23/09/10

Lettera alle lavoratrici dell'OMSA

Alle lavoratrici dell'Omsa,

...abbiamo saputo le ultime notizie sulla vostra situazione: "le operaie sono in cassa straordinaria, a fine agosto sono state avviate procedure di mobilità. 30/50 operaie già lavorano in turni di 4 ore. Ci sarà la cassa per il secondo anno se 150 operaie lasceranno il posto di lavoro. Nessun compratore e nessuna riconversione. Le lavoratrici non vogliono lottare per la cassa integrazione ma per il lavoro. In quanto donne la condizione è ancora peggiore".

Noi agli inizi di agosto abbiamo distribuito tra lavoratrici, precarie, disoccupate, nei posti dove siamo e a livello nazionale, tramite internet questo comunicato che vi rimandiamo:

"Facciamo della lotta delle operaie dell'OMSA, una lotta di tutte. "Ci sono quelle che non si arrendono e vorrebbero piantare le tende sotto casa di Nerino Grassi, il padrone dell'Omsa-Golden Lady che quatto quatto ha deciso la delocalizzazione della storica azienda di Faenza lasciando a spasso 350 operaie... Queste operaie hanno presidiato la fabbrica per impedire che padron Grassi portasse via i macchinari. Hanno lanciato "una campagna di boicottaggio delle calze Omsa - che includono i marchi SiSi e Philippe Matignon... Non si arrendono. E denunciano il sostanziale silenzio delle forze politiche, degli Enti locali e persino di parti del sindacato che, mesi orsono, firmarono comunque un accordo con Grassi che sostanzialmente apriva le porte allo smantellamento della fabbrica...".
Ora "le lavoratrici dell'Omsa hanno deciso che continueranno a denunciare la vicenda con mobilitazioni a partire da settembre". (da Liberazione di venerdì 6 agosto). Noi del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, nelle città, nei posti di lavoro, tra le lavoratrici, disoccupate, precarie dove siamo presenti e lavoriamo faremo iniziative di informazione, sostegno in coincidenza con le mobilitazioni che faranno le operaie dell'Omsa da settembre.
Ma lanciamo una campagna generale di solidarietà con la lotta di queste operaie. Questa lotta è importante e emblematica.
Un padrone prima sfrutta le operaie, sfrutta anche il corpo delle donne (pezzi del corpo, le gambe) per fare pubblicità al suo prodotto, all'insegna dello slogan: Omsa, che gambe! E ora caccia via queste operaie e va in Serbia per trovare altre donne, altre lavoratrici da sfruttare di più e pagare di meno.
Per Padron Nerini le donne sono merce da sfruttare in fabbrica e da usare per vendere meglio sui mercati. Del corpo delle donne il capitale non "butta niente" quando serve per fare profitti.
Per questo, la vicenda delle operaie dell'Omsa se è contro un gravissimo taglio di posti di lavoro, come purtroppo ce ne sono tanti in questo periodo sia di donne che di uomini, è significativa per la doppia denuncia che ne viene fuori. Per questo è necessario qualcosa in più della solidarietà. Occorre fare di questa lotta una lotta di tutte le lavoratrici, di tutte le donne. Pensiamo ad un momento di mobilitazione a carattere nazionale in autunno, a partire da una proposta di iniziativa da parte delle stesse operaie dell'Omsa".

Movimento Femminista proletario Rivoluzionario.

Vi chiediamo, quindi, di farci sapere come ora intendete mobilitarvi, per fare iniziative di informazione e sostegno.
Nei prossimi giorni ci facciamo sentire per telefono - il nostro riferimento è Margherita - Taranto (3475301704). Poi potremmo, se voi andate, incontrarci il 16 ottobre a Roma alla manifestazione metalmeccanici.

MA NOI PENSIAMO CHE OCCORRA FARE COME LAVORATRICI, COME DONNE MOLTO DI PIU'. CHE OCCORRA INSIEME ORGANIZZARE UNO "SCIOPERO DELLE DONNE".

Su questo vi mandiamo alcune nostre considerazioni.
Recentemente sulle lotte delle lavoratrici e delle donne abbiamo fatto un dossier "Bagagli per un viaggio delle donne in lotta" che potete scaricare dal blog femminismo rivoluzionario:
http://femminismorivoluzionario.blogspot.com/

SULLO SCIOPERO DELLE DONNE:
Abbiamo lanciato e vogliamo costruire, a partire dalle realtà di lotta uno sciopero delle lavoratrici, ma che è più giusto chiamare "sciopero delle donne", perchè vogliamo che tocchi non solo i posti di lavoro, ma le disoccupate, i quartieri, fino alle case, uno sciopero totale contro il lavoro sfruttato e oppressivo, contro il lavoro doppiamente negato alle donne e contro il doppio lavoro, uno sciopero di tutte le donne contro l'insieme degli attacchi che padroni, governo, Stato, Chiesa portano avanti, uno sciopero di classe e di genere.
Chiaramente per costruire concretamente questo sciopero delle donne dobbiamo fare una lunga campagna soprattutto per costruire una rete, dei contatti, etc. con le realtà in lotta. Possiamo farlo costruendo una marcia delle lavoratrici, una marcia che tocchi le situazioni più visibili ed emblematiche del lavoro.
Lì dove ci sono delle lotte dobbiamo cercare di arrivare, con messaggi, contatti diretti, riuscire anche ad andarci se è vicino. Dobbiamo costruire concretamente questa rete per cominciare ad organizzare lo sciopero delle donne, anche in poche situazioni, l'importante è che cominci.
Quando ci riusciremo a organizzarlo, sarà una cosa importante, di impatto, molto di rottura; un po' come lo sciopero degli immigrati. In cui gli immigrati a un certo punto prendono loro in mano la situazione e lo fanno. Fatto dalle donne vuol dire non solo porre il problema delle condizioni di lavoro, delle condizioni economico-sindacali, ma vuol dire porre, scoperchiare tutta la condizione di vita delle donne, il ruolo di oppressione e doppio lavoro in famiglia, l'oppressione e la violenza portata avanti dai maschi, in famiglia, ecc.
Ma lo sciopero delle donne è una battaglia anche all'interno dei lavoratori, dei propri compagni di lavoro. Noi abbiamo visto sulla nostra pelle la considerazione che il Sindacato ha delle donne; in occasione dell'altra rivolta a Taranto delle lavoratrici delle pulizie, noi abbiamo fatto una lotta anche contro il sindacato confederale che era d'accordo con i padroni, con le istituzioni che sostenevano che praticamente per le donne non c'è bisogno di tutta questa lotta per mantenere il lavoro perchè con la mobilità vi facciamo un favore, vi diamo un po' di soldi e ve ne state a casa, così pensate alla casa e non avete il problema di conciliare casa e lavoro etc.
Ma su questo la situazione non è semplice neanche nei sindacati di base. L'anno scorso compagne che stanno nella Cub hanno fatto una battaglia perchè ci fosse lo sciopero delle donne, non chiedevano che il sindacato dovesse convocarlo, lo proclamiamo noi, dicevano, ma la Cub lo deve sostenere sui posti di lavoro. Cosa ha fatto, invece, il sindacato di base? Nella piattaforma generale ha messo un punto contro l'aumento delle pensioni per le donne, su cento cose c'era questo rigo dedicato alle donne.
Noi diciamo che non è proprio questo il problema è che non si può ridurre ad un punto della piattaforma, né, come spesso sentiamo, a un problema di quote, di qualche posto negli organi dirigenti sindacali alle donne.
Il problema è che lo sciopero delle donne pone una denuncia che riguarda l'insieme delle condizioni di vita e lo pone per gli stessi lavoratori, per gli stessi sindacati se fossero sindacati. Perchè noi mettiamo in discussione il lavoro e il non lavoro, mettiamo in discussione le discriminazioni che ci sono nei posti di lavoro, mettiamo in discussione il ruolo nella famiglia e la famiglia come la vuole questa società borghese, mettiamo in discussione l'idea che si ha delle donne, il ruolo di subordinazione. Cioè mettiamo in discussione tutto!
Tant'è che quando le donne lottano, anche quì a Taranto, si vede che portano una carica in più, che riportano anche nella famiglia, spesso creando una situazione in cui i mariti dicono, ma che ti sei montata la testa?
Il problema è che è proprio questo che vogliamo: non è tanto una questione che tu mi devi riconoscere, no, la battaglia che noi facciamo è a 360°, riguarda il fatto che ci vuole una società diversa, dei rapporti sociali diversi, dei rapporti uomo-donna diversi e quindi questo lo devono capire anche i lavoratori maschi.
A questo serve anche lo sciopero delle donne..."

Dal Seminario del 31 luglio e 1° agosto 2010.

movimento femminista proletario rivoluzionario

Nessun commento: