27/02/13

Sit in contro movimento per la vita

condividiamo lo spirito di contrapporre in maniera visibile la presenza delle donne in difesa del diritto di autodeterminazione a quella sempre più invasiva del movimento per la vita negli ospedali. E' uno dei tanti modi per intimidire le donne, per ampliare la presenza dei medici obiettori. iniziative ideologiche che contribuiscono a ricacciare indietro le donne

noi ci saremo


movimento femminista proletario rivoluzionario- Milano


#PregoPerLa194 2Marzo organizzazione sit-in di contropreghiera

Il 2 Marzo i sostenitori dei diritti degli embrioni tornano a pregare per 12 ore non stop davanti agli ospedali pubblici (ne avevamo parlato qui)
Questa volta abbiamo deciso di non lasciarli soli. Andremo anche noi a pregare con loro.
Questa è la nostra contro-preghi
Volantino194Abbiamo creato questo evento facebook per organizzare sit-in nelle città in cui i prolife si riuniscono in preghieraPer adesso le città previste sono: Torino (Sant’Anna); Milano (Mangiagalli), Padova (Ospedale civile), Roma Caserta (S.Anna), Catania (Garibaldi).
LA DATA DI ROMA è STATA SPOSTATA: IL 5 MARZO DALLE 9 ALLE 13:00 DAVANTI AL SAN FILIPPO NERI
Abbiamo realizzato questo volantino ( qui versione per favorire la stampa due copie per pagina–consigliata) con la nostra contropreghiera da stampare e questi adesivi. 
Nella pagina facebook dedicata all’evento ci terremo costantemente aggiornat* per organizzare i sit-in.
E’ vergognoso ritrovarsi a dover difendere un diritto ormai acquisito. Ma gli attacchi alla legge 194 sono continui e acquisiscono forme sempre più subdole e noi non possiamo stare a guardare!
Siamo stanche di obiettori negli ospedali, nei consultori, nelle farmacie, siamo stanche di pagare a caro prezzo una cosa che dovrebbe spettarci di diritto, siamo stanche dei giudizi, delle occhiatacce, siamo stenche dell’ignoranza e della disinformazione, siamo stanche dei fondamentalisti cattolici e dei conservatori.
La 194 non si tocca e siamo pronte a tutto affinchè venga tutelata, affinchè ogni donna abbia il diritto all’aborto libero e gratuito.



26/02/13

Dall'India, un documento dell'organizzazione femminista maoista

E' pervenuto un importante documento dall'India del Nari Mukti Sangh, organizzazione femminista maoista, che impegnata da anni per i diritti delle donne oppresse, sta attualmente conducendo una campagna contro l'abuso e le violazioni a cui sono soggette le ragazze soprattutto tribali, ma anche in città come stanno tragicamente dimostrando i recenti stupri. L'NMS ha detto che è "impegnata a garantire la sicurezza delle donne durante la celebrazione della Giornata internazionale della donna dell'8 marzo".

SOTTO RIPRENDIAMO UNA BREVE PARTE DI QUESTO LUNGO DOCUMENTO, IN CUI LE COMPAGNE DEL NMS PARLANO DELLA MOBILITAZIONE PER L'8 MARZO.

IL DOCUMENTO COMPLETO VERRA' PUBBLICATO L'8 MARZO

Ma soprattutto l'8 marzo, in Italia, in unità con le donne di altre città del mondo, le compagne del MFPR faranno iniziative di propaganda al fianco delle donne indiane, con la parola d'ordine: "costruiamo un ponte delle donne - Dall'India all'Italia, al mondo intero.scateniamo la ribellione delle donne come forza poderosa della  rivoluzione!"

Per informazioni: mfpr.naz@gmail.com

 DAL DOCUMENTO:

"...L'organizzazione femminista maoista Nari Mukti Sangh [Associazione per la liberazione della donna] maoista (NMS) è nota popolarmente nelle zone in cui agisce come la frazione femminile del Partito Comunista dell'India (Maoista). Sono un simbolo di ribellione e di rabbia contro le ingiustizie subite dalle donne in India...

....Celebrare l' 8 marzo come giornata di lotta delle donne lavoratrici:
... l'NMS celebra con determinazione l' 8 marzo nelle grandi città ogni anno e propaganda la sua ideologia tra gli abitanti. Dal 1990, l'8 marzo si celebra nelle città di Bihar e Jharkhand mobilitando migliaia di donne della campagna. Una campagna lunga un mese è condotta da squadre di volontari dell'NMS e Jharkhand Abhhiyan (il fronte culturale) nei villaggi e in città. L'8 marzo viene condotto un raduno e una pubblica assemblea.
Dal 1997, in vari modi le autorità hanno cercato di fermare l'NMS nel celebrare l'8 marzo nelle città. Ma le donne dell'NMS hanno superato tutti gli ostacoli dando un taglio militante alla lotta e hanno celebrato l' 8
marzo chiamandolo "Giorno di lotta delle donne lavoratrici"... L'esperienza degli anni ha portato a non ottenere alcune volte il permesso oppure ad averlo cancellato all'ultimo minuto, oppure ancora ad ottenere l'assemblea ma non il corteo, o viene chiesto loro di fermarsi almeno mezz'ora prima di cominciare il corteo. La polizia ferma le donne dell'NMS dei villaggi per non fare raggiungere loro l'assemblea.
Le donne del villaggio cercano di trovare vari modi per entrare in città, ma la polizia riesce a limitare i numeri degli arrivi. Una volta raggiunto, le donne conducono il programma come previsto. Per evitare la interruzioni
della polizia, le donne si svegliano alle 3 del mattino e tutti gli atti sono preparati in poche ore. Nel momento in cui la soffiata raggiunge la polizia, è ormai troppo tardi per fermarle... Squadre di campagna e i loro
leader sono stati arrestati, ma pressare affinché vengono rilasciati fa parte della campagna di propaganda.
Nel 1997, quando sei conferenze distrettuali di NMS sono state organizzate, la polizia ha cercato di arrestare tutti, ma l'NMS aveva preso accordi alternativi per condurle in un luogo diverso. Così, quando la polizia ha bloccato tutte le strade e ha cercato di interrompere le Conferenze, l'NMS era appena andata via e ha condotto le Conferenze nei luoghi alternativi esattamente come aveva previsto. E per le ire della polizia, subito vennero appesi dei manifesti che dicevano che le conferenze erano state svolte con successo!
C'è sempre l'alternativa di celebrare 8 marzo nei villaggi in un modo decentrato. Ma l'impatto di un raduno di massa di donne lavoratrici che in città si può avere è del tutto diverso. Così l'NMS è determinato a portare
avanti la lotta per celebrare l'8 marzo, per quanto possibile, nelle città...".

Solidarietà alle attiviste di Femen, brutalmente caricate dalla polizia italiana

Solidarietà a Inna Shevchenko, Oksana Shachko e Elvire Duvelle-Charles, le tre attiviste di Femen che coraggiosamente hanno contestato Silvio Berlusconi mentre era al seggio per votare a Milano.
Questo video mostra, se ancora ce ne fosse bisogno, che qui non siamo in democrazia, ma in uno stato di polizia e che queste elezioni valgono quello che sono: una farsa.
Le 3 attiviste sono state rilasciate al termine della tornata elettorale e dopo le percosse e i maltrattamenti da parte degli sbirri, sono state denunciate per atti contrari alla pubblica decenza e resistenza a pubblico ufficiale.
Di seguito un articolo tratto dal sito femen.org/:

Freedom for FEMEN, Prison for Berlusconi!
FEMEN sextremists, who today attacked Berlusconi, have finally been released from police custody in Milan. Held without charge, the activists were detained at the police station until the first day of the election in Italy was over. Despite suffering minor injuries during a class with Berlusconi's security, they are ready to continue their active fight against patriarchy. FEMEN believe that the calls of "Basta, Berlusconi!" have been heard and will have a positive impact on the outcome of the Italian election. Through this action, Femen were able to tell the world about the threat of mafia and the maniac Berlusconi as a represantative of it. Italy, do not vote for a man who should be in prison! FEMEN believe that the calls of "Basta, Berlusconi!" have been heard and will have a positive impact on the outcome of the Italian election.
Italy, do not vote for a man who should be in prison!


Solidarietà e sostegno alle lavoratrici del S. Raffaele

Giovedì 28 febbraio h. 9.30 in via Pace-Tribunale del lavoro-Milano

Comunicato

Solidarietà e sostegno alle lavoratrici del S. Raffaele: giovedì 28 febbraio h. 9.30 in via Pace-Tribunale del lavoro-Milano

Da mesi le lavoratrici e i lavoratori del S. Raffaele portano avanti una dura lotta, con presidio permanente davanti all' ospedale stesso.

E' una lotta che vede in prima linea le lavoratrici sia perchè numericamente sono maggioritarie sia perchè più determinate-ricordiamo bene che a salire sul tetto sono state due lavoratrici, contribuendo a dare visibilità, a far conoscere la lotta al S. Raffaele.
Ma anche la denuncia-querela verso un capo dipartimento che si è permesso di apostrofare una rappresentante dei lavoratori durante una delle molteplici iniziative, con “stronza..”, dimostra come esse non si lasciano intimidire, non siano disposte a “tornare” a casa, non sottovalutano nessun aspetto, tantomeno il maschilismo che anche si mostra verso le lavoratrici in lotta.
Le lavoratrici in lotta portano una doppia determinazione, una doppia ribellione perchè doppia è l' oppressione delle donne a casa e sul lavoro con discriminazioni, tentativi di umiliarle, denigrarle e intimidirle-come anche in questo caso-.

Sosteniamo e esprimiamo la solidarietà alla lavoratrice anche in questa importante lotta, come parte della lotta per rimandare al mittente licenziamenti, peggioramenti di salario e contrattuali, ma come parte del di più che le donne portano nella lotta, che investe tutti gli aspetti della nostra vita, come parte della lotta più generale delle donne, delle lavoratrici in questo paese.

movimento femminista proletario rivoluzionario- Milano

per far pervenire la solidarietà alla lavoratrice del S. Raffaele: mfpr.mi1@gmail.com

21/02/13

ALLE DONNE PROLETARIE, ALLE DONNE IN LOTTA

Le donne hanno una doppia ragione di lottare e portano nelle lotte una doppia determinazione, una doppia ribellione. Questo nasce dalla nostra condizione: di essere doppiamente sfruttate sul lavoro e in casa, dal fatto che oltre ad essere sfruttata devo essere discriminata, devo subire mille
forme di oppressione, molestie sessuali, devo subire violenze e uccisioni in famiglia ("Il nemico ha le chiavi di casa" dice uno slogan) dal fatto che i pochi diritti conquistati, la stessa dignità delle donne viene messa in discussione, e ciò non solo quando c'era Berlusconi, ma anche con Monti/Fornero e il governo che verrà.
Da tutto questo nasce il fatto che le lotte, quando le fanno le donne, sono diverse.
Le donne "sono le masse", nel senso che quando lottano portano una condizione, una ricchezza generale, una denuncia di tutta la realtà che opprime in generale le masse popolari; perché portano non solo il lavoro ma anche la condizione nella famiglia, la condizione culturale, la condizione
generale di questo sistema sociale capitalista, fatto sempre più di sacrifici, barbarie sociale, "miseria"...
La partecipazione delle donne alla lotta cambia anche la situazione nelle famiglie o in meglio o in peggio, ci sono state per esempio in alcune lotte significative (vedi alla Fiat di Melfi, nella lotte delle lavoratrici di Taranto, ecc.) perché le donne quella lotta la riportano dentro la famiglia e lottano anche dentro la famiglia se vengono osteggiate o al contrario riescono poi a coinvolgere altri familiari nella lotta.

E' necessario rendere visibile questa forza che è generale e mette in discussione tutta la condizione di classe e di genere.
Le stesse statistiche borghesi mettono in luce come le donne, la maggioranza delle donne proletarie sono il cuore e la cartina di tornasole del grado di inciviltà di questo sistema; una condizione di ritorno all'indietro, che, per le donne, alimenta e diffonde un clima/humus reazionario, maschilista,
sessista, fascista, di odio. Una sorta di violenza preventiva a fronte della volontà delle donne di emanciparsi, voler decidere della propria vita, ribellarsi.

Quando diciamo "Moderno medioevo doppia oppressione donne in lotta per la rivoluzione" significa che per le donne a maggior ragione qualsiasi riforma, qualsiasi tentativo di aggiustare non solo non sono la soluzione, ma sono controproducenti. Vediamo per esempio la questione della riforma Fornero, le politiche di conciliazione per tenere insieme lavoro e famiglie - appoggiate
dalla Camusso - che vogliono dire per le donne non riduzione del lavoro casalingo ma più lavoro in casa e meno lavoro fuori retribuito, attraverso il part time, la flessibilità, il telelavoro, ecc., come vogliono dire portare gli asili in fabbrica così la famiglia ce la portiamo anche in fabbrica...
Il riformismo è incompatibile con la soluzione dell'intera condizione delle donne, in questo senso "tutta la vita deve cambiare".

Quando diciamo "sciopero delle donne", nasce da tutto questo.
Pensiamo se riuscissimo a farlo! Prendendo a prestito uno slogan dello sciopero degli immigrati "provate voi a stare un giorno senza le donne", pensiamo ad uno sciopero che parta soprattutto dai posti di lavoro ma che poi può investire anche i quartieri, ecc. E' come se tutto il sistema si bloccasse.
 
Lo sciopero delle donne, nei fatti non è solo uno sciopero sindacale, anche se chiaramente ha delle rivendicazioni, ma è come un sasso buttato in uno stagno anche verso i lavoratori, il movimento sindacale, anche quello di base, che su questo fa orecchi da mercante.

Creiamo una rete tra le realtà di lotta delle donne, lavoratrici, precarie, disoccupate, ma non solo; utilizziamo per questo tutti gli strumenti anche mediatici, informatici, che ci possono aiutare , costruiamo insieme una sorta di "mappa" del paese delle lotte delle donne proletarie.

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
mfpr.naz@gmail.com
20.2.13

18/02/13

Difendiamoci dai difensori

Questa la parola d'ordine per la convocazione dell'importante e significativa iniziativa contro la repressione sessista a Bologna, promossa dalle compagne del Fronte di liberazione femminista e lesbico, a seguito del fermo di tre compagne oggetto, poi, di insulti sessisti, umiliazioni in caserma.
Al concentramento numerose donne e femministe, compagni a portare solidarietà, lungamente si è denunciata l'odiosa violenza maschilista subita dalle compagne in questura, la necessità di non farla passare sotto silenzio, il dilagare di violenze contro le donne sino alle uccisioni che avvengono in questo paese, di come, in particolare le migranti, ma diverse donne hanno subito nei Cie, questure, galere, stupri, ricatti, vessazioni che mostrano come in questi ambienti le concezioni maschiliste, fasciste siano ben radicate, come ben mostra anche un altro caso emblematico, lo stupro di “Rosa” a L'Aquila, le violenze sulle donne considerate normali e come, spesso, invece di reprimere i responsabili ad essere criminalizzate siano le donne, per questo bisogna continuare a lottare, a non tacere. Poi si è proseguito in corteo e davanti la questura sono stati denunciati lungamente e diffusamente le violenze sulle donne pepetrate dai “difensori”
Infine, si è proseguito in un presidio itinerante che si è snodato per via del Pratello fermandosi davanti al carcere minorile e diversi punti di ritrovo della via.
A lungo sono stati, insieme alla denuncia e comunicazione, scanditi slogan: la signora Fletcher ce l'ha insegnato lo sbirro è scemo e va umiliato! - guai, guai, guai a chi ci tocca, ci difenderemo con la lotta- contro lo stupro la guerra e la galera ogni donna diventa una guerriera-lo stupratore non è un malato ma il figlio sano del patriarcato-contro la vostra oppressione scateniamo la nostra ribellione-sessismo, fascismo, razzismo è questa la storia del capitalismo-le donne di oggi hanno memoria fuori il fascismo dalla storia-, la lotta delle donne non si reprime/andremo avanti sino alla fine- Dall' India all' Italia al mondo intero la lotta delle donne avanza sempre più, con base Addio Lugano bella: Francesco Tuccia squallido militare evviva Rosa e noi te la facciam pagare è questa la vendetta che le donne san fare!... infine ci si è mossi in corteo che a lungo si è fermato davanti la questura di via Pratello con la forte denuncia e ricordata la lunga sequela di violenze che ha visto poliziotti, "difensori", protagonisti, non certo singole mele marce!!

Non poteva certo mancare la provocazione sessista al corteo: evidentemente la ribellione delle donne a ogni forma di violenza scatena la “reazione”.

Come compagne dell' mfpr abbiamo portato la solidarietà e il sostegno delle compagne da Taranto a L'Aquila, da Palermo a Milano e la proposta di costruire insieme per l'8 marzo un ponte contro gli stupri in India e al fianco delle compagne indiane in prima fila contro il regime indiano e l'imperialismo, lo striscione che abbiamo portato recita:”Dall'India all' Italia contro repressione sessista--moderno medioevo scateniamo la ribellione delle donne “.

nel dopo manifestazione, anche confrontandoci con alcune compagne,si è valutato come si sia trattato di una importante manifestazione, per niente scontata, che mette a nudo come, per le donne, ogni aspetto della vita, compresa la repressione, comporti una doppia oppressione. Non scontata nella partecipazione, anche di compagni solidali di cui si è apprezzata la disciplina nel rispettare delle compagne nell'autodeterminare la manifestazione e le decisioni sulla stessa, e determinazione. Non scontata perchè non sempre si riconosce la doppia oppressione che le donne subiscono. Non scontata perchè si è fortemente intrecciata con episodi di sessismo che si sono verificati nelle settimane precedenti. E, questo, naturalmente ci riporta alla necessità di una lotta implacabile contro le violenze sulle donne, perchè l'humus maschilista permea tutti gli ambiti, se non lo si combatte quotidianamente.
Comunque è emerso in modo prepotente il bisogno di organizzarsi delle donne e di una lotta più complessiva

report a cura della compagna del movimento femminista proletario rivoluzionario che ha partecipato

Ocse: piu donne al lavoro?... ma al doppio servizio del sistema


La questione delle donne/lavoratrici viene trattata in questi giorni all'interno del dibattito che  si è sviluppato tra i rappresentanti del G-20 riunitisi a Mosca per parlare della crisi e della “guerra delle valute”.
In particolare in questa discussione viene presa di mira la Germania perché è al centro degli squilibri globali, ma anche europei e, nel parere di molti, non sta facendo abbastanza per trainare le altre economie fuori dalla recessione. Insomma la Germania subisce anch'essa la crisi ma attualmente è più ricca degli altri paesi europei perché riesce ancora ad esportare bene le proprie merci ma non investe questi soldi all'interno del proprio paese per rilanciare la produzione rifiutandosi di fare da “locomotiva”.

Ma tra i rimproveri alla Germania vi è anche quello con cui l'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico)  chiede al governo tedesco  la rimozione degli ostacoli all'impiego a tempo pieno della manodopera femminile. In Germania molte donne lavorano, ma per un numero limitato di ore nel caso delle madri e delle donne sposate.
*****
Mentre il mercato capitalistico in Germania vuole "richiamare"  le donne al lavoro, ponendosi il problema di come "rimuovere gli ostacoli",  riferendosi nella sostanza a quelle tutele che riguardano le donne in caso di maternità – cura dei figli ecc, in un paese come il nostro, invece, nella realtà quotidiana le ricaccia sempre più tra le pareti domestiche - migliaia di operaie, lavoratrici, precarie hanno perso il lavoro  dalle fabbriche ai call center alla scuola ecc.
Ma  è il sistema capitalistico che così funziona …  fino a quando sono utili al cosiddetto mercato le donne sono una forza-lavoro necessaria alla crescita/ripresa economica, e in molteplici casi anche più remunerative perché a basso costo rispetto agli uomini, basti pensare nel nostro paese ai cosiddetti sgravi e agevolazioni fiscali "regalati" dai governi ai padroni per assumerle come "soggetti svantaggiati" in cambio di mezzi lavori, mezzi salari e mezzi diritti (vedi l'uso dei contratti  part-time, di inserimento ecc), diversi "nuovi" aspiranti alle prossime elezioni se ne riempiono la bocca in questi giorni  nei loro comizi/programmi; fino a quando sono utili al cosiddetto mercato le donne, le proletarie in particolare, sono nuova carne fresca da sfruttare per i padroni per aumentare al massimo i profitti, mentre contemporaneamente si caricano della cura dei lavoratori attuali (mariti, fratelli…) e devono mettere al mondo figli,  produttrici di altro profitto per i padroni e riproduttrici di nuove braccia per il sistema.
Ma è questo stesso sistema che poi spietatamente le  butta  in strada quando esse non servono più alla produzione in crisi,  trasformandole in sempre più ammortizzatori sociali viventi che devono sopperire quasi in toto, al posto di questo  Stato borghese,  a tutto quello che concerne la  cura dei figli, della famiglia, perpetuando per le donne una condizione di doppia oppressione e sfruttamento.
*****
Contro questa condizione in diverse assemblee, non ultima quella nazionale del 10 Marzo scorso a Palermo, nelle iniziative di lotta con le lavoratrici, le precarie, le disoccupate ecc, in alcuni documenti  abbiamo detto/scritto “noi la crisi non la paghiamo le doppie catene unite spezziamo”,  “contro il doppio sfruttamento e oppressione, doppia ribellione”, lanciando la parola d'ordine " per uno sciopero delle donne, delle lavoratrici, delle operaie, delle precarie, delle disoccupate, delle giovani..", una parola d'ordine appunto  ma che auspichiamo si possa trasformare prima o poi  in un fatto concreto e reale da parte della  maggioranza delle donne come una risposta di lotta che  pur partendo dalle ragioni concrete di attacco e ponendo delle concrete rivendicazioni sia espressione e si carichi della condizione generale delle donne contro questo sistema capitalistico.

Mfpr

Legge 194, ancora sotto attacco - Roma, a convegno i ginecologi per la 194

Un paio di settimane fa i presidi delle cinque facoltà di Ostetricia e Ginecologia delle università romane hanno approvato un documento che di fatto costituisce l'ennesimo attacco alla legge sull'interruzione volontaria della gravidanza. Ecco perché.

di Anna Pompili

Il 2 febbraio si è celebrata in Italia la 35° giornata per la vita. In quella occasione, alcuni docenti delle cattedre di Ostetricia e Ginecologia delle Università di Roma hanno partecipato ad un convegno intitolato "Riflessioni su una Legge dello Stato". La legge in oggetto è, ovviamente, la legge 194, che regolamenta l´interruzione volontaria di gravidanza nel nostro Paese; al termine del convegno, i cattedratici hanno elaborato un documento comune, che è stato consegnato al cardinale vicario Agostino Vallini.

In questo documento si ribadisce l´impegno dei professori romani ad approfondire le tematiche "legate alle prime fasi della vita intrauterina", sottolineando che il contesto nel quale si muoveranno, nella loro attività accademica indirizzata alla formazione dei futuri quadri dirigenti e degli operatori sanitari, dovrà valorizzare e rispettare "da un lato i vincoli posti dall´attività del legislatore e, dall´altro, le scelte personali in campo etico e la libertà di coscienza". C´è bisogno di tradurre? E´ chiaro che si inneggia all´obiezione di coscienza, che da sempre è lo strumento con il quale si tenta di rendere inapplicabile nei fatti una Legge dello Stato.

I cattedratici romani ci ricordano che, a quasi venticinque anni dalla sua approvazione, la legge 194 non ha ancora realizzato tutti gli enunciati che prevedono una serie di "iniziative volte ad assistere gravidanze complesse". Già, perché nella mente dei professori romani solo una gravidanza "complessa" può portare a quello stato di disagio, economico, o sociale, o psicologico, che spinge una donna a chiedere di interrompere una gravidanza. Dunque si abortisce perché nei consultori, che sono stati definiti più volte "abortifici", non si prenderebbero le iniziative che dovrebbero "permettere alla donna di operare quanto da lei ritenuto più rispondente ai suoi bisogni e a quelli del nascituro". Tutto questo, si affrettano a sottolineare i professori, nel rispetto della coscienza della donna, della sua libertà e della sua autonomia di scelta. E´ infatti sicuramente in nome di questo profondo rispetto che parlano non di embrione o di feto, ma di "nascituro", ad una donna che chiede di interrompere una gravidanza indesiderata.

E poi ci sono i diritti del feto, che devono essere "maggiormente conosciuti, anche se non scritti": ancora una volta si mettono sullo stesso piano i diritti reali di una donna viva, con quelli di chi vivo sarà solo dopo la nascita, se la donna deciderà di farlo nascere. 

Ai professori delle Università Sapienza, Tor Vergata e dell´Azienda Universitaria Sant´Andrea che tanto hanno riflettuto su "una Legge dello Stato" voglio ricordare che loro stessi sono tenuti alla applicazione di quella legge: sembra infatti che abbiano dimenticato che proprio quell´articolo 9 che tutela il diritto all´obiezione di coscienza impegna "gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate ad assicurare in ogni caso ... l'effettuazione degli interventi di interruzione della gravidanza." Al Policlinico di Tor Vergata e all´Ospedale Sant´Andrea, invece, non è possibile fare interruzioni di gravidanza, non esiste il servizio. In queste strutture, però, compresi gli Ospedali di ispirazione cattolica, si fa diagnosi prenatale, si fanno amniocentesi ed ecografie morfologiche, ma poi coloro ai quali venga riscontrata una patologia fetale, se decidono di interrompere la gravidanza devono cercare altri ospedali dove poter esercitare questo loro DIRITTO. 

Ma non basta: i professori firmatari del documento, che è stato tanto lodato dal Papa all´Angelus del 3 febbraio, dovrebbero ricordare che l´articolo 15 di quella Legge dello Stato su cui hanno tanto riflettuto impegna le Università, con gli Enti Ospedalieri e d´intesa con le Regioni, a promuovere "l'aggiornamento del personale sanitario ed esercente le arti ausiliarie sui problemi della procreazione cosciente e responsabile, sui metodi anticoncezionali, sul decorso della gravidanza, sul parto e sull'uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell'integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza".

Questo significa che gli studenti di medicina e gli specializzandi in Ostetricia e Ginecologia dovrebbero essere formati in maniera non ideologica su questi temi.
Questo significa che i professori firmatari dovrebbero quantomeno sentire il dovere morale di impegnarsi per ridurre i rischi per la salute delle donne che decidono di interrompere una gravidanza indesiderata, soprattutto attraverso l´abbattimento delle liste di attesa: tutti i dati ci dicono infatti che il rischio cresce con l´aumentare dell´età gestazionale.
Questo significa che i cattedratici firmatari del documento dovrebbero sentire il dovere morale di impegnarsi per praticare nei loro ospedali l´IVG medica, che si fa nelle epoche gestazionali più precoci. 
Ma, certo, questo non farebbe piacere né al Papa né al Cardinale vicario. 

Canada, l'autostrada del dolore (delle donne)



La violenza che colpisce le native canadesi è da anni tristemente nota: le vittime vivono nella northern British Columbia, aree attraversate dall'autostrada 16 e
La violenza che colpisce le donne native canadesi è un caso da anni tristemente noto, e purtroppo irrisolto. Da troppo tempo la Royal Canadian Mounted Police (RCMP) non riesce a proteggerle. Anche perché ne sottovaluta le segnalazioni, o si macchia essa stessa di abusi di varia natura. Lo denuncia il recentissimo rapporto 2013 di Human Right Watch "Those who take us away", riportando l'attenzione sullo sterminio senza fine delle abitanti della northern British Columbia che vivono nelle aree attraversate dall'autostrada 16 e 97, meglio note come "autostrade del dolore". In queste zone le donne, principalmente native, si trovano strette "tra la minaccia della violenza domestica ed occasionale da un lato, e gli abusi dagli agenti della polizia canadese dall'altro", condizioni che le precipitano in un "costante stato di insicurezza. Dove possono mai chiedere aiuto se la polizia è nota tanto per la propria inerzia, quanto, in alcuni casi, per i propri soprusi?"
Sin dagli anni sessanta si contano a centinaia le donne e le giovani donne vittime di femminicidio o scomparse in quella zona: per la maggior parte donne native, i cui casi, per la maggior parte, sono tuttora irrisolti. "Il Governo canadese dovrebbe istituire una commissione d'inchiesta" sui numerosissimi casi di femminicidio e di scomparsa sinora verificatisi, dichiara HRW, valutando anche quale incidenza abbiano avuto i comportamenti indifferenti e/o gli abusi delle forze di polizia locali sulla sovraesposizione delle donne al dilagante fenomeno della violenza. Le vittime di violenza domestica hanno infatti più volte dichiarato di essere state colpevolizzate dalla polizia quando cercavano si sporgere denuncia, o di essere state a propria volta accusate per essersi difese. Sono giunte anche segnalazioni di donne che dalla polizia sono state malmenate, stordite con scariche elettriche dei teaser, aggredite o stuprate.
Su questi abusi lo scorso settembre HRW ha inviato una relazione informativa alla sede centrale della RCMP, senza includere il dettaglio dei singoli casi, per proteggere le donne che avevano testimoniato, preoccupate di poter essere rese riconoscibili agli occhi dei propri aggressori. L'assemblea legislativa della British Columbia, inoltre, ha di recente istituito un organismo investigativo civile indipendente (IIO) cui affidare le "indagini penali sui casi di morte o lesioni gravi che vedono coinvolte forze di polizia" ma HRW ritiene che la definizione di "lesioni gravi" tenderebbe a far escludere automaticamente tutti i casi in cui le forze di polizia siano state chiamate in causa per stupro o per altre forme di violenza sessuale, veicolando fortemente il messaggio che "gli abusi contro le donne e le ragazze non sono una questione importante".
L'assenza di un meccanismo investigativo indipendente ed affidabile per accertare la veridicità delle accuse mosse alle forze di polizia non rende giustizia a nessuna delle parti coinvolte, afferma HRW , "né agli agenti coscienziosi, né alle comunità che meritano di poter avere fiducia nelle proprie forze dell'ordine. Né, in special modo, alle donne ed alle ragazze native, la cui sicurezza è in gioco."
A seguito delle ripetute critiche ricevute dalle Nazioni Unite negli ultimi anni il Canada ha intrapreso alcuni passi, rivelatisi peraltro nei fatti insufficienti ed inefficaci. "Gli occhi del mondo sono puntati sul Canada per vedere quante altre vittime ancora dovranno cadere prima che il Governo decida di affrontare la questione in maniera esaustiva e coordinata".
(Traduzione di Eva Panitteri)

15/02/13

15 febbraio in piazza - lettera del mfpr al flfl di Bologna

Alle compagne del Fronte di liberazione femminista e lesbico di Bologna,

Il nostro forte appoggio all'importante mobilitazione del 15 febbraio: "Difendiamoci dai difensori".
Siamo totalmente d'accordo con quanto scrivete nel volantino: "La violenza sessista di questi vigliacchi è totalmente legata alla loro funzione repressiva e al loro ruolo di difensori di questo sistema di dominio, capitalista e patriarcale, che non impone soltanto la supremazia di alcuni su tanti e tante, ma a questa aggiunge la prevaricazione dell'uomo sulla donna. Non isolabile né separata, la violenza sessista è strutturale al potere e all'apparato statale e utile per il suo mantenimento.... Basta sopportare silenti! Usiamo le armi di cui disponiamo in nostra difesa, ma anche in attacco...".

Le violenze sessuali, le uccisioni, la repressione sessista, l'attacco alle condizioni generali di vita e di lavoro delle donne per riportarci ad un moderno medioevo sono le armi che in ogni paese il potere borghese usa sempre più per imporre le sue feroci politiche, il suo humus fascista/maschilista - dall'Italia all'India.
Per questo, quest'anno nella conferenza di Amburgo a sostegno della guerra popolare in India e dopo gli stupri in India e le grandi manifestazione seguite, si è deciso di creare "un ponte" delle donne per l'8 MARZO, con iniziative congiunte dall'Italia al Brasile dalla Francia all'India, alla Spagna, ecc., contro gli stupri in India e al fianco delle compagne indiane che sono in prima fila nella rivoluzione contro il regime indiano e l'imperialismo; per mandare un forte messaggio a tutte le donne in tutti i paesi.

Pur nella distanza, chiediamo alle compagne di Bologna di costruire insieme in Italia questa iniziativa internazionale per l'8 marzo.

Un forte saluto

Le compagne del MFPR
mfpr.naz@gmail.com

14/02/13

Violenza sulle donne: balliamo dall'India all'Italia... al mondo intero ma armate della lotta rivoluzionaria


"Violenza sulle donne: BALLIAMO SI'! ma armate della lotta rivoluzionaria . . . " con questo e  altri slogan, le compagne  del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario hanno partecipato al Flashmob internazionale "One Billion Rising", nel quale centinaia di donne, di qualsiasi età, hanno ballato in piazza con l'obiettivo di mostrare di essere contro la violenza e le uccisioni.


Le compagne dell'MFPR hanno partecipato  stando tra le donne che vi hanno aderito ballando, ma hanno detto che il solo "ballo" non può bastare perché il femminicidio la violenza sessuale sono  conseguenza del sistema sociale in cui viviamo e che l'oppressione della donna e le catene che ci stringono ("catene" citate anche dalla  candidata alla Camera dei deputati per Rivoluzione Sociale Giovanna Marano in Sicilia, che noi critichiamo e contrastiamo perché la sua adesione all'iniziativa, come quella di molte altre candidate, serviva solamente per la passerella elettorale - http://femminismorivoluzionario.blogspot.it/2013/02/violenza-sulle-donne-contro-le.html) possono essere rotte soltanto con una lotta rivoluzionaria, con un percorso di lotta che punti alla distruzione delle radici di questa società, ed è per questo che sui cartelloni e striscioni abbiamo scritto "Balliamo sì! ma sui governi, sui padroni, sullo stato che sono la vera causa della violenza, femminicidi e oppressione", "Balliamo sì! ma sui corpi degli uomini che odiano le donne". 




Il materiale diffuso è stato preso volentieri dalle donne, tra cui molte studentesse, sia il volantino il cui messaggio  sulla necessità di uno "sciopero delle donne" contro tutti gli attacchi e oppressione che la maggioranza delle donne subisce di cui la violenza fino all'uccisione è l'aspetto più drammatico è stato accolto positivamente , un messaggio differente ma molto attuale; sia,  guardando anche alla condizione delle donne nel mondo, il foglio speciale su India/violenza che  in particolare tratta delle grandi mobilitazioni degli ultimi mesi contro gli stupri e di come milioni di donne indiane,  subendo nel loro paese un'oppressione tripla, quadrupla...di classe, di genere, di casta, di religione, abbiano deciso di ribellarsi e di unirsi alla guerra di popolo contro il regime indiano e l' imperialismo divenendo parte determinante della  lotta rivoluzionaria.

Per questo abbiamo portato le donne indiane come riferimento, come esempio di lotta e abbiamo gridato slogan in cui abbiamo detto che dall'India all'Italia, al mondo intero contro le violenze, i femminicidi e l'oppressione non basta solo ballare ma occorre armarsi della forza e lotta rivoluzionaria per rovesciare questa società che produce tutto questo.

Video

Sabi per il Movimento femminista proletario rivoluzionario Palermo

BALLEREMO SUI LORO CORPI

BALLEREMO SUI LORO CORPI degli stupratori/assassini, dei padroni, dei governi...
Da Taranto a L’Aquila, all’India

Il 31 gennaio il Tribunale de L’Aquila ha dato appena 8 anni allo stupratore/assassino ex militare Francesco Tuccia per lo stupro efferato e il tentato omicidio di "Rosa".

A Taranto, per Carmela, la ragazzina di 13 anni, violentata dagli uomini e uccisa dallo Stato, che dopo gli stupri e le vessazioni subite dalle Istituzioni che avrebbero dovuto proteggerla, si uccise nell’aprile 2007 i giudici prima hanno concesso il "perdono" per tre stupratori minorenni, e ora, dopo 6 anni, ancora nessuna condanna per altri tre maggiorenni!

In India, dove le donne subiscono ogni giorno stupri, è l’esercito indiano che nelle zone della guerra popolare in cui le donne lottano in prima fila per la liberazione loro e del popolo, usa normalmente gli stupri come arma di guerra.

"DIFENDIAMOCI DAI DIFENSORI” - come grideranno domani le compagne di Bologna nella manifestazione.
Questo sistema sociale, questo Stato, per le donne violentate, uccise non è la soluzione ma il problema!
Ci tolgono il lavoro, rendono precaria la nostra vita, aumentano discriminazioni, oppressioni, ci fanno ammalare per i loro profitti, attaccano la nostra dignità, creando l’humus più fertile al maschilismo, stupri,ecc.
Noi siamo andate a L’Aquila, siamo ai processi di Carmela, abbiamo fatte e faremo l'8 marzo iniziative per un "ponte" con le nostre sorelle indiane, lottiamo ogni giorno, ma è necessario essere tante, insieme.

Dobbiamo dire che purtroppo la stessa vicenda di Carmela che è emblematica della violenza sessuale/uccisione delle donne che va sempre più aumentando, anche nella nostra città, continua a vivere nell’indifferenza anche delle associazioni, comitati, organismi di donne che pur ci sono a Taranto, e che, alcune di queste, per stasera hanno organizzato la "danza delle donne", in occasione della “giornata internazionale/danza collettiva contro la violenza che le donne subiscono nel mondo"

CHE LE PAROLE SI TRASFORMINO IN LOTTE!
CHE 1 GIORNO DIVENTI TANTI GIORNI!

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario - Taranto

13/02/13

Ratzinger e le donne

la notizia delle dimissioni di Ratzinger ha preso il primo posto in tutti i notiziari e ha meritato i commenti di tutti i principali esponenti dei partiti in lizza per le elezioni che, in generale, si strappano le vesti e spendono parole di encomio verso il "gran gesto" di questo papa. Non possiamo, ancora una volta, non rilevare il reale significato ideologico, politico che, dietro alle parole di alta stima verso un papa profondamente contro le donne, si cela.
Non possiamo dimenticare, come donne, il ruolo di questo papa, come scrivevamo nell'opuscolo Ratzinger: il ritorno dell'infamia originaria:" Leggendo tutto il documento (La lettera ai vescovi sulla collaborazione dell'uomo e della donna di Ratzinger) risulta evidente come dietro il paravento di un'analisi critica di tali tendenze e la preoccupazione  di dovervi porvi rimedio fatta con un discorso che apparentemente non vuole negare un ruolo complessivo delle donne nella società, ci sia invece la chiara intenzione da parte della Chiesa di un attacco generalizzato, adeguato alla realtà odierna, alle donne, alle loro condizioni di vita, ai loro diritti, al loro difficile cammino di vera emancipazione"..

Non possiamo dimenticare il continuo richiamo alla necessità di un cattolicesimo oltranzista, integralista alla base dell'occidente. Non possiamo dimenticare il leit motiv della 3 giorni di papa Ratzinger in occasione del VII incontro mondiale delle famiglie: Difendere i valori della vita e della famiglia basata sul matrimonio tra uomo e donna e, naturalmente, dietro all'ergersi a guida etica della società, una guida molto terrena sui temi dell'autodeterminazione delle donne, del loro ruolo in questa società con il loro ruolo centrale nella famiglia, con l'esplicito invito ai rappresentanti politici, in particolare i cattolici "trasversalmente" a rendere operative le indicazioni della Chiesa.

Le dichiarazioni di oggi dei politici, apparentemente riferentesi ad una supposta "neutralità" in virtù del suo ruolo di guida spirituale dei cattolici ci fa ben comprendere come siano profondamente intrisi di quei "valori" che con tanto accanimento Ratzinger ha propagandato. D'altra parte non è che una ulteriore conferma. Abbiamo visto come dal cosidetto centrosinistra al centrodestra per finire con il governo "tecnico" non siano mancati gli atti pratici di adesione a tali valori: dalle politiche familiste ai bonus bebè, sino a inaugurare-governo di centrosinistra- un ministero per la famiglia, contribuendo a riportare indietro, con un ampio contributo politico, ideologico, indietro le concezioni sulle donne in questo paese, ma anche le condizioni di vita materiale, in termini di diritti, lavoro, pensioni.
MFPR

12/02/13

Contro le passerelle elettorali balliamo sui governi, sui padroni, sullo Stato vera causa della violenza contro le donne



"...Come sostenitrice di Rivoluzione Civile, il giorno 14 febbraio sosterrò i luoghi di “One Billion Rising” nella mia città [Palermo] così come sosterrò con il mio attento impegno tutti gli interventi necessari a spezzare quelle catene che ancora circondano i corpi di troppe donne e fermare la tragica e numerosa sequenza della morte per mano della violenza maschile..." Giovanna Marano candidata alla Camera dei deputati per Rivoluzione Civile in Sicilia

Non in nostro nome!
ci viene subito da dire dinanzi alle ennesime parole di chi pensa di utilizzare una manifestazione come passerella per la campagna elettorale e di  "ergersi a portavoce" degli interessi della maggioranza delle donne che in un paese come il nostro subiscono quotidianamente, dal lavoro, alla famiglia, sul piano sessuale, ideologico... un doppio attacco sempre più pesante, di cui la violenza sessuale fino ai femminicidi è il più tragico.

Basta con "i loro impegni", basta con i loro propositi di "interventi"... basta con le "belle" e "rivoluzionarie" parole volte solo a deviare le donne dalla  reale lotta che sono chiamate  a mettere oggi invece in campo.

Spezzare le catene??? fermare la tragica e numerosa sequenza della morte per mano della violenza maschile? e come??? Ricandidandosi, come fa la Marano (ex sindacalista della Fiom) per un posto in parlamento, che già ci ha provato con SEL alle precedenti elezioni regionali, con un programma che proprio sulla questione della violenza contro le donne proponeva come "soluzione" una riforma volta all''introduzione dell'educazione sentimentale nelle scuole"???... eh sì! educare sin dalla tenera età le fanciulle e i fanciulli ai buoni sentimenti, alla convivenza civile "rivoluzionando" la cultura  nei rapporti tra uomini e donne.

Se poi ogni giorno quello stesso parlamento borghese, dove la Marano di turno "a nome delle donne" mira ad entrare, sforna e continuerà a sfornare leggi e provvedimenti contro le lavoratrici, le precarie, le disoccupate, le giovani...  proprio perché al servizio della classe dominante capitalista che deve mantenere e conservare per la sua stessa esistenza anche la condizione di oppressione delle donne, alimentando un humus sempre piu reazionario e maschilista contro di esse sfociante in molteplici casi in violenza fino alle uccisioni (vedi ciò che accade all'interno delle tante famiglie), questo le varie Marano e company non lo dicono mai apertamente a noi donne!
Il governo tecnico/dittatoriale Monti con tutti i suoi lacchè a sostegno, dal PD al PdL all'UdC... docet! con l'attacco alle pensioni, all'art.18, le politiche sempre più volte alla conciliazione lavoro- famiglia, i pesanti tagli ai servizi sociali e  sanitari con la trasformazione delle donne in sempre più ammortizzatori sociali viventi.

La lotta della maggioranza delle donne contro la violenza sessuale, i femminicidi, l'oppressione non può essere  rinchiusa dentro recinti elettoralisti e riformisti!

Giovedì anche a Palermo si svolgerà a Piazza Massimo nel pomeriggio l'evento "One Billion Rising", una danza mondiale di denuncia contro la violenza e le uccisioni delle donne.
Noi come compagne del Movimento femminista proletario rivoluzionario  vi andremo e staremo tra le donne che parteciperanno, ma alle stesse diremo apertamente che  le Marano o donne di altri partiti che  hanno già annunciato di aderire e partecipare all'evento, che a parole dicono di voler combattere la violenza sessuale e i femminicidi di questa società e poi nei fatti cercano le "soluzioni" guardando al "nuovo governo e parlamento" che uscirà dalle prossime elezioni non mettendo mai in discussione la stessa società che menzionano,  non sono e non possono essere la via da seguire.

La lotta contro la violenza sessuale, i femminicidi, l'oppressione non può che essere una lotta rivoluzionaria, ma intendendo per rivoluzione quel percorso di lotta che sia volto a sradicare dal profondo le radici di questa società per cambiarla davvero, una società che con i suoi governi, padroni, stato, partiti borghesi con le loro politiche reazionarie e di doppio attacco alle donne in ogni ambito è la vera causa della violenza contro le donne.
Per questo diremo "BALLIAMO SI', MA BALLIAMO SUI GOVERNI, SUI PADRONI, SULLO STATO... VERA CAUSA DELLA VIOLENZA,  FEMMINICIDI E OPPRESSIONE"   
                       
Tante donne nel mondo stanno dimostrando oggi concretamente tutto questo, che la lotta contro la violenza, i femminicidi e l'oppressione deve essere un'altra, e tra queste in prima linea ci sono le donne indiane che a milioni partecipano direttamente alla grande guerra di popolo che è in corso contro il regime indiano e l'imperialismo in un paese come l'India in cui l'oppressione contro di esse è tripla, quadrupla (abbiamo visto sui Tg, letto sui giornali, in internet delle grandissime manifestazioni dei mesi scorsi in India contro stupri e uccisioni delle donne), portando avanti all'interno di questa guerra come donne, compagne, anche una dura lotta rivoluzionaria contro tutti gli attacchi alla loro condizione di genere.
Guardiamo a  queste donne come un forte esempio e stimolo per la B lotta sempre più urgente e necessaria anche nel nostro paese contro quella che è una guerra a 360 gradi contro le donne.

Per questo diremo " BALLIAMO SI'… MA DALL'INDIA ALL'ITALIA... AL MONDO INTERO CONTRO VIOLENZA, FEMMINICIDI, OPPRESSIONE BALLIAMO ARMATE DELLA FORZA RIVOLUZIONARIA PER ROVESCIARE QUESTA SOCIETA' CHE LI PRODUCE".

Mfpr Palermo

Mfpr Palermo

SNOQ: non le fa schifo niente!


Ciò che fa più senso non sono tanto le dichiarazioni (comunque poche) dei partiti e vari rappresentanti di liste, in questa campagna elettorale, sulla condizione delle donne, tra l'ipocrita e l'inaccettabile - queste la maggioranza delle donne le conosce già, spesso sulla propria pelle, le mette in conto in questo carnevale di chiacchiere - ma chi, come quelle di "Se non ora quando" (al cui interno si trova di tutto, destra, centro, sinista, ma soprattutto tante, tante borghesi), a cui, per il "fascino discreto di entrare nei sepolcri imbiancati" del parlamento e del governo, non gli fa 
più schifo niente.

La stessa giornalista de "Il Manifesto" usa il termine imbarazzo nel fare oggi l'articolo sulla kermesse tenuta ieri da SNOQ al Piccolo Eliseo di Roma.

Qui hanno chiamato tutti i partiti, tutte le liste. E meno male che il PdL non si è presentato, benchè invitato chiaramente, come se il suo capo, Berlusconi, non stia nuovamente snocciolando battute sessuali sulle donne, usandole sempre e solo come "vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo" - come disse Veronica Lario (unica, purtroppo, che ha osato dire parole vere e sagge contro il porco Berlusconi).
Qui non ha fatto schifo niente a queste "signore". Hanno ascoltato "con rispetto" tutti - perchè si sa siamo in democrazia"...! E tutti hanno diritto di calpestare la dignità della maggioranza delle donne, quelle che lavorano, quelle che non sanno come sopravvivere, ecc.
Non hanno avuto neanche un minimo di ritegno ad applaudire Vendola che vuole fregare con le parole, ad applaudire Fassina che prende pure in giro: "... difenderemo gli asili nido, sposteremo lì i soldi della Difesa... - ma - ci 
sarà una prima fase molto difficile (possibilmente alleandosi con Monti)".
Non le ha fatto schifo dare a tutte quelle che stanno in parlamento, al governo, una verniciata di "donne" (perchè siccome sono donne devono difendere le donne...); come se le proletarie non hanno già visto cosa sono 
capaci di fare queste "donne" contro i diritti e la dignità delle donne, dalla Fornero alla Cancellieri, e prima la Gelmini, la Carfagna, ecc.
UNA COSA IGNOBILE! Ci voleva SNOQ per dare dignità a delle "spazzature", a chi è responsabile del massacro sociale, doppio sempre per le donne!

Se volevano convincere, ci sono riuscite benissimo: NON LI VOTIAMO! Che siano maschi o donne!

MFPR

Non abbiamo un voto da dare, ma una lotta da fare!


Per favore, non parlate delle donne, quando voi siete i responsabili della nostra drammatica condizione!


In questi giorni, da Monti a Bersani, stanno presentando le loro ricette per favorire il lavoro delle donne: più soldi e sgravi alle imprese che assumano donne; interventi sulla famiglia per conciliare casa e lavoro, ecc.
Da un lato si tratta di proposte già fatte in tante altre occasioni che non hanno portato a reali risultati di occupazione per le donne o di scarico del peso dei servizi sociali - tutti i dati mostrano che su entrambi i fronti la situazione è nettamente peggiorata anche solo quest'anno; dall'altra queste proposte vengono fatte proprio da coloro che sono i principali responsabili della nostra condizione, con i provvedimenti da parte di chi sta al governo o con un'azione quotidiana di sostegno, soprattutto attraverso i loro sindacati confederali, degli interessi di profitto del padronato, di 
scaricare la crisi su di noi; dall'altra ancora, sono frutto di una logica inaccettabile di considerare le donne di serie B, soggetto organicamente svantaggiato, che perchè sia "conveniente" per i padroni, bisogna pagare le imprese: quanto "vale" una lavoratrice...?



Non abbiamo un voto da dare, ma una lotta da fare!



Dall'assemblea su "Donne e lavoro" del 10 marzo dell'anno scorso:



"...Sin dal suo insediamento, ci siamo mobilitate contro il "nuovo" governo antiproletario e antipopolare Monti che, al servizio di padroni e banche, nell'ambito di un pesante attacco alle generali condizioni di lavoro e di vita, sta marciando rapido nel colpire doppiamente la maggioranza delle donne.



Siamo tra le donne che dovranno continuare a lavorare, ad esaurirsi in fabbrica e nei posti di lavoro fino a 65 anni e oltre; siamo tra le tante che non vedranno mai un lavoro vero e lapensione; tra quelle che dovranno caricarsi ancora di più del peso del carovita, dei tagli alle spese sociali. Governo e padroni si affannano per uscire, loro!, dalla crisi ma questo per noi donne significa più doppio sfruttamento sul lavoro che sempre più è precario, più discriminazione, più 
"uccisione" del futuro, e in casa, più doppia oppressione, più humus da moderno medioevo, ideale brodo di coltura anche per le violenze sessuali e le uccisioni delle donne!
Se le ministre tecniche alla Fornero, le dirigenti sindacali alla Camusso, le tante riformiste legate ai partiti borghesi ora parlano di noi donne, non ci ingannano! parlano di "tutele", mentre preparano o appoggiano provvedimenti che ci fanno tornare decenni indietro.E' ora, quindi, che noi scateniamo la nostra rabbia e organizziamo la nostra lotta.



Ad un attacco complessivo, dobbiamo contrapporre una lotta complessiva che intrecci la questione di classe alla questione di genere. La nostra lotta sul doppio fronte, e la nostradeterminazione, la combattività e creatività che riusciamo a mettere in campo quando lottiamo, se siamo unite, possono essere una forza potente.



Costruiamo uno sciopero delle donne! 


Autorganizzato come lavoratrici, operaie, precarie, disoccupate, giovani, uno sciopero che abbia nelle sue ragioni l'insieme della condizione di lavoro o non lavoro come l'insieme della condizione di vita di noi donne..."

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario 

10/02/13

Un altro processo esemplare per stupro, quello di Carmela a Taranto

Le lavoratrici e disoccupate del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, che ieri, come sempre nei processi contro gli stupratori di Carmela Cirella, erano al Tribunale, esprimono soddisfazione per la decisione della Corte di Cassazione di respingere la richiesta di trasferimento del processo da Taranto fatta da uno degli stupratori, Massimo Carnevale, perché i nostri presidi impedivano “un dibattimento sereno”. Questo lurido porco, personaggio vicino ad ambienti malavitosi di Taranto, aveva nella sua richiesta detto che "sussistono gravi situazioni locali tali da turbare il regolare e sereno svolgimento del processo e la mia libera determinazione nella partecipazione allo stesso e temo, pertanto, ripercussioni per la mia sicurezza ed incolumità... al Tribunale si raduna una agguerrita folla di manifestanti che non solo espone cartelli ingiuriosi nei miei confronti e degli altri imputati ma soprattutto mi impedisce di raggiungere il Tribunale liberamente, costringendomi addirittura a celare le mie vere sembianze".
Questo stupratore osa parlare della sua "libertà" quando lui e gli altri hanno affossato la libertà di Carmela fino alla sua vita! Carmela ha dovuto subire varie violenze tra il 9 e l'11 novembre del 2006: prima due degli stupratori avevano attirato Carmela con una scusa all'interno del loro camper e poi l'avevano costretta a subire atti sessuali e il terzo l'aveva stuprata qualche giorno dopo.
Noi siamo contente che i nostri presidi facciano paura agli stupratori. E vorremmo e lavoriamo perchè nelle prossime udienze, siamo veramente una "folla" di donne da fare ancora più "paura"!
Ieri nel processo sono stati sentiti altri testi del PM, tra cui carabinieri che si erano occupati delle indagini e una ginecologa. I vari testi stanno tutti confermando quanto Carmela aveva scritto nel suo diario La prossima udienza sarà il 21 giugno e poi seguiranno altre fino a luglio in cui è prevista la conclusione del dibattimento, mentre la discussione e sentenza potrebbe essere programmata dopo l'estate.

Anche ieri, però, solo le lavoratrici e disoccupate del MFPR (con tutti i problemi di lavoro e familiari che hanno) stavano al Tribunale per chiedere, insieme al padre di Carmela, giustizia, ma anche per dire “difendiamoci dai “difensori”: magistratura, istituzioni che invece di difendere Carmela, sia prima quando era in vita sia ora nei processi, non lo hanno fatto e finora i giudici non hanno ancora, dopo 6 anni, condannato uno degli stupratori di Carmela.  
Dobbiamo dire che purtroppo questa vicenda di Carmela che è emblematica della violenza sessuale/uccisione delle donne che va sempre più aumentando, anche nella nostra città, continua a vivere nell’indifferenza anche delle associazioni, comitati, organismi di donne che pur ci sono a Taranto.

Per questo il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario GIOVEDI’ 14 FEBBRAIO IN PIAZZA DELLA VITTORIA, in occasione dell’iniziativa della “giornata internazionale/danza collettiva contro la violenza che le donne subiscono nel mondo” organizzata da alcune associazione col patrocinio della consigliera di parità, porterà l’appello alla mobilitazione in occasione delle ulteriori udienze del processo contro gli stupratori di Carmela, per essere in tante al Tribunale. Perché le parole si trasformino in fatti, e perché chi denuncia le “violenze contro le donne” non sia poi assente quando queste violenze concretamente ci sono e necessitano di una mobilitazione delle donne.  

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario


INTERVISTA AL PADRE DI CARMELA, PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE "IO SO' CARMELA"

A che punto è il dibattimento processuale?
Oggi (ieri) si devono sentire due carabinieri che fecero le indagini sugli stupri e la ginecologa che visitò Carmela dopo un altro precedente stupro fatto da un marinaio (che purtroppo è stato archiviato, ma che noi vogliamo far riaprire).
Devo dire che alcune delle testimonianze rese nelle altre udienze da parte dei testi del PM sono assolutamente reticenti. Per esempio il perito che ha analizzato gli indumenti di Carmela per il DNA, ha detto soltanto che "c'era un Dna umano...".
Un'altro che ha ospitato Carmela nei giorni in cui ha subito violenze e che potrebbe anche lui essere implicato, è dovuto essere tradotto in Tribunale dai carabinieri perchè non si presentava.

Come associazione "io sò carmela" che state facendo?
Stiamo facendo una raccolta firme per un inasprimento delle pene per i reati di stupro e anche di pedofilia. Chiediamo che lo stupro sia equiparato all'omicidio - perchè anche se una ragazza non muore, come è successo a Carmela, di fatto la sua vita è stata uccisa -, chiediamo quindi che agli stupratori siano negati i benefici di legge.
Finora abbiamo raccolto circa 6mila firme, lo stiamo facendo in tutta Italia, molte ne abbiamo raccolte a Roma, Palazzolo in provincia di Brescia, Giovinazzi, ecc. In questa raccolta stiamo evitando di scendere a compromessi con la politica. Presenteremo direttamente le firme in parlamento, come associazione, per con darle in mano ai partiti. I moduli da firmare si possono scaricare da internet.

Cosa pensi della sentenza de L'Aquila?
Il modo come è stata violentata "Rosa" è di una barbarie inaudita. Anche solo per questo - a parte il tentato omicidio - lo stupratore doveva avere il massimo della condanna.

Vi è un processo anche contro di te?
Sì, il 2 aprile si apre un processo per "diffamazione" nei miei confronti. Perchè avrei offeso un avvocato, Nicola Vitale di Taranto, difensore nel precedente processo di uno degli stupratori minorenni, Catapano, figlio del boss Aldo Catapano condannato all'ergastolo per omicidio (il quale per difendersi dall'accusa di stupro, in pieno stile mafioso, aveva detto che: "l'onore della famiglia" impediva che lui avesse potuto fare violenza sessuale").
Questo avvocato in aula aveva definito Carmela "prostituta", e io avevo presentato contro queste affermazioni un esposto in Procura. Esposto che ora stranamente non si trova, mentre io mi ritrovo imputato!
In quel processo per i due stupratori (all'epoca minorenni) il certificato penale risulta "pulito"; furono messi "in prova". Ma neanche questa hanno fatto. Poco dopo il processo sono stati visti a vendere cozze "abusive" a Taranto.

Vi era stata mesi fa la richiesta di trasferimento da Taranto del processo
Si, gli stupratori hanno paura di voi, e quindi uno di loro, Massimo Carnevale,  ha fatto la richiesta in Cassazione di spostare il processo. Oggi dovremmo sapere la decisione della Cassazione.
E' stato anche un tentativo di far perdere altro tempo, facendo sospendere il processo.
Questo Massimo Carnevale è agli arresti domiciliari per altri reati, legati forse a droga, ecc. Pure questi è vicino ad ambienti malavitosi di Taranto.