23/12/10

Termoli, nasce il sindacato delle donne

da Il Centro del 23.12.10
La Fiom crea un coordinamento rosa dopo la lettera di un'operaia a Marchionne
di Paola Calvano TERMOLI.

Lo aveva promesso a Stefania Fantauzzi, la dipendente della Fiat di Termoli che ha scritto al manager Sergio Marchionne invocando un orario di lavoro che le permettese di fare la madre.
Barbara Pettine rappresentante della segreteria nazionale della Fiom-Cgil ha costituito martedi a Termoli il Coordinamento delle donne della Fiom, il sindacato dei metalmeccanici della Cgil.
«L'obiettivo è ottenere l'umanizzazione del lavoro e il riconoscimento alle mamme lavoratrici del diritto di allevare i figli», ha detto la sindacalista arrivata, martedì scorso, a Termoli dove, come preannunciato dal Centro, ha dato vita al Coordinamento donne Fiom.
Le iscritte sono già numerose.
Insieme ai rappresentanti della Fiom-Molise, Barbara Pettine ha tenuto un assemblea nella fabbrica di contrada Rivolta Del Re.
Al centro dell'incontro c'era la decisione della Fiat di non applicare il contratto collettivo dei metalmeccanici, il taglio delle pause, il non riconoscimento delle malattie, la mensa negata alle donne che allattano, ma soprattutto i turni di lavoro per le «tute rosa».
Ieri nella fabbrica di contrada Rivolta del Re si è tenuta una riunione delle operaie iscritte alla Fiom-Cgil.
Altri incontri sono previsti per domani.
«Il coordinamento è aperto a tutti: alle altre sigle sindacali e a chiunque volesse farne parte.
E' importante sostenere tutte insieme l'umanizzazione del lavoro che va in controdentenza con la filosofia Fiat», ha detto Barbara Pettine.
A parere della Fiom, la direzione aziendale dello stabilimento Fiat Powertrain di Termoli, nel 2010, ha assunto posizioni troppo rigide riguardo l'organizzazione del lavoro e sulla flessibilità degli orari.
Una linea che la segretaria nazionale stigmatizza.
La Pettine è decisa, anche per questo, a dare al più presto al nuovo movimento rosa una forte identità.
«La lettera scritta da Stefania Fantauzzi a Sergio Marchionne è emblematica», scrive in una nota la sindacalista della Fiom.
«Esprime l'insopportabilità di un lavoro in fabbrica che annienta l'umanità delle persone.
Una fabbrica sorda che spinge verso la disperazione chi ha problemi gravi e si vede negata qualsiasi soluzione per rendere compatibile il proprio lavoro con l'esigenza di allevare i propri figli».
«E non ci fermeremo qui», aggiunge.
«Nel mese di gennaio insieme alle lavoratrici di altri stabilimenti cercheremo di formare un raggruppamento nazionale delle donne del gruppo Fiat.
L'obiettivo è poter gestire lavoro e genitorialità.
I tempi cambiano.
Le generazioni modificano le proprie abitudini.
Molti nonni lavorano.
Le mamme lavoratrici hanno diritto a lavorare in orari che consentano loro di occuparsi dei figli».
Barbara Pettine dovrebbe tornare a Termoli martedì prossimo.
Intanto, Stefania Fantauzzi continua a fare il primo turno di lavoro dalle 6 alle 14.
La lavoratrice, originaria di Sulmona, trascorrerà i giorni che precedono il Natale lontano dai tre figli.
I bambini sono a Sulmona a casa dei nonni materni.
«Mi mancano, ma il lavoro come ho già detto è l'unico strumento che ho per permettere ai miei figli un futuro dignitoso», dice l'operaia.
Certo non posso entrare in fabbrica alle 6 e lasciare i miei figli (due dei quali molto piccoli) da soli.
Continuo a sperare che il nuovo anno mi porti un cambio di turno»

22/12/10

Solidarietà e sostegno ad Anna Vitale

Solidarietà e sostegno ad Anna Vitale

che ha perso il suo compagno in un incidente sul lavoro il 26 luglio 2007 ad Avellino

Anna ha partecipato al Convegno su “Giustizia e Sicurezza” tenuto a Viareggio il 23-24 ottobre scorso. La sua testimonianza …

“Mi chiamo Anna ed ero sposata con Giovanni Di Lorenzo, un ragazzo dolcissimo e sempre pronto ad aiutare tutti. Era il 26 luglio in piena estate, mio marito uscì di casa prima delle 07, mi diede due baci quella mattina uno in più per farmi gli auguri per il mio onomastico. Ci saremmo dovuti vedere per l'ora di pranzo. Mi chiamò verso le 10 dicendomi che non sarebbe tornato a pranzo perchè mangiava un panino con i colleghi di lavoro. Mi spiegò, più o meno, il posto dove stava lavorando ma non mi disse che stava alla guida di una ruspa. Mio marito era autista di camion.
Verso mezzogiorno mi chiamò mio padre dicendomi che aveva ricevuto una telefonata il cui contenuto era vago, parlavano di un incidente; io la prima cosa è stata quella di telefonare a mio marito ma niente, era spento. Salii subito in auto pensando al peggio; dopo un quarto d'ora arrivai sul posto. Era una strada di montagna, vidi la ruspa capovolta e tanti carabinieri, nessuno mi fece passare, volevo vedere Giovanni ma dissero che non potevo e non dovevo. In quel momento pensai a Carmen la nostra bambina di due anni, pensai ai nostri progetti, ai suoi sogni e vidi solo il nulla intorno a noi. Sono passati tre anni, fino a poco tempo fa non ne volevo parlare con nessuno, il dolore era ed è ancora tanto. Ora ne voglio parlare affinché storie del genere non accadano più, voglio che un padre di famiglia dopo una giornata di lavoro torni a casa dalla sua famiglia. Non possiamo più farci scivolare questi morti addosso come se fossero dei banali incidenti, non sono morti bianche sono morti rosse, come il sangue che ho visto il giorno dopo dove è morto mio marito. Dopo tre anni ci sono 4 indagati per omicidio colposo, e non capisco perchè bisogna aspettare tanto per avere un pò di giustizia, e perchè mi devo sentir dire dall'avvocato di non aspettarmi che paghino con la galera … Sono molto scoraggiata anche perchè le udienze vengono sempre rinviate, e quella ditta continua a lavorare ed è brutto incontrarla per strada, mi fa molto male …”.

L’udienza doveva tenersi il 26 novembre scorso ma ancora una volta è stata rinviata.
Nell’esprimere la nostra incondizionata solidarietà ad Anna ed alla sua bambina Carmen, chiediamo che il processo, per accertare le responsabilità di questo infortunio mortale sul lavoro, sia celebrato e lo sia quanto prima.
Le istituzioni tutte debbono farsi carico di questo impegno civile e della solidarietà umana. La magistratura deve assolvere i propri compiti processuali di ricerca della verità nella giustizia. Non è accettabile questo stato di cose e non è possibile uccidere Giovanni ogni giorno dal 26 luglio 2007 !

Viareggio, 19 dicembre 2010
Assemblea 29 giugno - Associazione “Il mondo che vorrei” - Medicina democratica sezione Viareggio 29 giugno 2009

assemblea29giugno@gmail.com - ilmondochevorrei@yahoo.groups.it
per Anna: anna76vitale@alice.it

20/12/10

speciale 14 dicembre


dal blog proletari comunisti

"Penso che i ragazzi siano stati gli unici, specie negli ultimi tempi, che hanno saputo alzare la voce in un’Italia che non riesce a farlo, di fronte a un orrore che dura ormai da troppi anni". Così dice Bernardo Bertolucci, in un'intervista a Il Manifesto di sabati 18 dicembre. Come spesso accade, artisti, in generale facenti parte per soldi, usi e costumi, delle classi dominanti, riescono a trovare la frase giusta per fotografare una realtà, molto più degli addetti ai lavori della politica, dei partiti, dei sindacati, dei mass media. La battaglia di Roma può essere compresa anche alla luce di questo giudizio. Il movimento degli studenti e i pezzi di settori sociali scesi in piazza con loro, a Roma, come in tutt'Italia, hanno alzato la voce contro la riforma Gelmini, contro il Governo Berlusconi come rappresentanti 'estremi' del sistema sociale che produce una riforma Gelmini, che produce un governo come quello di Berlusconi. La lotta prolungata scoppiata da mesi e innalzatasi per partecipazione e combattività nelle ultime settimane, ha fatto del 14 dicembre una giornata possente e grandiosa, per due ragioni fondamentali. La prima, perché è riuscita a rappresentare la protesta giovanile e popolare, cosa che non era avvenuta neanche con la grande manifestazione degli operai il 16 ottobre; la seconda perché ha sfondato e attaccato il gigantesco apparato repressivo messo in piedi dal governo, con il sostegno totale dell'intero parlamento, volto ad impedire che il movimento arrivasse alle porte di essi. Lo ha sfidato, lo ha attaccato, lo ha battuto sul campo, con determinazione, rabbia, m creatività, mostrando, sia pure per una sola giornata, che esso è nudo, isolato e, perfino al suo interno, scarsamente motivato. L'entusiasmante battaglia condotta da migliaia e migliaia di giovani ha ricordato le pagine di Genova 2001 e a differenza di Genova questa giornata non passa alla storia per la violenza per lo schiacciamento della protesta ma per la parziale messa in rotta delle forze di polizia. La paura dello Stato a difesa del potere era uguale, ma non abbiamo avuto un Placanica, ma un finanziere a difesa della sua arma. E tutto questo non a caso. Perché dietro il Placanica che spara vi era la determinazione di uno Stato attrezzato per massacrare alla Diaz, torturare a Bolzaneto; dietro il finanziere vi era uno Stato in difesa perché sorpreso dall'attacco. E questo non per ragioni di addestramento militare, di regia occulta o di gruppi impropriamente definiti di black blok - tutte fandonie a cui possono credere solo i miserabili dell'opposizione parlamentare, la genia degli scribacchini e anche l'addomesticato scrittore Saviano, vittima del suo stesso personaggio- ma, e qui viene il secondo aspetto della frase che abbiamo posto ad inizio articolo, la legittimità sociale, politica, democratica e rivoluzionaria nel contesto della situazione attuale, dell'esercizio della forza da parte del movimento per far valere le sue ragioni. Legittimità che viene, innanzitutto, appunto dall'orrore che dura ormai da troppi anni, rappresentato dal governo Berlusconi, dalla pseudo opposizione nel Palazzo, dal sistema generale, globale, che definiamo moderno fascista, dalla democrazia borghese che ha generato i mostri al governo, negli apparati dello Stato, nella contaminazione dell'intera società che è sotto gli occhi di tutti. Questo orrore dà legittimità all'uso della forza, alla violenza giusta, di massa, all'assedio e attacco che la battaglia di Roma ha espresso. Rabbia, disperazione, inascolto delle voci degli studenti in lotta da mesi? Certo, tutte c'erano e anche ben giustificate. Ma tutto questo spiega le iniziative che ci sono stati anche prima del 14 dicembre, delle forme di protesta quelle visibili e mediaticamente efficaci che si sono utilizzate, ma non spiegano certo la sostanza della battaglia di Roma. La battaglia di Roma è per altro ben dentro la rivolta giovanile che si esprime negli altri paesi imperialisti e capitalisti in crisi, dalla furente Grecia, alla costante Francia, alla crescente Spagna, alla esplosione di Londra. In questo senso a Roma vince una linea di condotta e un'analisi della realtà che si incarna nelle rivolte in corso e che trova in tanti ragazzi interpreti freschi, quasi sempre efficaci, che accumulano sulla propria pelle, anche con fermi, violenze, botte, pressioni e ricatti, un'esperienza al servizio dell'opposizione reale e di un'alternativa politica e sociale allo stato di cose esistenti. 2 Il 14 dicembre però non è solo una pagina entusiasmante di rivolta, ma anche una pagina tragica. E il tragico non sta certo nelle cosiddette immagini di devastazione, di fuochi e distruzioni, su cui come sciacalli si sono buttati i mostri del governo e i giullari dell'opposizione. La tragedia è l'assenza reale della classe operaia e delle posizioni proletarie ad un appuntamento che qualsiasi persona di buon senso non poteva non considerare importante, in una certa misura, decisivo, legato e intrecciato com'era allo spettacolo del voto parlamentare comprato e venduto. Il 14 era il giorno giusto del possibile sciopero generale, mezzo normale e legittimo per alzare la propria voce a fronte della politica antipopolare del governo, allo scaricamento della crisi sulla pelle degli operai e delle masse popolari, all'emergere virulento del fascismo padronale interpretato dall'uomo nero della Fiat, all'avanzamento della trasformazione reazionaria di leggi e costumi in atto nel nostro paese - questo sì con feroce regia di un governo moderno fascista e razzista, in cui si raccoglie il fondo del barile della feccia borghese. In un paese normale, come usano dire i rappresentanti politici dell'opposizione e i dirigenti sindacali della Cgil, a fronte di una manifestazione come quella del 16 ottobre, alla scesa in campo del movimento degli studenti, alle proteste degli immigrati, ai tagli a tutti i settori sociali, all'emergenza dei rifiuti e dell'ambiente, lotte ed esigenze che hanno avuto una risposta totalmente sorda o negativa, ostentatamente negativa, sarebbe stato del tutto naturale promuovere lo sciopero generale per dare una spallata a questo governo, aiutarlo nella sua morte parlamentare e porre una ipoteca sugli sviluppi futuri nel paese. Ebbene è assolutamente grave che questo sciopero generale la Cgil non lo abbia volutamente proclamato. lo abbia volutamente contrastato, e, infine, che il gruppo dirigente Fiom continua a chiedere come un disco rotto, senza indirlo, creando uno stato di fatto . Altri sindacati, in altri paesi europei, ne hanno già fatto più di uno. Il mancato sciopero generale vuol dire isolare il movimento degli studenti, consegnarlo alla repressione, salvare il governo, molto più dei parlamentari in vendita di turno. La gravità di questo non è sufficientemente compreso nel movimento operaio e in parte rilevante della opposizione sociale e politica reale Anche la serie di gruppi operaisti, comunisti, di opposizione reale che giustamente denunciano, combattono il passaggio armi e bagagli nel campo del padrone di cisl e uil sono ciechi, ottusi e opportunisti nel non cogliere che nel contesto politico della situazione attuale, il ruolo più nefasto di partito della conciliazione reale, lo svolge la Cgil con il suo gruppo dirigente e apparato Il vero tappo che deve saltare, come Lama nel '77 sia pur in condizioni diverse - è il gruppo dirigente al servizio dell'opposizione parlamentare e dello Stato. .Sappiamo benissimo che parlare di gruppo dirigente della Cgil significa anche parlare dei partiti dell'opposizione parlamentare, ex parlamentari o aspiranti parlamentari, a cui i singoli dirigenti appartengono e che ne fanno la linea generale. Ma sappiamo anche quanto siano delegittimati già e giustamente nel movimento i dirigenti di tutti questi partiti, la cui natura di politicanti è divenuta ben chiara anche in questi giorni - basti pensare che il portavoce della Federazione della Sinistra è un personaggio quale Diliberto che a fronte degli scontri di Roma, si fa fatica a distinguerlo da Maroni nelle sue dichiarazioni. La Cgil, in quanto sindacato maggioritario e di opposizione, rappresenta d l'unico potere forte in grado di svolgere una funzione effettiva di contenimento del conflitto a fronte della radicalità effettiva che esso domanda e che in una certa misura le lotte di questi ultimi mesi mettono sul tappeto. La Camusso è stata tra le prime a condividere le posizioni del governo con la sua dichiarazione "la più totale condanna della guerriglia, di questa frangia violenta. E questo lo diceva mentre tutto il suo cuore era in Parlamento, tanto a ripetere pappagallescamente le parole di Fini: "In realtà non c'è più una maggioranza politica", differenziandosi poi da Fini aggiungeva: "se non ci sono le condizioni per riavere un governo del paese, è meglio andare alle urne", portando la favola falsa, per cui: "il vero problema è che non c'è più il governo", proprio mentre questo a tamburo battente e manu militari sta approvando la riforma Gelmini, dopo aver approvato il Collegato lavoro e la caterva di leggi e provvedimenti antioperai e antipopolari. La Camusso, diventando più governativa del governo, aggiunge "saggezza e attenzione per il paese richiederebbero di determinare un'agenda che si occupi della crisi... temo, invece, che avere una situazione di instabilità e code velenose non saranno utili al paese e che sono sempre un grande rischio". Con questa posizione la Cgil non non ha certo intenzione di dichiarare lo sciopero generale; anzi, la vera possibilità è che si finisca per assistere a una nuova parodia degli scioperi "antiterrorismo" degli anni passati, a fronte di un eventuale ulteriore sviluppo di giornate di 'guerriglia e di frange violente' quali quelle del 14 dicembre. Per questo diventa sempre più insostenibile, la posizione del gruppo dirigente della Fiom, anch'esso sceso immediatamente in campo con una oscena dichiarazione nei confronti della battaglia di Roma. Oscena perché non condivisa dalla grande maggioranza dei partecipanti e perfino quella parte del drappello Fiom presente alla manifestazione che abbia occhi e onestà intellettuali per vedere quello che realmente è successo. Ma non si può tornare a parlare di sciopero generale in sindacalese, come fa Landini nell'intervista a Il Manifesto, senza dare seguito al mandato che ha già e che le proviene dalla manifestazione del 16 ottobre e dalla virulenta emergenza nelle fabbriche di rispondere al fascismo padronale, che dalla Fiat si estende a tutto il padronato. Il livello minimo della decenza è la parola d'ordine: "operai, studenti, precari, disoccupati uniti nella lotta" che si traduca in uno sciopero generale che nel contesto attuale assuma la valenza di momento unificante e decisivo per dare uno sbocco politico e sociale al movimento in corso.

Saviano..la visione del mondo della ..sua scorta

da Valerio Evangelisti per infoaut

Roberto Saviano ha scritto, nella sua unica opera narrativa, verità innegabili sulla camorra e sull'intreccio tra affari e malavita. Gliene siamo tutti grati. Ha però interpretato la gratitudine collettiva come un'autorizzazione a predicare sempre e comunque, anche su temi di cui sa poco o niente.
Ecco che, su "Repubblica" del 16 dicembre, rivolge una "Lettera ai giovani" firmata da lui e, curiosamente, dall'agenzia che tutela i suoi diritti letterari. E' un'invettiva, a tratti carica di odio, contro i "cinquanta o cento imbecilli" che martedì scorso si sono scontrati a Roma con le forze dell'ordine che bloccavano il centro cittadino.

La lettera appare il giorno stesso in cui un gruppo di manifestanti è processato per direttissima. Preferisco pensare che sia un caso, anche se tanta tempestività potrebbe sembrare sospetta. Non dimentico che, solo pochi giorni dopo l'attacco a Gaza e il suo migliaio di morti, Saviano era in Israele a tessere l'elogio di quel paese intento a difendersi dai "terroristi", analoghi ai camorristi che minacciano lui.
Ma lasciamo correre, e lasciamo correre anche la connessione tra nazionalismo basco e traffico di droga, che lo stesso governo spagnolo dovette smentire.

Veniamo agli scontri di Roma. E' proprio sicuro, Saviano, che i dimostrati fossero cinquanta o cento? Per di più vigliacchi, piagnucolosi, descrivibili come "autonomi" o "black bloc" intenti a imporre la loro violenza - che a suo dire li diverte - alla folla passiva e terrorizzata del corteo? Oltre a parlare in tv, dovrebbe ogni tanto guardarne le immagini. In questo caso avrebbe notato una folla ben più numerosa, e una manifestazione tutt'altro che pronta a sbandarsi in preda alla paura. Così come avrebbe rilevato, nei giorni precedenti, episodi del tutto analoghi a Parigi, ad Atene, a Londra e un po' in tutta Europa. "Autonomi" e "black bloc" anche laggiù?
Ciò porterà, dice Saviano, a una limitazione degli spazi di libertà. Non considera che la libertà era già stata circoscritta, con cordoni tesi a proteggere i palazzi del potere da chi quel potere contesta. I dimostranti avevano annunciato che non si sarebbero lasciati imporre alcuna "zona rossa". Così è stato, nel preciso momento in cui si veniva a sapere che un governo discreditato aveva ottenuto la fiducia per pochi voti, grazie a espedienti inconfessabili. Una presa in giro per giovani che non scorgono alcun futuro, e vivono sulla loro pelle le conseguenze umilianti di pseudo-riforme modellate sulle esigenze dei privilegiati.

La reazione è stata di rabbia. Come poteva non esserlo? Solo chi vive fuori dal mondo potrebbe attribuirla all'azione di "cinquanta o cento" imbecilli innamorati della violenza.
Saviano, è noto, deve muoversi sotto scorta. Prima di lanciarsi in ulteriori predicozzi farebbe meglio a chiedersi se non si stia amalgamando alla scorta stessa, facendone propria la visione del mondo. Al punto da denigrare chi già subisce umiliazioni quotidiane, e di dire a chi detiene il potere ciò che ama sentir dire. Con tanto di menzione dell'agenzia letteraria, a tutela del copyright.

Unità per lo sciopero generale

la battaglia di Roma ha inferto un duro colpo al governo e allo stato dei padroni e aperto la strada a una fase nuova del movimento di lotta ora è necessario che l'intero movimento di lotta scenda in campo costruendo uno sciopero generale dal basso che abbia le stesse caratteristiche della battaglia di Roma contro il governo Berlusconi e ogni governo dei padroni ovvero l'assedio dei palazzi del potere,il blocco delle città, la lotta prolungata sulle rivendicazioni essenziali del movimento studentesco operaio e popolare, va detto però con chiarezza che l'ostacolo principale di un movimento contro padroni e governo di questo tipo è l'attuale opposizione parlamentare e il gruppo dirigente e buona parte degli apparati della CGIL
Senza tracciare una linea chiara su questo l'obiettivo dell'accumulazione delle forze necessarie non è raggiungibile

in ogni fabbrica , posto di lavoro, luogo di aggregazione di lotta prendiamo posizione, organizziamo le nostre forze, mobilitiamoci con gli studenti, come gli studenti per lo sciopero generale

slai cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
16-12-2010

Ben tornata lotta di classe!

Il fuoco della conoscenza

di Gigi Roggero

É istruttivo ricostruire la giornata del 14 dicembre 2010 attraverso le convulse e affannate cronache del sito di Repubblica. Fin dal primo mattino, fiduciosi nella sfiducia all'ormai impresentabile bubbone Berlusconi, l'attenzione si è concentrata sull'aula parlamentare, sul frenetico inseguimento delle voci di corridoio, sulle ultime compravendite di voti. Le manifestazioni di piazza, dopo essere state accarezzate e coccolate per settimane, sono relegate a metà pagina, eco di contorno di un popolo pronto a inneggiare alla caduta del tiranno. Si capisce: ora, a un passo dall'auspicata uscita di scena del malvagio di Arcore, il problema è ricondurre tutto alla soluzione istituzionale. Ma poco prima dell'ora di pranzo prendono corpo i fantasmi del colpo fallito: al gruppetto capeggiato da Calearo, ultima perla lasciata in eredità dal geniale Veltroni, si aggiungono le futuriste Siliquini e Polidori. Quest'ultima ci restituisce l'immagine simbolo non solo della giornata, ma di un'era politica: la proprietaria del Cepu ha venduto il proprio voto per salvare un'impresa in cui da oggi, oltre alle lauree, si possono comprare anche le fiducie parlamentari. Ecco l'investimento in formazione e ricerca, ecco l'idea di università che agita i sonni della maggioranza e delle opposizioni! Non si capisce più chi ha tradito chi, semplicemente perché la posta in palio non è un progetto politico, ma la sopravvivenza di ceti politici. Tra cavaliere e cavallo non c'è differenza. Tutto il resto è storia nota: il badogliano Fini è sconfitto (evviva!), Berlusconi - mischiando Pirro e Romolo Augusto nell'avanspettacolo - prolunga la propria agonia da animale braccato e consegna i suoi ultimi mesi nelle mani della Lega, lo spettatore Bersani contempla la propria impotenza, i mercenari dell'Italia dei Valori dimostrano di che pasta è fatto il partito giustizialista.
Allora lo scenario cambia rapidamente: bisogna ridare la parola alle piazze. Dal sito di Repubblica rispuntano ovunque cortei e mobilitazioni, il messaggio è che il popolo protesta contro la mancata caduta di Berlusconi. Come tutti i popoli, è anche questo disincarnato, surrettizia unità di individui privi di voce e soggettività, dunque in attesa di farsi rappresentare. Ecco che, però, il reale squarcia il reality show. Non c'è più piazza del popolo, perché il popolo si spacca: studenti e precari si riprendono ciò che è loro, da Londra all'Italia le fiamme illuminano la strada verso una nuova Europa. Il sito impallidisce terrorizzato: dov'è finito il popolo educato dell'anti-berlusconismo, dove sono andati gli immaginari bravi ragazzi che piacciono a XL e che si difendono con la cultura e i libri? Scomparsi, e al loro posto ecco calare da chissà dove i black bloc. Il sapere non è più la sacra icona del pubblico da difendere, ma è una mostruosa arma con cui fare male al nemico. É l'intelligenza collettiva di organizzarsi nello spazio metropolitano, di rendersi imprendibili, di farsi sciame e di attaccare nei punti migliori.
I buoni e i cattivi, storia nota si potrebbe pensare. E invece, qua c'è una grande novità. A prendere parola, collettivamente e in modo giustamente furioso, è una generazione di studenti, precari e operai che ha una percezione assolutamente corretta della propria condizione: mobilità sociale bloccata, indebitamento per il welfare, assenza di reddito e garanzie, declassamento come orizzonte permanente. L'assenza di futuro è, innanzitutto, insopportabilità del presente. Sono passati due anni dall'Onda, dall'illusione che mettendo in galera i corrotti si risolvesse la propria condizione di precarietà. La crisi ha scavato a fondo. Le lotte hanno determinato la crisi, la crisi ha lavorato per le lotte: nelle assemblee di scuole e università i discorsi sulla meritocrazia si indeboliscono, non si sentono quasi più quelli sulla legalità o la giustizia. La linea discriminante non corre più tra violenza e non-violenza, ma tra violenza dei governi, della polizia e delle banche, e forza costituente. Studenti medi e appena entrati all'università, i veri soggetti nuovi del movimento, sono radicali nei comportamenti e nell'espressione di piazza perché hanno afferrato la radice della questione: o si trasforma tutto, o la crisi la pagheremo noi. Insomma, a bruciare sulle barricate dei palazzi assediati è la fiducia non solo in questo o quel governo ma nella speranza, che - come Monicelli ci ha insegnato - è una trappola dei padroni.
É questo il motivo per cui i cortei studenteschi incontrano questa diffusa solidarietà, perfino quando bloccano gli snodi centrali della comunicazione e del traffico metropolitano nelle ore di punta. Non perché sono i giovani bravi ed educati che sogna Repubblica, ma perché a partire dalla loro parzialità parlano il linguaggio della generalizzazione contro l'interesse generale - quello del paese e dunque dei Montezemolo e dei Marchionne. Perché parlano il linguaggio della lotta alla precarietà permanente, della riappropriazione della ricchezza comune, dell'autonomia e della libertà - quella senza popolo e contro l'imposizione del futuro. Perché parlano un linguaggio di classe. Chi pensa di poter ricondurre i conflitti e questo processo di soggettivazione nei codici della compatibilità rappresentativa o alla difesa dell'università pubblica, chi pensa che finita la battaglia si ritorni allo status quo ante ha sbagliato i propri conti, né più né meno delle odierne maggioranze e opposizioni. Lo avevamo detto: il Ddl Gelmini è un casus belli, la guerra vera inizia ora. Dove qualcuno tifava per un 25 luglio, si è aperta la strada di un 25 aprile. In serata, allora, il quadro istituzionale si ricompone unanime intorno alla condanna degli studenti e dei precari. Vuol dire che hanno paura. Era ora.

16/12 Comunicato studenti Sapienza: la nostra fiducia non è in vendita!

da ateneinrivolta

Quella del 14 dicembre è stata una giornata che ha segnato un dato di partecipazione fuori dall'ordinario. Oltre centomila tra studenti universitari e medi hanno manifestato con forza e determinazione per le strade di Roma bloccando ancora una volta la mobilità e riempiendo le strade con la loro indignazione verso l'operato del governo.

Sfiducia dal basso per il governo, si era detto, e sfiducia dal basso per il governo è stata, nel momento in cui tutta la pluralità di soggetti che hanno animato e costruito la resistenza nei confronti di un governo incapace, hanno sfilato per le vie di Roma assediando tutti assieme i luoghi decisionali del paese.

Due elementi sono emersi ieri nella città di Roma. Il primo è una democrazia viva, incarnata nei desideri e nei bisogni di una intera generazione, che costruisce ogni giorno il proprio diritto al futuro e ad una formazione di qualità, che vive sulla propria pelle le conseguenze della precarietà del lavoro e della vita. Una generazione che ha deciso di non accettare divieti nella giornata di martedì, e che ha cercato di raggiungere il Senato della Repubblica, per esprimere con forza il proprio dissenso. L'altro elemento è quello di un governo oramai in trincea, separato dal paese reale, ostaggio della propria corruzione e del proprio decadimento, espressione di una compravendita di voti impensabile in un paese europeo.
Proprio la notizia della fiducia alla Camera ha provocato un'esplosione di rabbia senza precedenti in Piazza del Popolo. Una rabbia che si è espressa collettivamente nei confronti di un governo che ha deliberatamente scelto di ignorare un'intera generazione in lotta da anni. La rabbia e la determinazione esplose nel pomeriggio sono la diretta conseguenza dell'atteggiamento del governo, che ha deciso di passare sopra ogni istanza e spinta proveniente dai movimenti studenteschi, come da quelli dei lavoratori, dei comitati di Terzigno e dell'Aquila e di tutte le componenti sociali in piazza il 14 dicembre, comprandosi letteralmente la possibilità di continuare a governare questo paese.
Per questo ci teniamo a sottolineare che non ci appartengono vecchie etichette proprie di movimenti passati: black block, estremisti, violenti sono termini che non ci appartengono. Ci appartiene invece l'indignazione e l'espolosione di una rabbia sociale diffusa, l'ansia per il futuro e la voglia di continuare a costruirlo giorno dopo giorno.
Il 22 dicembre ritorneremo nelle strade di questa città, nonostante la certa approvazione del Ddl Gelmini, la posta in palio per gli studenti è molto più alta. Dopo martedì non torneremo indietro continueremo a costruire un'unione reale con tutti i conflitti sociali per mandare a casa questo governo. La nostra fiducia non è in vendita!

Solidarietà agli studenti e alle studentesse arrestati!

SEI NIGERIANA E TI SPOSI ? TI LICENZIO !

Nello scorso mese di marzo, una operaia nigeriana della Damiani & Zara srl, società che condivide il medesimo capannone, il medesimo spiazzo e la medesima caldaia, con la Damiani Daniela - Laboratorio artigianale, licenziava una operaia nigeriana, Julia, al ritorno dal suo congedo matrimoniale. Aprivamo una vertenza e si raggiungeva un accordo prima di giungere al processo, che portava Julia al reintegro nel mese di luglio 2010 ed alla corresponsione delle mensilità non lavorate. Nel frattempo, Joy, una sua amica nigeriana, che fa lo stesso lavoro presso il Laboratorio artigianale, assieme a Julia eccepiva oltre che la bontà del contratto di apprendistato, anche differenze retributive, ferie forzate e discriminazione. Subito dopo l'avvio della vertenza di Joy, a giugno, iniziava un nuovo ciclo di contestazioni disciplinari, addirittura giungendo, dopo la riassunzione di Julia, verso la fine di luglio 2010, a ben 6 sanzioni disciplinari per 4 fatti diversi, uno persino tardivo essendo riferito alla fine di maggio 2010, nel breve volgere di 2 giorni solari. Alle impugnazioni, seguiva una drastica riduzione delle sanzioni e l'annullamento di 2 di esse. La commercialista incaricata di rappresentare l'azienda, così come rifiutava di presenziare a due vertenze contro il mobbing attuato verso Julia e Joy (Julia dopo la riassunzione non può più mangiare in ditta durante la pausa pranzo perché per pararsi, hanno tirato su un muro come a dividere le due aziende all'interno dello stesso capannone; Joy era discriminata e mobbingzzata con atteggiamenti drastici ed autoritari), garantiva che "non era assolutamente intenzione" dell'azienda Damiani Daniela - Laboratorio artigianale, di licenziare Joy, bensì di farle prendere atto delle modalità di comunicazione delle malattie (la azienda non paga l'indennità di malattia conto ditta attaccandosi al contratto metalmeccanici artigiani, contratto applicato in forza della collocazione aziendale, ma se le due aziende fossero in realtà una sola ? saremmo quasi a 30 operai-operaie immigrati-e, che quando entrano in fabbrica hanno alto sul pinnone il vessillo italiano), della necessità del nome sul campanello, del fatto che occorre saper distinguere meglio i chip gli uni dagli altri (e che altri due operai-operaie erano stati più pesantemente sanzionati).

Sappiamo bene come è difficile portare gli operai a testimoniare in questi anni fascisti. Tanto più adesso che in certe ditte usano gli immigrati di una nazione contro quelli di un'altra. E visto che erano stati fatti 3 nuovi assunti e che Joy era in scambio di raccomandate per ottenere il suo congedo matrimoniale (si sposa all'inizio di gennaio in Nigeria), era necessario mostrare il pugno di ferro !

Ma siamo rimasti stupiti della formula usata per il licenziamento di Joy (1-1 palla al centro), il sig.Zara (titolare dell'altra delle due società) è andato dalla Joy nella parte del Laboratorio artigianale, a dirle come mai usava l'avvitatore manuale anziché quello automatico, ce n'è uno solo, e sono in 15 a doverlo usare, quindi Joy usa sempre quello manuale da anni ed anni. Al sorriso innocente di Joy, preso per offesa impudente, è seguito il licenziamento disciplinare, che ora è impugnato dallo Studio Legale Simioni di Padova, che già era intervenuto nel primo licenziamento.

Speriamo che le donne del Veneto, e le cittadine di Mogliano Veneto, aiutino Joy a riprendere possesso del Suo Lavoro !

Disoccupati organizzati Treviso di SLAI Cobas per il Sindacato di Classe

L'MFPR DI TARANTO AVVIA LO STUDIO DE "L'ORIGINE DELLA FAMIGLIA, DELLA PROPRIETA' PRIVATA E DELLO STATO".

GiustificaIeri le lavoratrici, disoccupate del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario di Taranto hanno iniziato lo studio collettivo del testo di Engels "L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato".
Lo scopo di questo studio è principalmente formativo, per rafforzare la teoria, le basi storico materialistiche della condizione delle donne, dell'intreccio classe/genere, come indispensabile arma di lotta della battaglia su tutti i campi, pratico e ideologico, delle donne che hanno una doppia rivoluzione da portare avanti.
Ma appunto perchè lo studio per noi è un arma di lotta esso ha lo scopo anche di criticare altre teorie o idealiste o parziali, che o vedono la lotta contro la condizione di doppio sfruttamento e oppressione delle donne principalmente e a partire dal campo delle idee, e quindi, in ultima analisi lasciano alle intellettuali il ruolo principale; o vedono l'albero e non la foresta di cui l'albero è parte e prodotto, l'effetto e non le cause, il maschilismo e non il sistema sociale che lo produce, che vedono il genere e non la classe - come altre concezioni e politiche vedono la classe e non il genere.
Teorie che in ultima analisi portano ad una stessa conseguenza: il riformismo, che nel campo del movimento delle donne è ancora più criminale.

Nella lettura collettiva del 1° capitolo del testo di Engels alcune discussioni delle compagne si sono concentrate: sulla critica al determinismo (che può sfociare in ultima analisi in una visione religiosa) che porta ad oscurare il ruolo sempre trasformante, dirompente dell'umanità liberata dalle catene della borghesia; sul rapporto/scontro tra sviluppo delle forze produttive e rapporti di produzione, e sull'enorme potenzialità di sviluppo delle forze produttive, una volta rotti gli attuali rapporti di produzione capitalistici.

Nella riunione abbiamo ripreso anche l'opuscolo "Spunti di dibattito per un movimento femminista proletario rivoluzionario" che riporta il seminario del 1995 e che riguardava proprio la concezione storico materialistico dialettica della condizione delle donne.
Di esso riportiamo due parti (l'opuscolo può essere inviato a chiunque ce lo richieda):

"... la questione femminile viene posta in genere in modo totalmente rovesciato: prima ci deve essere il pensiero e poi questo pensiero deve produrre una pratica. Il problema è che la stessa ideologia, le concezioni... non provengono dal cielo o da fatti individuali o sono innate, ma sono legate ad un processo storico, a una condizione di classe...";
"... rapporto tra lotta delle donne e comunismo. Nei collettivi femministi non è tanto scontato parlare di comunismo. Ma insieme alla classe proletaria, che storicamente, materialisticamente è la classe più conseguente con la prospettiva comunista, sono le donne quelle che più di ogni altro hanno a che fare con il comunismo, perchè la lotta delle donne non è una lotta parziale, settoriale, ma una lotta che mette tutto in discussione anche i rapporti tra le persone, donne e uomini. E' generale, nel senso che riguarda non solo la struttura o il tipo di governo, ma va alla radice delle questioni... ha a che fare con l'insieme della concezione della vita... In questo senso se qualche lotta deve essere comunista, in termini di una società in cui i rapporti tra le persone non sono più guidati e basati sulla proprietà privata (anche della donna) e sul profitto, questa è la lotta delle donne...".

17.12.10

roma 14 dicembre ... e la ritrovata fiducia in noi stessi

Grecia, Francia, Inghilterra, Spagna… Italia. La tempesta sociale che attraversa l’Europa della crisi ha finalmente scavalcato le Alpi e ha incendiato la capitale. Qualche piccolo fuoco aveva già iniziato a scaldarci durante queste settimane di mobilitazione studentesca, eppure nessuno se l’aspettava.

Doveva essere il solito corteo nazionale pieno di innocua indignazione. La grande manifestazione dei “berlusconi pezzo di merda!” su cui La Repubblica aspettava di scrivere un bel articolo per portare un po’ di acqua al mulino del PD. Il solito corteo da cui si torna frustrati pensando “eravamo così tanti e… porco dio non abbiamo fatto nulla”. La solita giornata da cui il massimo che ci si può aspettare è qualche azione simbolica e mediatica a uso e consumo di telecamere e giornalisti.

A migliaia invece, abbiamo imposto il nostro protagonismo. Abbiamo rifiutato un copione già scritto che ci voleva relegare a pure comparse in una battaglia tutta istituzionale da giocare all’interno delle aule parlamentari e decide quale sarà il prossimo governo a sfruttare e reprimere.

“Solo stati i Black block”, “erano tutti infiltrati”, “i soliti provocatori”. Tv e stampa fanno il loro mestiere: distorcere la realtà. Troppo fastidioso ammettere che ad attaccare banche e negozi di lusso e a scontrarsi con i reparti antisommossa sono stati migliaia tra studenti, precari, giovani e giovanissimi. Nessuna regia, nessuna premeditazione. Una rivolta spontanea che ha colto di sorpresa anche i rivoltosi. Un moto di dignità di una generazione fino ad ora abituata a subire che non aspettava che esplodere.

Mentre al Senato il parlamento otteneva la fiducia, noi eravamo in piazza a ritrovare la fiducia nelle nostre forze e a sperimentare la forza della nostra determinazione. Roma è stata una grande rivincita morale di tutti i movimenti che in questi giorni, mesi, anni hanno assaggiato la violenza delle merde in divisa e dei loro manganelli. L’ordine delle cose per dei momenti si è finalmente ribaltato. Le camionette in fiamme, i poliziotti che scappano e i loro volti (non più sghignazzanti ma impauriti) ci hanno insegnato che difendersi e rispondere alla violenza di stato è possibile.

Quello di Roma è stato un gran giorno perché abbiamo fatto paura, e non solo ai celerini schierati in piazza. Roma fa paura, perché rimbomba come un monito nelle teste di governanti e padroni: il sogno post-moderno del cittadino docile sempre disponibile a calare le braghe potrebbero terminare.

Noi, la generazione di chi deve avere paura del proprio futuro. Noi che ogni giorno dobbiamo aver paura del professore e del suo giudizio, del 5 in condotta, del limite di assenze. Noi che ogni giorno dobbiamo aver paura di essere reputati merce difettata nelle fabbriche di precari che vanno sotto il nome di scuole ed università e scartati dalla selezione. Noi che dobbiamo aver paura di dire “A!” sul posto di lavoro perché potrebbe costarci il licenziamento, noi che dobbiamo aver paura di non aver sorriso abbastanza e non aver fatto finta di essere abbastanza docili al colloquio di lavoro. Noi che dobbiamo aver paura del palazzinaio a cui se non paghiamo l’affitto ci fa sfrattare. Noi che dobbiamo aver paura ogni volta che la sera incrociamo una pattuglia, consapevoli che chiunque potrebbe essere il prossimo Cucchi o Aldrovandi. Noi che ogni volta che ci ribelliamo dobbiamo aver paura delle conseguenze fisiche e penali.

Noi, martedì, non abbiamo avuto paura.

Noi, martedì, abbiamo fatto paura. E continueremo a farla.

Noi, la generazione che i padroni volevano rassegnata a questo presente, isolata in un social-network, sorda con un i-pad nelle orecchie. Noi, la generazione a cui hanno raccontato che i tempi delle lotte sono finite, che le hanno fatte già i nostri genitori e meglio di noi. Ad Atene, Parigi, Madrid Londra, Roma, una nuova generazione di oppressi ha fatto irruzione in una storia da troppo tempo determinata solo dai padroni.

Roma si lascia alle spalle questa cesura irreversibile. Il campo delle possibilità da ora è aperto.

E la rivolta, si è visto, è contagiosa.

da Firenze

17 dicembre: la Bergamo nera ricca,putrefatta, leghista, razzista violenta minorenni ?

da proletari comunisti

Rai 3, Bergamo scioccata
A «Chi l’ha visto?» racconti horror: «Sesso in villa con bambine»

17 dicembre 2010 Giornale di Bergamo

Una villa in provincia di Bergamo dove uomini adulti avrebbero rapporti sessuali con ragazzine di 12-13 anni, ma anche un gruppo di delinquenti che a Zingonia si "divertirebbe" a molestare e violentare minorenni. E’ stata una puntata choc quella del programma «Chi l’ha visto?», andata in onda mercoledì sera su Raitre; una puntata durante la quale, nel corso del servizio sulla scomparsa di Yara Gambirasio, la 13enne sparita da Brembate Sopra lo scorso 26 novembre, è stato descritto un luogo di "incontri" che richiamerebbe il film «Eyes wide shut» di Stanley Kubrick, non fosse che ad avere rapporti tra di loro sarebbero delle persone adulte, anche molto mature, e delle minorenni ancora giovanissime, che verrebbero adescate dentro o all’esterno di palestre e piscine. Ed è proprio fuori da una palestra, quella del centro sportivo di Brembate Sopra, che Yara si è come volatilizzata, forse mentre tornava a casa sua in via Rampinelli, a soli 700 metri di distanza.
«Il fatto di cui sto per parlare mi è accaduto nei primi dieci giorni di novembre, quando lavoravo in un centro massaggi di Milano», ha raccontato una donna, col volto oscurato e la voce camuffata, a un’inviata della trasmissione Rai, che si occupa di persone scomparse. «Non ricordo il giorno preciso, ma posso dire con certezza che verso le 15.30 circa arrivò una telefonata: un uomo chiedeva un trattamento. Gli risposi che c’era disponibilità e lui disse che sarebbe arrivato verso le 19.30». Il signore che si presentò quella sera al centro «era una persona tranquilla, con una voce forte, molto autorevole come timbro, però abbastanza distinta ed elegante. Durante il trattamento mi disse che a lui piaceva dominare le donne, però quelle piccole, di 12-13 anni. Le chiamava ragazzine, non bambine. Gli chiesi come le "trovasse". Lui, con molta disinvoltura e tranquillità, mi rispose: "Il metodo è semplice. Ci sono tante piscine e palestre e lì ce ne sono tante. Avvicinarle non è difficile: basta che ci sia una figura femminile che le agganci o comunque parli con loro. Una volta che la ragazzina si tranquillizza il gioco è fatto". Io sono rimasta un po’ sconcertata. Lui parlava in maniera molto realistica, come fosse abituato, come se raccontasse qualcosa di sé o di qualcosa che aveva fatto, anche molte volte».
Il racconto della testimone, però, è andato oltre. Perché, una volta adescate le ragazzine, l’uomo le avrebbe raccontato «che la fase successiva è quella di portarle in un posto dove ci sono altri uomini. Non mi ha detto il luogo preciso, mi ha solo parlato di una villa molto isolata e molto grande nella zona della Bergamasca, dove lui partecipava a questi "incontri". Immagino ci sia un giro di soldi che ruota intorno a tutto questo. Gli ho chiesto che mestiere facesse. Mi ha detto che era nel campo dell’edilizia e mi ha dato l’impressione di essere un uomo facoltoso e benestante; sicuramente lo era per come si è presentato. L’aspetto fisico? Era abbastanza robusto, non molto alto - circa un metro e 70 -, aveva un po’ di pancetta e poteva avere sui 55-60 anni. Mi ha detto che era di fuori Milano: io credo venisse proprio dalla Bergamasca».
Una testimonianza quanto meno scioccante quella fatta sentire da «Chi l’ha visto?», anche se la conduttrice Federica Sciarelli ci ha tenuto a precisare che, naturalmente, non è detto che la vicenda (a patto che sia vera) abbia qualcosa a che fare con Yara. E, d’altra parte, dal comando provinciale dei carabinieri di Bergamo, che insieme alla Polizia sta indagando sulla scomparsa della 13enne di Brembate Sopra, fanno laconicamente sapere che «non sono mai arrivate segnalazione di ville in cui si violentano bambine in Bergamasca. Se ce ne saranno di attendibili le verificheremo».
Durante la puntata di mercoledì sera, ad ogni modo, il programma non si è limitato alla testimonianza shock sulla «villa del sesso». In precedenza, infatti, era stata letta una lettera (non firmata) di una sedicente ragazza residente a Zingonia, che denunciava la presenza, nell’area, di «un gruppo composto da alcuni delinquenti pericolosi che si divertono a molestare ragazzine (l’ho sperimentato sulla mia pelle). Lo stesso gruppo, oltre a un furgone bianco sparito da quando è successo il caso di Yara, possiede un’utilitaria bordeaux». Tra l’altro la maggior parte di questi delinquenti lavorerebbe «nei cantieri della Bergamasca: cercate informazioni lì! Non è stato mai fatto nulla per fermarli e questi continuano a fare a modo loro con risse, molestie e violenze su noi innocenti ragazze, minacciandoci in più modi». La lettera si conclude con un’esortazione: «Indagate e fermateli!». Da noi interpellato sulla questione, il capitano della compagnia di Treviglio Antonio Berardi ha categoricamente smentito il fatto che i carabinieri abbiano mai ricevuto segnalazioni relative a un gruppo di molestatori o violentatori, tanto meno muniti di un furgone bianco, «nella zona di Zingonia o altrove». Né avrebbero a che fare con questo fantomatico gruppo i due marocchini arrestati proprio mercoledì a Zingonia con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di una ragazza.
Che le segnalazioni fatte «Chi l’ha visto» siano vere o meno una cosa, comunque, è certa: il caso di Brembate Sopra sta facendo sentire i suoi effetti in tutta la Bergamasca (e in tutta Italia).

19/12/10

15 dicembre: Ravenna: immigrata muore perchè abbandonata dalle istituzioni

Ravenna: immigrata muore perché abbandonata dalle istituzioni

Se sei povero ed immigrato sei invisibile pure nel "ricco" nord est amministrato dalle giunte di centrosinistra.

Un'immigrata nigeriana di 38 anni è morta nel suo appartamento gestito da Acer in via Gulli a Ravenna. Se, come sembra, sia morta per intossicazione da monossido di carbonio causato da un
braciere, i responsabili sono le istituzioni che l'hanno abbandonata a se stessa, prima di tutto l'Hera, che aveva piombato il contatore del gas perché l'immigrata non riusciva a pagare le bollette, e poi anche l'Asp (ex Consorzio dei servizi sociali) che gli ha negato il sostegno economico lasciandola da sola con 2 bambine di 10 anni. Questa morte pesa sulla coscienza di questa Amministrazione comunale i cui responsabili devono pagare il massimo della pena per quest'omicidio e farsi carico immediatamente delle 2 bambine rimaste sole.

Slai cobas per il sindacato di classe- Ravenna

Cristina, bimba rom dopo 20 sgomberi in un anno non ce l'ha fatta...




















Un "nonno" volontario accompagna i bimbi a scuola nell´ambito del
progetto "Piedibus". Giunto davanti al cancello della scuola di via Cima trova un cartello, scritto da alcune mamme: CRISTINA E I SUOI GENITORI NON CE L´HANNO FATTA A RESISTERE AGLI SGOMBERI...20 IN UN ANNO ......

14/12 Fiom: “ Inaccettabili gli atti di violenza premeditati”- Di inaccettabile vi è solo il comunicato della segreteria fiom - vergognatevi!

da proletari comunisti

la segreteria Fiom invece di vergognarsi per il mancato e necessario sciopero generale contro padroni e governo, invece di vergognarsi per aver lasciato il movimento degli studenti e i settori proletari in lotta, invece di vergognarsi per l'atteggiamento di prima fuochista ora pompiere si unisce alla canea dello stato e del governo Berlusconi, invece di denunciare la violenta repressione poliziesca contro il più che legittimo assedio del Parlamento

nelle fabbriche questa posizione deve essere apertamente denunciata e condannata
bisogna stare con gli studenti, e fare come gli studenti
battersi per lo sciopero generale dal bas contro padron Fiat e contro tutti i padroni, contro il governo Berlusconi e ogni governo dei padroni

proletari comunisti
15 dicembre


Fiom: “Una grande manifestazione democratica. Inaccettabili gli atti di violenza premeditati”

La Segreteria nazionale della Fiom-Cgil, ha rilasciato oggi la seguente dichiarazione.

“La Fiom ha partecipato oggi ad una grande manifestazione democratica rispondendo all’appello degli studenti, in difesa del diritto allo studio e dei diritti nel lavoro che sono sotto un attacco senza precedenti, in continuità con la manifestazione dei metalmeccanici del 16 ottobre e a quella della Cgil del 27 novembre”.

“Verso la conclusione della giornata, gruppi organizzati totalmente estranei alle regole che il corteo si era dato nel costruire il proprio percorso, hanno messo in pratica atti di violenza e di guerriglia urbana inaccettabili. Inoltre tali gravi episodi hanno oscurato il senso della manifestazione che esprimeva il dissenso verso il Governo e verso lo spettacolo poco edificante in corso in Parlamento”.

“Il corteo ha continuato a sfilare pacificamente sul Muro Torto per raggiungere l’università della Sapienza riaffermando gli obiettivi della manifestazione e la pratica democratica, che è l’unico antidoto all’involuzione autoritaria in atto nella società”.

Fiom-Cgil/Ufficio stampa

14 dicembre, una giornata storica. Ma non è che l'inizio

Da proletari comunisti

Oggi a Roma - il movimento degli studenti e le parti del movimento proletario in piazza rappresentano il paese reale e l'opposizione reale, rappresentano le decine di migliaia che saranno in piazza in ogni città possibile, rappresentano le centinaia di migliaia di operai e studenti, precari e disoccupati scesi in lotta e in piazza in questi due mesi sarebbe servito oggi lo sciopero generale per rovesciare il governo comunque, per affermare il peso e la forza del movimento operaio e popolare, per non lasciare solo lo straordinario movimento degli studenti in corso se questo non c'è le responsabilità ricadono sulla CGIL, la sua direzione di destra, il suo asservimento all'opposizione parlamentare questa giornata passa alla storia innanzitutto per questo coloro che si pongono alla coda della direzione della cgil, non l'attaccano apertamente, tradiscono oggi gli interessi reale del movimento operaio e studentesco
la fiom aveva il consenso e l'adesione di tutti i suoi iscritti e della maggioranza operaia per lo sciopero generale, ma non lo ha dichiarato, se l'è cavata con una dichiarazione ipocrita di partecipazione alla giornata di oggi a livello romano, nulla succede invece nelle altre città questo non salva l'anima di Landini e il suo gruppo dirigente gli operai fiom hanno bisogno di un sindacato di classe e di una struttura sindacale di classe, che l'attuale fiom non garantisce, per questo serve l'unità operaia per il sindacato di classe - senza lotta contro l'attuale gruppo dirigente anche della fiom, questo obiettivo non è raggiungibile mentre in parlamento si consuma il rito della compravendita lo stato i suoi sbirri fronteggiano il movimento per rispondere con la violenza di stato alla parte migliore del nostro popolo studenti, precari, operai,cassintegrati precari, terremotati, immigrati resistere e opporsi alla violenza di stato e necessario, ma arriva il tempo che la migliore difesa è l'attacco, la forza politica organizzata che nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse, possa imporre le ragioni della classe operaia, del movimento studentesco, delle masse popolari , ragioni che si basano sull'esercizio della forza per la trasformazione sociale e politica per la rivoluzione necessaria oggi è un giorno importante per aprire questa strada, contro la via parlamentare ed elettorale per l'alternativa rivoluzionaria

proletari comunisti -PCm Italia
14 dicembre 2010

nella grandiosa battaglia di Roma gli studenti e i proletari ribelli hanno vinto, lo stato dei padroni è stato messo in scacco

dopo Genova, la più grande battaglia nel nostro paese

in ogni città vi è stata lotta e ribellione

sindacati confederali partiti parlamentari ed ex parlamentari non c'entrano niente o sono fuori e in alcuni casi contro

ora in ogni città la lotta continua
in ogni posto di lavoro bisogna prendere posizione a sostegno del movimento degli studenti, per la libertà degli studenti arrestati e fermati

la riforma Gelmini deve cadere, il governo Berlusconi deve cadere con lo sciopero generale, con la forza del movimento di massa e deve essere sbarrata la strada a ogni governo dei padroni per la rivoluzione necessaria

proletari comunisti-PCm Italia
15 dicembre 2010

Il 14 dicembre è già cominciato - giusta e forte contestazione di Bonanni a Roma - presenti e solidali con lui Angeletti e l'ignobile Camusso

da Proletari Comunisti

ROMA - Un gruppo di studenti, lavoratori e precari ha fatto il suo ingresso nell'Auditorium di Via Rieti, dove e' in corso la presentazione del libro del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, cui partecipano anche i leader di Cgil e Uil, Camusso e Angeletti. I manifestanti e il servizio d'ordine sono venuti a contatto. I contestatori gridano allo sciopero generale, urlano ''fascisti'' all'indirizzo dei presenti e rivendicano che ''il contratto non si tocca'', e' una ''vergogna''. Alcuni manifestanti sono stati allontanati con la forza da parte del servizio d'ordine.

Un gruppo di 40-50 persone, tra lavoratori, cassintegrati, precari della scuola e studenti, ha fatto irruzione nell'auditorium di via Rieti, dove si sta per svolgere la presentazione del libro del segretario della Cisl Raffaele Bonanni. I manifestanti hanno esposto uno striscione con su scritto: ''contro il patto sociale sciopero generale'' e gridato slogan sulla loro condizione precaria: ''noi la crisi non la paghiamo''. Il servizio d'ordine della Cisl si e' quindi attivato per fermare i manifestanti e li ha spinti fuori dall'auditorium. Nel parapiglia sono cadute piante e transenne e un uomo di 74 anni si e' fatto male a una spalla andando a farsi controllare. Anche all'esterno dell'auditorium i manifestanti hanno proseguito a gridare slogan contro i sindacati e il governo. Ora all'interno dell'auditorium, dove intanto sono entrati da un ingresso secondario il ministro del Lavoro Sacconi, e la presidente di Confindustria Emma Marcegalia, la situazione e' si e' tranquillizzata e il convegno e' iniziato. All'esterno il gruppo di manifestanti se ne e' andato.


Russia: ogni quaranta minuti una donna viene maltrattata tra le mura di casa

da PeaceReporter:

Ogni anno 14mila donne perdono la vita e 650mila sono coinvolte nelle violenze domestiche

È allarme violenza tra le mura di casa in Russia: ogni 40 minuti una donna muore per i maltrattamenti subiti da mariti, fidanzati o amanti.
Ogni anno 14mila donne perdono la vita e 650mila sono coinvolte nelle violenze in casa, come annuncia l'ong russa "Anna". Il rischio di morire per le violenze domestiche per una donna in Russia è cinque volte superiore a quello dei Paesi occidentali.

E' un fenomeno in crescita, denuncia l'ong citando statistiche e rapporti, che negli ultimi tre anni ha registrato un incremento del 47 per cento dei casi di violenza contro le donne, dovuto in parte alla struttura patriarcale della famiglia in Russia.
In tutto il Paese, a fronte di una popolazione di oltre 142 milioni di persone, sono presenti solo 21 organizzazioni e centri di accoglienza, con una capacità di ospitare circa duecento donne. E negli ultimi quattro anni hanno cessato la loro attività circa venti ong che si occupavano del problema della violenza familiare contro le donne.

14 dicembre: a Palermo con le studentesse e gli studenti in lotta

Contro la riforma Gelmini
Contro licenziamenti, precarietà, miseria, disoccupazione
Per la caduta del governo

CON LE STUDENTESSE E GLI STUDENTI IN LOTTA!

Martedì 14 dicembre le precarie delle cooperative sociali, lavoratrici della scuola e disoccupate scendono in piazza a partire dalle ore 10,30

Appuntamento alle sede dello Slai Cobas per il sindacato di classe in di Via G. del Duca, 4

12/12/10

Tutte in piazza il 14 dicembre!

Il 14 comunque e dovunque dobbiamo stare tutte/tutti in piazza, in lotta, portando tutte le ragioni della lotta contro il governo Berlusconi - perchè cada non con gli scandalosi giochi e scambio di voti parlamentari, ma per le rivolte degli studenti, studentesse, per la lotta dei lavoratori, lavoratrici, precarie, disoccupate, la lotta delle donne, degli immigrati, ecc., contro lo Stato da moderno medioevo, razzista e sessista, contro il fascismo padronale.
Certo sarebbe stato necessarioo che quantomeno la Fiom, che parla di sciopero generale, avesse utilizzato questa scadenza, ma, come si può vedere dal suo comunicato nazionale ufficiale, si è messa per il momento l'animo in pace dando solo l'adesione alle manifestazioni degli studenti.
Ma ciò non deve togliere agli stessi delegati, delegate metalmeccaniche e di altri settori, alle lavoratrici e ai lavoratori di decidere di scendere in lotta il 14.

Noi come donne, come lesbiche, come lavoratrici, precarie, immigrate abbiamo
come sempre doppie catene da spezzare e doppie ragioni per portare in piazza
la nostra ribellione!
FACCIAMOLO!

movimento femminista proletario rivoluzionario

Strangolata nel bagno dal fidanzato - manager del mattone

Mentre per Yara si è ipotizzato subito l'omicidio (anche senza cadavere) e si è sbattuto in galera il presunto autore (un operaio nordafricano) - salvo scoprire poi che la scomparsa di Yara sia legata ai rapporti di lavoro del padre con una ditta legata all'imprenditoria leghista in odor di camorra - per Paola Carosio purtroppo il femminicidio è certo, ma il femminicida, per gli inquirenti e i mass media, è solo presunto: non ha confessato (ma neanche Mohamed Fikri lo aveva fatto) e poi è un affermato professionista, figlio del costruttore edile genovese Franco Graziadei. Segue articolo

Da Repubblica, 12 dicembre 2010

Uccisa farmacista a Nervi, fermato il compagno
Paola Carosio, 44 anni, è stata strangolata nella notte nella sua casa invia Buriano. Per l'omicidio è in stato di fermo il compagno, Germano Graziadei, ingegnere di 43 anni. La vittima è stata trovata priva di vita in bagno. A dare l'allarme è stao il fidanzato che ha chiesto l'intervento dei medici del 118. "Era l'amore della mia vita". La gelosia il movente

Uccisa farmacista a Nervi Fermato il compagno

Forse la gelosia dietro il delitto della farmacista di Quinto. Paola Carosio, 44 anni, è stata strangolata nella sua casa in via Buriano nel quartiere di Nervi. Per l'omicidio è stato fermato il suo compagno, Germano Graziadei, ingegnere di 43 anni.

E' stato lui a dare l'allarme ai medici del 118. La donna era priva di vita nel corridoio vicino al bagno di casa. Lui ha detto che la fidanzata era morta dopo un malore nella vasca ma l'anatomopatologo Marco Salvi ha riscontrato i segni dello strangolamento sul collo della vittima.

Sottoposto ad un lungo interrogatorio, Germano Graziadei ha continuato a sostenere la tesi del malore ("Era l'amore della mia vita"), anche se i carabinieri sono convinti che gli elementi raccolti contro di lui sono "schiaccianti, e sufficienti per ritenerlo colpevole".

"Ha avuto un malore, io non c'entro", ha più volte ribadito nel corso dell'interrogatorio Germano
Graziadei. Paola e Germano stavano insieme da due anni ma si conoscevano dai tempi delle superiori.
Ai parenti e agli amici appariva una coppia affiata. Si dividevano tra l'abitazione di via Buriana, dove convivevano soprattutto nei fine settimana, e quella dei genitori.

Ieri avevano pranzato e cenato insieme a Nervi: a mezzogiorno, in un ristorantino della delegazione; alla sera avevano acquistato affettati in una rosticceria.

Poi il dramma. Erano da poco passate le undici di sera quando i medici del 118 hanno suonato alla
porta della farmacista. L'uomo era confuso, indicava il corpo della sua fidanzata stesa a terra sul pavimento del bagno con un rivolo di sangue che le scendeva dalla nuca. I soccorritori hanno tentato di rianimarla ma è stato inutile.

Paola Carosio sarebbe morta per anossia da strangolamento, ma un taglio sulla nuca ha evidenziato come sia stata anche sbattuta con violenza contro uno spigolo, forse nella determinazione di finirla. Un'agonia che sarebbe durata un quarto d'ora.

Il presunto omicida lavora come project manager e direttore dei lavori per Sviluppo Genova nella
costruzione della nuova lavanderia industriale della Valpolcevera. Il professionista è figlio di Franco Graziadei, costruttore edile genovese. Paola Carosio gestiva la farmacia comunale di Quinto.

11 dicembre: iniziativa antileghista a torino per il diritto di aborto


Sabato 11 dicembre alcuni compagni del Centro di Documentazione "Latifa Sdairi" di Torino, hanno dato luogo ad un presidio per la difesa del diritto all'autodeterminazione della donna nella piazza del mercato del quartiere S.Salvario. La giunta regionale presieduta dal legofascista Cota, ha approvato il protocollo presentato dall'assessore Ferrero“per il miglioramento del percorso assistenziale per la donna che richiede l'interruzione volontaria di gravidanza” che prevede in ogni a.s.l. e consultorio la presenza obbligatoria del Movimento per la vita.Questo ha lo scopo di redimere tutte coloro che hanno deciso di abortire,pena il marchio di assassine. Non dimenticando che in questa maniera si tolgono fondi che potrebbero essere utilizzati per educazione sessuale nelle scuole o per programmi di prevenzione e contraccezione, sistemi sicuramente più validi per evitare l'aborto! Durante il presidio sono stati diffusi un migliaio di volantini che ottenevano un discreto consenso dei passanti e dei frequentatori del mercato.

Durante il presidio alcuni compagni si sono spostati nei pressi della sede locale della Lega Nord e l'hanno "chiusa" con uno striscione in difesa del diritto all'aborto!
Contro il moderno fascismo machista e sessista Torino si mobilita! Il legofascista Cota non riuscirà ad adempire ai suoi compiti di moderno Podestà

Il volantino distribuito durante il presidio

11/12/10

Razzismo di Stato

Da Repubblica

PONTREMOLI
Nasce il primo carcere solo per le minorenni
Una struttura unica nel suo genere in Italia: è il carcere minorile femminile che sarà inaugurato domani a Pontremoli. L'istituto accoglierà solo ragazze in particolare di etnia rom Nasce dalla trasformazione di una vecchia casa mandamentale per adulti, diventata poi un carcere femminile. La struttura, che ricade sotto la competenza territoriale del Centro per la giustizia minorile di Torino, avrà una capienza massima di 16 posti e accoglierà le detenuti minorenni del Nord Italia, provenienti dall'istituto Beccaria di Milano e dal Ferrante Aporti di Torino, che hanno problemi di sovraffollamento. Il centro è composto da quattro stanze con quattro letti ciascuna e una stanza singola per eventuali necessità di isolamento sanitario. Oltre alla sala mensa con cucina ci sarà un locale adibito a palestra e un'aula scolastica con biblioteca. Il personale, oltre al direttore, sarà costituito da tre educatori, assistenti sociali, una psicologa, un medico e due infermieri. Presenti inoltre due mediatori culturali. La sicurezza sarà affidata a un comandante e a 24 agenti della polizia penitenziaria. (08 dicembre 2010)

femministe e lesbiche unite ai movimenti in lotta !

Riceviamo da una compagna e pubblichiamo l'appello alla mobilitazione per il 14 dicembre davanti a Montecitorio:

Il 14 dicembre a Roma il governo Berlusconi chiederà al parlamento la fiducia. Il protagonismo dei migranti, le mobilitazioni dei lavoratori e delle lavoratrici, degli studenti e delle studentesse, dei comitati territoriali che si ribellano allo sfruttamento del lavoro e rifiutano la precarizzazione della vita e la devastazione dell’ambiente sono il segno che può finalmente cambiare il clima sociale che ha sostenuto fino a oggi il governo Berlusconi.

Sappiamo che il razzismo istituzionale e il ricatto della legge Bossi-Fini non nascono con il governo Berlusconi e non scompariranno per incanto insieme a esso. I migranti però saranno a Roma il 14 dicembre, quando il governo chiederà la fiducia. I migranti porteranno con se’ il patrimonio delle lotte che li hanno visti protagonisti: dalla battaglia della gru di Brescia, sulla torre di Milano, allo sciopero delle rotonde di Caserta, allo sciopero del primo marzo, alla manifestazione dei migranti dell’Emilia Romagna, ai cortei che hanno attraversato varie città e territori.

Ci saranno per affrancarsi dal ricatto della legge Bossi-Fini, per aprirsi una strada verso la regolarizzazione permanente, per avere giustizia per le truffe della sanatoria 2009, per mettere fine alla violenza della clandestinità, dei respingimenti, della detenzione nei Centri di identificazione ed espulsione. Ci saranno per dire che la lotta dei migranti riguarda tutti: prima della crisi e dentro la crisi, il lavoro migrante parla della precarizzazione che investe il lavoro nel suo complesso. Il razzismo alimentato dalle istituzioni è un gioco a perdere per tutti i soggetti colpiti dal pesante e inaccettabile costo sociale della crisi.

Per questo, dopo la manifestazione contro la sanatoria truffa dell’11 dicembre a Brescia, la piazza che il 14 dicembre porterà alla Camera la sfiducia sociale al governo Berlusconi, sarà anche la piazza dei migranti in lotta. I migranti, che sono una parte essenziale di questo paese, saranno stranieri rispetto a ogni governo che non ponga completamente fine al razzismo istituzionale. Saranno stranieri anche tra tutti quegli oppositori a questo governo che non assumono con continuità l’importanza delle loro lotte, che si dimenticano dei migranti appena pensano che ci siano altre e più pressanti «questioni politiche».

Consapevoli della centralità della nostra condizione sociale e lavorativa, della nostra forza, nella giornata del 14 dicembre saremo a Roma insieme agli operai in lotta contro la deroga alla contrattazione collettiva, agli studenti che stanno dando vita alle mobilitazioni per bocciare il ddl Gelmini, alle comunità che resistono contro la trasformazione dei territori in discariche, ai cittadini aquilani che non smettono di lottare per la loro dignità.

Saremo a Roma con loro, uniti contro la crisi, il razzismo e lo sfruttamento. Saremo a Roma per noi e per loro perché nessuna persona è illegale.

Per adesioni: 14dicembredirittideimigranti@gmail.com

Associazione Diritti per Tutti Brescia, Associazione Todo Cambia Milano, Coordinamento migranti basso mantovano, Associazione Razzismo Stop Padova, Rete Tuttiidirittiumanipertutti Venezia, Cittadinanza Globale Verona, Migranti Senza Frontiere Alessandria, Centro Sociale Tpo Bologna, Coordinamento migranti Bologna e Provincia, Coordinamento migranti Castel Maggiore, Città Migrante Reggio Emilia, Riminesi Globali contro il Razzismo Rimini, Migranti in Lotta La Spezia, Laboratorio Antirazzista e delle Resistenze Sociali La Spezia, Associazione Città Meticcia Empoli, Ambasciata dei Diritti Ancona, Ambasciata dei Diritti Jesi, Ambasciata dei Diritti Falconara, Ambasciata dei Diritti Senigallia, Ambasciata dei Diritti Macerata, Action-Diritti in movimento Roma, Yo migro Roma, Esc-Infomigrante Roma, Centro Sociale ex canapificio Caserta, Comitato di supporto ex Socrate Bari

Perché siamo diverse

Ciao a tutte

"Io non so bene se esiste qualcosa come la lotta di classe,ma,se esiste,è chiaro che noi siamo i vincitori"

(Warren Buffet -Lettera agli azionisti-)

La FIAT ha denunciato il contratto nazionale dei metalmeccanici e intende farne uno ad hoc con i sindacati.

Questa scelta segue di pochi giorni la promulgazione, sulla Gazzetta Ufficiale, della Legge 183/010 che disciplina i rapporti di lavoro per i lavoratori precari e i neo-assunti. La legge in questione prevede che gli atti illeggittimi posti in essere dai datori di lavoro, tipo la conversione del rapporto di lavoro da tempo indeterminato a tempo determinato e l' "illeggittimo licenziamento" saranno,d'ora in poi,sanabili con il versamento "risarcitorio"da un minimo di 2,5 mensilità ad un massimo di 12, limitabili in molti casi a soli 5 mesi.

In pratica i diritti in cambio di contante e pure poco.

Siamo arrivate all'ultimo atto di un lungo viaggio attraverso il mondo del lavoro cominciato con la Legge Treu n°196/97 che sovvertiva il principio che l'assunzione al lavoro avesse normalmente i caratteri di lavoro a tempo indeterminato e lo aggirava permettendo contratti con soggetti giuridici ed economici esterni ad Imprese/Enti/Strutture/Aziende...,nonostante i lavoratori di fatto sostenessero mansioni utili all'Impresa madre.In pratica si prevedeva l'utilizzazione di manodopera assunta da soggetti terzi senza ricorrere all'assunzione diretta.

Aperta questa grossa falla,,ci penserà ,poi,la Legge così detta Biagi n°30/03 ad introdurre il "lavoro intermittente" art.33, "il lavoro ripartito" art.41, "il lavoro a tempo parziale" art.46, "l'apprendistato" art.47, "il contratto ad inserimento" art.54, "il lavoro a progetto e il lavoro occasionale" art.61........

Ora ,la precarietà imposta e codificata sul piano dei rapporti sostanziali,viene ,con la 183/010, normata e normalizzata sul piano delle conseguenze,delle scelte illeggittime del datore di lavoro.

Qualcuna ci dirà che non interessano ,a noi femministe,queste questioni così tecniche.

E ,invece, ci interessano:

perchè tantissime donne sono coinvolte nel mondo del lavoro e ,spesso, rappresentano le fasce più deboli e ricattabili;

perchè ,a dispetto e contrariamente a quelle/i che ci vorrebbero interessate e ci dicono di interessarci solo delle questioni femminili, noi ci occupiamo con un'ottica ed una chiave di lettura femminista, di tutto e di tutti;

perchè la riforma del mondo del lavoro ( e bravi! come utilizzano e stravolgono tutto il lessico! Adesso la chiamano riforma lo smantellamento dei diritti acquisiti in tanti anni di lotte!) ha un'unica matrice,il neoliberismo;

perchè il neoliberismo non investe soltanto il lavoro,ma tutta la società nelle sue articolazioni e non solo la società nostrana,ma anche quella degli altri paesi,con riflessi (immigrazione,missioni militari all'estero......) anche a casa nostra;

perchè la discriminante,in questa società, passa tra chi aderisce al neoliberismo e chi sta da tutt'altra parte,al neoliberismo si oppone e si organizza per progettare e costruire una società diversa.

Elisabetta

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Noi siamo d'accordissimo - ed è la nostra pratica quotidiana nelle nostre realtà - che questi attacchi del padronato e del governo interessano doppiamente le donne, visto che colpiscono doppiamente le condizioni di lavoro e di vita della maggioranza delle donne, per l'intreccio inevitabile che comportano in termini di peggioramento pratico e di aumento dell'oppressione.

Siamo anzi perchè ci sia anche una mobilitazione forte, visibile delle donne, lavoratrici, recarie, disoccupate contro l'insieme di questi attacchi.

Proponiamo di cominciare a discutere sulla necessità di uno SCIOPERO DELLE DONNE che intrecci la questione di classe alla questione di genere.

Parliamone, portiamo/verifichiamo questa indicazione nelle realtà di lotta delle lavoratrici, disoccupate, precarie, nelle lotte territoriali che vedono in prima fila le donne.

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario