09/02/15

Una zona a luci rosse a Roma e un dibattito alla luce del sole

da tavolo4:

Riporto qui un articolo di abbattoimuri, un mio commento e una lettera inviata in lista, dal titolo "La Roma dei papi e del "decoro"", per aprire un dibattito.


l'articolo di abbattoimuri:
A Roma, nel IX Municipio, il presidente e la sua giunta lanciano l’iniziativa di zoning, la zona a luci rosse, per assegnare uno spazio circoscritto alle prostitute altrimenti sparse in varie strade, per tenerle d’occhio, garantire loro più sicurezza, controllare  meglio il fenomeno dello sfruttamento e gli sfruttatori. L’iniziativa, da quel che scrivono i media, sarebbe stata conseguente a un dialogo aperto con le sex workers. Dunque non è una vicenda che viene calata dall’alto. Le prostitute sembrerebbero essere d’accordo.
Dato che la legge Merlin criminalizza chi affitta stanze, accompagna, le prostitute, per favoreggiamento, alle sex workers non resta che la solitudine vissuta senza riuscire neppure a organizzare una rete di protezione tra loro. Restare tutte in una zona favorisce il fatto che l’una può tenere d’occhio l’altra, si possono segnalare situazioni di pericolo, si evita di temere le brutte conseguenze repressive e criminalizzanti delle varie ordinanze di stampo destrorso. Perciò potrebbe essere un inizio che porta ad una reale regolarizzazione delle sex workers, giacché non smettono certo di fare quel mestiere. Eventualmente migrano negli Stati in cui la prostituzione è meglio organizzata, come in Svizzera, ad esempio.
Ad opporsi all’iniziativa del IX Municipio non potevano mancare le abolizioniste della prostituzione e, accanto a loro, a svelare la similitudine tra il neofondamentalismo puttanofobo e quello antiabortista, si schierano vescovi, preti, cattolici integralisti che fanno terrorismo psicologico al punto tale che qualcuno parla di maggiore diffusione di malattie. In realtà lo zoning prevederebbe anche la messa in campo di unità di strada provviste di mediatori culturali, operatori sanitari, persone formate ad agire su quel fenomeno in aiuto alle prostitute invece che ad impedimento o stigmatizzazione delle stesse.
Contrari all’iniziativa anche rappresentanti politici di destra, ovvero quelli che fingono di essere tanto libertari sulle prostitute ma che, in fondo, vogliono soltanto rinchiuderle in quei luoghi di sfruttamento che erano le Case Chiuse. Gente che non chiede alle sex workers quello che vorrebbero per loro ma che ha come intento quello di togliere le puttane dalle strade per motivi di “decoro” e “decenza”. Sono quelli che vogliono eliminare la legge Merlin non per evitare il reato di favoreggiamento e così dare la possibilità alle prostitute di organizzarsi in case o luoghi comuni a gestione indipendente, ma semplicemente perché vorrebbero le puttane di nuovo come erano sotto il regime fascista. Sfruttate da uno Stato pappone che sostituirebbe i magnaccia di turno. Siamo perciò alla prova del nove: chi sono quelli che si oppongono a questa iniziativa? Perché? Chi vuole che le prostitute, siano redente ed espianti per poi mandarle a fare le badanti? Chi vuole rispettare la loro volontà e fornire loro strumenti per stare meglio? Vedete un po’ voi.

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bisognerebbe sapere che ne pensano realmente le sex workers, soprattutto quelle di Roma. A me sembra che abbattoimuri dia troppo per vero ciò che dicono i media sul fatto che questa zona a luci rosse concentrata all'eur sia stata anche concertata con le prostitute. Una cosa è certa: che la legge Merlin si ispirò all'attività in Francia di Marthe Betenfeld, ex prostituta che si batté e con successo per la chiusura delle case chiuse.
Ora nella prima parte dell'articolo di abbattoimuri, c'è qualcosa che stona con tutto questo e con la legge Merlin, vista come un dispositivo che condanna alla solitudine le prostitute anzichè come uno strumento per contrastare lo sfruttamento della prostituzione ( che prima era legale e di stato).
A me pare piuttosto che il concentramento, la ghettizzazione della prostituzione in una zona a luci rosse sia un primo passo, un'operazione pilota a livello locale, per lo sdoganamento e la legalizzazione delle case chiuse. Non è ancora abolizione della legge Merlin, ma il passo è più breve.
D'altronde l'obbiettivo dell'iniziativa di zoning non è proprio "assegnare uno spazio circoscritto alle prostitute altrimenti sparse in varie strade, per tenerle d’occhio"? Controllare meglio il fenomeno della prostituzione e ridare "decoro" a tutte le altre parti confinando le prostitute in un non luogo, come quello spettrale dell'eur? Se poi il comune di Roma riesce a rimpinguare un po' le casse con le multe inviate a casa dei clienti delle prostitute che esercitano fuori della zona a luci rosse (e visto che Marino lo ha ammesso mi sa che saranno tante quelle che non ci stanno a farsi "restringere" all'eur), schifo non fa e magari domani, come si auspica su La7 di ieri una cittadina romana intervistata, "magari anche le prostitute cominceranno a pagare le tasse!". E COSI' ANCORA UNA VOLTA GLI ULTIMI E LE ULTIME SARANNO I PRIMI A PAGARE PER TUTTI, PER MAFIA CAPITALE, PER LO STATO, PER I GOVERNI, PER I PADRONI.
E diciamocela tutta: l'eur dà i brividi di giorno figuriamoci di notte, ma di quale sicurezza vanno parlando e per chi?
Luigia

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LA ROMA DEI PAPI E DEL "DECORO".


7 febbraio 2015 alle ore 19.34

Leggo, con indicibile orrore e senso di smarrimento, che è passato qualcosa, una delibera comunale, mi pare (non ho approfondito perché non ne ho il coraggio e spero che non sia vero o che non sia irreversibile) che istituisce una zona "a luci rosse" a Roma (all'Eur, se non erro). La "sperimentazione"
dovrebbe partire ad aprile.

Col pretesto clerical-fascista del decoro urbano, del recupero ambientale, viene dunque riconosciuto, nella capitale in cui risiedono papa Bergoglio e "papa" Mattarella, il diritto allo sfogo sessuale maschile, evidentemente inteso come unilaterale bisogno fisiologico insopprimibile e, quindi, da garantire istituzionalmente.

Che le scuole crollino, che non esistano palestre, centri sportivi, luoghi di ritrovo, o che i teatri chiudano non è "indecoroso". E' indecoroso, per il comune di Roma, che non si sia ancora consentito ai cittadini il comodo acquisto e il sicuro utilizzo di corpi femminili "passivi", messi a disposizione degli abusanti, controllati con pubblico denaro a livello sanitario e regolarmente tassati, perché il punto è il guadagno sicuro e "pulito" su un mercato che si prospetta fiorente, mica la dignità, mica il principio di uguaglianza, mica la riduzione del corpo e del sesso a merce...

Così, per evitare che gli occhietti innocenti dei fanciulli vedano, dal finestrino dell'auto, le indecorose disgraziate che si vendono sulla strada, attestando la millenaria condizione di soggezione e violenza cui le donne sono state sottoposte fin dall'inizio della storia patriarcale, lasceremo che i paparini se li portino, adolescenti, al casino, come durante il ventennio, a imparare che le donne si comprano, si "possiedono", a imparare che il sesso non è linguaggio, emozione, condivisione, immaginazione, gioco gratuito, sublimazione, intesa, ma dominio su un essere posto in condizione di inferiorità e coartato nella sua volontà, un essere cui viene negata la libertà minima del desiderio, e su cui ogni maschio frustrato da una società precaria, mortificante e vessatoria deve poter trovare lo sfogo ultimo e riequilibrante alle sue frustrazioni.

Secondo molti compagni, la legalizzazione e lo sdoganamento della prostituzione a livello etico sono lo strumento che la società capitalistica utilizza per abbassare la soglia dell'insofferenza e della conflittualità: gli esseri viventi vengono ordinati a piramide: il maschio ricco sta al vertice, e sfrutta; poi ci sono i quadri intermedi, i caporali, che mediano tra i padroni e gli schiavi, e poi ci sono gli schiavi, che sono tanti e tanti, e che subiscono di tutto. Per tenerli a bada, bisogna dare loro in pasto qualcosa su cui esercitare il potere, su cui liberare la violenza compressa che viene accumulata nell'esercizio dell'obbedienza quotidiana; questo "qualcosa", a metà tra bestia e uomo, è la donna, la schiava degli schiavi. Io credo che la necessità di "sottomettere" le donne e di tenerle in scacco e a margine sia legata a qualcosa di molto più complesso e viscerale, sicché non sono certa che in una società comunista le donne sarebbero finalmente libere e veramente uguali. Immagino e credo, però, che la mercificazione di un sentimento, in una simile società, sarebbe considerata alla stregua della mercificazione della forza-lavoro: una cosa, cioè, alienante e disumanante.

Il Corriere e i fautori della creazione del quartiere "olandese" a Roma liquiderebbero le mie riflessioni come "ideologiche". Gli assessori che stanno riaprendo i casini, infatti, nonostante mille volte si sia dimostrato che non impediscono lo sfruttamento delle prostitute e che accrescono solo gli introiti dei papponi-evasori, anche nella tristissima Amsterdam, che mette la carne di femmina in vetrina con prezzo di listino e accessori, si vantano di aver affrontato il problema in modo "pratico" e "non ideologico". Come se l'intervento istituzionale in una questione del genere potesse essere scevro da ricadute politiche e sociali! Come se l'istituzionalizzazione del sesso a pagamento allo scopo di battere cassa sui corpi di "quelle" donne non rimandasse immediatamente, soprattutto ai giovani, il messaggio che l'intero genere femminile è "di servizio" e che la violenza sessuale, quando "scappa", è un semplice utilizzo "gratuito" del corpo femminile, da risarcire economicamente per "mettersi a posto", e non un orrore devastante da cui la vittima non uscirà più!  

Io davvero non capisco come abbiamo potuto accettare che ci trascinassero ad un simile livello di articolazione del discorso politico! Quando vogliono il nostro voto, si affannano a dire che anche la massaia che fa la spesa (ci sono sempre le massaie, in Italia, sapete?) "fa politica"; quando poi si tratta di umiliare l'intero genere femminile sancendo la liceità di acquisto e riduzione in schiavitù a scopo di sfogo sessuale delle donne tutte, allora la "massaia" che parla di regresso dei diritti civili e si indigna è bollata come "ideologica" e si tira fuori un presunto pragmatismo che pure i cretini individuano come la cosa più ideologica che ci sia, perché la scelta di mettere sotto il tappeto quel che non ci fa comodo discutere, e badare solo al "decoro" delle vie dello shopping è ideologica eccome!

Io mi chiedo come sia possibile che ciò accada; mi chiedo pure se, su una cosa di tale gravità, con tali addentellati e con simili implicazioni giuridiche, etiche, politiche, culturali, si possa agire con tanta leggerezza e a livello locale, regionale, bypassando l'indispensabile dibattito, senza sondare gli umori e i pareri degli uomini e delle donne di questo paese.

Sono davvero annientata da questa cosa, davvero. Se fossi un uomo, mi sentirei ancora peggio, però, perché sentirmi offrire dalle Sacre Istituzioni una "zona-franca" per il mio sfogo sessuale a pagamento, mi darebbe la certezza di essere considerato antropologicamente e culturalmente assimilabile a un orango e la certezza ancora maggiore che, in quanto uomo, sono per le Istituzioni "naturalmente" incapace di svincolare il sesso dal ricatto, dal potere, dall'estorsione, e di godere senza prevaricare.

Mi chiedo cosa faranno le signore del "Se non ora quando? " di fronte a una minaccia che a me pare molto più grave di quella rappresentata dalle "olgettine": ci sarà una sollevazione indignata e solidale, oppure si avrà piacere che le donne "di servizio" facciano quel che le mogli non vogliono o non possono, in modo da mantenere la pace familiare e da saziare, in legalità e sicurezza, gli appetiti dei mariti, riempiendo pure le casse del Comune di soldi che, in un momento di crisi, sono tanto preziosi?

Mi chiedo anche cosa farà papa Bergoglio: tuonerà contro l'oggettivazione e l'abuso inaccettabile del "tempio dello spirito" (anche il corpo delle prostitute è tempio dello spirito; anzi, il Vangelo dice che le prostitute passeranno avanti alle brave persone, nel Regno dei Cieli!), oppure si limiterà a liberalizzare il pugno in faccia a chi, nato magari all'Eur, si sentirà dire da qualcuno che è un figlio di...?


Tristissimi saluti a tutte. Marcella

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