09/10/10

Più fatica meno libertà

Di seguito pubblichiamo il volantino delle metalmeccaniche per la manifestazione del 16 ottobre. Qui potete scaricarlo in pdf, insieme ad altra documentazione su occupazione femminile in Italia.

più FATICA meno LIBERTÀ

La Crisi ha mangiato posti di lavoro per tutti, specialmente nell’industria, ma come sempre le donne pagano il prezzo più alto.
Oltre 104.000 donne sono scomparse dall’industria negli ultimi 24 mesi con un calo impressionante proprio tra i lavoratori con contratto a tempo indeterminato dove rappresentano circa il 46% del calo dell’occupazione totale e oltre il 92% del calo industriale del NORD.
Una crisi feroce, in cui le disparità tra i generi sono ancora più drammatiche. Per le donne l’espulsione dal lavoro produttivo oltre a quelle con contratti temporanei e precari ha già colpito il cosiddetto “ nucleo forte” dell’occupazione andando a ridurre i posti di lavoro stabili.
Le donne sono più presenti nei settori marginali e obsoleti dell’ industria, dove le crisi aziendali sono più drammatiche e senza soluzioni, così come nelle microimprese dove il padrone può licenziare senza giusta causa.
Ciò avviene perché gli ammortizzatori sociali non sono ancora estesi alle piccolissime aziende, e lo Statuto dei lavoratori non si applica al di sotto dei15 dipendenti, come la Fiom ha denunciato dall’inizio della crisi, chiedendone invece l’estensione e generalizzazione.
Ma le donne sono anche le prime ad andar via quando le aziende grandi aprono i processi di ristrutturazione, proponendo gli “ esodi incentivati”, magari accettando anche piccole somme, che gli uomini rifiutano.
Perché la fatica sta diventando insopportabile: ritmi e carichi di lavoro crescono, turni di notte, lavoro al sabato e nei festivi, pressione sullo straordinario, il controllo e il regime di comando nei reparti produttivi diventa sempre più ossessivo. La maternità e il lavoro di cura mal tollerate, sono considerate solo come costo aziendale e impedimento alla produttività, fatte vivere alle lavoratrici come colpa e frustrazione professionale.
Manca qualsiasi intervento pubblico a sostegno del lavoro di cura,il peso del vivere quotidiano tra casa e lavoro viene scaricato sulle spalle delle donne, sulla loro fatica e ingegnosità, sulla capacità di tirare avanti e tenere insieme quello che non si riuscirebbe a tenere.
Questo sforzo quotidiano(calcolato in almeno due ore di lavoro in più al giorno) porta non solo fatica e stress, ma fa sì che le donne si ammalino di malattie professionali più degli uomini, perché le postazioni e i ritmi di lavoro non sono a misura del corpo delle donne, ma anche perché la doppia fatica le logora prima e più a fondo.
Il governo Berlusconi però ha aumentato l’età pensionabile delle donne nel pubblico e si propone di farlo anche per i settori privati, penalizzando le donne perché vivono più degli uomini e quindi costano troppo alla collettività.
Federmeccanica insieme a FIM e UIM, vuole distruggere il contratto nazionale, contrattando le deroghe.
Questa scelta sciagurata porterà a peggiorare condizioni di lavoro e di salario ogni qualvolta i padroni ne faranno richiesta.
Con le deroghe le discriminazioni contro le donne diventeranno più diffuse e pesanti: i Fim e Uilm potrebbero concordare più bassi salari per le donne “per favorirne l’assunzione”; potrebbero anche fare accordi che scambiano occupazione con tutele e diritti acquisiti, nonostante i principi di parità di trattamento che sono costati anni di lotte alle donne e che dovrebbero rappresentare una frontiera di civiltà non più valicabile.
Il Ministro Sacconi e il governo Berlusconi vogliono cancellare i contratti nazionali e lo Statuto dei lavoratori, in particolar modo l’articolo 18, con una legge che introduce il contratto individuale e l’arbitrato al posto del ricorso ai giudice del lavoro, quando un lavoratore vede negati i propri diritti.
Senza contratti e senza diritti: una giungla sociale dove il padrone avrà sempre ragione, perché la forza è dalla sua parte e i lavoratori e le lavoratrici diventeranno solo merce, senza dignità.
le metalmeccaniche e i metalmeccanici scendono in piazza con la FIOM il 16 ottobre 2010

Senza lotta contro la disuguaglianza, il razzismo e le discriminazioni
non c’è libertà delle Donne

SENZA LIBERTÀ DELLE DONNE NON C’È LIBERTÀ

Metalmeccaniche

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