20/11/14

Gli scribacchini dei femminicidi

Pagina quindici dell'edizione di venerdì quattordici novembre del quotidiano La Stampa riporta un lungo articolo, del pennivendolo Massimo Numa, dal titolo "Tutti gli uomini di Elena Ceste. Ecco la rete al centro dell'inchiesta"; il catenaccio, inoltre, precisa: "Asti, spuntano due nuove amicizie nella doppia vita della donna trovata morta".
La storia penso sia sufficientemente nota: la donna, trentasette anni e madre di quattro figli, è scomparsa da Motta di Costigliole d'Asti nel gennaio scorso, per poi essere ritrovata cadavere a poche centinaia di metri da casa, sul bordo di un canale nelle campagne di Isola d'Asti.
In questi mesi i giornalisti hanno fatto il loro mestiere, scavando nel passato della donna per cercare una motivazione: prima dell'allontanamento, poi del tragico epilogo.
Fin qui nulla da dire, anzi; l'inchiesta è il sale di un mestiere difficilissimo qual è quello del cronista: il problema è che spesso questo viene esercitato da gente assolutamente non in grado di farlo.
Il Numa è balzato agli onori delle cronache per i suoi resoconti degli avvenimenti in val di Susa legati alla costruzione della linea ferroviaria ad alta capacità: sempre e solo riproposizione delle veline fornitegli dalla Questura di Torino.
Anche in questo caso lo scribacchino si dimostra per quello che è: tutto, fuorché un operatore dell'informazione serio e coscienzioso; prova ne è che - secondo lui - due amicizie maschili sono l'evidenza che la Ceste avesse una doppia vita.
Chi scrive trova assolutamente ridicola una tesi di cotal guisa; si può essere felicemente sposati, senza per questo dover rinunciare alle proprie amicizie: chi afferma il contrario o è una persona poco intelligente o è in malafede.
Bosio (Al), 18 novembre 2014

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