28/07/12

OPERAIE DELLA TACCONI:ci siamo guardate in faccia davanti al cancello e abbiamo capito che non saremmo rientrate in fabbrica e allora abbiamo occupato

Domanda


Quando è nata la Tacconi sud e quanti operai e operaie c'erano?


Risposta La Tacconi sud nasce nel 1991, una fabbrica di 4000 mq di capannoneinteramente finanziati dalla cassa del mezzogiorno. Parte del personale proveniva daun laboratorio sempre di proprietà del nostro datore di lavoro che fa parte di ungruppo più ampio, si chiamano i fratelli Sacchi di Pavia da sempre nelle fornitoremilitari e negli abiti da lavoro. La storia della Tacconi sud quindi inizia con partedi personale del vecchio laboratorio e i contratti a termine di formazione con cuisono entrata anch' io.




Quando sei entrata?


Sono entrata 19 anni fa avevo 21 anni ero molto giovane.


Quanti dipendenti c erano allora, quante operaie?


Eravamo 60 dipendenti, abbiamo raggiunto anche punte di 100 dipendenti durante alcunecommesse perché si ricorreva spesso ai contratti a termine per portare avanti legrosse commesse.


Questa situazione di 60 dipendenti è andata avanti fino a che anno?


Il declino sostanzialmente è iniziato 15 anni fa con una prima riduzione delpersonale. Ricordo che ero appena stata eletta in RSU e il mio primo tavolo è statauna cassa integrazione ordinaria ma si cercava di far agganciare qualcuno allapensione, una prassi usata per affrontare le difficoltà e dare a qualcuno lapossibilità di andare in pensione. Da allora sistematicamente la crisi del tessileera conclamata.Stiamo parlando circa del '95 dove c'è stato un dimezzamento del personaleSì, e ci siamo attestati prima ai 31 dipendenti e dopo definitivamente a 29


In quell'occasione sei stata per la prima volta eletta RSU, come fu siglatol'accordo, che ricordo hai?


Io ho questo ricordo, la sensazione che allora sembrava un piccolo intervento pertamponare un emorragia non grave ma andando avanti sostanzialmente si è conclamata unemorragia inarrestabile fermata con un cerottino stavamo sempre lì con il cerottino,tamponavamo inutilmente.


In altre parole stai dicendo che non avevate afferrato la gravità della situazione?


No, inizialmente anche nel tessile c'era una crisi che i sindacati avevanoannunciato, ma una crisi così nera così grave come poi si è rilevata nel tempo,questa percezione non c'era.


Come siete arrivate ad oggi, a essere di fatto fuori dalla fabbrica?


L'attuale situazione parte da lontano e per affrontare la crisi non è che in camponon abbiamo messo niente, abbiamo affrontato la riconversione anche di produzioneperché siamo passati dal fare le divise cucite a macchina e abbiamo imparato lincollaggio con le bi componenti. Abbiamo iniziato un altro lavoro, ci siamo rimessein gioco abbiamo fatto formazione. Abbiamo accettato la sfida della crisi rispondendocon la nuova formazione, quella determinazione iniziale che ci ha permesso diriconvertire la produzione.


Siete passate da una produzione che era soprattutto di tipo militare ad unaproduzione di tipo civile, se non ho capito male?SìChi erano i committenti?


Lavoravamo soprattutto per la protezione civile, per il ministero dell'ambiente.Abbiamo fatto le tende dei terremotati prima dell'Umbria e poi di tante altrecommesse. Tante commesse del ministero per l'ambiente con le barriere che arginano lechiazze di petrolio. Abbiamo lavorato in particolare anche per la croce rossa,abbiamo fatto ospedali da campo uno di questi è in Afghanistan; insomma per questostabilimento sono passate tante e tante commesse ministeriali o comunque di stato


Poi la crisi si è manifestata in maniera drammatica?


In maniera drammatica è iniziata 5 ani fa, entravamo ed uscivamo dalla cassaintegrazione. Ripeto però eravamo appena da poco partiti con il nuovo lavoro e quindiavevamo delle difficoltà che erano di carattere proprio tecnico e quindi non eranoancora arrivati i frutti di questa nuova operazione. Quando forse eravamo approdatiad un buon prodotto, perché se hai visto la tenda insomma si tratta di un prodotto diqualità e lì è arrivata la crisi internazionale, sopra già le spalle di questasituazione in aggiunta ad una crisi di liquidità che già il datore di lavoro soffrivaperché le commesse fatte per lo stato non venivano pagate e questo ci ha messo inginocchio


Il problema è di liquidità o di mancanze di commesse?


il problema è di liquidità non è di mancanza di commesse, perché in realtà ripetoeravamo già avviati per questo lavoro, qui il problema era la liquidità, noi eravamomagari pronti a fare un lavoro ma a causa delle insolvenze del nostro datore dilavoro presso i fornitori, mi riferisco al tessuto per fare le tende, noi nonpartivamo perché non avevamo il materiale, cioè paradossalmente avevamo le commessema non eravamo in grado di assolverle. Con la cassa integrazione un po' dentro e unpo' fuori tiravamo avanti ma non era possibile però iniziare un lavoro senza chefinisse per esempio il materiale, sempre per cattiva gestione.


Quand'è che arrivata la botta finale, quando il padrone ha deciso di comunicarviche lo stabilimento chiudeva?


Ritengo che la decisione sia stata presa perché il nostro datore di lavoro grazieanche a tutta una serie di cose che si possono fare in questo paese cioè in Italianon è proibito delocalizzare. Il disegno è stato lungo, la Tacconi nord per capirciche è la fabbrica che girava a noi le commesse questi anni a livello amministrativo,i fratelli Sacchi hanno preparato una ricerca a lungo termine che tagliasse i ponticon la Tacconi sud. La Tacconi sud si è svegliata nel novembre del 2010 che aveva undebito con la Tacconi nord di svariate migliaia di euro. Cioè paradossalmente l'unicaunità che aveva lavorato cioè la Tacconi Sud era insolvente presso lo stesso datoredi lavoro che era colui che si autogirava le commesse, c'era questo giro.


Quanti dipendenti ha la Tacconi nord?


La Tacconi nord ha un centinaio di dipendenti ma non ha questa produzione, ha unaproduzione di altro genere tessile ma è soprattutto uffici, marketing, l'unitàproduttiva era qui a Latina.


Voi operaie non avete mai preso contatti con i dipendenti della Tacconi nord.?


No, all'inizio non abbiamo avuto dei contatti. Avevo l'idea che si stesse preparando una polpetta avvelenata, perché ripeto non era la prima che facevamo unacassa integrazione straordinaria entrando ed uscendo per lavorare con le commesse dentro e quando siamo arrivati agli inizi di dicembre che hanno iniziato a non farepiù nemmeno le buste paga, eravamo arrivati a tollerare il ritardo di 10 giorni peril pagamento dello stipendio e per la cassa integrazione che doveva anticiparci ildatore di lavoro, eravamo arrivati alla tolleranza non perché siamo scemi ma semplicemente perché non c'è uno strumento legale e veloce che possa intervenire in tempi così brevi e quindi tolleravamo questo ritardo pur di non creare situazioni chepotessero ricadere su di noi perché magari congelavano il conto in banca e non cipagavano gli stipendi. Quando siamo arrivati agli inizi di dicembre con questasituazione in cui non ci davano nemmeno le buste paga io ho cominciato a telefonarealla Tacconi nord e alle altre rappresentanze sindacali per capire che cosa stavasuccedendo e ho intuito tutta l'operazione, cioè che alle RSU o alle rappresentanzeall'interno di quella fabbrica avevano promesso un'altra soluzione cioè la Protex unazienda ex novo che nasce con tutto un consiglio di amministrazione non riconducibilené a Tacconi nord né a Tacconi sud, con una parte del personale trasferita là. Mentreun'altra parte forse in pensione. Le RSU della Tacconi Nord non si sono mossi, èchiaro che i territoriali avranno detto alle RSU come tante volte ho dovutoascoltare anch'io: bè stiamo fermi, loro stanno a casa loro noi stiamo a casa nostra,la logica è: ne salviamo 100 e 29 si possono sacrificare.


In pratica loro hanno cercato ognuno di difendere i propri colleghi?


Sì hanno assecondato le cose.Io mi sono sentita da sola, noi ci siamo sentite da sole.Noi quando ci siamo guardate in faccia davanti a sto cancello e abbiamo capito chenon saremmo più rientrate in questa fabbrica è scattato il nostro "se non oraquando?" L' abbiamo occupata !


Qual è stato il meccanismo decisionale che ha preceduto l' occupazione?


Paradossalmente le donne forse hanno un'altra modalità rispetto agli uomini.Quando lo ha proposto il nostro segretario di fare un azione forte di occupare lostabilimento noi ci siamo subito rese conto che avevamo di fronte persone che avevanobambini piccoli, colleghe che hanno figli disabili, altre che hanno padri malati.Perché le donne in questo paese hanno una doppia occupazione: si occupano dellafamiglia e lavorano. E quindi io mi sono resa conto che avevo davanti a me dellepersone che comunque non erano in grado di mantenere un presidio giorno e notte, peròla forza di molte donne sta in questo, cioè noi non ce lo siamo mai detto ad altavoce come avrebbero fatto le migliori arringhe sindacali, noi non ce lo siamo dettead alta voce. Non c'è stato un momento in cui ci siamo dette lo facciamo; quel giornosiamo entrate in fabbrica, dovevamo fare un assemblea per questa faccenda io mi sonoseduta, ho cominciato a scrivere il verbale, ho detto:"scrivo assemblea permanente? "e tutte mi hanno fatto sì con la testa, non hanno nemmeno risposto con la voce, lattimo dopo abbiamo messo giù i turni e siamo qui da 40 giorni.


In occupazione quanti turni fate ?


I turni si decidono settimana per settimana, delle volte abbiamo delle situazionicome l'evento di Anno Zero che ha stravolto i turni settimanali.Abbiamo avuto un ondata di influenza che ci ha messo in difficoltà alcune di noi sonovenute più volte. Alcune di noi fanno solo la notte come me che non ho figli,insomma cerchiamo di venirci incontro quelle con i figli stanno a casa la notte evengono di giorno.


Avete avuto problemi di sicurezza?


Hanno tentato la forzatura del presidio un giovedì di febbraio, il tre febbraio hannotentato la forzatura del presidio perché il datore di lavoro voleva vendere delmateriale, noi non vogliamo impedire che la vendita del materiale di magazzino creidelle opportunità di lavoro altrove, assolutamente no!Abbiamo impedito che uscisse il camion carico di merce, sono arrivati i carabinieri,le forze dell' ordine e la digos. Ci sono stati momenti di tensione ma noi siamorimaste sempre calme.La merce è rimasta in magazzino.


Ora fate questo presidi, qual è l obiettivo che avete?


L'obiettivo è quello che venga immediatamente nominata un amministrazionecontrollata, un liquidatore nominato da terzi insomma qualcuno che possa anchevendere il materiale del magazzino a chi fosse interessato e iniziare a liquidarenoi.Abbiamo depositato un istanza di fallimento perché purtroppo le insolvenze sonogrosse.Ci sono di media dai 20 ai 35 anni di liquidazione e noi dobbiamo mettere al sicuro isacrifici di una vita perciò abbiamo depositato l'atto fallimentare. Il giudice èstato nominato per giugno e stiamo facendo pressione presso il prefetto, pressotutte le istituzioni affinché venga anticipata quest'ordinanza.


Avete pensato di chiedere un sequestro cautelativo?


Sono tutte azioni che ripeto noi rimandiamo alle persone che devonorappresentarci..con le istituzioni, io mi rifiuto di pensare che io da RSU me devoandare a studiare il diritto del lavoro perché posso m'immagino che ci siadall'altra parte una qualche istituzione che venga incontro a questa situazione.Sappiamo di aver commesso un reato e di stare dentro una proprietà privata ma vorreiche qualcuno mi venisse incontro per quello che ritengo sia giusto: le spettanze chei lavoratori attendono e la liquidazione.Con la fine della cassa per il mezzogiorno decine se non centinaia, Goodyear, laNexans, la Alcoa ecc, tante fabbriche grandi e piccole hanno chiuso nell' areapontina. In un anno il numero delle ore di cassa integrazione nel Lazio è più cheraddoppiato ..il problema grosso è che finora con i personaggi che ci sono sul campo non si è salvato un posto di lavoro, tu non pensi che gli operai in qualchemaniera dovrebbero ad affrontare loro stessi questo problema? come possono fare?Credo che bisogna fare una riflessione proprio sul modo come si perde il lavoro.Dov'è che la tragedia perde la finalità di tragedia? quando è ricoperta di zucchero,no? allora a noi adesso ci ricopriranno di zucchero per un po'.L' ammortizzatore sociale è diventata la glassa di zucchero che ti farà svegliare tracinque anni quando sei fuori di tutto e ti rendi conto..cioè realizzi..oddio e adessoche cosa faccio? Questa consapevolezza non è immediata perché secondo me l uscitaè appunto diluita nel tempo e quindi non c'è la maturazione da parte degli operaicoinvolti. Dovremmo mettere insieme le esperienze, mettere insieme i saperi, ma facciamo faticaa farlo, a mio avviso non c'è ancora una dimensione di questo tipo perchéparadossalmente ciò che ci protegge ci acceca e ci rende deboli. Quello che dicevitu.la consapevolezza di aver perso il posto di lavoro dovrebbe essere il la che fascattare quest'altra cosa.no secondo me non si è arrivati..


La riflessione che facevi prima mi sembra importante, giustamente dicevi che intutte queste esperienze dell' area pontina per gli operai il percorso è statougualei: prima di tutto dividere il fronte tra chi se ne va in pensione, chi prendelo scivolo, chi va in cassa integrazione; poi a seconda gli anni lavorati prendi lacassa integrazione, l'età anagrafica eccetera. Queste esperienze dovrebbero servirea difendere gli operai ? Ma chi ha interesse a farlo? Forse i partiti politici?


Allo stato attuale della politica sicuramente no..fanno festini!Vero, ma la realtà è molto dura, abbiamo la maggiore industria italiana, la Fiatche dice agli operai: volete il lavoro? Ve lo do ma alle mie condizioni altrimentivado all' estero.Le mie condizioni sono: limitato diritto di sciopero, 18 turni settimanali, vuol direche tu non hai più sabato e domenica,abolizione delle pause, aumento dei ritmi dilavoro, se vai in malattia non ti pago e tu sai bene per esperienza che qualsiasicosa che passa in Fiat passerà prima o poi nel resto dei rapporti industriali inItalia. ? Di fronte a uno che ti dice: tu vuoi mangiare? Se vuoi mangiare accettiquello che ti dico io se non lo accetti io me ne vado e tu non mangi più!Di fronte a una cosa del genere come ti difendi?guarda io rispetto a questa cosa ti dico sinceramente come la penso io credo che ilmodello di rappresentanza sindacale italiano così come si è strutturata nell 800 consocietà del mutuo soccorso perché era il mutuo soccorso dei lavoratori ecceteraquesto modo di rappresentare non è più adatto è finito è chiuso è storicamentechiuso ma non storicamente nel senso perché so finite le classi come qualcunoipotizza..no il problema non è questo il problema è un altro è che noi siamo difronte ad una trasformazione .noi siamo di fronte a un evoluzione del capitalismo.Credo che non si può scendere al di sotto di certe questioni mi pare logico edall'altra quello che si offre come contropartita è questo niente..è quello chedicevamo prima.. qual è la contropartita di uno che sta a perde il posto di lavoro?non firmare la cassa integrazione? cioè voglio dire la chiamiamo scelta?La vogliamo chiamare scelta?


Pensi che non i sia alternativa?


No, non è che non c'è alternativa il problema è organizzativo, un problemaorganizzativo perché non possiamo lasciare la questione in mano a Fiom o Fim, allesigle così come sono nella libera rappresentanza..Non penso che nella storia le cose siano sempre nate perché tutti sapevano cosafare, ci sono delle condizioni particolari e c'è chi fa una lettura corretta deitempi. Credo che sia questo quello che possa aggregare per compiere un qualcosa, percreare una rete.Voglio dire accadono delle cose, accadono contemporaneamente con le stesse modalitàcon le stesse elaborazioni di pensiero e c'è qualcuno che legge i tempi.Spero che questo qualcuno che legge i tempi ci sia da qualche parte.




A cura dei compagni e simpatizzanti di AsLO Lazio Marzo 2011

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