05/03/15

Colpa sua: 8 marzo in India, il governo fascista Modi vieta la proiezione del film sullo stupro di gruppo che nel 2012 uccise Nirbhaya



"India's Daughter" della regista Leslee Udwin, prevista per l'8 marzo. Nel docufilm uno degli stupratori afferma che è stata colpa della ragazza stuprata se è morta per le violenze subite, che "non avrebbe dovuto reagire. Avrebbe dovuto stare calma e permettere lo stupro".
Per lo stupro di gruppo su un bus notturno e la morte della studentessa sono stati condannati a morte quattro uomini, ma la loro esecuzione è poi stata sospesa alla Corte suprema. Uno dei quattro si è impiccato in cella, mentre un altro, che al momento della violenza era minorenne, è stato condannato a tre anni in un carcere minorile.

 

Per la polizia di Nuova Delhi il divieto alla trasmissione è stato richiesto perché le affermazioni dello stupratore potrebbero creare un'atmosfera di "paura e tensione", che rischia di creare rabbia pubblica.
 

E' questa rabbia pubblica che fa paura al regime indiano. Rabbia che, soprattutto nei mesi successivi allo stupro, si scontrò con tutte le istituzioni e con la polizia, denunciandone la connivenza con la violenza, la corruzione e l'abuso del potere poliziesco.
E' questa rabbia pubblica, che grida giustizia soprattutto con la voce delle donne, a far paura al regime indiano.
 
Contro questa rabbia pubblica, il governo indiano ha scatenato e intensificato l'operazione repressiva e fascista "Green Hunt", volta a colpire la guerra popolare diretta dal PCI (Maoista), dove il 60% dei quadri di combattimento è donna!. Contro questa rabbia pubblica, che ha conquistato circa 1/3 di tutta l'India con il "corridoio rosso", il regime indiano persegue scrittrici e attiviste come Arundhati Roy ed ora censura filmati-verità sulla discriminazione e la violenza di genere!
 

Dall'India all'Italia alla Turchia, comunque sia, è sempre COLPA NOSTRA! E' colpa delle donne che si ribellano! 
Ma, diceva Mao Tse Tung, "se siamo attaccati dal nemico, è una buona cosa..." 
Vuol dire che è la nostra rabbia, la nostra ribellione che fa paura!... E allora tiriamola fuori, che "chi non terrorizza si ammala di terrore"  

Per questo il nostro 8 marzo sarà internazionalista, proletario e rivoluzionario. Sarà, come deve essere, una giornata di lotta storica, di classe e di genere, contro una condizione di doppio sfruttamento e doppia oppressione prodotti dalla società capitalistica e sanciti per legge dal nostro ed altri governi al servizio della classe dominante. Niente a che fare quindi con la mera riduzione commerciale a "festa della donna" , con gli 8 marzo nel chiuso dei palazzi del potere o da ceto privilegiato del femminismo borghese istituzionale...
Ma doppia lotta e ribellione, perchè, come abbiamo gridato nello sciopero delle donne del 25 novembre 2013, "TUTTA LA NOSTRA VITA DEVE CAMBIARE!"


Che sia curda, turca, indiana o italiana

BELLA E' CHI SI RIBELLA!

Il documentario "India's Daughter" della registra britannica Leslee Udwin è stato vietato. La proiezione del film, che racconta lo stupro di gruppo che nel dicembre 2012 a Nuova Delhi costò la vita a una studentessa di nome Nirbhaya, era prevista per l'8 marzo, in occasione della Festa della donna, in India e in altri Paesi. 
Il governo indiano ha deciso di fermarlo a causa delle scioccanti dichiarazioni di uno degli stupratori e della presunta violazione delle regole legate a simili opere. Il documentario 'contiene un'intervista a Mukesh Singh, condannato a morte per la violenza, e ad altri responsabili. La polizia di Nuova Delhi ha spiegato che il divieto alla trasmissione è stato richiesto perché le affermazioni dello stupratore potrebbero creare una atmosfera di "paura e tensione", che rischia di creare rabbia pubblica. La regista si è detta "profondamente rattristata" dal divieto imposto in India, che "mina l'appassionata spinta verso l'uguaglianza di genere", ma ha sottolineato che nel resto del mondo il film sarà trasmesso come programmato. 
Mukesh Singh afferma nell'intervista che la colpa è stata della ragazza perché ""andava in giro di notte". La 23enne studentessa di fisioterapia morì per le ferite interne 13 giorni dopo essere stata selvaggiamente attaccata su un autobus verso casa, mentre tornava dal cinema con un amico, la sera del 16 dicembre 2012. Prima di morire riuscì a raccontare alla polizia dettagli del crimine, che provocò sdegno in tutto il mondo e manifestazioni di massa in india. Per Mukesh Singh la vittima non avrebbe dovuto essere fuori casa la sera e non avrebbe dovuto resistere all'assalto. "Non puoi battere la mani con una mano sola, ci vogliono due mani. Una ragazza come si deve non va in giro alle nove di sera" ha detto nell'intervista, aggiungendo che "una donna è molto più responsabile di uno stupro di un uomo". 
Lo stupratore aggiunge ancora che "i lavori domestici ed il mantenimento della casa è quello che spetta alle ragazze, e non andare a zonzo nelle discoteche e nei pub di notte facendo cose sbagliate e vestendo indumenti sbagliati". Visto poi che "solo il 20% delle ragazze sono per bene", ha aggiunto, "la gente ha il diritto di impartire una lezione" alle altre che sbagliano". E poi, ha concluso, "quando la stavamo violentando, non avrebbe dovuto reagire. Avrebbe dovuto stare calma e permettere lo stupro. Dopo sarebbe stata lasciata da qualche parte, e solo il suo accompagnatore sarebbe stato picchiato". Nel corso dell'intervstia, Singh non ha mai manifestato alcun segno di pentimento e anzi si è mostrato stupito del fatto che su questa vicenda vi fosse così tanta agitazione. 
La madre di Nirbhaya ha auspicato che uno dei violentatori "sia impiccato e che si faccia giustizia". Per la donna "queste persone sono una minaccia per la società e il governo deve eseguire la condanna a morte".

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