26/02/15

L'ABERRANTE SENTENZA DELLA CASSAZIONE SULL'ASSASSINO PAROLISI

"35 COLTELLATE NON SONO CRUDELTA'" - L'ABERRANTE SENTENZA DELLA CASSAZIONE SULL'ASSASSINO PAROLISI - DALL'OPUSCOLO DEL MFPR: "LA FOGNA FASCISTA SESSISTA DELL'ESERCITO"

(da Il Fatto quotidiano) - Lo scorso 10 febbraio la Cassazione, annullando la sentenza di secondo grado, aveva ordinato l’eliminazione dell’aggravante della crudeltà. Oggi i supremi giudici motivano la decisione nei confronti di Salvatore Parolisi imputato per l’omicidio di Melania Rea... spiegando che la donna fu uccisa durante una “esplosione di ira” nata in un litigio “tra i due coniugi” e dovuta alla “conclamata infedeltà coniugale” dell’uomo.
Secondo i supremi giudici, l’uccisione di Melania è avvenuta “in termini di ‘occasionalità’ (dolo d’impeto, non essendo stata mai ipotizzata la premeditazione). L’ex caporalmaggiore dell’Esercito, che per l’accusa colpì con 35 coltellate la vittima, era finito in un “imbuto senza uscita” stretto tra le pressioni della sua amante e le bugie a Melania...

Le numerose coltellate inflitte da Parolisi alla moglie indicano che si è trattato di un “dolo d’impeto” finalizzato ad uccidere, ma “la mera reiterazione dei colpi (pur consistente) non può essere ritenuta” come aggravante di crudeltà con conseguente aumento di pena. “L’abbandono in stato agonico” della moglie Melania, da parte di Parolisi, “è anch’esso condotta ricompresa nel finalismo omicidiario, non potendo assimilarsi la crudeltà all’assenza di tentativi di soccorso alla vittima (che presuppongono una modifica sostanziale del finalismo che ha generato l’azione)”.

35 coltellate non sono "crudeltà" - anzi il povero marito/amante era "stretto tra le pressioni" di due tremende donne: l'amante e la moglie Melania. Poveretto... non ce l'ha proprio fatta e ha "reiterato" 35 colpi... Lasciare Melania agonizzante, neanche questo è crudeltà ma al massimo mancato tentativo di soccorso - come un incidente stradale... Lui, No, non voleva proprio ucciderla... Della serie: gli è scappata la mano...
Una sentenza e una motivazione per cui non ci sono parole per lo schifo che esprime! Una sentenza spudoratamente di parte, dalla parte del maschio e dalla parte del militare.  Ed è il ruolo militare di questo assassino, che ha scoperchiato la fogna dell'esercito e la "normale" logica di violenza sessista dei militari, che si è voluto fin dall'inizio coprire. E questa sentenza dà la firma finale.

Dall'Opuscolo del MFPR:
"Per Sarah, Carmela, Melania, Ophelia... per tutte. E’ giusto ribellarci!"

MELANIA
la fogna fascista sessista dell’esercito

15.5.11 - CHI COPRE, E PERCHE’ LA VERITA’ SULLA MORTE DI MELANIA REA?
Nonostante indizi sempre più schiaccianti incastrino Salvatore Parolisi, nell’uccisione di Melania,non viene ancora indagato. Per molto meno, in altri delitti, vi sono stati avvisi di reato o arresti. Qui invece, nonostante contraddizioni, bugie ed elementi emersi - dalle intercettazioni telefoniche tra Parolisi e un amico, e tra Parolisi e la soldatessa dopo la morte di Melania; ai non riscontri sulla presenza e percorso di Melania a Colle San Marco; dalle bugie di Parolisi sulla conoscenza del posto del delitto alla questione dei cellulari, al coltello che avrebbe ucciso Melania tipico di chi sta nell’esercito; dai vestiti di Parolisi all’anello di Melania trovato come se fosse stato buttato da lei, alle reazioni di Melania sulle relazioni del marito, ecc. - questo uomo resta in libertà.Perchè? Quale prevenzione oggettiva e soggettiva, “spontanea” (nel senso di logica spontaneamente inquinata che guida le indagini) o voluta, programmata, impedisce di mettere le mani nel buco nero dell’esercito, improntato e pregno comunque di una logica e prassi fascista, maschilista, di relazioni improntate a uno spirito di oppressione/sopraffazione gerarchica che diventa a volte uso/abuso sessuale soprattutto quando vi sono donne (che o si adeguano a questo spirito e ne sono complici, o ne vengono schiacciate dal rambismo machista), ma anche di difesa/omertà di corpo all’interno? E di mettere le mani nella “famiglia”, tutta cresciuta nell’ambiente militare - con un padre, quello di Parolisi, nell’esercito e un fratello guardia carceraria; e un padre, di Melania, ex maresciallo dell’Areonautica, un fratello aviere scelto - e quindi chiusa nella condivisione di certi valori e nella iniziale difesa “a prescindere” di Parolisi?

21.7.11 - FEMMINICIDIO DI MELANIA... IL MARCIUME “DELL’ONORE” DELL’ESERCITO
Stampa e televisioni non aspettavano altro che scatenarsi sulla nuova svolta riguardante l’uccisione di Melania Rea, alcuni servizi mandati in onda tra ieri e oggi e articoli pubblicati sui giornali hanno tentato in modo subdolo di dipingere il Caporal Maggiore dell’Esercito, Salvatore Parolisi, omicida della moglie Melania, addirittura quasi come presunta vittima di una estenuante contesa tra due donne, Ludovica l’amante che non “gli dava più alcuna tregua” negli ultimi tempi istigandolo a lasciare la moglie e Melania, appunto, che scoperta la relazione extraconiugale del marito non si rassegnava alla separazione.
Vergognosi tentativi di deviare l’attenzione dal femminicidio messo in atto da Parolisi che l’ordinanza di custodia cautelare ricostruisce con elementi agghiaccianti come la possibile richiesta alla moglie di avere un rapporto sessuale prima di ucciderla alle spalle con gli slip ancora abbassati!
Vergognosi tentativi di deviare l’attenzione dagli orrendi particolari che invece stanno iniziando a venire fuori in merito al mondo militare maschilista e sessista che Melania forse aveva scoperto diventando una reale minaccia alla salvaguardia “dell’onore” dell’arma.

20.7.11 - LE PUNIZIONI E LE INIZIAZIONI SESSUALI DELLE SOLDATESSE NELLA CASERMA DI PAROLISI
Ne parla Carlo Bonini su Repubblica, che racconta una serie di aneddoti non confermati sulla vita in caserma delle reclute donne. La Emidio Clementi, secondo quanto si scrive, sarebbe un posto dove le soldatesse venivano pi? o meno costrette a riti di iniziazione alla vita militare e dovevano anche prestarsi a favori sessuali in cambio di licenze: “un capitolo della storia di cui tutti parlano mal volentieri. Che ha un incipit. Un paio di anni fa. Una recluta viene sottoposta a un umiliante rito di passaggio e iniziazione. Un “codice rosso”, per dirla con il gergo della truppa. Una donna punisce un’altra donna. Nel corpo e nel rispetto delle altre. La responsabile viene congedata con disonore. Ma non se ne sa nulla, finchè Melania non muore e i carabinieri non cominciano a ficcare il naso nei conciliaboli e le confidenze che si incrociano nella piazza d’armi.
I racconti sono negli interrogatori dei carabinieri ai graduati: la sproporzione tra il numero delle reclute (tutte donne) e il quadro ufficiali e sottufficiali (per lo più uomini), trasformati tre mesi di addestramento in una “caccia grossa”. Dove il gallismo dei maschi si esalta nella sudditanza normalmente imposta alle reclute. Ascoltato come testimone, uno dei caporali addestratori del 235esimo racconta che, alla “Clementi”, c’è chi vanta “strisce importanti”, “Fino a trenta reclute in un anno”. Perchè ogni notte con una “volontaria” diversa diventa una tacca nel bastone del comando. Parolisi era della partita. Ludovica Perrone non era stata la prima e non era l’ultima. Come del resto accerta l’indagine individuando almeno un’altra recluta che, alla fine del 2009, si congeda dal corso addestramento dopo essere passata tra le sue mani.
Nell’articolo si parla anche di un luogo ben preciso dove consumare i rapporti: La “Casa vacanza Dimora di Morgiano”, una locanda a pochi chilometri da Ascoli. In un borgo rurale del 1500, lungo le pendici che rimontano il monte dell’Ascensione. Il proprietario si era dimostrato ragionevole. Nessuna registrazione, nessuna domanda agli uomini e alle donne della “Clementi” che, introdotti, la frequentavano. Tra i 25 e i 30 euro per una notte. Le reclute lasciavano la caserma per 36 ore, con permessi che indicavano le ragazze in visita alle famiglie in qualche parte d’Italia. Semplice e innocuo, almeno fino a quando quel “segreto” non comincia a fiorire sulle labbra di troppi e di troppe, nel reggimento”
”Melania - scrive il gip - potrebbe aver scoperto un segreto inconfessabile del marito che va ricercato in caserma. “Può essere ipotizzato che la moglie avesse scoperto qualcosa di assai più grave del tradimento, o anche solo di torbido. Occorrerebbe approfondire i rapporti interni alla caserma, gli eventuali giri di droga, le altre relazioni extraconiugali...”. E si parla anche di possibili giri di droga in caserma. 
 

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