10/06/14

Fecondazione, la Consulta: "Divieto eterologa limita la libertà della coppia"

ROMA - Il divieto per le coppie sterili di ricorrere all'eterologa è privo di adeguato fondamento costituzionale e "la scelta di tale coppia di diventare genitori e di formare una famiglia che abbia dei figli" è "espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi", senza contare che con la vecchia legge molte coppie sterili, non potendo fare l'eterologa in Italia, si sono rivolte a centri esteri e questo produce "un ingiustificato, diverso trattamento delle coppie affette dalla più grave patologia, in base alla capacità economica". Lo dice la sentenza 162/2014 della Consulta, depositata oggi, che spiega le motivazioni della decisione dello scorso 9 aprile in cui è stato dichiarato costituzionalmente illegittimo il divieto di fecondazione eterologa imposto dalla legge 40.

"La determinazione di avere o meno un figlio, anche per la coppia assolutamente sterile o infertile", spiega la Consulta, "concernendo la sfera più intima ed intangibile della persona umana, non può che essere incoercibile, qualora non vulneri altri valori costituzionali" e ciò anche quando sia necessario ricorrere all'eterologa. E poi: "L'illegittimità della norma che vietava la fecondazione eterologa", ossia praticata con gameti provenienti da un donatore, "non provoca alcun vuoto normativo". [...]


In 10 anni la legge 40 che regola la procreazione medicalmente assistita in Italia ha già visto per 28 volte l'intervento dei tribunali (con 19 "bocciature") e la "riscrittura" di alcune sue parti con sentenza della Corte Costituzionale. Sono quattro i "pilastri" della legge sulla fecondazione in vitro già abbattuti dai giudici: il divieto di produzione di più di tre embrioni, l'obbligo di impianto contemporaneo di tutti gli embrioni prodotti, su cui è intervenuta appunto la Consulta nel 2009, e il divieto di diagnosi preimpianto fino ad arrivare al divieto, ora cancellato, di fecondazione eterologa.

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