28/08/13

Contro la raccolta firme per l'apertura delle case chiuse: facciamo saltare i banchetti!

E' in corso in alcune città del nord e a Pescara, ad amministrazione Lega/centro destra, una raccolta di firme per un referendum che chiede di riaprire le "case chiuse".
E' portata avanti chiaramente come una crociata, all'insegna di "via le prostitute dalle strade", "per il decoro delle città", ecc., volta non certo a difendere i diritti delle prostitute ma a togliere dalla vista degli ipocriti "benpensanti", delle famiglie "oneste" con mariti e padri "integerrimi" - i primi in realtà ad andare dalle prostitute - le donne che, spesso sempre più immigrate, sono per le strade, per affermare la loro "civiltà" fatta di perbenismo apparente e aberrazione sostanziale. Ma anche per un ragione molto più prosaica ma che tocca il "cuore" dei sindaci: incamerare soldi per i bilanci comunali.
La più grande ipocrisia e falsità, comune anche a esponenti di altri partiti e aree politiche del centrosinistra, è quella di presentare la riapertura delle case chiuse come favorevole alle prostitute per liberarle dai loro sfruttatori e per poter beneficiare di un controllo medico-sanitario.
Tutta la realtà passata, ma anche quella recente, visto che non sono autorizzate ma le "case chiuse" di fatto ci sono, dimostra quanto invece c'è di sfruttamento, fino a forme di schiavismo delle donne. Le case sono "chiuse" per le donne, sequestrate al loro interno, costrette anche lì a pagare i magnacci legalizzati; per non parlare della "sicurezza sanitaria", che diventa un ulteriore vessazione, oppressione per le donne, mentre nessun controllo viene richiesto ai "clienti".  
Giustamente Pia Covre, del Comitato per i diritti civili delle prostitute, ha attaccato questa raccolta firme: "È un'iniziativa poco seria, che non coglie la complessità del fenomeno e rischia di risolversi in un ennesimo spot politico...".

LI DOVE POSSIAMO E SIAMO PRESENTI, IMPEDIAMO MATERIALMENTE QUESTA RACCOLTA DI FIRME! Che saltino i banchetti!!

Da 'Repubblica':
Dal Veneto all'Abruzzo, la raccolta di firme per abrogare gli articoli della legge Merlin che impediscono di aprire case di tolleranza mantenendo il reato di sfruttamento della prostituzione
La carica dei comuni è partita in piena estate da Mogliano Veneto (Treviso), dal sindaco leghista Giovanni Azzolini... La campagna si è rapidamente diffusa a livello nazionale... Tutti uniti i promotori nel rivendicare la loro missione: "Restituire decoro alle strade cittadine". Gli ultimi in ordine di tempo a sottoscrivere il referendum sono il sindaco di Miane (Treviso), Angela Colmellere, quello di Calalzo (Belluno), Luca De Carlo e il primo cittadino di Montesilvano (Pescara), Attilio Di Mattia, che nei giorni scorsi aveva proposto anche l'istituzione in città di "box del sesso", sul modello Zurigo.
...Non è una buona notizia: "Sembra paradossale, ma la strada è più sicura - spiega Vincenzo Castelli, presidente di On the road, associazione di sostegno alle vittime della tratta - per noi è più difficile intercettare le ragazze sfruttate al chiuso". E legalizzare i bordelli? Le associazioni frenano: nei Paesi dove sono stati riaperti, non si è risolto il problema della tratta, né quello dello sfruttamento..."

"Io, pronta a ospitarne una nel mio paese e con quelle tasse ci risanerei il bilancio" . Angela Colmellere, sindaco di Miane (Treviso), eletta in una lista civica con Lega e centrodestra ha firmato il referendum per l'abrogazione della legge Merlin.
Perché vuole riaprire i bordelli? «Perché è una battaglia di civiltà che da donna mi sento di appoggiare, (MA...)  anche per restituire decoro alle città... Per non parlare del gettito fiscale, che potrebbe rimpolpare le casse dei comuni...".
Ah, ECCO LE VERE RAGIONI...

Stupri di agosto organizzati e di affari

(Da articoli stampa usciti nei giorni scorsi):

Allarme stupri, coprifuoco a Gallipoli stop a happy hour e alcolici in spiaggia - “…Ho bevuto. La musica era forte. Non ricordo più niente»... Alcuni giorni fa due ragazze, dopo essere state drogate con un cocktail, sarebbero state stuprate in una di queste spiagge... Lo stesso dovrebbe essere accaduto nella zona di Lecce... Due storie simili, seppur accadute a sessanta chilometri di distanza (a Lecce e Gallipoli). Una festa (in villa e in spiaggia). Due turiste, di 19 e 25 anni, violentate nella settimana di ferragosto, e, proprio il 15 agosto, un'altra ragazza di 20 anni di Taranto. Un cocktail, la musica, «poi non ricordo più niente: mi sono trovata la mattina, da sola, con vestiti che non erano i miei addosso» hanno raccontato entrambe le ragazze ai poliziotti che stanno indagando. «Qualcuno mi ha stuprato». I medici hanno confermato che c' è stato un rapporto sessuale. Avevano lividi... I medici (nel caso di una 20enne che avrebbe partecipato a una festa in una villa poco fuori Lecce) hanno trovato anfetamine nel sangue. La ragazza giura di non aver preso nessuna droga. «Potrebbe avergli sciolto qualcuno, qualcosa dentro- ammette un investigatore - La droga dello stupro, la Ghb,è praticamente insapore”... Il prefetto di Lecce ha convocato un Comitato per l'ordine e la sicurezza. C'erano magistrati e gestori di discoteche e lidi, sindaco e poliziotti. Hanno deciso che Punta della Suina a Baia Verde, lungo tutto il litorale di Gallipoli da ieri sino al termine della stagione sono vietati gli happy hour. Non si potranno vendere più superalcolici... Ci sarà una riduzione di spettacoli e feste, che si potranno svolgere soltanto in un lido alla volta... Il problema sono gli interessi economici pesantissimi che girano attorno a tutto questo» spiega il prefetto... «Questo business provoca situazioni che poi finiscono col generare episodi di violenze sessuali”... La Sacra corona unita da anni (a Gallipoli c' è il clan Padovano) ha puntato tutto sul turismo del divertimento: pasticche, acidi, anfetamine, ecstasy, anche quella liquida (la droga dello stupro)... La manovalanza usata per lo spaccio spesso arriva da fuori: Bari e Napoli, soprattutto... il Salento sta diventando terra di conquista della camorra e della 'ndrangheta... Non per caso c'è un aumento esponenziale (insieme al turismo sessuale) della prostituzione nel Salento”.


Anche gli stupri diventano ora un grosso affare economico. La malavita ha trovato nell'estate/feste salentine un bacino di massa per i suoi sporchi affari.
Ma questa malavita, che c'è da tanto tempo in Puglia, trova clima e situazioni favorevoli, una sorta di porta spalancata: c'è una situazione nella zona, già peggiorata negli anni, di estrema, bassa commercializzazione delle feste, degli eventi musicali (tra cui anche quelli legati alla “taranta”), di mancanza di strutture per i giovani, considerati solo buona massa di consumatori, c'è la privatizzazione selvaggia delle spiagge, di luoghi pubblici, date dalle Istituzioni in mano a padroni e padroncini che hanno come scopo solo di spillare soldi, c'è contemporaneamente la chiusura ai giovani, il degrado di luoghi pubblici, la mancanza di servizi pubblici, ecc.
Di cosa si meravigliano ora i Prefetti, i sindaci, i giornalisti...?
Ma ora ci può essere qualcosa in più da sfruttare: l'humus generale che fa ritenere scontate e facili le violenze sessuali contro le donne, le ragazze, e droga+stupro diventa allora un binomio di facili affari

Così come scontata diventa la risposta dello Stato nella zona e verso i giovani: meno feste per tutti, meno gente, divieti, limiti e controlli... in cui il più delle volte la giustificazione è la necessità di “tenere sotto controllo una “mala generazione” di ragazzi”, per attaccare/reprimere i comportamenti dei ragazzi e soprattutto delle ragazze, con la conclusione – non detta ma facile – che gli stupri se li vanno a cercare. Questo mentre finora nessun esponente della malavita e della sua manovalanza è stato arrestato.

Commenta Pasca (Silb): “… Eventi che hanno richiamato una folla oceanica di ragazzi che appartengono ad una generazione che non esiterei a definire a rischio, a dir poco esuberante negli stili di vita… un ammasso di gente che si è prodotto in comportamenti indegni del genere umano (e insieme agli stupri mette, sullo stesso piano, tutto)... c'era gente che dormiva in auto ed espletava le proprie funzioni fisiologiche per strada...”

Per non parlare del sindaco Errico di Gallipoli che calca ancora di più la mano “...il carico antropico che si è creato attraverso il richiamo degli eventi musicali... in futuro è necessario tenere sotto controllo il numero delle presenze come pure... una riduzione degli eventi...”. E ancora: “No al turismo indifferenziato... bisogna porre dei limiti...” - quali limiti? Alzare i costi, così si tengono fuori la "massa" dei giovani proletari e si fa un turismo dei figli di papà "educati"?

E i giornali non sono da meno e fanno anche loro la sporca parte, come Repubblica che mette sullo stesso piano degli stupri e droga dello stupro (che, come abbiamo visto, non sono affatto frutto di meri comportamenti dei giovani), e a giustificazione delle operazioni di controllo e divieti di Istituzioni e Forze dell'Ordine, fatti come i “falò in riva al mare di Sabaudia e di Vasto”, repressi dalla polizia.

Questo Stato, queste Istituzioni non sono legittimate a controllare, a vietare, sia per concezione e politica, sia, in alcuni casi, per legami, conoscenze interessate tra forze dell'ordine e malavita, sia perchè non sono in grado e non vogliono dare un'alternativa al desiderio dei giovani di stare insieme, sentire musica, divertirsi.

Quindi non è con le misure decise a Gallipoli, come a Rimini, che si fermeranno gli stupri.

Questi stupri di massa dimostrano che si sta alzando drammaticamente il livello, e gli stupri diventano sempre più una sintesi del marciume di questo sistema, che chiama al suo rovesciamento, in cui i giovani, le ragazze devono e possono diventare la punta più ribelle.

CHI HA PAURA DELLE "RAGAZZE CATTIVE"?

Il film “Foxfire-Ragazze cattive” del regista Laurent Cantet, nei prossimi giorni nelle sale cinematografiche in Italia, esce vietato ai minori di anni 14. Il perchè ce lo spiega, con una forte denuncia lo stesso regista - vedi sotto sue dichiarazioni.

Le motivazioni da parte della commissione di revisione cinematografica di questo divieto sono sintomatiche da un lato dell'ipocrisia di questo sistema, dall'altra però della sua paura.
In pieno sviluppo in quest'estate delle violenze sessuali, dei femminicidi, dei nuovi stupri di gruppo organizzati - una sorta di turismo sessuale di bassa macellazione (vedi altro articolo sugli stupri nelle spiagge Gallipoli (LE), dopo quelli nella discoteca di Rimini) che colpisce spesso giovani ragazze e richiederebbe una rivolta tremenda e dura da parte delle donne, si vieta un film che mostra finalmente, non solo la violenza che subiscono le donne, ma la loro ribellione.
Si vorrebbero ragazze piangenti e deleganti verso uno Stato, delle forze dell'ordine, che sono il problema e non la soluzione? Si vuole il rispetto delle “regole”, come dice la Commissione, ma di quali regole? di un sistema sociale la cui regola è l'oppressione delle donne, la violenza in tutte le forme, pratiche, politiche, sociali, ideologiche, culturali, della condizione di subordinazione, discriminazione delle donne?
Alle ragazze di 14 anni è vietato di vedere questo film, ma non è vietato di vedere lo schifo imposto dalla televisione, perchè i comportamenti delle ragazze ribelli non devono essere “emulati” mentre i comportamenti da oche giulive, da prostituzione televisiva di carriera, sì.
Ma ciò che spinge questi signori a mettere i divieti è soprattutto la paura, che le ragazze possano aprire gli occhi, possano capire che non di singoli uomini bacati si tratta, ma di tutto un sistema che produce uomini che odiano le donne; che le ragazze possano voler rispondere “colpo su colpo” alle violenze sessuali, a questa guerra di bassa intensità contro le donne, con un'altrettanta guerra, che deve essere necessariamente altrettanto violenta.

NOI SIAMO CON LE “RAGAZZE CATTIVE”!
La ribellione è giusta e necessaria! Noi vogliamo organizzarla, ma non certo per ammorbidire lo scontro, ma per farlo più “tremendo” e generale, per vincere.
Senza ribellione non c'è liberazione, non c'è rivoluzione!


Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

La rivolta di Cantet: Le mie cattive ragazze censurate solo in Italia
“...Quando ha scoperto che il suo Foxfire Ragazze cattive in Italia sarà vietato ai minori di 14 anni, il regista Laurent Cantet, Palma d' oro a Cannes nel 2008 per La classe, è insorto: «La commissione censura pensa che gli adolescenti italiani sono meno capaci di discernere dei coetanei francesi, belgi, argentini, canadesi? In nessuno di questi paesi il film è stato censurato». Tratto dal romanzo Cattive ragazze di Joyce Carol Oates... il film racconta un gruppo di ragazzine che, nella provincia americana anni 50, reagisce alle umiliazioni subite da parte degli uomini; Legs e Maddy, entrambe con una condizione familiare e sociale difficile si mettono a capo di una gang femminile, Foxfire, che si vendica su sporcaccioni di mezz'età, punta il coltello contro i bulli di scuola, castiga ricattatori erotici, in una sfida protofemminista che pagheranno a caro prezzo. La Commissione di revisione cinematografica motiva il divieto con «le continue e ripetute condotte di rottura delle regole con modalità violente» delle protagoniste, «il farsi giustizia da sole e la rappresentazione degli adulti come totalmente negativi, pongono seri problemi di elaborazione in un minore di quattordici anni che potrebbe avere difficoltà a contestualizzare ed essere tentato da comportamenti emulativi». «Peraltro - si legge nel testo - il gruppo delle ragazze viene presentato in veste eroica e anche per questo le condotte a rischio possono essere lette come attraenti»... «Quella che si spiega nel mio film - argomenta Cantet - è prima di tutto la violenza di una società che umilia i più deboli, bambini, donne, poveri. Quel che si narra è il tentativo di formazione della coscienza politica di queste giovani donne che cercano di trovare un posto in un mondo che di loro non ne vuol sapere. Ma non c' è mai apologia della violenza. Le ragazze di Foxfire sono spezzate dalla propria storia e pagano il prezzo dei propri errori in prima persona... vietare un film come il mio mi sembra rappresentativo del ritorno di un ordine morale che nega l' intelligenza e la capacità di pensiero e conferma, davanti ai giovani, quella paura di cui il film cerca di raccontare proprio gli effetti nefasti».

14/08/13

12 agosto: 2 femminicidi, una donna bruciata con l'acido, un'altra salva per un pelo e chissà quante altre...

La conta non finisce più... Siamo in vacanza ok, ma gli uomini che odiano le donne in vacanza non ci vanno mai?
NOI DOBBIAMO MANDARLI ALL'INFERNO!
Alle loro vacanze ci pensa il governo, con le norme liberticide che in nostro nome ha decretato

“Uno Stato, che sempre più fa una giustizia sostanzialmente pro-stupratori e ha forze dell'ordine strutturalmente impregnate di maschilismo, fascismo e sessismo e in caso di immigrate anche razzismo, non può difendere le donne! Governi di centro destra come di centro sinistra che continuano ad attaccare le condizioni di vita e di lavoro della maggioranza delle donne, non possono difendere le donne da femminicidi e dagli stupri!” [...] proprio negli stessi giorni in cui il governo ha approvato queste norme contro femminicidi e stalking, il Tribunale de L'Aquila ha concesso la libertà di uscire per lavoro (dopo già la condanna vergognosa degli arresti domiciliari) all'ex militare Tuccia stupratore e quasi assassino di “Rosa”.
Solo la lotta delle donne contro “gli uomini, i governi, gli Stati che odiano le donne”, solo l'autorganizzazione delle donne, solo l'unità, la solidarietà delle donne, possono essere una diga contro femminicidi e stupri, possono essere una forza che “fa paura” e esercita, utilizzando anche un'azione diretta, una sorta di “contropotere”.
CONTINUIAMO A LAVORARE SEMPRE PIÙ PER UNA GROSSA MANIFESTAZIONE A ROMA IN AUTUNNO E PER LO SCIOPERO DELLE DONNE CONTRO GLI UOMINI, I GOVERNI, I PADRONI, GLI STATI CHE ODIANO LE DONNE.

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l'avvocato non si suicida ma confessa, sa bene che anche con le nuove norme non gli torceranno un capello per aver ucciso una donna:
PINZOLO (Trento) - Vittorio Ciccolini avrebbe manifestato in alcune lettere l'intenzione di uccidere l'ex fidanzata Lucia Bellucci, trovata morta in un'auto a Verona. I carabinieri di Verona - ha detto Giuseppe Amato, il pm di Trento che coordina l'inchiesta - hanno trovato nello studio dell'avvocato le copie di alcune lettere indirizzate con raccomandata a due persone vicine alla vittima. Le lettere, datate 7 agosto e quindi due giorni prima del delitto, non sarebbero state ancora consegnate.

Le lettere. Negli scritti si parla chiaramente di "rapporti conflittuali" con Lucia. "Le lettere - ha detto il magistrato - sono scritte con estrema lucidità". In un passaggio Ciccolini evoca "l'omicidio morale" che sarebbe stato commesso dalla giovane donna nei suoi confronti. Poi l'avvocato accenna a un secondo omicidio, senza indicare di che cosa stia parlando. Secondo il procuratore, potrebbe essere questo l'annuncio dell'intenzione di compiere  il fatto di sangue. Nelle lettere - ha detto Amato - ci sarebbero poi delle minacce rivolte all'ex fidanzata.

Secondo quanto dichiarato dal pm che ha parlato di "circostanze obiettive che indicano nel legale veronese l'autore dell'omicidio", l'avvocato, nell'interrogatorio davanti al magistrato, ha fatto "un'ampia confessione", fornendo agli inquirenti elementi per ricostruire le fasi dell'omicidio e la fuga verso Verona.

L'autopsia, inoltre, ha stabilito che la causa della morte sarebbero 4 coltellate inferte al cuore e non lo strangolamento. La perizia completa sarà comunque consegnata nei prossimi giorni alla Procura di Trento, titolare dell'inchiesta.

Ciccolini si trova ora in carcere in attesa dell'interrogatorio di garanzia che sarà fissato presumibilmente oggi dal gip di Trento. "Ci sono ancora alcuni accertamenti da fare per individuare il movente e il momento esatto dell'omicidio e per inquadrare il rapporto fra indagato e vittima", ha aggiunto il magistrato.

La confessione. Subito dopo aver commesso l'omicidio l'avvocato avrebbe girovagato in auto in Trentino con il cadavere della donna sistemato sul sedile anteriore. Ad un certo punto avrebbe trascinato il corpo della fidanzata in un prato con l'intenzione di suicidarsi, ha spiegato il procuratore Amato, facendo riferimento alla confessione dell'uomo.

Dopo aver rinunciato al suicidio, Ciccolini avrebbe caricato nuovamente la vittima sul sedile anteriore e ripreso il suo viaggio con direzione Verona. In precedenza avrebbe cercato di sistemare il cadavere nel bagagliaio della sua Bmw Cabrio ma vi avrebbe rinunciato per lo scarso spazio a disposizione. Arrivato alle porte di Verona, Ciccolini avrebbe dormito in un albergo, poi il giorno seguente sarebbe passato nello studio legale dove lavora e la sera avrebbe ancora dormito in un albergo vicino a Verona. Un'altra notte l'avrebbe passata in riva all'Adige. Poi nella tarda mattinata di ieri è stato notato dai carabinieri mentre stava camminando nei pressi dei Bastioni. E una volta scoperto ha tentato una fuga ma è stato prontamente bloccato.

Il pm ha poi precisato che "con i nuovi strumenti legislativi che verranno approvati dal parlamento dopo Ferragosto avremo a disposizione nuovi mezzi per implementare l'azione preventiva contro lo stalking e i maltrattamenti in famiglia".

"Lui ha confessato ed ha usato un termine molto preciso: ho commesso un'oscenità". ha spiegato Guariente Guarienti, collega di studio di Ciccolini e suo difensore con Fabio Porta.
"Questo per noi è un dramma - ha spiegato Guarienti - a tutto avremmo pensato, fuorché di arrivare a questo. Vittorio è sempre stata una persona tranquilla. Per carità, spirito tormentato, però uomo tutt'altro che portato alla violenza: non credo che in tutta la sua vita abbia mai colpito qualcuno nemmeno con uno schiaffo. Quindi - ha sottolineato Guarienti - si può comprendere il dramma che lui stava vivendo interiormente, ma che questo sfociasse in quello che noi riteniamo un momento di follia, fino a portarlo a uccidere, è sconvolgente".
"Il nostro pensiero - ha detto il legale - va a questa povera ragazza, che ci fa una grandissima pena: Vittorio Ciccolini ha rovinato definitivamente una persona ed ha rovinato la sua vita per il prossimo futuro".

Nel corso dell'interrogatorio davanti ai pm, Ciccolini ha anche escluso qualsiasi intenzione di fuggire: "Se avessi voluto scappare non sarei tornato a Verona e non sarei certo rimasto in zona", ha confidato ai suoi avvocati. "In un primo momento - ha spiegato ancora Guarienti - Ciccolini non voleva parlare , si riservava di rispondere quando sarebbe stato più tranquillo. Ha detto di non dormire da due notti e di avere le idee molto confuse. Poi, grazie a un pubblico ministero molto gentile, si è indotto a parlare ed ha raccontato a grandi linee quello che ha fatto. Ma ci aspettiamo precisazioni, domani, quando ci sarà l'interrogatorio per la convalida del fermo davanti al giudice per le indagini preliminari".

Intanto un'amica di Lucia ha raccontato agli investigatori che Ciccolini tempestava la donna di sms dopo la fine del loro rapporto, con frasi in cui esprimeva tutto il suo malessere e il senso di mancanza. La testimone avrebbe parlato con lei anche di quell'ultimo appuntamento esprimendo perplessità sull'opportunità di incontrarlo, dato che tra loro era tutto finito.

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Il gommista invece ha agito più d'istinto, si è sparato solo dopo aver ucciso lei. E l'ha uccisa nonostante le tanto decantate norme anti-stalking di Carfagnana memoria, dopo varie denunce inascoltate da parte della donna
Avola (Siracusa) uccide la moglie e poi si suicida
La vittima, Antonella Russo 48 anni, teneva in braccio il figlio di quattro anni che ha assistito al delitto. Aveva denunciato il marito dal quale si stava separando. L'assassino, Antonio Mensa di 55 anni, si è sparato alla gola

AVOLA - Ha avuto appena il tempo di lasciare il bambino che teneva in braccio, poi lui le ha sparato una fucilata con la quale la ha uccisa sul colpo. Subito dopo l'uomo ha rivolto l'arma contro di sé e si è suicidato. Ennesima tragedia, ennesimo femminicidio. Stavolta ad Avola, in provincia di Siracusa. La vittima, Antonella Russo 48 anni faceva le pulizie in una clinica privata, il suo carnefice, il marito, Antonio Mensa di 55 anni, era un gommista. I due avevano tre figli, di 22, 18 e 4 anni.

Proprio l'ultimo, il più piccolo si trovava in braccio alla madre quando la donna è stata affrontata dal marito armato. Antonella Russo e Antonio Mensa non vivevano più insieme da qualche tempo, ma non erano ancora legalmente separati. Sembra che la donna lo avesse denunciato per stalking, poi era andata a vivere dalla madre con i figli e, ieri sera, aveva ricevuto una telefonata dal marito che le aveva chiesto di farsi trovare sotto l'abitazione della suocera con il figlio piccolo al quale voleva far fare una passeggiata. Secondo le prime ricostruzioni messe a punto dal commissariato di Avola guidato da Marcello Castello, l'uomo si è presentato armato di un fucile semiautomatico.

La donna, quando lo ha visto ha lasciato il piccolo che teneva in braccio. Il bimbo è fuggito nascondendosi dietro alcuni cespugli. E' stato bambino a dare l'allarme dopo che si era consumata la tragedia gridando: "Papà ha ucciso la mamma".

E' stato allora che è accorsa la sorella della
vittima, di 44 anni, che dopo aver visto il corpo della congiunta davanti all'uscio di casa, ha tentato di disarmare il cognato che le puntava alla gola l'arma, e lo ha sfidato dicendo "Sparami, sparami". Antonio Mensa a questo punto ha rivolto l'arma su di sè e si è sparato uccidendosi.

L'arma, un fucile semiautomatico calibro 12 con la matricola cancellata e caricato a pallettoni, è stata sequestrata dagli agenti del commissariato di polizia di Avola, che indaga sulla sua provenienza. La settimana scorsa la vittima, che si occupava delle pulizia in una clinica, era andata dai carabinieri per denunciare Antonio Mensa per stalking. Indagini sono in corso da parte della polizia anche per accertare se l'uomo abbia lasciato un messaggio per annunciare il suo gesto.

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questa volta il marito ha un alibi, ma si sa che dove la povertà e la violenza di Stato non sfociano in una rivolta di classe autorganizzata, consapevole e collettiva, ci si può improvvisare sicari per 50 euro e finora si è visto come le aggressioni con l'acido siano di solito aggressioni "commissionate".
Genova - Donna sfregiata con l'acido

Le telecamere dell'ospedale dove la donna è stata aggredita hanno ripreso un uomo con un giubbotto rifrangente, un cappellino e un paio d'occhiali scuri. Dal reparto dove la vittima è ricoverata buone notizie: "La paziente non perderà la vista". Il marito si difende: "Sono malato, non sarei potuto scappare". Gli inquirenti indagano fra le amicizie della donna e nell'azienda do l'inserviente lavora

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quello che "il tempo" non scrive è la lunga lettera di questa donna, che si può riassumere in poche parole: "credevo si sarebbe fatto almeno 2 mesi di carcere, uno per ogni figlio, dopo le mie denunce e la sua violenza, le sue minacce. I carabinieri mi hanno detto: appena torna ci chiami" [...]" ma se non faccio in tempo a chiedere aiuto e quello mi uccide?"
PESCARA  Sulle sue spalle pendeva già un provvedimento di allonanamento dalla casa familiare, ma ieri mattina all’alba, incurante di qualsiasi divieto, ha tentato di introdursi nell’abitazione dell’ex convivente sfondando con l’auto la porta del garage. Quello che si sarebbe rivelato un crescendo di follia era solo all’inizio.

Erano le quattro quando al centralino dei carabinieri è arrivata la telefonata che segnalava la presenza dell’uomo nella casa dove vive la sua ex, a Cepagatti. Per gli abitanti di quella villetta è stata una notte d’inferno.

L’uomo, M.P., 38 anni, dopo avere sfondato la porta d’ingresso del garage danneggiando due macchine e due moticicli parcheggiati all’interno, si è impossessato di un estintore e con questo ha rotto il portoncino d'ingresso alla rampa delle scale. Poi si è portato al primo piano dell'edificio e ha forzato il portoncino blindato dell’appartamento del padre della sua ex, dove la donna si era rifugiata insieme con la figlia. I carabinieri del Norm di Pescara, insieme ai militari della Compagnia di Pescara della Guardia di Finanza, sono arrivati proprio mentre si accaniva contro la porta che riparava la donna. Gridava frasi sconnesse. Alla fine si è calmato, ma per riuscire a riportarlo alla ragione carabinieri e finanzieri hanno impiegato diverse ore. Alle 08.30 , infine, è stato arrestato arrestato in flagranza. Dovrà rispondere dei reati di danneggiamento aggravato, violazione di domicilio aggravata e inosservanza dei provvedimenti dell'autorità giudiziaria. L'uomo era già sottoposto alla misura cautelare dell'allontanamento dalla casa familiare, per precedenti episodi di disturbo ai danni della sua ex compagna. La donna, esasperata dalla persecuzione di cui era vittima da tempo, lo aveva già denunciato ai carabinieri riuscendo a ottenere il provvedimento di allontanamento dalla casa familiare di quell’ex compagno violento che non voleva saperne di lasciarla stare. La loro relazione si era interrotta da qualche tempo e M.P. non lo aveva mai accettato. Dopo l’arresto l’uomo è stato portato in caserma dove è stato trattenuto in camera di sicurezza, in attesa di essere giudicato con rito direttissimo. L’udienza è stata fissata per questa mattina.


11/08/13

Ricatti sessuali per alloggi popolari: le vittime confermano tutto nell'incidente probatorio

E' durato ben sei ore, dalle nove di stamani alle tre di questo pomeriggio, l'incidente probatorio a carico di Ivo D'Agostino, l'ex assessore alle Politiche della Casa del Comune di Chieti agli arresti domiciliari con l'accusa di concussione e violenza sessuale ai danni di cinque donne, due italiane e tre straniere.
Nel corso dell'udienza sono state ascoltate tutte e cinque le donne, una dopo l'altra, e tutte quante, stando a quanto riferito dall'avvocato Nicola Apollonio, difensore di quattro di loro, hanno confermato di fronte al gip Paolo Di Geronimo le accuse rivolte nei giorni scorsi a D'Agostino, dimessosi dalla carica martedì scorso.
Le testimoni sono state fatte entrare una dopo l'altra, da un'entrata posteriore dell'aula, per evitare le domande della stampa. Due di loro sono poi state intercettate dopo la desposizione, entrambe visibilmente provate e poco disposte a rilasciare dichiarazioni: la prima, straniera, ha chiesto di essere lasciata in pace, la seconda, italiana, si é invece limitata da affermare di "non aver voluto cedere a determinate proposte in cambio del riconoscimento di un diritto". 
"Le cinque donne hanno ripetuto le versioni dei fatti fornite precedentemente", ha aggiunto l'avvocato Apollonio a fine udienza, "fornendo anzi ulteriori particolari, evidenziando ulteriormente la serialità degli eventi ed il loro protrarsi per diverso tempo. La difesa di D'Agostino ha tentato in tutti i modi di metterle in difficoltà, tentativo dal loro punto di vista legittimo, anche in virtù dei rischi che egli sta correndo sul piano personale. Per quanto riguarda la non completa padronanza della lingua, abbiamo avuto la fortuna di trovare un giudice molto disponibile e paziente".
L'avvocato, inoltre, ha negato che "siano venuti fuori di recente fatti nuovi, ma non posso escludere che vi siano anche altre donne che abbiano avuto simili proposte".
L'udienza di oggi é servita, sostanzialmente, a far si che le testimonianze fossero cristallizzate, per poter così inviare nuovamente gli atti al pm e proseguire con ulteriori indagini.
Lorenzo Ciccarelli

COMUNICATO MFPR SU NORME SU FEMMINICIDIO E STALKING

NORME SU FEMMINICIDIO E STALKING O PACCHETTO SICUREZZA?
NON IN NOSTRO NOME!
FIDUCIA NELLO STATO NON ABBIAMO
NO ALLA DELEGA, SI ALLA LOTTA E ALL'AUTORGANIZZAZIONE DELLE DONNE


Il governo Letta sta facendo un'operazione politica truffaldina (in continuità con operazioni simili fatti dal governo Monti e prima da Berlusconi): il provvedimento, presentato da Alfano e approvato dal consiglio dei ministri come decreto contro femminicidio e stalking, contiene tutta un'altra serie di provvedimenti che non hanno nulla a che vedere con il tema ma hanno invece molto a che vedere con l'ordine, la sicurezza e la repressione di altre manifestazioni.
La cosa più eclatante e grave è l'inserimento di misure di rafforzamento della repressione del movimento No Tav, tra cui vi sono tantissime donne, che prevedono una punizione più severa per “l'accesso abusivo” nei cantieri della Tav; tra l'altro anche una vera provocazione, visto che proprio recentemente le forze dell'ordine nel reprimere e arrestare giovani, donne, compagni/e del movimento No Tav, ha usato anche molestie e pesanti offese sessuali verso una donna arrestata, Marta.
Poi vi sono altre misure, sempre all'insegna di più repressione, più presenza delle forze dell'ordine, tra cui: estendere gli arresti differiti nelle manifestazioni sportive; rafforzare e dare maggiore flessibilità (= più compiti) all'impiego dei militari sui territori; ecc.
Quindi se vogliamo parlare delle norme su 'femminicidio e stalking' innanzitutto pretendiamo la cancellazione dal decreto di tutte le altre norme e non permettiamo che in nome delle donne si impone un pacchetto sicurezza da Stato di polizia e moderno fascismo.
In questi termini respingiamo nettamente questo decreto.

LA FILOSOFIA DI FONDO
Ma dobbiamo dire che anche nelle norme su femminicidio e stalking, la logica generale che le guida è all'insegna del potenziamento del ruolo di controllo dello Stato – d'altra parte come potrebbe essere diversamente con un Ministro degli Interni come Alfano, uomo di punta di Berlusconi accusato e condannato anche per sfruttamento della prostituzione e “utilizzatore finale”, e che ha recentemente chiamato come sua collaboratrice proprio in materia di donne Isabella Rauti, fascista, antiabortista? Questo decreto crea un clima e una politica non di difesa e aumento dei diritti da parte delle donne, non di rispetto per le scelte, la vita, l'autodeterminazione delle donne, non di più libertà, ma di messa sotto controllo e “tutela” delle donne, quindi di minore libertà. Questo rende questo decreto - al di là di singole misure che in parte già erano presenti ma inapplicate, in parte sono inevitabili di fronte a un'emergenza oggettiva – non accettabile anche dal movimento delle donne.
Nella mobilitazione nazionale del 6 luglio a Roma le donne hanno detto: “NO all'intensificazione della presenza/controllo di Forze dell'ordine: polizia, carabinieri, ecc. nelle città, nelle strade – non vogliamo che gli stessi che contro i movimenti sociali, nelle carceri, nei Cie, usano anche stupri e molestie, offese sessuali contro le donne, che ci manganellano nelle lotte, siano messi a “difenderci”; NO a Task force che alimentano un clima securitario, di controllo sociale nelle città che si traduce in minore libertà, meno diritti per le donne; NO alla trasformazione dei processi per stupro in atti d’accusa e indagine sulla “morale” delle donne; NO a consultori o centri confessionali trasformati in luoghi di controllo/repressione delle scelte delle donne...”.
“Uno Stato, che sempre più fa una giustizia sostanzialmente pro-stupratori e ha forze dell'ordine strutturalmente impregnate di maschilismo, fascismo e sessismo e in caso di immigrate anche razzismo, non può difendere le donne! Governi di centro destra come di centro sinistra che continuano ad attaccare le condizioni di vita e di lavoro della maggioranza delle donne, non possono difendere le donne da femminicidi e dagli stupri!”

E, sarà una mera coincidenza, ma proprio negli stessi giorni in cui il governo ha approvato queste norme contro femminicidi e stalking, il Tribunale de L'Aquila ha concesso la libertà di uscire per lavoro (dopo già la condanna vergognosa degli arresti domiciliari) all'ex militare Tuccia stupratore e quasi assassino di “Rosa”.

NEL MERITO
Pur considerando, e su questo sono le donne che lo hanno per prima e sempre denunciato, che le violenze, i femminicidi avvengono soprattutto in famiglia o nelle relazioni personali, questo decreto introduce, oltre l'aggravante se l'autore della violenza è il coniuge, anche se separato o divorziato, o il partner pure se non convivente, altre aggravanti - se alla violenza assiste un minore di 18 anni o se la donna è incinta – che guardano non alla gravità del reato nei confronti della donna ma di fatto delle donne in essa, derubricando oggettivamente le violenze sessuali in tutti gli altri ambiti (posti di lavoro, “strade”, carceri, ecc.) e sulle altre donne non inquadrabili nel sistema famiglia – guarda caso, ma per esempio queste norme parlano poco di “stupri”.

Altre misure sono necessarie, come: le forze di polizia potranno buttare fuori di casa, con urgenza, il coniuge violento, impedendogli di avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla donna; l'arresto obbligatorio in flagranza per maltrattamenti contro familiari e conviventi o per stalking; la corsia preferenziale; il gratuito patrocinio; la protezione dei testimoni; la procedibilità anche su denuncia di terzi; il permesso di soggiorno per motivi umanitari ai cittadini stranieri che subiscano violenze di questo tipo.
MA SU QUESTO LE DONNE NON POSSONO AVERE FIDUCIA E DELEGARE ALLO STATO.
Già ora alcune misure utili vi erano, ma gestite da questo Stato, dalle forze dell'ordine, da questa Magistratura, da centri antiviolenza istituzionali o non vengono applicate o diventano anch'essi strumenti di violenza della volontà delle donne – vedi l'andamento dei processi.
Le donne vengono considerate come “vittime” al massimo da “tutelare” e non come soggetti attivi, principali nella battaglia contro femminicidi e stupri; anzi quando lo sono, con le lotte, le si vuole riportare ad una condizione di “delega” alle istituzioni o le si reprime. Si vuole soffocare, impedire il protagonismo delle donne, la ribellione delle donne, e nascondere che “gli uomini che odiano le donne” sono una reazione oggi anche al fatto che le donne, come donne, vogliano decidere della propria vita.

Quindi, anche là dove, si vogliono introdurre norme utili, SENZA LA LOTTA E L'AUTORGANIZZAZIONE DELLE DONNE, diventano inutili e anche controproducenti.
Per le donne, anche alcune rivendicazioni necessarie che vogliamo strappare subito o sono gestite e interne alla necessaria “guerra delle donne” contro la “guerra di bassa intensità” che subiamo continuamente, o ci si ritorcono contro.
Solo la lotta delle donne contro “gli uomini, i governi, gli Stati che odiano le donne”, solo l'autorganizzazione delle donne, solo l'unità, la solidarietà delle donne, possono essere una diga contro femminicidi e stupri, possono essere una forza che “fa paura” e esercita, utilizzando anche un'azione diretta, una sorta di “contropotere”.

Tornando alle norme. In alcuni casi vogliono toccare solo alcuni aspetti, ma volutamente restano in superficie, vedi la questione dei processi, in cui si parla di “corsia preferenziale” ma nulla si dice su come vengono svolte le udienze, sulla doppia violenza che vi devono subire le donne, e soprattutto nulla si dice per impedire le scandalose condanne anche di questi ultimi mesi, non considerando esplicitamente le violenze sessuali contro le donne tra i reati più gravi.
In altri casi, la “tutela” diventa uno strumento di oppressione, vedi il divieto del ritiro della querela, che potrà avere come risultato la rinuncia delle donne a farla.
Nel decreto si parla, poi, di potenziare i centri antiviolenza e i servizi di assistenza, formare gli operatori.
Questo nel momento in cui si tagliano le risorse ai centri autogestiti direttamente da associazioni di donne, fa capire, lì dove dalla parole, per ora generiche, si passasse ai fatti, che verrebbero incrementati e finanziati solo i centri istituzionali.

Infine il governo, andando indietro anche alla stessa Convenzione di Istanbul, nulla dice contro le discriminazioni, oppressioni, contro le condizioni di vita che sono alla base delle violenze sessuali e femminicidi.
Il 6 luglio noi abbiamo parlato di: lavoro per tutte le donne; reddito minimo garantito a tutte le donne perchè la dipendenza economica non sia di ostacolo alla rottura di legami familiari; trasformazione a tempo indeterminato dei contratti precari; pari salario a pari lavoro; nessuna persecuzione delle prostitute, diritti di tutte ai servizi sociali e al reddito minimo garantito; divieto di indagine su condizione matrimoniale, di maternità, di orientamento sessuale, per assunzioni o licenziamenti; diritto di cittadinanza e uguali diritti lavorativi, salariali e normativi per le donne immigrate; riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario – abbassamento dell’età pensionabile delle donne, come riconoscimento del doppio lavoro; accesso gratuito per le donne ai servizi sanitari e sociali; socializzazione/gratuità dei servizi domestici essenziali: asili, sanità, servizi di assistenza per anziani; “case” delle donne autogestite, ecc.
Su questo non solo Letta come gli altri che lo hanno preceduto non dice niente, ma i governi sono direttamente responsabili della condizione di doppio sfruttamento e oppressione delle donne.

PER TUTTO QUESTO, QUESTO DECRETO NON SOLO NON DEVE FERMARE, MA DA PIU' RAGIONE A QUANTO ABBIAMO DETTO NELLA MOBILITAZIONE DEL 6 LUGLIO A ROMA:
NON VOGLIAMO DELEGARE, NON ABBIAMO FIDUCIA IN QUESTO STATO.
RIBELLIONE, LOTTA, AUTORGANIZZAZIONE DELLE DONNE.
PER UNA RIVOLUZIONE DI CLASSE E DI GENERE CHE SPAZZI VIA QUESTO SISTEMA SOCIALE CHE E' LA CAUSA NON LA SOLUZIONE DELLA CONDIZIONE DELLE DONNE.

CONTINUIAMO A LAVORARE SEMPRE PIÙ PER UNA GROSSA MANIFESTAZIONE A ROMA IN AUTUNNO E PER LO SCIOPERO DELLE DONNE CONTRO GLI UOMINI, I GOVERNI, I PADRONI, GLI STATI CHE ODIANO LE DONNE.

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
mfpr.naz@gmail.com

9.8.13

10/08/13

Francesco tuccia non lo dimenticare, la furia delle donne dovrai scontare!!!



La prima udienza di Appello, per il processo Tuccia, si terrà a porte aperte, cioè sarà pubblica, e al contrario del primo grado di giudizio, saranno ammesse pubblico e telecamere. Potremo guardare in faccia il vile essere che ha stuprato senza rimorso alcuno, "Rosa" la nostra concittadina privandola di tutte le sue aspettative e speranze che la vita Le offriva. Dovremo essere numerosi, per significare a Lei quanto Le vogliamo bene, ma sopratutto guardare in faccia quell'essere bastardo che ha fatto tutto questo. Io "Rosa" la conosco benissimo, e vi posso assicurare che ora lei non è piu la Ragazza gioiosa spiritosa che era prima... lei è una ragazza intelligentissima e piena di aspettative... che vuole poter ricominciare a vivere e studiare con profitto senza dover pensare, che il suo Stupratore non è in prigione, o peggio come è accaduto, libero di andare a lavorare.... Solo quando questo Bastardo starà dietro le sbarre, forse in lei potremo veder disegnato di nuovo sulle sue labbra un bel sorriso. Cara Rosa, ti siamo vicini e lotteremo con te, saremo in tanti a sostenerti come abbiamo sempre fatto !!!!
 
***

L’AQUILA - Potrà tornare al lavoro Francesco Tuccia, l’ex militare campano di 22 anni condannato in primo grado a 8 anni di reclusione per la violenza sessuale ai danni di una studentessa universitaria laziale avvenuta fuori da una discoteca di Pizzoli (L’Aquila) nella notte tra l’11 e il 12 febbraio 2012.
Lo hanno deciso nei giorni scorsi i giudici della Corte d’Appello dell’Aquila, su istanza degli avvocati difensori Alberico Villani e Antonio Valentini.

Il giovane attualmente si trova nella sua abitazione, agli arresti domiciliari, misura cautelare che gli è stata applicata dal mese di giugno 2012, attenuando quella originaria del carcere, una decisione che provocò polemiche a non finire.

La pena di primo grado è invece sospesa in attesa della sentenza definitiva in Corte d’Appello, anche se l’udienza per l’avvio del secondo grado di giudizio non è stata ancora fissata.

Tuccia è stato congedato dall'Esercito non direttamente per il fatto ma perché arrivato a fine contratto, che non gli è stato rinnovato. Potrà uscire per motivi di lavoro nella fascia oraria mattutina dalle 9 alle 13: da quanto si è appreso, avrebbe chiesto di lavorare in un’associazione.

Il provvedimento è stato reso noto nella giornata di ieri. I giudici aquilani hanno condannato Tuccia per la sola violenza sessuale, è caduta invece l’accusa di tentato omicidio.

La sentenza pronunciata dal giudice Giuseppe Grieco aveva fatto discutere, le richieste del pubblico ministero David Mancini, infatti, erano state molto più dure: 14 anni di carcere per aver cercato anche di togliere la vita alla vittima della violenza, lasciandola esanime in mezzo alla neve in una pozza di sangue.

Tuttavia i magistrati avevano derubricato l’altra imputazione, quella di tentato omicidio, in lesioni gravi.

Nessun commento dagli avvocati del giovane: Villani è in ferie, mentre Valentini ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione. 

***
alcuni commenti da fb:
  • e questo Bastardo ha pure una Pagina su FB-ormai non ci protegge piu nessuno !!!!!!!!!!!!
  • VERGOGNOSO IL PROTEZIONISMO CHE SI CELA DIETRO QUESTO STUPRATORE!
  • ROSA SIAMO CON TE!! LOTTEREMO CON TE E PER TE!! NON MOLLARE E NON TI ARRENDERE!!!
  • la casta dei militari.... per loro laviolenza e lamorte ono pane quotidiano,magari gli daranno anche una medaglia perchè ha punito una ragazza che stava in giro di notte

Sicilia: muore di parto... contro l'ipocrisia della borghesia al potere

Oggi pomeriggio a Gangi, un piccolo paese delle Madonie, si svolgono i funerali di Antonella Seminara, la donna morta lunedì scorso all'ospedale "Basilotta" di Nicosia poche ore dopo aver subito un parto cesareo.
Antonella, 40 anni, era all'ottavo mese di gravidanza, si è recata all'ospedale di Nicosia insieme al marito. Il piccolo sarebbe nato un mese prima rispetto alla data prevista ma una volta in sala operatoria, sarebbero subentrate alcune gravissime complicazioni che avrebbero  scatenato uno shock, fino al decesso del bambino. 
Disposto il trasferimento urgente della donna all'ospedale di Sciacca, perché in quello di Enna non c'era posto mentre quello di Nicosia risultava sprovvisto di impianto di rianimazione,  "l'hanno fatta attendere due ore in un'ambulanza senza che nessuno la controllasse", denunciano i parenti della donna, in attesa dell'elisoccorso del 118 il cui mancato arrivo in tempi rapidi sarebbe stato provocato da un guasto al mezzo proveniente da Caltanissetta.
Un ritardo fatale per Antonella che è morta durante il trasporto a Sciacca tramite l'elisoccorso arrivato da Palermo.

Siamo vicine alla famiglia di Antonella ma non possiamo che esserlo con un sentimento di forte rabbia per quanto accaduto, ma è una rabbia che esplode dinnanzi alle più che ipocrite parole delle istituzioni, del Presidente della Regione Siciliana Crocetta, che da un lato  denuncia strumentalmente la morte di Antonella come un "femminicidio di Stato" ma dall'altro non perde tempo a scrollarsi di dosso ogni responsabilità diretta scaricando le colpe alle politiche dei tagli dei governi nazionali.

Femminicido di Stato??? Si certamente!
E' la malasanità di questo Stato borghese che ha ucciso Antonella, sono le politiche dei tagli dei governi borghesi di questo Stato che hanno ucciso Antonella,  è il sistema sociale in cui viviamo che ha ucciso Antonella, un sistema sociale, quello capitalistico, che nega anche i diritti più basilari alla maggioranza delle masse popolari cui è riservato solo miseria, precarietà, mancanza di lavoro, tagli ai servizi sanitari, sociali… esclusivamente per continuare a salvaguardare gli interessi, il profitto, i privilegi della minoranza di ricchi al potere.

Ma di questo SISTEMA il Presidente Crocetta, così come tutto il suo seguito a partire dall'Assessore alla sanità Borsellino, ne fanno PIENAMENTE PARTE e non hanno alcuna intenzione di uscirne! Le regole per la borghesia al potere sono sempre le stesse (per continuare ad arricchirsi e ad ingrassarsi a discapito delle masse popolari).

Questo è il piano sanità presentato da lor signori della Regione Siciliana:

SANITÀ, NUOVI TAGLI. VIA 1500 POSTI LETTO E 3 PUNTI NASCITA
01 luglio 2013
Previsti nuovi tagli alla Sanità siciliana. Lo ha annunciato l’assessore regionale Lucia Borsellino. L’assessore ha messo nero su bianco la situazione del settore in Sicilia nella relazione annuale redatta e consegnata alla Commissione Sanità all’Ars. L’obiettivo della Regione è migliorare le prestazioni senza aumentare i ticket, attraverso il ripianamento del debito (n.d.r. del loro debito accumulato! A suon di sperperi, corruzione, ruberie e malaffare di ogni sorta!)  Secondo il piano presentato per il 2013  saranno cancellati  1.504 posti letto entro la fine dell’anno. Questa misura è stata resa più dura dal decreto Balduzzi che ha stabilito come si dovrà passare da 19.581 posti a 18.070. Restano da chiudere poi 3 punti nascita ad Augusta, Petralia e Caltagirone. Verranno invece risparmiate le deroghe per le comunità isolane e montane difficili da raggiungere.  Saranno tagliati i reparti cosiddetti “doppioni” ... (fonte http://www.siciliainformazioni.com/)

Ancora tagli, lacrime e sangue! Ancora attacchi alle donne, vedi la chiusura dei punti nascita... contro le tante proteste inascoltate di donne siciliane incinte contro la chiusura nei paesi di provincia dei punti nascita ospedalieri ... per non parlare di tutti gli altri servizi che dovrebbero essere assicurati alle donne, vedi per esempio l'IVG, ma sui quali invece  le donne trovano sempre più difficoltà. 

La morte di Antonella  un femminicidio di Stato??? SI"!!!, ma da esso non è assolto nessuno dei rappresentanti della borghesia al potere!!!

E che ora, dopo la tragica morte di Antonella, il Presidente Crocetta cerchi di correre ai ripari annunciando una "deroga alla chiusura dei punti nascita" in Sicilia… non cambia affatto la sostanza delle cose e della realtà di attacco alle nostre condizioni generali di vita che la classe al potere ci scaglia ogni giorno.

Ribellarsi e lottare è  più che legittimo e sempre più necessario e noi donne in questa lotta dobbiamo essere in prima fila

Mfpr Palermo





09/08/13

15 febbraio a Bologna: Aggressione a una compagna durante il presidio itinerante "Difendiamoci dai difensori"

Riceviamo e diffondiamo, perchè non è mai troppo tardi per denunciare la violenza sulle donne:

Care compagne il.presidio a Bologna a febbraio si era tenuto perche' delle compagne erano state tenute in questura tutt una notte con insulti minacce e quant'altro. Questo per ricordarvi i fatti molto brevemente. Quindi un presidio contro la violenza delle forze dell"ordine" verso le donne. Eravamo in quel periodo molto prese dalla storia dell'iqbal (molestie e reazioni di merda sessiste e fasciste dai frequentatori e frequentatrici del posto) mi fermo perche' non e' di questo che voglio dirvi. Quindi prese da questi conflitti e con nostra massima colpa e incoscienza politica non vi abbiamo mai detto e comunque non abbiamo mai pubblicizzato il fatto che durante il presidio una nostra compagna e' stata colpita alla testa e poi e' caduta sbattendola sui sanpietrini e ha perso conoscenza per qualche decina di secondi. Alcune di noi sono certe che sia stata una mossa della digos o polizia o insomma gli sbirri. Anche perché al pronto soccorso la compagna e' stata poco considerata: diagnosi trauma cranico ma 1 gjorno di malattia. Questo perche' lo sbirro era arrivato li' prima di noi a farsi curare non so cosa.
La compagna sta ancora male: dolori di testa le si gonfia il viso la tempia la bocca. Non sappiamo con cosa sia stata colpita. Ma non e' ancora questo che volevo dire.
La cosa grave e' quella di sempre e cioe' si permettono di fare quello che vogliono  su di noi sui nostri  corpi ecc. In questo caso anche se sembra ridicolmente tardi ho deciso di parlare di questo e di diffonderlo perche' mi sembra che da quel momento in poi ci sia stata una recrudescenza della violenza degli sbirri sulle donne. Anche pochi gjorni fa una compagna e' stat portata in questura e lì insulti tipo puttana e non so se e' successo anche di peggio. Scusate compagne sara' paranoia o il caldo ma il fatto che  noi abbiamo passato sotto silenzio quella aggressione vigliacca sembra quasi avergli fatto alzare di piu' la cresta. Voglio dire che non deve succedere mai piu' che delle  compagne tacciano perche' troppo tardi. Per loro non e' mai troppo tardi umiliarci picchiarci violentarci ucciderci.
Scrivo a livello personale. Il mio collettivo e' in vacanza. Un abbraccio forte di lotta.
Catia FLFL Bologna

***

[...] A. è stata colpita probabilmente da una specie di pistola elettrica mignon, una di quelle armi, non dichiarate in italia, paralizzanti e che non lascia traccia se non una lieve bruciatura.
A. sta ancora male, ma quel che più la fa star male è stato il silenzio
Ora chi sà, ci aiuti e in breve tempo a ricostruire ciò che le è successo.
Perchè quel che è successo a lei può succedere in italia a tutte e tutti noi ribelli
quindi ribelliamoci, ma con cognizione delle armi in mano al nemico, per proteggerci
e denunciamo a voce e testa alta la violenza dello stato, con tutte le sue armi
la nostra rabbia e la nostra solidarietà hanno bisogno anche della nostra astuzia e della nostra fantasia per sconfiggere il nemico
Questa è una guerra, combattuta anche con armi di massa non letali, e noi dobbiamo essere all'altezza di combatterla, identificando queste armi e trovando il modo di neutralizzarle, oltre che, naturalmente, con la nostra solidarietà con la nostra intelligenza e capacità di comunicazione
a presto
ciao
luigia

A proposito di questi strumenti di tortura, che proprio oggi, 8 agosto 2013 hanno ucciso un 18enne a Miami... 
...chi ci dice che il taser non venga usato anche in Italia dalle forze di polizia contro le donne e i ribelli?

Leggetevi le FAQ sul sito della polizia di stato e capirete quante armi  "illegali",  inumane e degradanti vengano usate quotidianamente contro e su di noi, magari vendute su ebay

Maalox sì, ma anche mute subacquee per l'autodifesa!

SOLIDARIETA' ALLA COMPAGNA A., BRUTALMENTE TORTURATA DALLA POLIZIA PERCHE' ACCORREVA IN AIUTO AD ALTRE DONNE!

Luigia

08/08/13

LE DONNE CHE FANNO I NOSTRI JEANS

Intervista a Kalpona Akter di Sarah J. Robbins per The Daily Beast, 28.7.2013. Traduzione, adattamento e note Maria G. Di Rienzo.

Kalpona Akter è la fondatrice del “Centro per la solidarietà fra i lavoratori del Bangladesh”. Per aver organizzato le operaie della fabbrica in cui lavorava, una produzione delocalizzata dell'americana Wal-Mart, Kalpona è stata minacciata, bastonata, licenziata e infine incarcerata per aver “fomentato disordini fra i lavoratori del ramo tessile” dietro denuncia della Wal-Mart stessa. Sarà utile sapere che se riconosciuta colpevole Kalpona può persino essere condannata alla pena capitale.) 
A tre mesi dal collasso di una fabbrica di indumenti a Rana Plaza, nella periferia di Dhaka in Bangladesh, che ha ucciso più di 1.100 lavoratori - il disastro più mortale nella storia dell'industria tessile - politici e investitori internazionali hanno cominciato a rispondere alla domanda pubblica di migliori condizioni di lavoro. Il 15 luglio scorso, il Parlamento del Bangladesh ha approvato una legge sul lavoro che rafforza i diritti dei lavoratori; la settimana precedente, 17 compagnie nordamericane - fra cui Wal-Mart, Gap e Target - hanno annunciato un piano per migliorare gli standard sulla sicurezza. Ma le iniziative che emergono dalle macerie sono solo un punto d'inizio, dice una delle più conosciute attiviste per i diritti dei lavoratori del suo paese, Kalpona Akter. 
Fondatrice e direttrice del “Centro per la solidarietà fra i lavoratori del Bangladesh”, Kalpona Akter rappresenta i tre milioni e mezzo di donne che sono i motori dietro l'affare più grande del paese. La missione, per lei, è anche profondamente personale: dopo che suo padre si ammalò e non fu più in grado di sostenere la famiglia, la 12enne Kalpona cominciò a guadagnare 6 dollari al mese per 400 ore di duro lavoro in fabbrica. Ha combattuto questa lotta e tenuto duro per anni, sino a che è stata licenziata per aver tentato di costituire un sindacato. 
Parlaci della tua esperienza come lavoratrice nelle fabbriche di indumenti a Dhaka. Le condizioni sono cambiate da quando tu hai cominciato a lavorare e se sì, come?
Kalpona Akter (KA):
Poichèho lavorato in fabbrica da quando avevo 12 anni, conosco bene le lunghe ore, i giorni persino, di lavoro senza pause; le difficoltà dovute alle paghe basse e le condizioni insicure in cui si lavora nel settore, e la tremenda pressione e gli abusi diretti a non farti parlare contro tutto ciò. Sebbene le condizioni in cui ho lavorato da bambina - incluse le scale inagibili e la sporcizia e la grande presenza di minori - non siano sempre prevalenti, restano le questioni meno visibili come l'impossibilità di organizzarsi collettivamente e di agire per il cambiamento all'interno delle fabbriche.
Perchè i diritti dei lavoratori sono una “faccenda di donne” in Bangladesh?
KA: Nel settore degli indumenti chi lavora in modo predominante sono le donne; perciò, oltre ai mestieri domestici che fanno di prima mattina e la sera, le donne lavorano dalle 10 alle 12 ore al giorno in fabbrica. Il prezzo che l'orario lungo e le condizioni di lavoro fanno pagare alle famiglie in tutto il paese èun altro esempio del persistere degli effetti negativi.
La tragedia di aprile ha cambiato il dialogo internazionale sulle condizioni di lavoro e i diritti dei lavoratori?
KA: Rana Plaza è il più grande disastro delle centinaia di disastri già accaduti nelle fabbriche ovunque in Bangladesh e che hanno fatto molti più morti. Forse ha alzato il profilo ma certamente non è stato l'inizio del dialogo internazionale. Ciò che il collasso di Rana Plaza ha fatto (così come nei casi di Smart e Tazreen) è stato collegare specifici marchi/imprenditori a questi disastri, concentrando l'attenzione sulle loro responsabilità. Inoltre, ha fatto sì che oltre 60 marchi in tutto il mondo si sentissero costretti a firmare l'Accordo per la sicurezza in materia di fuochi e costruzioni in Bangladesh. E in generale, Rana Plaza fa luce sulle più profonde istanze infrastrutturali che fronteggiamo, qualcosa che va ben oltre l'industria tessile del paese.
Che ne pensi del piano nordamericano che è stato proposto per migliorare la vita delle lavoratrici del Bangladesh?
KA: In teoria, un documento firmato potrebbe incentivare relazioni buone e durevoli dei marchi con le fabbriche, il che fornirebbe il tempo e le capacità di migliorare le condizioni di lavoro. Tuttavia, il documento che è stato siglato questo mese con molte ditte nordamericane, incluse Wal-Mart e Gap, è peculiarmente differente dall'Accordo sulla sicurezza: quest'ultimo è un documento vincolante, l'altro permette alle ditte di non assumersi effettive responsabilità.
Cosa mi dici delle minacce alla tua libertà e alla tua sicurezza?
KA: Sono stata arrestata assieme a numerose mie colleghe nel 2010, dopo la nostra lotta per avere migliori stipendi. Di conseguenza, al “Centro per la solidarietà fra i lavoratori del Bangladesh” è stata revocata la registrazione legale. Nel 2012, mentre eravamo ancora illegali, il nostro organizzatore Aminul Islam (1) è stato assassinato. Dopo di ciò, molti membri del nostro staff hanno dato le dimissioni, temendo rappresaglie.
Come pensi i lettori dovrebbero agire riguardo le compagnie che fanno affari in Bangladesh? Cosa suggeriresti a loro?
KA: L'industria degli abiti è incredibilmente importante nel nostro paese e quindi lo è per le vite di milioni di lavoratrici e delle loro famiglie: perciò, il nostro messaggio non è quello del boicottaggio. Piuttosto, i consumatori possono far pressione sulle ditte e sui loro governi affinchè chi usa le fabbriche in Bangladesh lo faccia stabilendo con esse relazioni giuste e durevoli.
(1) Nato nel 1973, era sposato e padre di due figli e una figlia. Arrestato con Kalpona nel 2010 era stato torturato durante la detenzione. Prima dell'assassinio stava organizzando i lavoratori dello Shanta Group, che produce indumenti per diverse compagnie statunitensi fra cui Nike e Ralph Lauren. Il suo corpo, che di nuovo recava segni di tortura, fu trovato privo di vita il 6 aprile 2012 su una strada di Ghatail, a nord di Dhaka.