31/01/15

3 gg speciale/internazionale India - la compagna ANURADHA GANDHY sulla condizione delle donne

Dal  dossier del Mfpr " Nella guerra popolare in India la rivoluzione nella rivoluzione delle donne" prodotto in occasione della tre gg internazionale 29, 30 e 31 gennaio lanciata dal Comitato internazionale di sostegno alla guerra popolare in India 

UN DOCUMENTO IMPORTANTE SULLA CONDIZIONE DELLE DONNE IN INDIA DELLA COMPAGNA ANURADHA GANDHY

Riportiamo gran parte di una eccezionale intervista alla compagna Anuradha Gandhy dirigente del Partito Comunista dell'India (Maoista) che guida la guerra popolare più grande del mondo. La compagna, purtroppo morta nel 2008, parla nell'intervista proprio della condizione generale di oppressione, feudale, capitalista, imperialista, patriarcale, che le ragazze e le donne vivono nelle città; ma nello stesso tempo del ruolo delle donne nella guerra popolare. 
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Da una intervista con la compagna Janaki (Anuradha Gandhy) nell’edizione del marzo 2001 di Poru Mahila, l'organo della Krantikari Adivasi Mahila Sanghatan, DandaKaranya. 

Po. Ma: Compagna Janaki, vuoi per prima cosa spiegarci l'oppressione che subiscono le donne di città? 
Com. J: Anche se tutte le donne in India subiscono l'oppressione feudale, capitalista, imperialista e patriarcale, ciò avviene in varie forme in diverse aree, urbane e rurali.
Le donne della classe operaia e le donne della classe media nelle aree urbane hanno alcuni problemi specifici. In primo luogo, se guardiamo ai problemi all'interno della famiglia, anche nelle aree urbane le donne sono oppresse dalla cultura feudale.
Nonostante l'oppressione di questa cultura possa essere meno grave, la maggior parte delle ragazze giovani e le donne non hanno il diritto di prendere decisioni importanti per quanto riguarda la loro vita in famiglia. Le ragazze non sposate sono sotto pressione per sposare un uomo della stessa casta e religione in base alle decisioni della famiglia. Se una ragazza decide di sposare un uomo di sua scelta di un'altra casta o religione, sarà sottoposta ad un sacco di pressione.
Dovrà affrontare la dura opposizione della famiglia. Anche se una donna vuole lavorare fuori casa dovrà ottenere il permesso di suo padre, fratello o marito. Persone di alcune caste e religioni (ad esempio i musulmani e Kshatriyas) non vedono con favore che la loro donna faccia questo tipo di lavoro. Così diventa inevitabile per le donne combattere anche per l'indipendenza economica. Inoltre poiché i valori capitalistici si sono ampiamente diffusi anche le relazioni uomo-donna sono diventati commercializzati e le donne si trovano ad affrontare gravi problemi.
La dote e gli altri oggetti che si devono dare alla famiglia degli sposi prima e dopo il matrimonio sono diventati un grosso problema per i genitori che hanno dato alla luce ragazze. In aggiunta a questo, era diventato comune a tutte le comunità il fatto di molestare le donne per la dote sia fisicamente che mentalmente.
Quando la vita della moglie può essere misurata in denaro e oro ucciderla per questi non è molto difficile.
Questa situazione terribile la si può trovare in molte famiglie nelle aree urbane, oggigiorno. Specialmente negli ultimi 25-30 anni l'India può essere divenuta l'unico paese al mondo in cui il nuovo crimine dell’uccisione delle spose bruciandole per la dote è diventato di moda. Una cosa che dobbiamo osservare è che una parte di donne appartenenti alla classe operaia e alle classi medie non ha l'opportunità di uscire e ottenere un posto di lavoro. Tutto il loro tempo è speso nel lavoro di casa e lavorare per la famiglia. Come risultato, esse dipendono dagli altri per la loro vita. Socialmente esse dipendono dai loro mariti.
Ecco perché non provano a fare qualcosa in maniera indipendente. Ci sono così tante restrizioni su di loro che impediscono di avventurarsi fuori anche della soglia di casa. E se guardiamo alle donne che si prendono cura degli studi dei loro figli, si vede che è quasi come una macchina.
Tutto il suo lavoro ruota attorno al marito, agli studi dei bambini e mandarli a lezione privata. Le condizioni della classe operaia nelle aree urbane sono pietose. Il motivo principale è la gravità del problema di non avere un posto dove stare. Così i poveri sono costretti a mettere su casa illegalmente in luoghi aperti.
Molti di loro costruiscono una capanna sui lati delle strade, dei binari ferroviari e delle fogne (anche sopra le fogne). Nei vicoli stretti e ai lati delle strade centinaia di famiglie vivono con la costruzione di baracche. Non c'è nemmeno un centimetro di spazio per costruire un bagno o un luogo che può essere definito una veranda. Mentre le città si espandono le baraccopoli continuano ad aumentare ai lati delle strade, sui luoghi rocciosi e sulle piccole colline all'interno della città.
Non hanno servizi igienici e impianti idrici. Sovraffollamento, ambiente inquinato e mancanza di servizi di base - le donne fanno il loro lavoro affrontando tutti questi problemi.

Palermo, prima giornata di sostegno alla lotta delle operaie precarie in India

Nella prima giornata di mobilitazione internazionale a sostegno della guerra popolare in India, a Palermo si è svolta un'assemblea, con la presenza di lavoratrici e lavoratori, in cui è stata messa in risalto la necessità di lottare contro il regime di Modi che schiaccia ogni tipo di movimento democratico, che intensifica la repressione e attacca i diritti dei lavoratori sfruttando e opprimendo nel complesso tutto il popolo indiano.
In particolare il nostro sostegno va alla lotta delle lavoratrici precarie della fabbrica ASTI Electronics in sciopero della fame che stanno portando avanti una coraggiosa lotta per la regolarizzazione dei precari, di grande importanza per il movimento operaio indiano e per noi anche per il movimento operaio in Italia per le quali rappresenta un esempio di forza per le donne oppresse e sfruttate.
Il collegamento/sostegno con la lotta delle compagne indiane è e deve essere infatti uno stimolo, ispirazione e incoraggiamento reciproco: in particolare oggi nel nostro paese il terreno di lotta principale delle donne riguarda la loro condizione di vita e di lavoro, la doppia oppressione delle proletarie, operaie, precarie, disoccupate, immigrate... un terreno su cui sono attivamente impegnate le compagne del Mfpr che dirigono e guidano alcune di queste lotte.

Appoggiamo e facciamo conoscere la lotta delle operaie precarie indiane
La lotta delle lavoratrici ASTI è uno dei tentativi coraggiosi e riusciti di organizzazione e sviluppo di una lotta prolungata per la regolarizzazione dei precari.
Nelle fabbriche indiane il numero delle lavoratrici è in aumento, ma le donne sono meno rappresentate nella direzione del movimento operaio. In genere si pensa che le lavoratrici non si fanno facilmente avanti a lottare per i diritti. Le lavoratrici ASTI hanno osato infrangere questo mito. La lotta delle lavoratrici ASTI è una battaglia in cui le donne stanno rendendo la direzione del movimento. Questo ha una grande importanza per il movimento operaio indiano in generale. MA, NOI DICIAMOp, ANCHE PER IL MOVIMENTO OPERAIO IN ITALIA. La maggior parte delle lavoratrici sono immigrate, vengono dal Nepal, Arunachal, Assam, Jharkhand . Vivono in alloggi in affitto nella vicinanze, Aliar, Gaon, Gurgaon o Dharuhera, per una magro salario di circa il 6-7 mila rupie al mese. Non percepiscono nulla dal  mese di ottobre e si accollano le spese di viaggio, vitto, affitto ecc, senza compromettere il loro impegno in questa battaglia! Raj Kumari aveva le lacrime agli occhi mentre cenavamo ieri sera.  Ci diceva: non riesco a mangiare mentre le mie compagne sono digiune da giorni. Quando le abbiamo chiesto perché stava facendo tutto questo, ci ha detto risposto che tra un paio d'anni si sarebbe sposata, e che voleva poter ricordare di aver fatto qualcosa di radicale. Ci sono tante altre sue compagne che hanno lasciato a casa figli e mariti per partecipare alla lotta. ASTI Theka Mazdoor Sangharsh Samiti - 5 lavoratrici e 2 lavoratori della ASTI Electronics sono in sciopero della fame da 14 giorni! Mobilitiamoci per salvare la loro vita e sostenere la loro lotta per mettere fine al sistema del precariato! 
 Aggionamento: 9 Dicembre 2014
Occupazione e sciopero alla fabbrica della ASTI electronics questa mattina del sindacato dei lavoratori a tempo indeterminato all’interno e dei precari ai cancelli. Enorme lo spiegamento di forze di polizia nei locali della fabbrica e ai cancelli.  E continua ad aumentare. Lavoratori dei sindacati della Maruti Suzukidi Manesar, Suzuki Powertrain, Suzuki Moto, Omax Auto, Satyam Auto ed Endurance hanno  aggiunto i cancelli della fabbrica e si sono uniti in solidarietà,mentre si ancora altri lavoratori e sindacati si stanno rapidamente unendo a noi.
Stamattina, uno degli appaltatori della Sandeep, ha schiaffeggiato e offeso Pratap, presidente del sindacato lavoratori ASTI, nel corso di una lite in seguito alla protesta dei nastri neri e lo sciopero della mensa attuato dai lavoratori a tempo indeterminato del sindacato a sostegno dei lavoratori precari in presidio (dharna) davanti ai cancelli della fabbrica. Tutti i lavoratori a tempo indeterminato dentro lo stabilimento si sono fermati in sit-in all'interno della fabbrica ora.
Ieri, quando l’Ispettore del Lavoro di Gurgaon, Ishwar Singh Hooda, è venuto a convincere e costringerci a sospendere lo sciopero della fame al morte, tutti i lavoratori hanno rifiutato uniti e decisi a proseguire oggi col 15° giorno di sciopero della fame e 39° giorno di dharna ai cancello della fabbrica. Una lavoratrice in sciopero della fame, Bhavna è stata oggi ricoverata in ospedale, mentre l'amministrazione persiste nel suo ostinato atteggiamento antioperaio.
Sempre ieri nell'incontro tra l'ALC (Commissario del Lavoro aggiunto) di Gurgaon, si sono presentati in solidarietà anche i sindacati dei lavoratori dell’ASTI Electronics di Munjal Kiriu (essi stessi in sciopero dal 24 settembre 2014), della Maruti Suzuki di Manesar, Maruti Suzuki di 
Gurgaon, Suzuki Powertrain, Suzuki Motocicli, Dharuhera autoaccessori, Endurance Manesar, Baxter Manesar, Hero Honda Manesar. Anche altri rappresentanti della società civile di Delhi, come PUDR, sono intervenuti in soldarietà. Ma, sotto pressione e per conto della direzione, che ha chiesto altri tre giorni di tempo, il ministero del Labour non ha dato nessuna garanzia concreta.
Oggi solidarietà lo sciopero e l’azione dei lavoratori a tempo indeterminato ci hanno dato coraggio e dimostrato che la nostra lotta non è vana, che è parte della lotta comune di tutti i lavoratori al di là delle divisioni contrattuali di tutte le fabbriche nella cintura industriale!
Theka Pratha Murabad!
Inqlab Zindabad!

26/01/15

Kobane è libera!

Dopo 134 giorni di eroica resistenza agli attacchi di ISIS, oggi finalmente le forze di difesa del popolo
YPG/YPJ hanno annunciato che la città di Kobanê nel Kurdistan occidentale, Rojava, è stata completamente liberata dalle bande del cosiddetto Stato Islamico. La popolazione di Kobanê ha iniziato a festeggiare, così come in altre città curde.
Questo è il risultato dell’eroica resistenza che ha visto la partecipazione di tutta la popolazione curda, donne, giovani, vecchi, bambini, e di volontari giunti a dare il loro contributo da tutte le parti del mondo. Le YPG/YPJ, in collaborazione con Burkan Al Firat e un contingente di peshmerga, non ha arretrato di un passo nonostante la grande disparità di armi e rifornimenti che vedevano l’ISIS in vantaggio: questo dimostra che quando un popolo si difende per la propria vita e per quello in cui crede, non è possibile sconfiggerlo.

Salutiamo dunque questo bellissimo risultato che ridà speranza a tutta la regione, ricordando che l’esperienza dei cantoni e dell’autonomia democratica cui i curdi hanno dato vita è ancora sotto attacco; occorre quindi tenere alta l’attenzione per liberare tutte le altre aree ancora a rischio e per chiedere che finisca l’appoggio che molti stati – inclusa la Turchia – continuano a dare a questi terroristi che non rispettano l’umanità.
Come Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia chiediamo ora a tutte le forze politiche, sociali, sindacali, alle organizzazioni della società civile in Italia e a tutti i singoli e i gruppi che hanno simpatizzato con la resistenza di Kobane, di adoperarsi con tutti i mezzi e secondo le proprie possibilità per ricostruire insieme la città.

Ufficio di Informaizone del Kurdistan in Italia
26.01.2015

Tante rose rosse per Shaimaa

Nel 4° anniversario della primavera araba, la polizia egiziana spara a morte sui manifestanti. Uccisa Shaimaa Al-Sabagh, 32 anni, una vera martire degli operai e dei lavoratori egiziani. «Sem­pre dalla parte dei lavo­ra­tori delle fab­bri­che di Ales­san­dria. Era una delle donne più sin­cere e impe­gnate per la difesa dei diritti dei lavo­ra­tori, par­te­ci­pava a scio­peri e sit-in nelle fab­bri­che di Ales­san­dria ed era un mem­bro dell’ufficio per­ma­nente dei lavo­ra­tori che rag­gruppa sin­da­ca­li­sti, atti­vi­sti e ope­rai
Per le strade del Cairo è subito apparso un graf­fite in memo­ria della grande rivo­lu­zio­na­ria ope­raia che era Shai­maa. Si vede la gio­vane che stringe tra le mani un mani­fe­sto a soste­gno di poveri ed indi­fesi, come era solito vederla alle porte di fab­bri­che o durante gli scio­peri a cui pren­deva parte»

In Egitto come in Tunisia il popolo deve trovare la propria via per trasformare le rivolte in rivoluzioni di nuova democrazia e farla finita una volta e per tutte con la borghesia compradora indigena asservita all'imperialismo.

Segue un aticolo de "Il Manifesto":

Per le strade delle città egi­ziane la disil­lu­sione e lo scon­forto hanno lasciato spa­zio alle più cruente pro­te­ste da un anno a que­sta parte. Nel 2014, per ricor­dare i giorni della rivo­lu­zione, ven­nero uccise ses­santa per­sone.
Que­sta volta sono 16 i morti e trenta i feriti negli scon­tri per il quarto anni­ver­sa­rio dalle pro­te­ste di piazza Tah­rir del 25 gen­naio 2015: un bilan­cio desti­nato a cre­scere. Scon­tri tra mani­fe­stanti e poli­zia si sono svolti al Cairo, Ales­san­dria d’Egitto, nel gover­na­to­rato di Beheira e nel quar­tiere popo­lare di Mataryya.
Ma per sde­gno e dolore, la morte di Shai­maa El-Sabbagh è senz’altro la vicenda che segnerà non solo que­ste nuove con­te­sta­zioni ma l’intero impe­gno poli­tico anti-regime della fram­men­tata e divisa sini­stra egi­ziana. Shai­maa, 32 anni, è una vera mar­tire degli ope­rai e dei lavo­ra­tori egi­ziani. È stata uccisa da un poli­ziotto nel pome­rig­gio di sabato. L’attivista del par­tito dell’Alleanza socia­li­sta stava par­te­ci­pando a una mani­fe­sta­zione orga­niz­zata dal movi­mento di sini­stra in piazza Talaat Harb, a due passi da piazza Tahrir.
La gio­vane, madre di un bam­bino di cin­que anni, Bilal, stava por­tando fiori e rose a Tah­rir per com­me­mo­rare i morti delle rivolte del 2011 quando è stata rag­giunta da un pro­iet­tile di gomma, spa­rato da un poli­ziotto che si tro­vava a pochi metri di distanza da lei. Secondo l’autopsia, il colpo ha per­fo­rato cuore e pol­moni di Shaimaa.
«Il marito, Osama, tra­spor­tava in brac­cio il suo corpo insan­gui­nato, l’ha con­dotta die­tro al caffè Bustan men­tre suo figlio Bilal pian­geva», ci rac­conta l’amica e atti­vi­sta Reem Gamal che ha assi­stito alla scena. «In ospe­dale, per dare l’autorizzazione per la sepol­tura, hanno chie­sto ai fami­liari di dire che si è trat­tato di sui­ci­dio», ha aggiunto la gio­vane attivista.
In realtà dal momento della morte di Shai­maa, i media egi­ziani hanno ini­ziato a dare una ver­sione com­ple­ta­mente insen­sata sulle cir­co­stanze della sua fine, pun­tando il dito addi­rit­tura con­tro i suoi com­pa­gni di partito.
«È assurdo. Le auto­rità egi­ziane ten­tano costan­te­mente di discol­pare la poli­zia», ha com­men­tato Reem. Anche il Segre­ta­rio del par­tito socia­li­sta, Talaat Fahmy è stato pic­chiato dalla poli­zia durante la spa­ra­to­ria. Sei sono i feriti in seguito agli scon­tri, costati la vita a Shai­maa. «Sem­pre dalla parte dei lavo­ra­tori delle fab­bri­che di Ales­san­dria», è il ricordo al mani­fe­sto di Shai­maa dell’attivista per i diritti dei lavo­ra­tori, Mahien­nur el-Masry, più volte in pri­gione per il suo atti­vi­smo al fianco degli ope­rai e in attesa di un nuovo ver­detto il pros­simo 9 feb­braio per un attacco alla sta­zione di poli­zia di Ales­san­dria, durante la pre­si­denza Morsi.
«Prima delle rivolte del 2011, Shai­maa era un’attivista di sini­stra senza un’affiliazione pre­cisa. Durante le con­te­sta­zioni di piazza Tah­rir ha ini­ziato a fare poli­tica con l’Alleanza socia­li­sta.
Era una delle donne più sin­cere e impe­gnate per la difesa dei diritti dei lavo­ra­tori, par­te­ci­pava a scio­peri e sit-in nelle fab­bri­che di Ales­san­dria ed era un mem­bro dell’ufficio per­ma­nente dei lavo­ra­tori che rag­gruppa sin­da­ca­li­sti, atti­vi­sti e ope­rai», ci rac­conta com­mossa Mahiennur.
Per Moa­taz Elshen­nawy, por­ta­voce del par­tito dell’Alleanza socia­li­sta, si è trat­tato di un «assas­si­nio pre­me­di­tato» a opera della poli­zia. Moa­taz ha anche aggiunto che la mani­fe­sta­zione non era stata auto­riz­zata (in base alla legge anti-proteste è impos­si­bile otte­nere auto­riz­za­zioni in tempi utili per mani­fe­stare) ma era stata annun­ciata in anti­cipo. Il pro­cu­ra­tore del Cairo ha aperto un’inchiesta sulla morte di Shaimaa.
Il mini­stro dell’Interno ha negato invece la respon­sa­bi­lità della poli­zia negli attac­chi, men­tre il pre­mier Ibra­him Mahleb ha assi­cu­rato che chiun­que si sia reso respon­sa­bile della sua morte sarà giu­di­cato in un giu­sto processo.
Per le strade del Cairo è subito apparso un graf­fite in memo­ria della grande rivo­lu­zio­na­ria ope­raia che era Shai­maa. Si vede la gio­vane che stringe tra le mani un mani­fe­sto a soste­gno di poveri ed indi­fesi, come era solito vederla alle porte di fab­bri­che o durante gli scio­peri a cui pren­deva parte. I fune­rali di Shai­maa ad Ales­san­dria si sono tra­sfor­mati in una grande mani­fe­sta­zione degli atti­vi­sti socia­li­sti e di sini­stra con­tro il regime di al-Sisi. Cen­ti­naia di com­pa­gni gri­da­vano canti con­tro la poli­zia e innal­za­vano car­telli con la sua foto.
Il can­di­dato alle pre­si­den­ziali della Cor­rente popo­lare, Ham­din Sab­bahi ha rea­gito dura­mente alla noti­zia della morte della gio­vane atti­vi­sta: «È inac­cet­ta­bile che venga ver­sato il san­gue di egi­ziani che pro­te­stano paci­fi­ca­mente». In un’affollata con­fe­renza stampa, poli­tici egi­ziani libe­rali e di sini­stra tra cui Med­hat el-Zahed e Hala Shu­kral­lah, hanno dura­mente con­dan­nato le «tat­ti­che oppres­sive» del governo.

Le pro­te­ste di ieri, nono­stante il lutto nazio­nale dichia­rato per la morte del re sau­dita Abdul­lah, sono state orga­niz­zate dai Fra­telli musul­mani, dal movi­mento 6 Aprile, che ha chie­sto ai suoi affi­liati di rag­grup­parsi in alcuni quar­tieri cir­co­stanti piazza Tah­rir: Abdel-Moneim Riyad, Abdeen, Opera e Bab Al-Louk; e da vari gruppi socia­li­sti. Decine di atti­vi­sti isla­mi­sti che mostra­vano le foto dell’ex pre­si­dente Moham­med Morsi, secondo loro, l’unica e legit­tima guida del paese, sono stati imme­dia­ta­mente arre­stati dalla polizia.
La morte di Shai­maa con­ferma una volta di più quanto la repres­sione non col­pi­sca solo i movi­menti isla­mi­sti ma anche i par­titi laici, di sini­stra e i movi­menti gio­va­nili. Non solo, chia­ri­sce che la disil­lu­sione per il fal­li­mento delle rivolte non si è ancora tra­sfor­mata in disimpegno.
Per que­sto al-Sisi non può dor­mire sonni tran­quilli. L’aggressività di poli­zia e del mini­stero dell’Interno, insieme al ritorno degli uomini di Muba­rak, se uniti a nuove mani­fe­sta­zioni di piazza, pos­sono met­tere a dura prova la tenuta del regime dell’ex mili­tare, costretto a pro­cra­sti­nare lo stato di emer­genza nel Sinai per altri tre mesi, e creare con­di­zioni esplo­sive in vista delle ele­zioni par­la­men­tari di marzo

Solidarietà alla nostra compagna Margherita dal Movimento di Loita Popular

DENDE O MLP QUEREMOS AMOSAR TODO O NOSO APOIO E A NOSA SOLIDARIEDADE COA COMPANHEIRA DO MFPR MARGARITA, E AO PAI DE CARMELA, NENA DE 13 ANOS QUE FOI VIOLADA E ASASINADA. O DIA 11 DE MARZO TENHEN UN XUIZO POR INSULTAR AO AVOGADO DO VIOLADOR E ASASINO. ESTA É A XUSTIZA DA BURGUESIA!
CONTRA O ESTADO E A SÚA VIOLENCIA, AGORA E SEMPRE, RESISTENCIA!
MARGARITA SOMOS TODAS!

Movimento di Loita Popular

24/01/15

La nostra giornata della memoria: Cremona per l'Antifascismo proletario e militante...

Per la giusta collera antifascista contro questo infame stato di polizia, che un giorno all'anno celebra la shoah e 2 settimane dopo le foibe. Uno stato di moderno fascismo che tutti i giorni - con le sue leggi, i suoi apparati repressivi e difensivi, le sue banche, i suoi sgherri fascisti, i suoi governi al servizio del sistema padronale, del sistema capitalistico, dell'imperialismo - uccide e reprime migliaia di proletari e proletarie in italia e nel mondo.

Contra la visita de Obama
guerrilleros maoístas atacan un hotel en Kerala [...]
Siamo con le donne che si ribellano, siamo con l'antifascismo militante, siamo con le donne palestinesi in lotta contro il nazi-sionismo, siamo con le combattenti curde in lotta contro l'imperialismo italo-turco e del nazi-fascismo del califfato, siamo con le combattenti maoiste che in India stanno combattendo una lunga ed eroica guerra di popolo, contro la lunga e vile guerra al popolo indiano del governo fascista di Modi, della borghesia compradora, della borghesia imperialista, compresa quella italiana.
Siamo antifasciste sempre e ovunque, con la memoria a 360°

MFPR

Da infoaut: 

Per chi tocca un compagno son guai


"Ci puoi fare un agguato, ci puoi sprangare

ma i compagni sono tanti e ti verrano a cercare,

in massa di giorno per fartela pagare..."


Il corteo... a Cremona è andato come doveva andare, con forse qualche sbavatura evitabile sul finale, ma nell'insieme puntuale e determinato nel ribadire le ragioni della sua convocazione. Questa è la risposta minima e necessaria che si deve mettere in campo ogni volta che la feccia fascista aggredisce un compagno. A tutt'oggi abbiamo ancora un caro compagno, Emilio, in ospedale, in condizioni critiche. Le chiacchiere stanno a zero! La sinistra più o meno radicale che non ha neanche aspettato la fine del corteo per chiedere alla polizia di identificare e punire i "150 facinorosi" che - a loro dire - avrebbero "rovinato il corteo", ce la dice lunga sulla brutta fine che questi onorevoli e politicanti (Sel) hanno fatto. Non basterà prendere un po' d'aria al Partenone per riallinearsi alle istanze e ai bisogni di una gioventù che ai quattro angoli dell'Europa si vede sottrarre prospettive e periodicamente insorge per affermare l'invivibilità di una società costruita contro di loro. A proposito, sarebbe interessante leggere nei comunicati di costoro anche un effettivo rendiconto di quanti antifascisti hanno portato in piazza oggi... I "facinorosi" erano qualche migliaia mentre loro non raggiungevano le due decine di simpatizzanti... e hanno coraggio di parlare!

Oggi questa piccola città di provincia ha visto sfilare diverse migliaia di compagni determinati a far pesare il proprio numero e la propria rabbia, per ribadire che non si può accettare di rischiare di morire solo perché alcune forze politiche utilizzano questa infima massa di manovra, speculando sulle classi subalterne colpite dalla crisi mentre altre, distratte a sinistra, pensano solo a continuare a fare soldi con la LegaCoop, sfruttando il lavoro in nero e precario degli immigrati. Troppe volte in questi anni un ceto politico di movimento impegnato a sopravvivere e a trovare qualche futura collocazione in consigli comunali o qualche posto come sottosegretario, ha accuratamente evitato che si dessero le giuste risposte ai troppi morti e feriti che abbiamo accumulato. I 7-8000 (o più) che oggi hanno attraversato le strade di Cremona sapevano fin troppo bene che questo era un momento di verità e dignità. O lasciavamo correre un'altra volta, con queste carogne assassine pronte a ringalluzzirsi per nuove e future prepotenze o rendevamo pan per focaccia con la sacrosanta forza dei numeri. Così è stato: questo corteo ha vissuto di questa convinzione e ha praticato i suoi obiettivi.

La decisione di CasaPound di svuotare preventivamente la propria sede (coperta e suggerita dalla schifosa protezione della questura locale), un capetto locale che ha venduto il suo bar per paura di spiacevoli conseguenze, la sparizione fisica degli affiliati dell' "associazione di promozione sociale" dalle strade della città sono la prova del loro poco radicamento, della loro nulla leggittimità sociale, dell'incapacità di mettere in campo alcunché dopo quello che resta un vigliacco tentativo di omicidio. Ha voglia Iannone e il suo tirapiedi locale  a fare la voce grossa e rivendicare l'arditezza dello scontro... La verità e che oggi i suoi camerati in piazza non c'erano e non avrebbero potuto esserci. Fin da domani mattina sarà nostro compito chiudergli ogni spazio e agibilità. Con buona pace della sinistra istituzionale e dei pompieri di sempre.


#EmilioResisti

Ricorso contro i licenziamenti al Brico io di L'Aquila (controinformazione in pillole)

"Fascista è chi offende e umilia le donne e gli operai", scrissi su un foglietto dell'inesistente bacheca del brico io quando A. Aleandri prese ad offendere ed umiliare una collega dopo il nostro simbolico sciopero delle donne. Ma ad A. Aleandri, offendere ed umiliare le lavoratrici e i lavoratori non bastava. quel che è successo dopo lo si sa... ma quel che non si vuole si sappia è che Aleandri, noto in città per essere "di sinistra" (più o meno come Renzi e il suo Jobs Act), offende e umilia le donne e gli operai,  discrimina e licenzia anche solo per motivi caratteriali, perchè si è solidali, perchè la solidarietà di classe è fattore indispensabile e propedeutico alla lotta di classe. I licenziamenti all'Aleandri Bricolage SRL non sono altro che un'azione di controrivoluzione preventiva del fascismo padronale. Ma nessun giornale scriverà questo, perciò lo scrivo io senza tema di querela perchè dico il vero e "dire la verità è rivoluzionario" (A. Gramsci)


23 gennaio, prima udienza
di nuovo in scena l'ipocrisia e la meschinità della borghesia
Il Centro

Si è tenuta oggi la prima udienza del ricorso presentato da 3 dei 4 lavoratori e lavoratrici licenziati da Aleandri Bricolage SRL.

In realtà si è trattato di un tentativo di conciliazione obbligatorio, davanti al giudice del lavoro, in cui l’Avv. D’Alfonso, in rappresentanza dell’azienda, ha ammesso che questa non aveva ancora proceduto a ridurre le superfici di vendita, ma che aveva cominciato a cercare economie terze interessate alla locazione, prima del deposito del ricorso e che l’azienda aveva proceduto ad assumere, dopo i licenziamenti, lavoratori interinali a tempo determinato, ma “per sopperire ai posti lasciati vuoti da personale in ferie, malattia, infortunio”.

La rappresentante dei licenziati ricorrenti, Avv. Francesca Ramicone, non ha contestato i bilanci dell’azienda, ma il modo in cui l’azienda cercava di risanare i bilanci e nella fattispecie ha sottolineato che, come si evince dalla lettera di licenziamento (All.1), la riduzione del personale semmai doveva essere una conseguenza della riduzione delle superfici di vendita e non il contrario, che l’azienda, prima di licenziare avrebbe dovuto mettere in conto ferie, malattia e infortuni del personale residuo, che, “cosa ancor più grave, l’azienda ha ri-assunto come interinale, l’unica lavoratrice licenziata che non aveva impugnato il licenziamento e che, per anzianità e famigliari a carico, era l’ultima a dover essere ripescata in caso di necessità”. L’Avv. Ramicone ha aggiunto inoltre che la sottoscritta, avrebbe accettato  il demansionamento e il part-time, pur di essere reintegrata, ma l’azienda non ha voluto sentir parlare né di reintegra dei licenziati ricorrenti, né di indennizzi agli stessi, ricordando di “essere nota in città per aver operato sempre credendo e investendo nel capitale umano”, di “avere a cuore gli interessi dei lavoratori".
Ma non tutti i lavoratori sono uguali:
si dà il caso che quelli licenziati e ripescati sono quelli che non hanno impugnato il licenziamento!
Si dà il caso che quelli che lavoravano prima da Aleandri con contratto precario - e quindi più vulnerabili e obbedienti - non sono stati stabilizzati, ma sono stati somministrati dopo i 4 - 1 licenziamenti
si dà il caso che anche i ricorrenti abbiano fatto richiesta di lavorare alla stessa agenzia interinale, ma sono ancora disoccupati
si dà il caso che a questi ultimi, che oramai avevano acquisito competenze e professionalità nell'Aleandri Bricolage SRL., siano stati preferiti 2 nuovi lavoratori che non avevano mai lavorato prima da Aleandri Bricolage SRL.

Nessun accordo, quindi si va avanti con il processo.

Il giudice ha disposto l’acquisizione dei contratti di somministrazione stipulati da Aleandri dal mese di giugno 2014 (nei quali però non risulterà, per la riforma Fornero,  la motivazione per l’assunzione addotta da Aleandri, quindi bisognerà credergli sulla parola!!!) e ha fissato una nuova udienza per il 13 febbraio. 

Luigia De Biasi

Slai Cobas per il sindacato di classe l'Aquila

Abruzzoweb
Primadanoi

22/01/15

Lettera al tribunale di Taranto dalle Lavoratrici SLAI Cobas s.c. – Policlinico Palermo

Alla Procura della Repubblica
c/o il Tribunale di Taranto
Via Galanti, 2 – 74123 – Taranto

OGGETTO:  Rinvio a giudizio dei Sigg. CALDERAZZI Margherita e FRASSANITO Alfonso, accusati dei reati di cui agli artt. c.p. 594-595-612 – per avere “offeso” BESIO Maurizio, avv. difensore di fiducia di CARNEVALE Massimo, uno degli imputati dello stupro di CIRELLA Carmela, anni 13.


Apprendiamo,  con profonda indignazione e rabbia,  del rinvio a giudizio della Sig.ra CALDERAZZI Margherita,   rappresentante del MFPR (Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario) nonché coordinatrice nazionale dell’O.S. denominata SLAI COBAS per il sindacato di classe, oltreché del Sig. FRASSANITO Alfonso (padre di Cirella Carmela,la ragazzina stuprata e suicidatasi in seguito alla violenza subita), per avere espresso la propria libera opinione, ovvero il proprio  legittimo sdegno e ribellione contro l’avvocato  BESIO Maurizio, poiché questi, senza ritegno alcuno, durante il dibattimento in aula  aveva anche  osato deridere la suddetta fanciulla e la sua morte.

Nella sostanza,  ciò di cui sarebbe colpevole il Sig. FRASSANITO è  di avere detto all’avv. BESIO che si sarebbe dovuto vergognare del suo atteggiamento, perché  non si può ridere in aula  di uno stupro di un’innocente e della sua morte, dovuta proprio alla violenza  subita.  Ed ancora, di avere difeso il volantino di denuncia  del MFPR,  fatto girare durante l’udienza, attaccato e criminalizzato dal BESIO.
Mentre la sig.ra CALDERAZZI, oltre ad essere accusata di avere offeso la reputazione di quest’ultimo, si sarebbe macchiata, secondo il p.m., anche del reato di minaccia, per avere inviato un comunicato stampa dove veniva riportato l’accaduto e si affermava, in sintesi, che gli stupratori e i loro legali si sarebbero dovuti preoccupare seriamente del disgusto, della rabbia e ribellione delle donne.

Orbene, alla luce dei fatti, come donne e mamme non possiamo che essere assolutamente d’accordo con i sigg. CALDERAZZI e FRASSANTONIO, che, a nostro avviso, sono stati anche troppo gentili nei confronti di chi, come l’avvocato BESIO, ha mostrato tutto il suo cinismo, la sua disumanità, il proprio disprezzo per la giovane vita e la morte di CARMELA CIRELLA, oltreché per il profondo ed inguaribile dolore dei suoi genitori.

Pertanto CI DICHIARIAMO COLPEVOLI dello stesso “reato” contestato ai predetti imputati, e confermiamo che gli stupratori ed i loro ripugnanti ed abominevoli difensori di fiducia, DEVONO PREOCCUPARSI SERIAMENTE del disgusto, della rabbia e ribellione delle donne, che prima o poi metteranno fine a questo sistema, a questa società maschilista e misogina, che assolve o condanna a pene irrisorie  gli stupratori, mentre processa chi si ribella e lotta contro questa barbarie, contro la violenza sessuale, il femminicidio ed ogni violenza sulle donne.

Pa, 20.01.15

Lavoratrici SLAI Cobas s.c. – Policlinico Palermo

Licenziamenti al Brico Io di L'Aquila, a che punto siamo?

COMUNICATO STAMPA

Venerdì 23 gennaio si terrà la prima udienza davanti al giudice del lavoro, per il ricorso presentato da 3 dei 4 lavoratori e lavoratrici licenziati da Aleandri Bricolage SRL.
 
Lo scorso anno l’Azienda giustificò i licenziamenti con la crisi e la conseguente necessità di una riorganizzazione aziendale, rifiutando il ricorso ai contratti di solidarietà, assunti dalla stessa commissione di conciliazione, perché “non immediatamente convenienti da un punto di vista strettamente economico”.
 
Ma i fatti hanno smascherato le reali intenzioni dell’azienda contro i ricorrenti licenziati: invece di procedere al ridimensionamento delle superfici di vendita e dell’organico per ridurre i costi, come annunciato 6 mesi fa, Aleandri Bricolage SRL ha incrementato entrambi, seppur di poco, preconizzando gli effetti del Jobs Act, con aumento dei contratti precari, demansionamento di fatto e libertà di licenziamento.
Al posto dei lavoratori licenziati per “giustificato motivo oggettivo”, l’azienda ne assunto altri, a tempo determinato, dietro schermatura di un’agenzia interinale.
 
Tra le nuove assunzioni, quella di una lavoratrice licenziata insieme ai ricorrenti svela il carattere discriminatorio, oltre che illegittimo, di quei licenziamenti: la “ri-assunta” senza famigliari a carico era infatti quella con minore anzianità di servizio, pertanto l’ultima a dover essere richiamata al lavoro se le condizioni oggettive dei licenziamenti fossero venute meno.
 
Queste circostanze sono state anche oggetto di denuncia all’Ispettorato del lavoro da parte della rappresentante dello Slai Cobas s. c., ma non abbiamo avuto risposta sugli accertamenti richiesti e sugli esiti degli stessi, quindi andiamo avanti con il processo. 

In una nota inviata alla stampa dopo i licenziamenti, l’Aleandri Bricolage SRL difendeva la sua immagine, vantandosi di essere nota in città per aver “operato sempre credendo e investendo nel capitale umano, nella formazione e non nel sistema speculativo e parassitario”.
 
Queste circostanze indicano che invece l’Aleandri Bricolage SRL si comporta come tutti i padroni e, come tutti i padroni, scarica la crisi sugli operai, prima di tutto quelli poco “graditi”, nell’unico interesse di mantenere e incrementare i profitti. Questo il vero fine delle politiche del lavoro di imprenditori e governi, questo il vero senso del Jobs Act e dei licenziamenti liberi: per il profitto, contro il lavoro.
 
Lo scorso anno, oltre 300 firme da tutta Italia sono state raccolte per far rientrare i licenziamenti al Brico io di L’Aquila. E’ stata una campagna di solidarietà nata dalle donne, dalle lavoratrici che hanno scioperato il 25 novembre 2013 contro la violenza, per chiedere lavoro per tutte, precarietà e disoccupazione per nessuno, perché il lavoro è un diritto, la disoccupazione è un delitto, è violenza.
 
Questa campagna di solidarietà ha restituito a questa vicenda un po’ di verità e ha anche dato dei frutti, seppur parziali e limitati, come l’incontro con il direttore della Confcommercio, che però si è concluso con un nulla di fatto, per l’intransigenza della parte datoriale, la mal celata indifferenza del suo patronato e, soprattutto, per la mancanza di una lotta attiva e coraggiosa dei restanti lavoratori e lavoratrici del Brico io contro il ricatto padronale.
Educare e punire per il profitto, questo è l’altro aspetto repressivo dei licenziamenti, che in assenza di un’opposizione aperta e compatta di tutti i lavoratori continuerà a mietere vittime.
 
I diritti si acquisiscono con le lotte attive dei lavoratori e non con le tessere!
Nulla è per sempre, solo la lotta paga e quando le lotte sono insufficienti, noi facciamo un passo indietro non di uno, ma di 200 anni e lo facciamo tutti, non solo gli operai licenziati!

Il 2014 è stato l’anno dei padroni, che il 2015 sia l’anno dei lavoratori, l’anno del riscatto del lavoro sul profitto

Slai Cobas s. c.
L’Aquila, 22 gennaio 2015

21/01/15

Contro la propaganda fascista, omofoba nelle scuole!

Ci piacciono di più i fascisti a testa in giù

Combattere con ogni forma e in ogni ambito I topi di fogna fascisti legittimati dall'alto dal moderno fascismo che avanza dal governo Renzi alla lurida feccia leghista di Salvini 


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Ai Dirigenti Scolastici 

delle scuole di ogni ordine e grado
di Palermo e provincia 

A tutto il  personale 
delle scuole di ogni ordine e grado
di Palermo e provincia

Ai genitori degli studenti 

Come lavoratrici della scuola dello Slai Cobas per il s.c.siamo venute a conoscenza, tramite un giornale on line locale, Siciliainformazioni.com, che a Palermo nei giorni scorsi sono state affisse alcune locandine a firma Forza Nuova in alcune scuole statali elementari e medie contenenti un grave messaggio di propaganda omofoba  con tanto di numero verde, rivolto ai genitori degli alunni sollecitati a chiamare quel numero, appunto, nel caso in cui all'interno degli istituti scolastici si provi solo a discutere con gli alunni della tematica dell'omosessualità. 

Nelle locandine affisse  il messaggio che questo gruppo  vuole dare è quello di indirizzare i genitori degli allievi, le famiglie verso una propaganda che " rivendica il diritto -dei genitori - ad essere i primi educatori dei loro figli e che, invece, spesso e volentieri a loro insaputa, vengono messi da parte a causa di scelte, quanto meno molto discutibili, compiute da alcune scuole. La facilità con cui vengono accettati, autorizzati ed imposti seminari, interventi o proposte “(dis)educative” legate alla propaganda ed assimilazione, fin dai primi anni di scolarità, della teoria “gender” e dell’omosessualismo è allarmante..." così come dallo stralcio ripreso dal giornale on line che ha pubblicato il comunicato stampa del gruppo che firma le locandine. 
Quanto successo è grave innanzitutto perchè, come si dovrebbe sapere, l'esistenza di gruppi "politici" come Forza Nuova, che si richiamano apertamente al fascimo, è assolutamente illegittima e illegale, già a partire da quanto previsto dalla Costituzione Italiana, peraltro materia di studio degli studenti nelle scuole,  che alla XII disposizione transitoria e finalesanziona per apologia di fascismo "...chiunque faccia per la costituzione di un'associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista, e chiunque pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche"

Il su citati fatto poi è grave perchè alimenta una chiara propaganda razzista e omofoba che deve essere contrastata con ogni mezzo e proprio laddove agli studenti si vorrebbe invece  insegnare e trasmettere valori legati all'uguaglianza, al rispetto delle diversità, contro ogni forma di discriminazione e di razzismo, non si può permettere assolutamente che vengano diffusi messaggi come quelli contenuti nelle locandine di cui sopra. 

Pertanto si invitano i Dirigenti Scolastici, i docenti, il personale Ata e anche i genitori a denunciare tali iniziative, laddove continuassero a presentarsi, prendendo i  dovuti provvedimenti, facendo presente che come lavoratrici dello Slai Cobas s.c., antifascista secondo il proprio statuto, contrasteremo con ogni forma e mezzo queste azioni e propaganda.

Lavoratrici scuola Slai Cobas per il sindacato di classe Palermo

20/01/15

Il MFPR nella 3 gg su India

Il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario sarà presente nella tre giorni di sostegno alla guerra popolare in India del 29-30-31 gennaio, indetta dal Comitato Internazionale, per portare in ognuna delle giornate di questa campagna la realtà della lotta delle donne in India,della partecipazione delle donne alla Guerra popolare, divenute uno dei bersagli principali dell'attacco del regime capitalista -compradore -feudale indiano

Il 29, dedicato alla lotta contro le multinazionali indiane porteremo anche la denuncia delle condizioni di lavoro delle donne nelle fabbriche indiane e l'informazione della grande lotta delle operaie, in particolare lo sciopero e l'occupazione della fabbrica Asti Electronics.

Il 30, contro operazione Green Hunt, parleremo di come questa operazione nel colpire le masse popolari, gli adivasi, porta avanti, un massacro e una repressione particolarmente bestiale verso le donne, degli stupri e uccisoni di massa, di donne, bambine, usati anche come arma di guerra; ma nello stesso tempo della resistenza delle donne.
 

Il 31, dedicato all'informazione sui risultati per il popolo della guerra di popolo, parleremo del grande ruolo in prima fila delle donne; del come, in un sistema sociale in cui subiscono una triplice oppressione, le donne combattenti sono quasi il 60% della forza rivoluzionaria.

Una rappresentante del MFPR-Italia farà parte della delegazione in preparazione che andrà in India.


MFPR

19/01/15

INFAME AGGRESSIONE FASCISTA CONTRO IL CSA DORDONI DI CREMONA. #EMILIORESISTI!

Emilio, un compagno di tante lotte e tante battaglie, è in ospedale in coma farmacologico con una emorragia cerebrale estesa a causa di un assalto squadrista al centro sociale Dordoni.
L'attacco premeditato e scientificamente organizzato dai fascisti di CasaPound cremonesi, in combutta con altri militanti di estrema destra provenienti da fuori città, ha trovato una risposta determinata da parte dei compagni presenti nel centro sociale, ma purtroppo Emilio è stato colpito alla testa da diverse sprangate.
I fascisti si sono accaniti sopra ad Emilio fino a quando è stato portato in sicurezza all'interno del centro sociale; è stata, tuttavia, immediatamente chiara la gravità del suo stato di salute.
Infame è stato il comportamento della polizia che ha semplicemente identificato gli assaltatori e successivamente, per permettere loro di andarsene indisturbati, ha caricato il presidio di antifascist* radunatesi sul posto.
Per esprime totale vicinanza e solidarietà con Emilio è stata indetta per Lunedì 19 gennaio una giornata nazionale di mobilitazione diffusa nei territori; contro squadristi, polizia e istituzioni conniventi e

SABATO 24 MANIFESTAZIONE NAZIONALE ANTIFASCISTA A CREMONA



seguono nostri messaggi di solidarietà
 


con tristezza e rabbia, apprendiamo notizia della grave aggressione fascista a Cremona
casapound è ancora protagonista di questa aggressione come tante contro immigrati
i fascisti all'ombra di questo governo e del leghismo alla Salvini portano avanti nel nostro paese una pratica che è quanto di più ostile al movimento delle donne

le compagne del MFPR esprimono la massima solidarietà e fanno appello alla mobilitazione di tutte le donne

 
MFPR
 
***

L’AVANZATA DEL MODERNO FASCISMO, DI CUI IL GOVERNO RENZI E’ L’ACCELERATORE, ALIMENTA L’USCITA DALLE FOGNE DELLA FECCIA FASCISTA, COME STRUMENTO DELLA BORGHESIA TESO A FERMARE LA LOTTA DEL MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO, LA LOTTA SOCIALE E PROLETARIA 

VILE AGGRESSIONE DI CASAPOUND AD UN COMPAGNO DEL  CSA DONDONI DI CREMONA
 

Le lavoratrici e i lavoratori del Policlinico di Palermo, unitamente a ex puliere/pulizieri, aderenti allo SLAI Cobas s.c., esprimono la loro solidarietà al compagno colpito gravemente dai fascisti di Casapound, e aderiscono all’appello lanciato dal MFPR, per una mobilitazione di tutte le donne, che sono quelle che subiscono doppiamente gli attacchi fascisti di questo sistema e dei suoi governi.
IL SOGNO DELLA BORGHESIA E DEI SUOI LURIDI E VIGLIACCHI  SQUADRISTI SARA’ INFRANTO DALLA RIBELLIONE, DALLA LOTTA E DALLA RIVOLUZIONE DELLE DONNE, DEL PROLETARIATO E DEL MOVIMENTO RICOLUZIONARIO


FASCISTI CAROGNE, VI RICACCEREMO NELLE FOGNE!!!


Pa, 19.01.2015



Lavoratrici/lavoratori ed ex puliziere –Policlinico Palermo-  SLAI Cobas s.c.

17/01/15

SIAMO TUTTE MARGHERITA!!!



CONTRO STUPRATORI E ASSASSINI, CONTRO I LORO SCHIFOSI E VOMITEVOLI AVVOCATI DIFENSORI,CONTRO LA “GIUSTIZIA” BORGHESE CHE PROCESSA LE  COMPAGNE CHE LOTTANO CONTRO IL MARCIUME DI QUESTO SISTEMA, ANZICHE’ CONDANNARE I  CARNEVALE

SIAMO TUTTE MARGHERITA!!!

Grande solidarietà dalle lavoratrici e dalle ex puliziere del Policlinico di Palermo alla compagna Margherita Calderazzi rappresentante del MFPR/ coordinatrice SLAI Cobas s.c.,  e al padre di Carmela, la ragazzina di Taranto violentata e poi suicidatasi, ovvero uccisa dallo Stato e dalle sue istituzioni, che assolvono i Carnevale e condannano a pene irrisorie i Tuccia.

L’11 marzo p.v. Margherita e il padre di Carmela saranno processati per avere legittimamente offeso Maurizio Besio, quel bastardo avvocato difensore di Carnevale. 

Ma la pietra che hanno voluto sollevare deve trasformarsi in un macigno che ricadrà loro addosso!!!

Facciamo appello a tutte le compagne, alle lavoratrici, alle donne, alle femministe,alle giovani,  ad inviare una lettera al tribunale penale di Taranto con parole di offesa all’avvocato di Carnevale- Maurizio Besio- dichiarandosi tutte quante  colpevoli dello stesso “reato” di Margherita e del padre di Carmela.

PROCESSATECI TUTTE!

MA BEN PRESTO SAREMO NOI, ,SARANNO LE DONNE, SOPRATTUTTO QUELLE PROLETARIE, CHE PROCESSERANNO… VOI , IL VOSTRO STATO, I VOSTRI GOVERNI, IL VOSTRO SISTEMA, GLI  STUPRATORI E ASSASSINI

17.01.2015

Lavoratrici ed ex puliziere SLAI Cobas s.c.-Policlinico Palermo

Indirizzi della sezione penale del tribunale di Taranto:



Processo a Mfpr Taranto e al padre di Carmela per aver lottato contro gli stupratori

L'11 marzo vi sarà un processo alla rappresentante del Movimento femminista proletario rivoluzionario, Margherita Calderazzi e al padre di Carmela Cirella, la bambina di 13 anni violentata e suicidata/uccisa.
Un processo assurdo per le motivazioni (che si possono già leggere nell'avviso della Procura) ma emblematico di come va la "giustizia": lo stupratore Carnevale - il cui avvocato Maurizio Besio è stato l'autore della querela/denuncia che sta portando a questo processo - assolto e chi lottava per la verità e la giustizia per Carmela processati!

Hanno voluto sollevare una "pietra che gli ricadrà sui piedi"!!

Sottolineiamo, tra l'altro, che la giudice che, invece di archiviare l'assurda querela dell'avv. Besio, sta avviando questo vergognoso processo, la Di Tursi, è la stessa che invece mesi fa ha archiviato una denuncia fatta dallo Slai cobas sc a Riva/Ilva per truffa ed estorsione. 

MFPR Taranto

Assoluzione dunque per chi stupra e uccide, archiviazione per chi sfrutta e ammazza migliaia di operai, avvelena una città ecc., persecuzione invece per chi si batte contro la violenza sulle donne, contro la violenza del profitto, contro la morte e la rapina di questo sistema capitalistico che di sociale non ha proprio  niente e quindi non ha alcuna legittimità a perseguire le nostre compagne di lotta, le nostre lotte.

GIU' LE MANI DA MARGHERITA!
GIU' LE MANI DALLO SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE!

La repressione ci riguarda tutt@ e la solidarietà è un'arma che Margherita si è conquistata con la lotta a tutto campo contro la violenza maschile/sistemica sulle donne!
Pertanto sosteniamo attivamente la ricostruzione del Soccorso Rosso Proletario e invitiamo tutte le donne alla solidarietà attiva.

Luigia (AQ)

Per info. e solidarietà scrivere a mfpr.naz@gmail.com