25/07/11

femminicidio di Melania Rea... il marciume "dell'onore" dell'esercito

Stampa e televisioni non aspettavano altro che scatenarsi sulla nuova svolta riguardante l'uccisione di Melania Rea, alcuni servizi mandati in onda e articoli pubblicati sui giornali in questi giorni hanno tentato in modo subdolo di dipingere il Caporal Maggiore dell'Esercito Salvatore Parolisi, omicida efferato della moglie Melania, addirittura quasi come presunta vittima di una estenuante contesa tra due donne, Ludovica l'amante che non "gli dava più alcuna tregua" negli ultimi tempi istigandolo a lasciare la moglie e Melania appunto che scoperta la relazione extraconiugale del marito non si rassegnava alla separazione.

Vergognosi tentativi di deviare l'attenzione dall'orrendo femminicidio messo in atto da Parolisi che l'ordinanza di custodia cautelare ricostruisce con elementi agghiaccianti come la possibile richiesta alla moglie di avere un rapporto sessuale prima di ucciderla alle spalle con gli slip ancora
abbassati!

Vergognosi tentativi di deviare l'attenzione dagli orrendi particolari che invece stanno iniziando a venire fuori in merito al mondo militare maschilista e sessista che Melania forse aveva scoperto diventando una reale minaccia alla salvaguardia "dell'onore" dell'arma.

___________
___________

Le punizioni e le iniziazioni sessuali delle soldatesse nella caserma di Parolisi
20 luglio 2011
Notti brave e ricatti nelle serate tra caporali e reclute

Ne parla Carlo Bonini su Repubblica, che racconta una serie di aneddoti non confermati sulla vita in caserma delle reclute donne. La Emidio Clementi, secondo quanto si scrive, sarebbe un posto dove le soldatesse venivano più o meno costrette a riti di iniziazione alla vita militare e dovevano anche prestarsi a favori sessuali in cambio di licenze:

È un capitolo della storia di cui tutti parlano mal volentieri. Che ha un incipit suggestivo. Un paio di anni fa. Una recluta viene sottoposta a un umiliante rito di passaggio e iniziazione. Un “codice rosso”, per dirla con il gergo della truppa. Una donna punisce un’altra donna. Nel corpo e nel rispetto delle altre. La responsabile viene congedata con disonore. Ma non se ne sa nulla, finché Melania non muore e i carabinieri non cominciano a ficcare il naso nei conciliaboli e le confidenze che si incrociano nella piazza d’armi.

I racconti sono negli interrogatori dei carabinieri ai graduati: la sproporzione tra il numero delle reclute (tutte donne) e il quadro ufficiali e sottufficiali (per lo più uomini), trasformati tre mesi di addestramento in una “caccia grossa”. Dove il gallismo dei maschi si esalta nella sudditanza
normalmente imposta alle reclute. Ascoltato come testimone, uno dei caporali addestratori del 235esimo racconta che, alla “Clementi”, c’è chi vanta «strisce importanti ». «Fino a trenta reclute in un anno». Perché ogni notte con una “volontaria” diversa diventa una tacca nel bastone del comando. Parolisi era della partita. Ludovica Perrone non era stata la prima e non era l’ultima. Come del resto accerta l’indagine individuando almeno un’altra recluta che, alla fine del 2009, si congeda dal corso addestramento dopo essere passata tra le sue mani.

Nell’articolo si parla anche di un luogo ben preciso dove consumare i rapporti:

La “Casa vacanza Dimora di Morgiano”, una locanda a pochi chilometri da Ascoli. In un borgo rurale del 1500, lungo le pendici che rimontano il monte dell’Ascensione. Il proprietario si era dimostrato ragionevole. Nessuna registrazione, nessuna domanda agli uomini e alle donne della “Clementi” che, introdotti, la frequentavano. Tra i 25 e i 30 euro per una notte. Le reclute
lasciavano la caserma per 36 ore, con permessi che indicavano le ragazze in visita alle famiglie in qualche parte d’Italia. Semplice e innocuo, almeno fino a quando quel “segreto” non comincia a fiorire sulle labbra di troppi e di troppe, nel reggimento…

Nessun commento: