27/03/15

Sul carcere femminile di L'Aquila, le donne devono farsi sentire!

La redazione di www.Abruzzo 24h Tv ha pubblicato una denuncia di Giulio Petrilli, ripresa anche da Il Manifesto, sulla sezione speciale femminile del carcere Costarelle L'Aquila, dove è detenuta Nadia Lioce. Qui tra le altre cose dice: "Isolamento totale, perquisizioni corporali quando si esce dalla cella nell'unica ora quotidiana. Totale divieto di comunicare tra detenute. Un bunker nemmeno paragonabile a Guantanamo come spazi, con celle due metri per due. Spazio per l'aria tre metri per tre senza mai sole. Il sole non esiste piu'.
Due libri al mese, due soli quadern
i per poter scrivere. Corrispondenza con l'esterno praticamente inesistente, visto la forte censura. Condizioni che ledono completamente i diritti umani.
Ma le donne democratiche della mia città dove sono? Ma non solo loro, anche gli uomini e non solo nella mia città perchè è un problema nazionale. Tutto tace, tutti girano la testa dall'altra parte. La sezione femminile del carcere speciale de L'Aquila, ha condizioni di gran lunga peggiori dellesezioni a 41bis e credo che questo dimostri che e' l'unico carcere femminile al mondo cosi' duro. La tortura di per sé è un fenomeno incredibile, ma applicato nella detenzione delle donne, nel silenzio quasi totale, ha dell'incredibile".

Da L'Aquila alla redazione di Abruzzo 24h Tv:
Vorrei segnalare a questa redazione, che un appello per difendere la vita della prigioniera politica Nadia Lioce è partito proprio delle donne, in particolare dalle donne proletarie del mfpr.
Nadia Lioce infatti è stata sottoposta a un ulteriore inasprimento delle condizioni detentive dal 29 novembre 2014 solo e in quanto prigioniera politica coerente con le sue scelte di lotta. E al di là di là del del giudizio su queste ultime, noi, come donne proletarie riteniamo profondamente ingiusto che Nadia venga ancora sottoposta a un regime di detenzione durissimo solo perché donna e rivoluzionaria.
Come donne proletarie subiamo continuamente un doppio attacco, di genere e di classe, alle nostre condizioni di vita. Questo attacco, legittimato dallo Stato e dalle istituzioni al servizio del sistema capitalistico e non certo della libertà e della autodeterminazione delle donne proletarie e del popolo (vedi Jobd act, la "buona scuola" dei padroni, la legge Lupi contro le donne e le famiglie senza casa né reddito ecc.), rivela anche nelle carceri italiane la duplice oppressione, di genere e di classe di questo sistema da moderno medioevo, che per sopravvivere inasprisce ulteriormente la guerra ai più deboli.
Nell'articolo da voi pubblicato, Giulio Petrilli si chiede dove siano le donne democratiche della sua città. Io invece mi chiedo se ci siano ancora delle donne e degli uomini sinceramente democratici, in una città e in un paese che di democrazia non ha più niente. Ma su questo aspetto troppo ci sarebbe da dire su i vari mandanti di un massacro sociale in atto già da tempo ma che qui a L'Aquila si è sempre cercato di tenere nascosto con il pretesto dell'emergenza "terremoto". Ma ora che l'emergenza terremoto è finita guardiamoci in faccia e vediamo chi sono i sinceri democratici.
Luigia De Biasi, mfpr, disoccupata dello Slai Cobas per il sindacato di classe (AQ)

Da Tavolo 4:
Davvero inumano, esprimo tutta la mia solidarietà  alle donne condannate e recluse che sono ripetutamente e sistematicamente  isolate e impedite a vivere  dai brutali sistemi carcerari che sono prima ancora che incivili disumani.
Pia Covre

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