28/12/13

Martina Franca (TA) come Prato, sia per cinesi che italiani

Martina Franca (TA) come Prato. E non c'è alcuna differenza neanche tra operai immigrati e italiani

"Aziende senza le minime misure di sicurezza e cibi conservati male.


Carabinieri di Martina Franca e reparti del Nil e del Nas di Taranto hanno riscontrato in due aziende tessili gestiti da cinesi la violazione di alcune basilari norme in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro (scala esterna priva di ringhiera e molto pericolosa), stanze adibite a dormitorio degli operai prive dell'impianto di riscaldamento e di corrente elettrica... uno stato di degrado e di sporcizia  della mensa aziendale, cibo destinato alla consumazione da parte degli operai, in pessimo stato di conservazione. Gli alimenti, consistenti in carne, frutta, riso, patate e verdure erano in parte riposte in due congelatori obsoleti e mal funzionanti, in parte addirittura lasciati direttamente sul pavimento.

Al termine del servizio, i due cittadini cinesi titolari delle manifatture, sono stati deferiti in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Taranto per violazione della normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro e produzione e detenzione di sostanze in cattivo stato di conservazione e sono state elevate contravvenzioni per un totale di circa 10.000 euro".

Ci voleva la morte di sette operai cinesi a Prato, per vedere che "Prato" è anche nella nostra provincia e non da ora. Con l'altra realtà, che a Martina Franca in queste condizioni di lavoro, ci sono non solo lavoratori cinesi, immigrati, ma tante ragazze, lavoratrici italiane che lavorano senza sicurezza, in locali piccoli, senza sufficiente aria, senza uscite di sicurezza col rischio che se scoppia un incendio succede come a Prato, o peggio ancora, come nelle ditte in Bangladesh, lavoratrici e lavoratori dipendenti di padroni italianissimi che mangiano tra mucchi di ovatta che entra nella bocca insieme al panino, nel naso, o mentre continuano a respirare sostanze tossiche.
Ora si chiede e si fanno blitz, ispezioni a senso unico, verso le ditte gestite da cinesi, ma si devono fare in tutti i laboratori tessili gestiti anche da padroni e padroncini italiani che da decenni sfruttano i lavoratori. Altrimenti è solo un'operazione oggettivamente per favorire alla fine le aziende italiane.
Nello stesso tempo queste ispezioni non si possono fermare alla ditta, ma devono colpire le pesanti responsabilità delle grandi aziende che a Prato come a Martina Franca fanno miliardi nel mondo con i "grandi marchi"; ma i loro vestiti, camicie, ecc. sono sporche di sudore e sangue e hanno l'odore della miseria dei lavoratori che con pochi soldi fanno capi venduti a migliaia di euro nelle vetrine.

SU QUESTO A GENNAIO CI MOBILITEREMO.

Le lavoratrici dello Slai cobas per il sindacato di classe - Taranto

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