non ero convinta. Poi vi è stato un episodio in particolare che ha fatto superare i dubbi. Vi erano le operaie che per non uscire con la tuta macchiata rimanevano chiuse nei bagni, poi dovevano chiamare il capo per avere un'altra tuta, questi lo diceva ad un altro, che quando veniva con la tuta cominciava a dire in presenza di tutti: per chi è...? Quindi, tutti sapevano...

Come è la reazione degli operai a questa iniziativa?
L'iniziativa che stiamo facendo ha cambiato l'atteggiamento verso le operaie anche degli operai. Prima quando si parlava dei problemi delle donne vi era un atteggiamento di sottovalutazione, di vederli, anche da parte dei delegati, come problemi secondari, al massimo da essere inseriti in un punto delle richieste all'azienda, ora invece è diverso. E' stata la mobilitazione diretta delle operaie a far cambiare le cose.
Abbiamo scelto di affrontare la questione della tuta anche per incastrare la Fiat su una cosa su cui non può dire niente.

Come sta andando la campagna?
Abbiamo cominciato in due a raccogliere le firme sulla tuta. Ma via via vedevamo che tutte le operaie firmavano. Venivano loro a chiederci di firmare. Noi, perchè fosse una cosa seria anche per le operaie, abbiamo voluto che mettessero a fianco della firma il numero del tesserino identificativo. E l'hanno messo senza difficoltà.
Dopo abbiamo consegnato le firme alla Fiat, che finora non ha risposto.
Le abbiamo consegnate anche alla Fiom Basilicata, proprio il giorno in cui è venuto Landini. Ma anche qui silenzio.
Solo dietro richiesta nostra il segretario della Cgil ci ha dato una mano a far pubblicare un articolo sul Il Quotidiano della Basilicata. Il giorno dopo abbiamo saputo che l'azienda ci voleva dare le culotte...
Dopo questo primo articolo ho provato direttamente ad insistere verso la stampa nazionale. Repubblica ha risposto.
Abbiamo cominciato la raccolta firme anche alla Fiat di Termoli, Pratola Serra, Sevel.

Avete ricevuto appoggio a livello nazionale?
Ho ricevuto telefonate da tutt'Italia, meno in un primo tempo che dalla Fiom. La consigliera delle pari opportunità della Basilicata e quella del Governo hanno fatto loro la nostra istanza; la consigliera del governo ha fatto un documento, che è stato trasmesso e letto a Rai-Radio1, e ha fatto una lettera/appello alla direzione Fiat, perchè accolga le nostre istanze.
Solo dopo la Fiom è intervenuta, ponendo alla Fiat l'alternativa: o cambio della tuta o non assegnarcela, ma questo darebbe all'azienda una via d'uscita.
Ora la Fiom cerca di appropriarsi della nostra iniziativa, ma per affossarla.
Negli altri stabilimenti sta facendo la raccolta di firme senza che le operaie mettano il numero identificativo.
La Fiom non ha delegate donne, l'unica sono io, che sono in contrasto con la Fiom, infatti la Fiom sta cercando di mandare avanti un'altra operaia iscritta Fiom con l'intento di sostituirmi.

A livello parlamentare. devo dire che Barozzino (l'altro operaio delegato Fiom licenziato e ora parlamentare di Sel) ha fatto un'interrogazione parlamentare, ha parlato di tutto e la tuta è stata semplicemente uno dei tanti punti. Tutti possono parlare delle tute ma non queste persone, che quando noi abbiamo lottato sulle pause non ci hanno dato copertura politica. Ora che stiamo facendo l'iniziativa sulla tuta, guarda caso, parlano delle pause, dei carichi di lavoro, ma solo per mettere in ombra la nostra iniziativa.
Hanno avuto un atteggiamento migliore alcune senatrici del Pd e del M5S.

Qual'è il valore di questa battaglia?
Questa iniziativa sulla tuta ha permesso di riparlare delle donne alla Sata, ha riaperto la questione.
Le operaie l'hanno vista come una questione di dignità.

MFPR

Nessun commento: