29/09/10

Presidio a bologna al fianco di Teresa

Aderiamo alla fioccolata di venerdì 1 ottobre a Portici con la nostra presenza al presidio di Bologna che si terrà in contemporanea

I mandanti sono molti più di due!

Siamo al fianco delle donne di Portici, con il pensiero e l'emozione volti a Teresa Buonocore, alla sua "ingiusta vita" e alla sua morte ingiustificata.
Ingiusta vita che Teresa non aveva accettato con remissività come fosse fatalità.
Ingiusta vita che Teresa aveva voluto denunciare lottando con le unghie e con i denti perchè si affermassero la verità e la giustizia, che, seppur dovute, vengono raramente concesse alle donne.
Teresa era una di noi ed ha agito come noi stesse avremmo agito perchè, se nessuna formula magica ci rende immuni dalla violenza allo stesso modo nessuna minaccia ci può sottrarre la volontà di rifiutare e denunciare questa stessa violenza.
Siamo e saremo sempre al fianco delle donne che si ribellano "al destino" della violenza, al fianco delle donne che scavalcano la paura e superano il silenzio in nome della libertà e non vogliamo mai più che questa storia si ripeta.

Pretendiamo di vivere l'unica vita che abbiamo, libera dalla violenza!

Quelle che non ci stanno -Clitoristrix- Bologna

L'ispettore stupratore rinviato a giudizio

Per Joy, per le donne immigrate, per tutte le donne di questo paese: la lotta paga: e ora, vogliamo Addesso condannato.

Accogliamo con gioia la notizia del rinvio a giudizio dell' ispettore Addesso, accusato da Joy, una giovane nigeriana rinchiusa nel cie di corelli a Milano, di aver tentato di stuprarla.

Dopo l'ottenimento dell'articolo 18, all'indomani dell' 8 giugno e delle mobilitazioni promosse dalle femministe, dai comitati antirazzisti in tante città in coincidenza con l'incidente probatorio, un'altra vittoria significativa arriva per Joy con il rinvio a giudizio dell 'ispettore Addesso. Un rinvio a giudizio tutt'altro che scontato. Ma frutto della lotta in primis, di Joy e delle donne migranti che si sono ribellate, della testimonianza di Hellen che ha confermato le dichiarazioni di Joy, delle femministe che si sono battute perchè Addesso venisse rinviato a giudizio.

Come donne, come femministe continueremo a batterci e a sostenere la lotta di Joy- una lotta esemplare ed emblematica- delle donne migranti che denunciano, si ribellano, per la condanna dell'ispettore, come parte della lotta contro questo governo razzista, sessista che avanza verso il moderno fascismo, che usa strumentalmente le donne -italiane- per far passare il pacchetto sicurezza, la militarizzazione delle città, la criminalizzazione degli immigrati, la caccia ai rom, “l'insicurezza delle strade” per meglio ricacciarle a casa, facendoci pagare un costo altissimo.

Cominciamo da subito a costruire la mobilitazione perchè dentro e fuori il tribunale di Milano si sia in tante, come già in occasione dell'incidente probatorio in altre città ci siano iniziative: una lotta per contrastare concretamente, sul campo, razzismo, sessismo, repressione, l'oppressione più brutale e nera.

Non abbiamo fiducia nella giustizia
Abbiamo fiducia solo nella nostra lotta!

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

28/09/10

RU486 in Umbria, lettera e comunicato

Ciao a tutte/i, come saprete si è aperta una dura polemica in merito alla delibera assunta dalla giunta regionale umbra in merito alle indicazioni prodotte dal comitato tecnico scientifico che ha deciso le modalità di somminsitrazione della ru 486 optando per il regime in day hospital come avviene in tutti i paesi del mondo, contrariamente a quanto previsto dalle linee guida ministeriali che, ispirate ad una logica puntiva e reazionaria, prevedono il ricovero coatto.Il Forum delle famiglie, l'udc , il Pdl, e una parte del pd..i teodem.. come i consigliere Barberini e Smacchi e il presidente del consiglio regionale Eros Brega si oppongono alla decisione del comitato scientifico e fanno pressione affinchè si adotti il regime di ricovero obbligatorio, bisognerà ricordare loro, tre le altre cose, che l'ospedale non è un carcere e la legge 194 non prevede trattamenti sanitari obbligatori. Intano le associazioni "cattoliciste" stanno chiedendo incontri su incontri all'assessorato alla sanità.Abbiamo pensato di scrivere e inviare alla stampa questo comunicato per squarciare il velo del silenzio in cui cercano di avvolgerci mentre sulla stampa locale pagine e pagine sono dedicate ai deliri del forum delle famiglia che ieri per bocca del portavoce Pillon, nel corso di un convegno a Perugia, è arrivato a sostenere che la legge 194 è analoga alle leggi raziali del fascismo!!!!! davanti ad un compiaciuto Brega ...che ha espresso l'esigenza di non banalizzare l'utilizzo della ru che non è una pillola per il mal di testa!!!!! . Tutto ciò in una regione dove meno di una donna su due lavora, vi è il più alto tasso di femminicidi e più di tremila donne hanno subito ricatti e molestie sessuali per ottenere o mantenere il posto di lavoro

Le associazioni di donne da anni impegnate sui territori umbri in azioni di contrasto alla violenza di genere e ai provvedimenti che di fatto impediscono la autodeterminazione femminile in termini di sessualità, riproduzione e salute, esprimono ferma contrarietà a che le disposizioni in merito all'uso da parte delle donne della pillola RU486 prevedano il ricovero coatto in ospedale, fuori da accertate necessità terapeutiche, come previsto dalla legge 194/78. Ribadiamo che deve essere lasciata alle donne la massima libertà di scegliere le modalità ritenute più adeguate, a partire dal normale regime di day hospital, dove avviene la somministrazione del farmaco abortivo. A tale scopo è necessario che le donne non continuino ad essere private di una corretta informazione e ad essere escluse dal dibattito politico rispetto al quale, invece, occorre coordinare tutte le soggettività sociali e politiche interessate ad arginare un'ulteriore deriva autoritaria e bigotta nella nostra regione, di cui la legge sulla famiglia, approvata a larga maggioranza nella precedente legislatura, ha dato conto in misura inquietante. Sosteniamo il percorso avviato dalla Giunta regionale che, prevedendo il contributo di autorità scientifiche e il coinvolgimento dei diversi soggetti interessati, non potrà che portare ad una decisione rispettosa del principio della libera scelta delle donne.

Noi donne ci siamo e intendiamo lottare per contrastare le forze reazionarie, come il Forum delle famiglie, che intendono usare l'introduzione della Ru486 come un ulteriore tentativo di ridurre gli spazi di libertà che le donne hanno conquistato, giocando sul corpo femminile l'ennesimo gioco del potere patriarcale, sostenuto dagli epigoni del cattolicesimo reazionario e dagli opportunismi della politica, e a tal fine chiederemo un incontro all'assessorato alla sanità.


Associazione Rete delle donne Anti Violenza Onlus ( Perugia); Associazione Donne contro la guerra (Spoleto); Associazione L'albero di Antonia ( Orvieto); Comitato Verità per Aldo Bianzino (Perugia); Associazione Donnamica (Terni); Associazione Ossigeno ( Perugia); Associazione MèDeA (Perugia); Associazione Controcanti (Perugia); Associazione Il Pettirosso (Terni); Amnesty (Perugia); APS Cantiere d'Arti (Terni); Collettivo Sommosse Perugia

27/09/10

Il viaggio del femminismo proletario rivoluzionario




E' on line la versione ridotta del video del movimento femminista proletario rivoluzionario su "Bagagli per un viaggio delle donne in lotta", insieme all'omonimo dossier.

Il DVD con la versione completa e ad alta definizione del video, nonché il dossier in formato cartaceo vi verranno spediti per posta con un piccolo contributo per le spese di spedizione

Richiedeteli a mfpr@libero.it

Finanzieri stuprano una prostituta? E' danno all'immagine per il comune di Milano...

due finanzieri del gruppo pronto impiego di Milano, sono stati condannati per violenza sessuale nei confronti di una prostituta romena. Secondo la ricostruzione i due finanzieri avrebbero abusato della giovane nel giugno 2009 su un'auto di servizio, durante un controllo di routine.

Il Comune di Milano si è costituito parte civile per "danno di immagine" (sic!) ed ha ricevuto 5.000 euro di risarcimento. A nessuno è passato per la mente che proprio le ordinanze antiprostitute, insieme all'introduzione del reato di clandestinità favoriscono ed incrementano gli abusi, come dimostrano le numerose denunce.
Salvo poi affermare che i proventi delle multe vanno per "salvare" le vittime di tratta!
Da tempo il comune di Milano non perde occasione, ipocritamente, di costituirsi parte civile in occasione di violenze sessuali: sembra un nuovo modo di far cassa; un comune che con le ordinanze per il coprifuoco, le campagne allarmistiche, la criminalizzazione delle prostitute desertifica le strade, i quartieri, rendendo più difficile la vita delle donne,le rende più insicure, le spinge a stare chiuse in casa.

milano, 25 settembre '10
mfpr-milano

Le donne non sono incubatrici!

E' in coma irreversibile da circa due settimane al Sant'Anna di Torino una giovane donna di origine africana.
Continuano a mantenerla in vita artificialmente il più possibile per arrivare alla ventottesima settimana di gestazione, i medici non escludono di protrarre ulteriormente la "vita" artificialmente prima di praticare il cesareo su una donna praticamente morta da giorni e giorni. Naturalmente non smetteranno di raccontare in diretta, ogni momento e dettaglio dell'evento. Sicuramente sentiremo parlare del miracolo della vita.
Mentre le donne, in questo paese, continuano a morire di parto, si riafferma il ruolo delle donne come mere incubatrici. Si mantengono "in vita" le campagne antiabortiste.

milano, 25 settembre '10
mfpr- milano

26/09/10

Lucciole in abruzzo trattate come pidocchi

Questa la brillante idea della giunta regionale abruzzese, di quell'associazione a delinquere bipartisan, che invece di dimettersi per l'ennesima inchiesta che l'ha colpita,ha intenzione di radere a zero tutta la riva del Tronto per "sconfiggere la piaga della prostituzione"

Questa la "sicurezza" che ci impongono: scempio e minitarizzazione del territorio, carceri a cielo aperto, veleni, inceneritori, calamità padronali, gestione privatistica dei beni comuni

Ma come disse Rodolfo Valentino Di Zio, commentando con soddisfazione la volontà politica della giunta regionale e dei senatori Berlusconiani di ritoccare il piano regionale dei rifiuti per fargli fare l'inceneritore: "...speriamo la madonna perché quello (l'inceneritore, ndr) si mangia una freca di immondizia io non so dove andarla a trovare... a suo tempo facemmo un certo conto".

Così ora ne avranno di immondizia per l'inceneritore e se non dovesse bastare ci metteranno anche le lucciole della costiera adriatica!... A meno che non decidano di fare una centrale a carbone con tutta quella legna!!!

Qui l'articolo da il centro:

"Tagliamo le piante dove si nascondono le prostitute"

L'ultima idea sul fronte del sesso a pagamento viene dalla giunta regionale abruzzese: abbattere gli alberi lungo il Tronto per fermare la prostituzione nel Teramano di Berardino Santilli L'AQUILA. La giunta regionale scende in campo contro la prostituzione. No, non è uno scherzo. L'esecutivo, nonostante la problematica si di competenza istituzionale, darà un contribuito alla lotta per sconfiggere questa piaga lungo la Bonifica del Tronto, la strada al confine tra Marche e Abruzzo. L'ente regionale si unirà alle amministrazioni locali della Provincia di Teramo, allo stesso ente provinciale e alle forze dell'ordine in un progetto che mira a tagliare la rigogliosa vegetazione, tra il fiume Tronto e la strada, dove si nascondono le lucciole quando arrivano i controlli. La Bonifica del Tronto è da decenni famosa per via del «mestiere più antico del mondo». Naturalmente, la giunta non è chiamata a fare indagini o attività di repressione: vuole agevolare i controlli di polizia augurandosi in questo modo che il fenomeno prostitute lungo la Bonifica si attenui. Alla Regione l'intervento è stato chiesto dal prefetto di Teramo, Eugenio Soldà, e l'ente ha dato subito la disponibilità: l'assessore regionale Angelo Di Paolo, come titolare della delega al Ciclo idrico integrato, ha partecipato nel comune di Controguerra alla riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza che aveva come unico punto all'ordine del giorno la «prostituzione lungo la Bonifica del Tronto». Curioso che della problematica che attiene alla sicurezza e l'ordine pubblico sia stato coinvolto proprio l'assessore Di Paolo, che come primo cittadino del comune marsicano di Canistro si è meritato il titolo di «sindaco sceriffo». Intorno al tavolo si sono seduti anche i sindaci della amministrazioni impegnate a debellare la pratica della prostituzione (Mauro Scarpantonio di Controguerra, Angelo Panichi di Ancarano, Rando Angelini di Sant'Egidio alla Vibrata, Abramo Di Salvatore di Mantinsicuro, Giuliano De Berardinis vice di Alba Adriatica) e l'assessore provinciale ai Lavori pubblici Elicio Romandini in rappresentanza del presidente Valter Catarra. Fra gli enti coinvolti anche il Consorzio di bonifica. «La Regione farà di buon grado la sua parte», spiega Di Paolo, «in particolare nel ripulire gli spazi con il taglio della vegetazione intorno e lungo le sponde. Un intervento atipico? Un ente, a mio avviso», risponde, «deve concorrere alla soluzione di problemi legati all'ordine pubblico». Per il momento sono stati chiariti i ruoli: in una prossima riunione saranno stabiliti tempi e modalità dell'iniziativa di contrasto alla prostituzione.

24/09/10

Per Svetlana Kovchnikova

Ergastolo per Spaccino, libertà per Brunetti
anche da morte non siamo tutte uguali

Nessuna giustizia dai tribunali per Svetlana Kovchnikova, la badante russa trovata morta a una pensilina dell'autobus nei pressi della questura di Perugia, alle 6 di mattina del 14 giugno, con accanto un paio di valige contenenti suoi effetti personali riposti alla rinfusa, forse in tutta fretta.

Dante Brunetti, accusato dell'omicidio, e' stato scarcerato ieri mattina su richiesta del pubblico ministero Angela Avila, dopo il deposito della relazione medico legale nella quale il consulente del pm ipotizza una causa naturale dietro il decesso di Svetlana

Svetlana aveva 57 anni, si era separata dal marito italiano Dante Brunetti, 60 anni e impiegato in una ditta di pompe funebri, che la costringeva a un rapporto violento, fatto di litigi e violenze fisiche che già le erano costate la rottura di 2 costole durante un rapporto sessuale.
Sul corpo di Svetlana, al momento del ritrovamento, erano presenti lesioni ed ecchimosi non solo ai genitali, tanto che il medico legale, Sergio Scalise, a una prima ricognizione esterna del cadavere, ipotizzò che fosse stata uccisa a calci e pugni dopo essere stata stuprata.

Ben 3 telecamere, di cui una proprio della polizia, ripresero le immagini della Ford Fiesta di Brunetti ferma davanti alla pensilina, un’ombra che scarica qualcosa e poi l’auto che riparte. In quell’auto, poi sottoposta a sequestro, fu rinvenuta anche una ciocca di capelli di Svetlana.

Ora scopriamo

che i capelli di Svetlana sono diventati “peli di cane”
che Svetlana è morta a causa della complicazione di una broncopolmonite
che i lividi e le ecchimosi non esistono più
che si continua ad indagare solo per violenza sessuale, ma non su Brunetti, nonostante siano evidenti i segni della sua colpevolezza sia sul corpo di Svetlana, sia nelle telecamere, nella macchina del Brunetti e nella bocca delle amiche di Svetlana, una bocca che racconta la violenza che Svetlana subiva dal suo ex marito e dalla quale forse, quella notte, cercava di fuggire in tutta fretta per l’ultima volta.

Come la violenza è di genere e di classe, anche la giustizia lo è e necessariamente questa va conquistata con la lotta, di genere e di classe.

Solo la lotta autonoma del movimento delle donne e l’azione diretta può rendere giustizia a Svetlana e liberare le donne dalle doppie catene di genere e di classe.

movimento femminista proletario rivoluzionario

23/09/10

Lettera a "presa diretta" su discriminazioni delle donne sul lavoro

Domenica il tema della trasmissione "presa diretta" sarà "Senza donne" e parlerà delle discriminazioni delle donne sul lavoro.
Abbiamo inviato all'e mail di "Presa diretta" questo testo.


Siamo lavoratrici, precarie, disoccupate di Taranto siamo organizzate all'interno dello slai cobas per il sindacato di classe, e facciamo parte di un'organizzazione di donne chiamata "Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario". sappiamo che farete una trasmissione sulle donne e abbiamo voluto mandarvi questo nostro contributo sullo "SCIOPERO DELLE DONNE", "UN GIORNO SENZA LE DONNE".

Saluti. Margherita Calderazzi, Masci Fiorella - Taranto - 3475301704 - T/F 0994792086.

In questi mesi vi sono varie lotte di operaie, precarie, disoccupate che stanno mostrando l'intreccio tra attacco al lavoro, ai diritti delle lavoratrici e peggioramento della condizione generale come donne, ricacciate a casa in una situazione di dipendenza, dalla lotta delle lavoratrici della scuola, a quelle dei call center, alle lavoratrici dell'Eutelia, dell'Omsa, ecc.

Vogliamo soffermarci su 2 situazioni emblematiche: quella delle operaie di una fabbrica di Bergamo, la TRIUMPH e quella delle operaie dell'OMSA di Faenza; non perchè qui l'attacco è stato più pesante di altri posti di lavoro, ma perchè esprime bene quell'intreccio di cui parlavamo prima.

Alla Triumph è stato fatto un accordo che è emblematico di una posizione socialfascista in cui l'azienda si è fatta Stato, e le organizzazioni sindacali abdicano all’azienda/Stato; l’accordo prevede un percorso di coinvolgimento e assistenza individuale continuativa delle lavoratrici in “esubero”, di valutazione della situazione personale e di orientamento alle dinamiche del cambiamento, cioè una sorta di assistenza, accompagnamento, supporto da quando le lavoratrici vanno in cassa integrazione a quando passano in mobilità, fino all’orientamento e accompagnamento delle lavoratrici nella ricerca e consolidamento di un nuovo lavoro dipendente o di lavoro autonomo, affidando questo percorso a una società privata. Ma l’accordo Triumph fa anche altro; forse per la prima volta un’azienda si occupa della condizione di vita e familiare delle lavoratrici, ma rovesciando e strumentalizzando pro domo sua l’intreccio classe/genere; nell’accordo si parla infatti di una copertura assicurativa per un anno per tutto il nucleo familiare per il rimborso delle spese mediche, di un sostegno economico alla famiglia pari a 500 euro lordi all'anno per ciascun figlio a carico e per il coniuge per tutto il periodo della mobilità. Il padrone della Triumph ha per caso improvvisamente compreso il peso della questione familiare per le donne lavoratrici? Assolutamente no, usa questa “magnanimità” come arma/ricatto per far accettare i tagli dei posti di lavoro alle lavoratrici, ed è emblematico che in maniera perversa questi incentivi non vengono dati alla lavoratrice, come invece avverrebbe per un lavoratore maschio, ma alla famiglia e ai costi della famiglia, come se il padrone (e i sindacati firmatari) dicesse alle lavoratrici: tornate a casa e occupatevi del vostro lavoro principale…

All'Omsa, le operaie sono in cassa straordinaria, a fine agosto sono state avviate procedure di mobilità. 30/50 operaie già lavorano in turni di 4 ore. Ci sarà la cassa per il secondo anno se 150 operaie lasceranno il posto di lavoro. Nessun compratore e nessuna riconversione. Le lavoratrici non vogliono lottare per la cassa integrazione ma per il lavoro. In quanto donne la condizione è ancora peggiore.
Queste operaie hanno presidiato la fabbrica per impedire che padron Grassi portasse via i macchinari. Hanno lanciato una campagna di boicottaggio delle calze Omsa - che includono i marchi SiSi e Philippe Matignon... Non si arrendono. E denunciano il sostanziale silenzio delle forze politiche, degli Enti locali e persino di parti del sindacato che, mesi orsono, firmarono comunque un accordo con Grassi che sostanzialmente apriva le porte allo smantellamento della fabbrica.
Ora "e lavoratrici dell'Omsa hanno deciso che continueranno a denunciare la vicenda con mobilitazioni a partire da settembre".
Ma perchè questa lotta è importante e emblematica. Un padrone prima sfrutta le operaie, sfrutta anche il corpo delle donne (pezzi del corpo, le gambe) per fare pubblicità al suo prodotto, all'insegna dello slogan: Omsa, che gambe! E ora caccia via queste operaie e va in Serbia per trovare altre donne, altre lavoratrici da sfruttare di più e pagare di meno. Per Padron Nerini le donne sono merce da sfruttare in fabbrica e da usare per vendere meglio sui mercati. Del corpo delle donne il capitale non "butta niente" quando serve per fare profitti.

Per questo, la vicenda delle operaie dell'Omsa, della Triuph, come di tante altre donne lavoratrici, se è parte di un gravissimo taglio di posti di lavoro, al salario, ai diritti, come purtroppo ce ne sono tanti in questo periodo sia di donne che di uomini, è significativa per la doppia denuncia che esprimono e perchè proprio questo doppio attacco viene generalmente oscurato.

PER QUESTO NOI PENSIAMO CHE OCCORRA FARE COME LAVORATRICI, COME DONNE MOLTO
DI PIU'. CHE OCCORRA INSIEME ORGANIZZARE UNO "SCIOPERO DELLE DONNE".
:
Uno sciopero delle lavoratrici, ma che è più giusto chiamare "SCIOPERO DELLE DONNE", perchè è importante che tocchi non solo i posti di lavoro, ma le disoccupate, i quartieri, fino alle case. Uno SCIOPERO TOTALE, contro il lavoro sfruttato e oppressivo, contro il lavoro doppiamente negato alle donne e contro il doppio lavoro, uno sciopero di tutte le donne contro l'insieme degli attacchi che padroni, governo, Stato, Chiesa portano avanti, uno SCIOPERO DI CLASSE E DI GENERE. Quando riusciremo ad organizzarlo, sarà una cosa importante, di impatto, molto di rottura. UN GIORNO SENZA LE DONNE!
Uno sciopero fatto dalle donne vuol dire non solo porre il problema delle condizioni di lavoro, delle discriminazioni sul e per il lavoro, delle disparità economiche, ma vuol dire porre, scoperchiare tutta la condizione di vita delle donne, l'intreccio lavoro sfruttato/lavoro nero e oppressione, fino a molestie, violenze sessuali nei luoghi di lavoro, in particolare nel sud; vuol dire parlare del ruolo di subordinazione e doppio lavoro in famiglia, della finta parità di cui parla il governo sulle pensioni e il peso del lavoro in casa, dei servizi sociali sempre più scaricati sulle famiglie; dell'humus da "moderno medioevo" che ci fa tornare indietro di 40 anni, ecc.

Ma lo sciopero delle donne è una battaglia anche all'interno dei lavoratori, dei propri compagni di lavoro, del movimento sindacale.
Noi abbiamo visto sulla nostra pelle la considerazione che il Sindacato ha delle donne; in occasione della rivolta a Taranto nel 2007 delle lavoratrici delle pulizie, noi abbiamo fatto una lotta anche contro il sindacato confederale, che avallava le aziende, le istituzioni che sostenevano che praticamente per le donne "non c'è bisogno di tutta questa lotta per mantenere il lavoro perchè con la mobilità vi facciamo un favore, vi diamo un po' di soldi e ve ne state a casa, così pensate alla casa e non avete il problema di conciliare casa e lavoro". O, al massimo la condizione delle donne viene ridotta dalla OO.SS. a qualche "punto delle piattaforme". Noi diciamo che non si può ridurre ad un punto della piattaforma, né, come spesso sentiamo, a un problema di quote, di qualche posto negli organi dirigenti sindacali alle donne.
Il problema è che lo sciopero delle donne pone una denuncia che riguarda l'insieme delle condizioni di vita e lo pone per gli stessi lavoratori, per lo stesso movimento sindacale. Perchè noi mettiamo in discussione il lavoro e il non lavoro, mettiamo in discussione le discriminazioni che ci sono nei posti di lavoro, mettiamo in discussione il ruolo nella famiglia e la famiglia come la vuole questa società, mettiamo in discussione l'idea che si ha delle donne, il ruolo di subordinazione. Cioè mettiamo in discussione tutto!
Tant'è che quando le donne lottano, si vede che portano una carica in più, che riportano anche nella famiglia, spesso creando una situazione in cui i mariti dicono, ma che ti sei montata la testa?
Lo sciopero delle donne pone il problema più generale di una società diversa, dei rapporti sociali diversi, dei rapporti uomo-donna diversi e quindi questo lo devono capire anche i lavoratori maschi.
A questo serve anche lo sciopero delle donne.

MFPR

Appello per Faith Aiworo

Appello per Faith Aiworo - una donna nigeriana ingiustamente condannata a morte per essersi difesa dallo stupro - in italiano e in varie lingue da spammare su internet e alle ambasciate nigeriane e italiane, al ministero degli esteri e degli interni italiano e a chi volete voi.
Non abbiamo notizie recenti su di lei, non ne parla più nessuno o quasi . Aiutateci a renderlo un argomento internazionale

sotto inseriamo vari indirizzi italiani a cui vi invitiamo a inviare l'appello via fax o via e-mail

In attachment we send the appeal for Faith Aiworo- a nigerian woman sentenced to death because she reacted to rape! -.You could send it to the italian and nigerian embassy of your country, but also spam in internet . Below we give you some addresses where we invite you to send the appeal
We have no news about her, almoust nobody is talking about her. Help us to let it become an international theme.

En "ATTACHMENT" le enviamos el apelacion en varios idiomas para Faith Aiworo- una mujer nigeriana que fué condenada a la pena capital después de su reacción firme a una tentativa de violación -. Podeis enviarlo a las ambajadas italiana y nigeriana de vuestro pays , pero tambien enviarlo a todas sus direciones en internet
Abajo le damos direcciones donde os envitamos a enviar el apelacion
No tenemos noticias de ella, quasi nadie habla mas de ella. Ajudadnos a trasformarlo en una tematica international!!
INDIRIZZI-ADDRESSES- DIRECCIONES :

Ambasciata Nigeria - Roma, via Orazio 14
Email: nigerian.rome@iol.it
fax 066832528 (dell’esattezza di questo numero di fax non sono sicurissima, andrebbe verificato, ma io non ne ho il tempo)
Tel. 06.683931




Fax Farnesina (MInistero degli esteri)
(+39) 06 3236210


Ministero dell'Interno

Piazza del Viminale n. 1 - 00184 Roma
Centralino tel. 064651


Dipartimento Libertà Civili Immigrazione

Email: libertaciviliimmigrazione@interno.it

Esigiamo un’ immediata risposta da parte del Ministero degli esteri italiano che ha già ricevuto svariati appelli ad attivare con urgenza tutte le misure diplomatiche per tutelare il diritto alla vita della giovane donna nigeriana Faith Aiworo. Faith è stata espulsa in luglio dall’Italia per essere rimpatriata in Nigeria, dove è stata immediamente incarcerata e dove la attende una condanna all’impiccagione per essersi legittimamente difesa di fronte ad un tentativo di stupro.

Il Ministero degli Interni italiano deve rispondere del grave errore commesso con l’espulsione.

Il governo italiano deve pianificare un tempestivo rientro in Italia della donna, che aveva già avviato una richiesta di asilo politico. Le autorità italiane hanno il dovere - sancito dall’art. 19 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, ma anche dagli articoli 2 e 10 della Costituzione - di conferirle lo status di rifugiata o comunque di fornirle protezione umanitaria e sussidiaria, esistendo il rischio di condanna a morte in patria.

La Nigeria deve fermare questa atroce condanna ad una donna che si è difesa da uno stupro.

Ribadiamo che la risposta deve essere immediata perché Faith è ingiustamente in carcere già da luglio scorso e da due anni è in territorio europeo costretta alla clandestinità a causa dell’ingiustizia della legislazione europea sull’immigrazione.

We are asking for an immediate response from Italian Foreign Ministry , that already received many other appeals, to activate with urgency all diplomatic measures to protect the right to live of Faith Aiworo, a young Nigerian woman.

Faith has been evicted from Italy in July to be repatriated in Nigeria , where she was immediately imprisoned and where she is sentenced to death because she resisted to rape.

The Italian Internal Ministry must responde of the big mistake of expulsion of this woman.

Italian Government must plan a timely return to Italy of Faith, who Had already presented a request of asylum. Italian authorities have the duty – enshrined by the art. 19 of the Charter of the fundamental Rights of European Union, but also by the art. 2 and 10 of the Italian Constitucion - to give her the status of refugy or to provide her protection, Because there is the risk of sentence to death in Nigeria .

We confirm that the answer must be immediate, because Faith is wrongly in prison since last July, and since 2 years she is in Europe without documents because of injustice of European Laws about immigration.

Wir verlangen eine unmittelbare Antwort des italienischen Auβenministers, der schon mehrere Appelle erhalten hat um dringlich alle diplomatischen Maβnahmen zu treffen, damit das Recht auf Leben der jungen nigerianischen Frau Faith Aiworo geschützt wird. Faith ist im Juli 2010 von Italien nach Nigerien abgeschoben worden, dort kam sie sofort ins Gefängnis, wo sie ein Todesurteil durch Erhängen erwartet, weil sie sich zu Recht gegen einen Vergewaltigungsversuch gewehrt hat.

Der italienische Innenminister muss für den schwerwiegenden Fehler der Abschiebung die Verantwortung tragen.

Die italienische Regierung muss eine schnelle Rückkehr nach Italien der Frau organisieren, die bereits einen Antrag auf Asyl gestellt hatte. Artikel 19 der Charta der europäischen Bürgerrechte, aber auch Artikel 2 und 10 des italienischen Grundgesetzes bestimmen die Pflicht der italienischen Behörden Frau Faith Aiworo den Status der Verfolgten anzuerkennen oder jedenfalls ihr humanitären Schutz und Unterstützung zu gewährleisten, da sie in ihrer Heimat die Todesstrafe riskiert.

Nigerien muss dieses grausame Urteil su Lasten einer Frau aufheben, die sich gegen eine Vergewaltigung geweht hat.

Wir bekräftigen die Dringlichkeit der Antwort, weil Faith schon seit vergangenem Juli zu Unrecht im Gefängnis eingesperrt ist und seit zwei Jahren wegen des Unrechtes der europäischen Gesetzesgebung bezüglich der Einwanderung gezwungen ist im europäischen Gebiet als Illegale zu leben.

On exige une réponse immédiate du Ministère des Affaires Etrangères, qui a déjà recù plusiers appels à activer avec urgence toutes les mésures diplomatiques pour proteger le droit à la vie de la jeune femme nigeriane Faith Aiworo. Faith en Juillet a été expulsée de l’Italie pour etre rapatrié en Nigeria, où elle a été tout de suite emprisonné, où l’attend une condamne à la pendaison parce qu’elle s’est defendue légitimement en face à un tentative de viol.

Le Ministère de l’Interieur italien doit répondre de la grave faute comise par l’expulsion de Faith.

Le gouvernement italien doit planifier un immediat rétour en Italie de cette femme, qui avait déjà fait demarrer une demande d’asile politique.

Les autorités italiennes ont le devoir – établi par l’art. 19 de la Carte des droits fondamentaux de l’U.E., mais aussi des art. 2 et 10 de la Constitution – de lui donner le status de refugée ou de lui donner protection umanitaire, parce que il y a le risque di condamne à mort dans son pays.

Le gouvernement de Nigeria doit arreter cet atroce condamne à une femme qui s’est defendue du viol.

On insiste que la réponse doit etre immédiate, parce que Faith est injustement en prison à partir de Juillet et dépuis 2 ans elle est dans le territoire européen obligé à la clandestinité à cusae de L’injustice des Lois européenes sur l’immigracion.

Exigimos respuesta inmediata del “Ministero degli esteri italiano” que ha recibido diversos llamados para que active todas las medidas necesarias para proteger la vida de la joven nigeriana Faith Aivvoro. Faith fue explusada en Julio de Italia y repatriada a Nigeria, donde fue inmediatamente encarcelada y donde la espera una condena a la horca por haberse defendido “legitimamente” de un intento de violación.

Il Ministero degli Interni italiano debe responder por este gran error cometido con esta expulsión.

El Gobierno italiano debe ver el modo de traer nuevamente a Italia a esta mujer, que ya había solicitado asilo político. Las autoridades italianas “tienen el deber” – sancionado por el art. 19 de la carta de derechos fundamentales de la unión europea y también por los Art. 2 y 10 de la constitición- de entregar el estado de refugiada o al menos, de darle protección umanitaria o subsidiaria, sobretodo cuando existe el riesgo de sufrir la pena de muerte en su patria.

Nigeria debe parar esta condena a muerte a una mujer que se ha defendido de una violación.

Reiteramos la exigencia de que esta respuesta sea inmediata porque Faith está injustamente encarcelada, ya desde Julio pasado y, por más de dos años en los que ha vivido oblidada en la clandestinidad en territorio europeo todo por causa de una injusta legislación europea sobre la inmigración.

Per Teresa Buonocore

PRIMO OTTOBRE, IL PAESE CHE VOGLIAMO

Vogliamo un paese libero dalle mafie e dalla corruzione. La prima corruzione, la prima mafia, è quella di sempre, sul corpo delle donne, dei bambini, delle bambine.

Portici, ospitando la nostra fiaccolata, nominandosi terra di solidarietà dalla parte delle vittime e di ribellione alla prepotenza comunque nominata, costituisce un esempio per lo Stato.

La città di Portici, nel compiere i gesti accoglienti verso il movimento delle donne, e di ampia assunzione di responsabilità nel fare i gesti dovuti, verso le proprie cittadine, ha concretizzato una parte del risultato che da sempre cerchiamo.

La mobilitazione permanente contro le uccisioni delle donne è una realtà che non si affievolisce nel tempo, è il filo più forte che dà ragione e sostanza all’esistenza di una rete che è servizio, ma prima di tutto politica. La rete, invisibile, perché sistematicamente ignorata è quel femminismo che a torto qualcuno “cantilena” come assente.

Non è quindi la prima volta che le donne si chiamano e si riconoscono, anche se non sempre nelle piazze come qualcuno vorrebbe. Si tratta di una rete di associazioni, avvocate, centri antiviolenza che si sforza di fare tutto ciò che si dovrebbe fare, e che comunque fa la sua parte. Chi non fa la sua parte è lo Stato, perché non è pronto e non vuole esserlo. Questa è la politica nel nostro Paese. Fino a Portici, che dimostra che chi vuole e chi ha cuore può Una constatazione, ben lungi dall’essere l’esaltazione eroica della solitudine e del sacrificio delle donne, perché non c’è nulla da esaltare nel fallimento collettivo chiamato femminicidio.

La politica deve decidere. Le donne non vogliono morire, né vivere in una vita amputata dalla loro possibilità di scegliere e di cambiare. Il vero sacrificio è dedicare la propria vita a cambiare e a stringere lo Stato ai propri doveri. È la vita di Teresa che chiama ancora una volta al cambiamento, la sua morte è solo amarezza: la volevamo viva, e vogliamo restarlo noi. Che temiamo perché come lei abbiamo un’idea forte: la libertà che vogliamo donare a figlie, sorelle e madri, e agli uomini che vorremmo stanchi di guerre.


Al teatro “DE FILIPPO” Corso Umberto ore 17, 00, le testimonianze della Città

A piazza S. Ciro alle 18,30 la nostra fiaccolata.


Per le promotrici della fiaccolata

(Elena Coccia e Stefania Cantatore)


Promuovono e aderiscono:

Udi di Napoli, Udi Di Portici, La Camera delle donne, Associazione Maddalena, Arcidonna, Donne Medico Arcilesbica, Istituto Campano per la Storia della Resistenza, Femminismo a Sud, UDI Monteverde (Roma), Consigliera di Parità della Provincia di Napoli, Donne in nero Napoli, Pina Orpello dell'ANPI, Dolores Madaro – Anpi, UIL Napoli, UIL Campania, UDI Catania, UDI Romana La Goccia, DonneSudonne, Rosa Oliva – Aspettare stanca, Cooperativa Eva, Centro Antiviolenza Eva, Centro Antiviolenza Aradia, Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, UDI "le orme"- Reggio Calabria, UDI Lentini. CEDAV Messina, Controviolenzadonne, MediterraneanMedia- Cosenza, CGIL Campania, CGIL Napoli, Associazione Sott’ e n’coppa, Sportello Antiviolenza Lilith, Associazione Salute donna, Centro La Magnolia, AFEM (association femmes Europe Meridionale), CISL Campania, CISL Napoli, Casa Internazionale delle Donne- Roma, Tina Femiano, Centro antiviolenza ERINNA- VT, Rosanna Leone, Associazione Ernesto Rossi, Viviana Esposito, UDI Cerchio del Lago (Brescia),Napolipuntoacapo, Unione donne Terzo millennio (Torino) , Cooperativa L’Orsa Maggiore, Fondazione Mediterraneo, Clorinda Boccia Burattino, Centro Donna Artemisia, Maria De Marco, Comitato “29 Agosto” (Acerra- NA), Maria Grazia Pagano, Ass. “voce donna” (Castrocaro- Forlì), Comunità per donne maltrattate “Karabà”- Coop.Dedalus, Annamaria Carloni, Commissione Pp Oo Provincia di Napoli, Caffè delle donne” Udi Trieste, Fuoricampo lesbian group (Bologna). Luisa Menniti, Valeria Valente, comitato Internazionale 8 Marzo, Maschile Plurale e Uomini in Cammino, Barbara Maffione, Patrizia Gubellini, Rete Lilliput-Nodo Napoli, Clitorixstrix (BO), Ars e Labor Campania, Luisa Iodice, Luisa Laurelli, Liberamente, Dream Team, Donne In Nero Bologna, Tavola delle donne sulla violenza di Bologna, Club delle donne di Siracusa, Comitato Piero Gobetti, Cellula Concioni, Uscita Libera, associazione Exit, Associazione Rosso democratico, Arcigay Antinoo, Giuristi democratici, Associazione culturale del Plebiscito, UARR, Associazione Orlando Bologna, Legambiente Napoli- Centro antico, Giovanna Consonni, Marcella Raiola, da Bologna : 'Altracittà, Armonie e “Quelle che non ci stanno”', Claudia Preto
__________________________________________

SAREMO CON TERESA E CON LE DONNE DI PORTICI ANCHE NOI, con iniziative in

contemporanea nelle città in cui siamo.

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

segue comunicato:

sembra in via di chiarimento quello che era apparso come un misterioso caso l' assassinio di Teresa Buonocore, avvenuto lunedì scorso a Napoli.

Teresa Buonocore aveva denunciato lo stupro della figlia di 8 anni e si era battuta perchè il pedofilo venisse condannato. Oggi sono stati fermati in due come possibili esecutori materiali e indagati come possibili mandanti dell' uccisione di Teresa il fratello e la moglie del pedofilo, condannato in primo grado a 15 anni: un "imprenditore locale con la passione della politica" così è stato descritto dal flash del Tg di oggi.
Emerge un quadro fortemente inquietante e fosco, un intreccio che, se confermato, mostra il livello e il quadro di barbarie: l'onorabilità della famiglia va difesa, le donne non devono osare ribellarsi, denunciare; gli uomini violentatori devono essere "lasciati in pace".
Il nostro pensiero va a Teresa che tenacemente e con coraggio si è battuta, ha denunciato, ha dato voce alle tante bambine vittime di violenza e coraggio a tante altre madri e donne che la violenza la subiscono.
Ma questo efferato omicidio fa comprendere bene come i tentativi di intimidazione, di isolare le donne che denunciano e si ribellano sembrano non aver più limiti nè freni come già abbiamo visto per Marinella, per Joy: come abbiamo visto anche che le mobilitazioni determinate e coerenti contrastano sul campo chi si vorrebbe impunito e "lasciato tranquillo".

milano, 22 settembre '10
mfpr-Milano

La "maestra nera"

A Sonnino (provincia di latina) come ovunque l’ignoranza prende il sopravvento, sabato 18 Settembre è apparso un articolo sulla repubblica dove il titolo dice:


PORTA LA FIGLIA A SCUOLA CON IL BURQA

MAMME IN RIVOLTA : SPAVENTA I BIMBI


questo accade proprio nel giorno in cui la lega presenta una proposta di legge antivelo con una multa da 150 a 300 euro per vietare alle donne il burqa in luoghi pubblici e punire chi costringe le donne a indossarlo con un anno di reclusione e un ammenda di 30mila euro ............scusatemi ma io mi trovo di fronte a un bel dilemma ed ad un eccezionale ignoranza la prima dalle mamme che invece di spiegare ai bimbi cosa e’ un burqa tranquillizzarli ma sopratutto insegnargli che nel mondo siamo tutti uguali !indipendentemente dal colore della pelle ,dagli usi costumi e religioni e che quella signora cosi’ coperta e’ la mamma di un loro compagno che viene da un altro paese , e qui mi chiedo e domando a quelle mamme abbiamo forse deciso noi dove nascere e a quale usi costumi o religioni appartenere????

Secondo me no, i nostri genitori ci hanno procreato e le nostre mamme ci hanno fatto nascere dove loro hanno deciso di vivere e poi crescendo decidiamo in base ad altre esigenze dove vivere o sopravivvere in molti casi se solo si capisse questo non esisterebbero forme di razzismo e qui nasce in me il conflitto pensando a quelle donne che sono costrette a vivere come il loro dio comanda non avendo parola in pubblico e costrette a coprirsi .....e sopportando altri tipi di repressioni spesso molto gravi .

Ma noto che in tutt’e’ 2 le situazioni vengono toccati i diritti umani, quindi siamo a punto di partenza cioe’ che ognuno decide come vivere e dove vivere solo che c’e’ chi non da spazio a questo, sbagliato e’ costringere una donna a fare cio’ che non vuole fare e ancora piu’ sbagliato e’ far crescere i nostri figli con il terrore della maestra nera (cosi’ come chiamano quella mamma di sonnino)ecco che i futuri classisti e razzisti di domani crescono e tutto grazie sempre a un sistema fatto solo di conflitti politici e religiosi ma sempre meno chiara che mira i frutti solo a interessi personali dimenticando che al mondo sono sempre piu’ donne a farne le spese ...ma qualcosa si muove le donne siamo sempre piu’ forti e unite e tutto questo potra’ cambiare,come e’ stato dimostrato anke a Sonnino stesso con la mobilitazione di un gruppo di mamme contro il razzismo ....

oggi la “maestra nera” accompagnera’ il suo bambino senza coprire il volto.


Sally

Disoccupata del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario -Taranto



si,e dall'altra parte, al colmo dell'ipocrisia e della contraddizione, ci troviamo con quel preside che nella sua scuola impone alle ragazze il "burca europeo" il grembiule nero abbottonato, solo per le femmine naturalmente. La motivazione: con geans attillati e minigonne distraggono i maschi dallo studio e li portano a fare "cattivi pensieri". il problema sempre e comunque rimane il corpo della donna,corpo che va umiliato, nascosto, represso, violato e anche abbattuto.


tiziana


pulizie scuole: serve nuova rivolta

LAVORATRICI DELLE SCUOLE: CIO' CHE SERVE E' UNA NUOVA RIVOLTA.

In questi giorni c'è in tutta Italia una grande lotta nella scuola pubblica.
Il ministro della Pubblica Istruzione Gelmini vuole licenziare 130.000 precari in tre anni. Naturalmente i diretti interessati non hanno nessuna intenzione di andarsene a casa, e in questi ultimi mesi stanno lottando in varie forme in tutta Italia, da Milano a Palermo.
La Gelmini nella conferenza stampa di avvio dell'anno scolastico ha dichiarato che i precari fanno politica e non li vuole incontrare . Con questo ha tolto ogni illusione in chi ancora l'avesse di un confronto o di trattative, ha confermato di voler procedere al più grande licenziamento di massa mai visto in Italia.
Dopo aver sfruttato e criminalizzato i lavoratori li ha chiamati parassiti; a Napoli le hanno risposto occupando il provveditorato.
I tagli alla scuola previsti dal ministro toccano anche i lavoratori delle pulizie delle scuole. Mentre il ministro riduceva del 25% i costi delle pulizie nelle scuole, aumentava a 15 milioni di euro circa il finanziamento alla scuola privata e aumentava lo stipendio agli insegnanti di religione.
Dunque questi tagli non hanno giustificazioni di mancanza di fondi. E' in atto un attacco economico alla scuola pubblica, ma c'è anche un attacco politico e ideologico che mira a creare scuole di serie A private per i ricchi e scuole di serie B per i poveri, in cui non sarà garantita né l'igiene con conseguente rischio per la salute dei bambini, e neanche un'istruzione di qualità, sono diminuiti gli insegnanti, i bambini sono costretti in aule super affollate e parecchie attività scolastiche sono state soppresse.

A Taranto nel 2007 si è sviluppata una grande lotta di circa 1500 lavoratrici e lavoratori degli appalti pubblici nelle scuole che ha assunto le forme di una vera rivolta: blocchi stradali e alle entrate del provveditorato, occupazioni delle sale della prefettura, al comune si impediva al sindaco di allontanarsi, sospensione del servizio di pulizie. Ma la vera lotta è stato il blocco del ponte girevole per 3 giorni, abbiamo bloccato la via principale di passaggio della città. Abbiamo costretto il Prefetto di Taranto a uscire dal suo palazzo e a venire a trattare da noi, abbiamo imposto ai due candidati sindaci di fare la spola tra la Prefettura e il ponte e uno dei due si è preso anche uno schiaffo da un lavoratore esasperato.
Una rivolta che ha costretto il governo e le istituzioni locali a rivedere i loro piani.

Però il più grande risultato di questa lotta è stata l'unità di classe delle lavoratrici e dei lavoratori, che per la frammentarietà dei luoghi di lavoro è difficile da realizzare, anche a causa dei sindacati confederali che con i loro accordi di svendita dei lavoratori, aumentando la precarietà, avevano creato divisioni e tensioni fra i lavoratori.
L'unità raggiunta alla fine ha tolto un arma di ricatto ai padroni e ha reso i lavoratori consapevoli che l'unità di classe rafforza, che i nemici sono altri.
Il 20 Settembre abbiamo fatto presidi davanti alle scuole con volantinaggio e raccolta firme per chiamare anche i genitori e il personale docente a sostenere una lotta che è anche la difesa di un servizio essenziale.

MA CIÒ CHE SERVE È UNA NUOVA RIVOLTA. E' A QUESTA CHE CHIAMIAMO TUTTE LE LAVORATRICI.

Fiorella Masci
Lavoratrice delle pulizie scuole statali
Slai cobas per il sindacato di classe - Taranto

TA. 21.9.010

Ergastolo per il femminicidio di Barbara Cicioni

La corte d'assise d'appello di Perugia ha confermato la condanna di primo grado, l'ergastolo, nei confronti di Roberto Spaccino.

Riporto la dichiarazione della mamma di Barbara, Simonetta Pangallo: "quando la pena è quella dell'ergastolo è una sonfitta per tutte/i. Ma il fatto è gravissimo, orribile e la sentenza è giusta".

Barbara è una di noi. Barbara è con noi – e lo sarà sempre – nel ricordo e nella lotta contro la violenza sulle donne, contro il femminicidio.

Adelaide Coletti (Rete delle Donne Umbria)


Ergastolo per il femminicidio di Barbara Cicioni

“la sentenza è giusta” ma “quando la pena è quella dell’ergastolo è una sconfitta per tutte/i.”

E ha ragione Simonetta Pangallo, la mamma di Barbara condannata a vita anche lei a versare lacrime per una tragedia annunciata:
“Barbara Cicioni ha sopportato, per anni, in silenzio. Nessuno l'ha aiutata, nemmeno la sua famiglia. Probabilmente lei stessa chiedeva a tutti di tacere, di non intromettersi per non incattivire ancora di più il marito violento: ma lei era vittima di quell'uomo, con lui ci viveva ogni giorno e quello era il padre dei suoi figli. Umano pensare che proprio per amore di quei figli tacesse!” (umbriajournal 29/01/2009 by Morena Zingales e Luana Pioppi)


E ha ragione Adelaide quando dice: “Barbara è con noi … nella lotta contro la violenza sulle donne, contro il femminicidio”

Quando la lotta tace, quando viene mutilata dalle sue radici – che non sono solo di genere, ma vanno fino in fondo all’origine dell’oppressione delle donne, della famiglia e della proprietà privata, tutte/i noi continueremo a subire sconfitte, a cozzare contro IL nemico che non vogliamo vedere, che è questa società basata sul sistema capitalistico-patriarcale e non serve abboccare a campagne “culturali” o securitarie ordite dallo Stato per sconfiggerlo.

E’ il momento di rovesciarlo questo nemico, non di chiedergli la grazia!

Sarà lui a chiederci la grazia quando lo processeremo e noi avremo il dovere di non concedergliela, altrimenti saremo per sempre sconfitte/i

Luigia

per Teresa Lewis


da http://www.voceditalia.it/articolo.asp?id=58058

Condannata a morte in Virginia

Usa, Teresa Lewis come Sakineh

Sara' giustiziata il 23 settembre

Richmond – Il Tribunale della Virginia ha confermato la condanna a morte nei confronti di Teresa Lewis, accusata di aver partecipato all’omicidio del marito. La donna, precedentemente giudicata come disabile mentale, è attualmente rinchiusa nel carcere di Jarrett, e verrà giustiziata il prossimo 23 settembre.

A differenza di Sakineh Ashtiani, quasi nessun organo di stampa si è occupato della vicenda di Teresa. In Italia ha avuto una breve citazione solo su pochi quotidiani come Il Secolo XIX o il Corriere della Sera, mentre tra la stampa internazionale solo alcune agenzie medio orientali hanno diffuso con peculiarità la notizia.

NO ALL'ESECUZIONE DI TERESA LEWIS!

Teresa Lewis sarà giustiziata nel silenzio giovedì alle 21 nel carcere di Greensville nella Virginia con un’iniezione letale. Ciò senza che la sua faccia sia esposta su monumenti ed edifici pubblici, senza raccolte di firme e manifestazioni a comando sui grandi media.

mfpr

Taranto: presidi scuole lavoratrici pulizie

TARANTO - OGGI 20 SETTEMBRE - 1° giorno di scuola - PRESIDI DI CONTROINFORMAZIONE DELLE LAVORATRICI DELLE PULIZIE SLAI COBAS

ORE 8,30 PER SCUOLA COMUNALI: PRES. SCUOLA "ZERO 3" VIA ABRUZZO.

ORE 13,00 PER SCUOLE STATALI: IST. ACANFORA DA V. OBERDAN.

Dal volantino/appello verso i genitori e personale scolastico:
"...La lotta delle lavoratrici delle pulizie contro il rischio di licenziamenti e il taglio delle ore e del salario, con la fine anche della cassintegrazione a dicembre, è una lotta anche per una scuola migliore per i vostri figli, in cui effettivamente sia garantita la pulizia e l'igiene che, in questi anni con i tagli già passati delle ore comunque non è sufficiente.
La riduzione dei servizi sono parte di una politica del governo, del Ministro Gelmini di tagli generali alla scuola pubblica, alle insegnati, a tutto il personale scolastico, di distruzione della scuola pubblica.
Non è giusto che mentre si riducono spese essenziali per la scuola pubblica, mettendo a rischio anche la salute dei bambini si alzino i costi scolastici diventando impossibili per una famiglia di lavoratori, il governo dà milioni di euro alle scuole private: non ci sono bambini di serie B e serie A.
Facciamo appello ai genitori, agli insegnanti, ai dirigenti scolastici, a tutto il personale scolastico a sostenere la lotta delle lavoratrici delle pulizie..."

Lavoratrici pulizie
Slai cobas per il sindacato di classe

UNA “SANTA” MORTE.

UNA “SANTA” MORTE

A Taranto ieri hanno arrestato un uomo che a fine luglio scorso ha ammazzato il padre, un vecchio pensionato di 84 anni che per anni aveva abusato di una bambina, sua nipote di 13 anni, e violentato ripetutamente anche un'altra nipote di 16 anni figlia dell'uomo che lo ha ucciso.

NOI CHIEDIAMO LA LIBERAZIONE DI QUESTO UOMO!

Il violentatore era stato arrestato a dicembre scorso, ma già a luglio era stato scarcerato e aveva potuto tranquillamente tornare nella sua casa in campagna, niente affatto pentito, anzi considerando naturale, da “padre padrone” quello che aveva fatto.

SONO LA POLIZIA, LA MAGISTRATURA COLPEVOLI!
Il figlio ha solo messo fine a questa bestia di uomo!

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario – Taranto
TA. 18.9.10

Comunicato stampa dal coordinamento 3 ottobre

Milano, contestazione di studenti e lavoratori della scuola, la Gelmini non si presenta, solo la polizia

Ieri pomeriggio intorno alle 17 un centinaio di studenti delle scuole superiori, di studenti universitari e alcuni docenti precari e di ruolo si sono ritrovati sotto la sede del Corriere della Sera per contestare il ministro Maria Stella Gelmini che doveva prendere parte alla presentazione di un libro sull'università. Come ormai sua abitudine, il ministro ha preferito non presentarsi sottraendosi alle giuste e pacifiche contestazioni di docenti precari e studenti che ormai da mesi protestano contro i tagli della legge 133, la distruzione della qualità della scuola pubblica e dell'Università e il taglio di migliaia di posti di lavoro. Al posto della Gelmini si sono invece presentate diverse camionette di poliziotti che, schierati in tenuta antisommossa, hanno bloccato i due lati di via Solferino impedendo ai manifestanti di avvicinarsi in alcun modo alla sede del Corriere della Sera. Gli studenti hanno quindi deciso di dar vita ad un corteo improvvisato che, dai Bastioni di Porta Volta, è passato davanti al Liceo civico serale Gandhi, chiuso dal Comune di Milano, in spregio al diritto allo studio di tanti studenti-lavoratori, ha attraversato la zona degli aperitivi e si è concluso nel cuore del Milano Film festival.
Partiamo dai risultati positivi di questa giornata per consolidare a Milano un fronte unito tra studenti, precari e lavoratori della scuola che sensibilizzi con efficacia la società civile su tagli e progetti di privatizzazione di scuola e Università e contrasti con più forza i piani del Governo.

Coord. Lavoratori della scuola "3ottobre" - CPS Milano
mail: coordinamento3ottobre@gmail.com
BLOG: http://coordinamentoscuola3ottobre.blogspot.com

morta lavoratrice pulizie

NON E' MAI UNA TRAGICA FATALITA'

Riporto la notizia relativa all' incidente mortale di cui è stata vittima una donna addetta di una ditte di pulizie.
Come al solito, la notizia ha avuto vasta eco, non perché è una delle quattro morti sul lavoro che avvengono ogni giorno, quanto per l' aspetto raccapricciante. Basta leggere il titolo di La Repubblica "Roma, orrore nel condominio: donna decapitata dall' ascensore". A seguire i soliti toni lacrimevoli che si usano in questi casi.
Non un cenno alle responsabilità di quanto è accaduto, solo la frase "Le due sorelle si erano messe a lavoro senza disattivare l' ascensore, ma semplicemente lasciando aperte le porte all' ultimo piano" quasi a far capire che la colpa dell' infortunio sia stata la loro.

Invece, ancora una volta, questa morte non è stata una tragica fatalità, ma la conseguenza del comportamento criminale di chi aveva la responsabilità della sicurezza della lavoratrice. Vediamo perché.

Le attività appaltate riguardavano la pulizia delle griglie che delimitano il vano in cui scorre l' ascensore, sia dall' esterno, che dall' interno. Ora, mentre per la pulizia esterna, non era necessario entrare all' interno del vano, evidentemente per la pulizia interna la donna ha avuto la necessità di sporgersi dentro al vano stesso, evidentemente con una scala, in quanto le protezioni del vano hanno un' altezza tale (minimo 2 m) che impediscono l' accesso stazionando sul pianerottolo o sulle scale.

In questo caso (intervento su impianto ascensore), oltre al D.Lgs.81/08 che si applica a tutte le attività lavorative, le lavorazioni sono regolate anche dal D.P.R.162/99, recepimento della Direttiva comunitaria 95/16/CE.

In particolare l' articolo 15 comma 1 di tale Decreto stabilisce che:
"Ai fini della conservazione dell' impianto e del suo normale funzionamento, il proprietario o il suo legale rappresentante sono tenuti ad affidare la manutenzione di tutto il sistema dell' ascensore o del montacarichi a persona munita di certificato di abilitazione o a ditta specializzata ovvero a un operatore comunitario dotato di specializzazione equivalente che debbono provvedere a mezzo di personale abilitato."
L' accesso a "tutto il sistema dell' ascensore" (quindi anche l' accesso all'interno del vano che ne delimita la corsa) è quindi consentito esclusivamente al manutentore abilitato o comunque solamente in sua presenza.

Nel caso in questione, trattandosi di condominio, la responsabilità è del legale rappresentante del condominio stesso, cioè dell' amministratore, che ha affidato la pulizia dell' impianto ascensore, anche all' interno del vano, non a ditta specializzata con manutentore abilitato, ma a una ditta di pulizia che non poteva avere nessuna competenza in merito.
Eventualmente l' amministratore del condominio avrebbe dovuto affidare la pulizia a ditta non specializzata in impianti ascensore, ma chiedendo, durante le lavorazioni dentro il vano, la costante presenza, per le messa in sicurezza dell' impianto, di manutentore abilitato.

Ma la colpa è anche del datore di lavoro della ditta di pulizie, tra l' altro presente almeno all' inizio delle lavorazioni, che ha accettato di eseguire un lavoro su un impianto per il quale non aveva nessuna competenza, né tantomeno abilitazione a intervenire e che non ha valutato minimamente la possibilità, dimostratasi poi purtroppo non remota, che l' ascensore potesse muoversi durante le pulizie dentro il vano.

Se i giornalisti, al di là della ricerca di toni raccapriccianti e di considerazioni lacrimevoli, dicessero come sono andate veramente le cose, con il dovere di documentarsi prima di scrivere, forse sarebbe più chiaro a tutti che quando muore un lavoratore non si tratta mai di una "tragica fatalità".

Marco Spezia
rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro

Le lavoratrici delle pulizie asili si mobilitano

LE LAVORATRICI DELLE PULIZIE ASILI DELL' EUROPA SERVIZI SI MOBILITANO

L'anno scolastico si è chiuso male e riapre anche peggio:abbiamo meno soldi di prima e aumentano le ore di lavoro e i turni di ore da coprire, mentre la ditta tratta sempre peggio le lavoratrici.

DOBBIAMO SUBITO MUOVERCI. Anche perchè nel nuovo anno la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare, perchè il governo non vuole più rinnovare la cassintegrazione e ci potrebbe essere o un taglio ulteriore dell'orario di lavoro e di salario o licenziamenti.

NOI CHIAMIAMO TUTTE LE LAVORATRICI PER PORTARE AVANTI QUESTE INIZIATIVE:

14 SETTEMBRE MANIFESTAZIONE, SOTTO PALAZZO DI CITTA' , ORE 9, il comune deve garantire per un servizio pubblico così importante come le scuole materne l'internalizzazione delle lavoratrici e l'aumento delle ore per coprire le esigenze effettive

20 SETTEMBRE PRESIDI CON VOLANTINI, CARTELLI DAVANTI ALLE SCUOLE, FACCIAMO DAL 20 SOLO LE NOSTRE ORE DI LAVORO SENZA SOSTITUZIONI
CONVOCAZIONE DELLA DITTA PRESSO LA DIREZIONE DEL LAVORO perchè la ditta sta riducendo la cassintegrazione più di quanto la stessa legge preveda

ESPOSTO ALL'INPS perchè vogliamo vedere chiaro sul rapporto ore di lavoro e ore di cassintegrazione (visto benchè le ore effettive di lavoro aumentano, le ore di cassintegrazione non diminuisce)

In questi giorni c'è in tutt'Italia una grande lotta nelle scuole, facciamoci sentire anche noi.

SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE
T/F 0994792086 – 3475301704 – cobasta@libero.it
TA. 8.9.10

SOLIDARIETÀ A SARAH IN OGNI CASO.

La sparizione di Sarah, la ragazza di Avetrana-Taranto, è giunta al 18° giorno. La vicenda viene seguita con viva partecipazione da tantissimi ragazzi e ragazze del paese e della zona che hanno animato giovedì scorso una partecipata fiaccolata.
La stampa e le Tv soprattutto locali sono quotidianamente sul campo, anche se molto spesso unicamente alla ricerca di presunti scoop, retroscena e sgradevolissimi pressing sui familiari perchè facciano appelli o dichiarazioni strappalacrime.
Non si sa quale conclusione questa vicenda possa avere, ma quello che abbiamo espresso come primo giudizio (vedi ns comunicato del 3 settembre) ha trovato conferma nello sviluppo negli eventi e nell'analisi concreta della situazione.

Sarah voleva fuggire dalla vita di paese, da una famiglia di testimoni di Geova sicuramente oppressiva; e questo lo ha cercato, utilizzando tutti i mezzi.
Se questo ha portato a una fuga, sarebbe giusto e inevitabile, sarebbe bene che si esprima prima di tutto la solidarietà e la denuncia e ribellione alla vita chiusa, alle catene che vogliono normalizzare o deviare il desiderio di libertà di tante ragazze.
Se invece l'ha portata ad una trappola in cui altre ragazze hanno fatto tragica esperienza, la nostra solidarietà deve essere doppia e va unita all'ulteriore necessità della denuncia di un sistema che tutto questo produce, in particolare per le donne, in particolare per le ragazze, a cui bisogna ribellarsi; e all'invito che facciamo alle tante ragazze e giovani scesi in piazza: mobilitarsi perchè Sarah ritorni è importante e va unito alla necessità di cambiare la vita, di spezzare le catene.

Le compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
TA. 13.9.10

Lettera alle lavoratrici dell'OMSA

Alle lavoratrici dell'Omsa,

...abbiamo saputo le ultime notizie sulla vostra situazione: "le operaie sono in cassa straordinaria, a fine agosto sono state avviate procedure di mobilità. 30/50 operaie già lavorano in turni di 4 ore. Ci sarà la cassa per il secondo anno se 150 operaie lasceranno il posto di lavoro. Nessun compratore e nessuna riconversione. Le lavoratrici non vogliono lottare per la cassa integrazione ma per il lavoro. In quanto donne la condizione è ancora peggiore".

Noi agli inizi di agosto abbiamo distribuito tra lavoratrici, precarie, disoccupate, nei posti dove siamo e a livello nazionale, tramite internet questo comunicato che vi rimandiamo:

"Facciamo della lotta delle operaie dell'OMSA, una lotta di tutte. "Ci sono quelle che non si arrendono e vorrebbero piantare le tende sotto casa di Nerino Grassi, il padrone dell'Omsa-Golden Lady che quatto quatto ha deciso la delocalizzazione della storica azienda di Faenza lasciando a spasso 350 operaie... Queste operaie hanno presidiato la fabbrica per impedire che padron Grassi portasse via i macchinari. Hanno lanciato "una campagna di boicottaggio delle calze Omsa - che includono i marchi SiSi e Philippe Matignon... Non si arrendono. E denunciano il sostanziale silenzio delle forze politiche, degli Enti locali e persino di parti del sindacato che, mesi orsono, firmarono comunque un accordo con Grassi che sostanzialmente apriva le porte allo smantellamento della fabbrica...".
Ora "le lavoratrici dell'Omsa hanno deciso che continueranno a denunciare la vicenda con mobilitazioni a partire da settembre". (da Liberazione di venerdì 6 agosto). Noi del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, nelle città, nei posti di lavoro, tra le lavoratrici, disoccupate, precarie dove siamo presenti e lavoriamo faremo iniziative di informazione, sostegno in coincidenza con le mobilitazioni che faranno le operaie dell'Omsa da settembre.
Ma lanciamo una campagna generale di solidarietà con la lotta di queste operaie. Questa lotta è importante e emblematica.
Un padrone prima sfrutta le operaie, sfrutta anche il corpo delle donne (pezzi del corpo, le gambe) per fare pubblicità al suo prodotto, all'insegna dello slogan: Omsa, che gambe! E ora caccia via queste operaie e va in Serbia per trovare altre donne, altre lavoratrici da sfruttare di più e pagare di meno.
Per Padron Nerini le donne sono merce da sfruttare in fabbrica e da usare per vendere meglio sui mercati. Del corpo delle donne il capitale non "butta niente" quando serve per fare profitti.
Per questo, la vicenda delle operaie dell'Omsa se è contro un gravissimo taglio di posti di lavoro, come purtroppo ce ne sono tanti in questo periodo sia di donne che di uomini, è significativa per la doppia denuncia che ne viene fuori. Per questo è necessario qualcosa in più della solidarietà. Occorre fare di questa lotta una lotta di tutte le lavoratrici, di tutte le donne. Pensiamo ad un momento di mobilitazione a carattere nazionale in autunno, a partire da una proposta di iniziativa da parte delle stesse operaie dell'Omsa".

Movimento Femminista proletario Rivoluzionario.

Vi chiediamo, quindi, di farci sapere come ora intendete mobilitarvi, per fare iniziative di informazione e sostegno.
Nei prossimi giorni ci facciamo sentire per telefono - il nostro riferimento è Margherita - Taranto (3475301704). Poi potremmo, se voi andate, incontrarci il 16 ottobre a Roma alla manifestazione metalmeccanici.

MA NOI PENSIAMO CHE OCCORRA FARE COME LAVORATRICI, COME DONNE MOLTO DI PIU'. CHE OCCORRA INSIEME ORGANIZZARE UNO "SCIOPERO DELLE DONNE".

Su questo vi mandiamo alcune nostre considerazioni.
Recentemente sulle lotte delle lavoratrici e delle donne abbiamo fatto un dossier "Bagagli per un viaggio delle donne in lotta" che potete scaricare dal blog femminismo rivoluzionario:
http://femminismorivoluzionario.blogspot.com/

SULLO SCIOPERO DELLE DONNE:
Abbiamo lanciato e vogliamo costruire, a partire dalle realtà di lotta uno sciopero delle lavoratrici, ma che è più giusto chiamare "sciopero delle donne", perchè vogliamo che tocchi non solo i posti di lavoro, ma le disoccupate, i quartieri, fino alle case, uno sciopero totale contro il lavoro sfruttato e oppressivo, contro il lavoro doppiamente negato alle donne e contro il doppio lavoro, uno sciopero di tutte le donne contro l'insieme degli attacchi che padroni, governo, Stato, Chiesa portano avanti, uno sciopero di classe e di genere.
Chiaramente per costruire concretamente questo sciopero delle donne dobbiamo fare una lunga campagna soprattutto per costruire una rete, dei contatti, etc. con le realtà in lotta. Possiamo farlo costruendo una marcia delle lavoratrici, una marcia che tocchi le situazioni più visibili ed emblematiche del lavoro.
Lì dove ci sono delle lotte dobbiamo cercare di arrivare, con messaggi, contatti diretti, riuscire anche ad andarci se è vicino. Dobbiamo costruire concretamente questa rete per cominciare ad organizzare lo sciopero delle donne, anche in poche situazioni, l'importante è che cominci.
Quando ci riusciremo a organizzarlo, sarà una cosa importante, di impatto, molto di rottura; un po' come lo sciopero degli immigrati. In cui gli immigrati a un certo punto prendono loro in mano la situazione e lo fanno. Fatto dalle donne vuol dire non solo porre il problema delle condizioni di lavoro, delle condizioni economico-sindacali, ma vuol dire porre, scoperchiare tutta la condizione di vita delle donne, il ruolo di oppressione e doppio lavoro in famiglia, l'oppressione e la violenza portata avanti dai maschi, in famiglia, ecc.
Ma lo sciopero delle donne è una battaglia anche all'interno dei lavoratori, dei propri compagni di lavoro. Noi abbiamo visto sulla nostra pelle la considerazione che il Sindacato ha delle donne; in occasione dell'altra rivolta a Taranto delle lavoratrici delle pulizie, noi abbiamo fatto una lotta anche contro il sindacato confederale che era d'accordo con i padroni, con le istituzioni che sostenevano che praticamente per le donne non c'è bisogno di tutta questa lotta per mantenere il lavoro perchè con la mobilità vi facciamo un favore, vi diamo un po' di soldi e ve ne state a casa, così pensate alla casa e non avete il problema di conciliare casa e lavoro etc.
Ma su questo la situazione non è semplice neanche nei sindacati di base. L'anno scorso compagne che stanno nella Cub hanno fatto una battaglia perchè ci fosse lo sciopero delle donne, non chiedevano che il sindacato dovesse convocarlo, lo proclamiamo noi, dicevano, ma la Cub lo deve sostenere sui posti di lavoro. Cosa ha fatto, invece, il sindacato di base? Nella piattaforma generale ha messo un punto contro l'aumento delle pensioni per le donne, su cento cose c'era questo rigo dedicato alle donne.
Noi diciamo che non è proprio questo il problema è che non si può ridurre ad un punto della piattaforma, né, come spesso sentiamo, a un problema di quote, di qualche posto negli organi dirigenti sindacali alle donne.
Il problema è che lo sciopero delle donne pone una denuncia che riguarda l'insieme delle condizioni di vita e lo pone per gli stessi lavoratori, per gli stessi sindacati se fossero sindacati. Perchè noi mettiamo in discussione il lavoro e il non lavoro, mettiamo in discussione le discriminazioni che ci sono nei posti di lavoro, mettiamo in discussione il ruolo nella famiglia e la famiglia come la vuole questa società borghese, mettiamo in discussione l'idea che si ha delle donne, il ruolo di subordinazione. Cioè mettiamo in discussione tutto!
Tant'è che quando le donne lottano, anche quì a Taranto, si vede che portano una carica in più, che riportano anche nella famiglia, spesso creando una situazione in cui i mariti dicono, ma che ti sei montata la testa?
Il problema è che è proprio questo che vogliamo: non è tanto una questione che tu mi devi riconoscere, no, la battaglia che noi facciamo è a 360°, riguarda il fatto che ci vuole una società diversa, dei rapporti sociali diversi, dei rapporti uomo-donna diversi e quindi questo lo devono capire anche i lavoratori maschi.
A questo serve anche lo sciopero delle donne..."

Dal Seminario del 31 luglio e 1° agosto 2010.

movimento femminista proletario rivoluzionario