05/07/09

10 luglio a L'Aquila: NO G8!


10 LUGLIO ORE 14 DALLA STAZ. DI PAGANICA
AL FIANCO DELLA POPOLAZIONE TERREMOTATA, CONTRO IL G8
AL FIANCO DELLE DONNE DE L'AQUILA

PARTECIPIAMO IN TANTE E INSIEME ALLA MANIFESTAZIONE DEL 10 LUGLIO
Domenica 14 giugno a L'Aquila... Sembra di entrare in una zona di guerra perché subito la città appare ipercontrollata. La presenza dei militari fa impressione al pari delle distruzioni e dei crolli. Ci sono militari di ogni genere e tipo, dagli alpini, alla Guardia di finanza, all'esercito, ai poliziotti, ecc. Tanti posti di blocco/presidi ad incroci di strade, che non hanno una loro giustificazione. Gli unici che lavorano sono i vigili del fuoco. Gli altri, anche per il fatto che non fanno niente, se non imporre la loro inaccettabile presenza asfissiante, esagerata, non si capisce perchè stanno lì per ore a presidiare i campi, le strade, se non per il fatto stesso di mostrare una presenza dello Stato solo militare/repressiva, di mostrare il potere dello Stato sulla gente. A fronte del dramma della gente lo Stato deve imporre il suo "Ordine". Un giovane con cui abbiamo parlato, diceva come ci si sente controllati/spiati anche quando stai parlando, come se già il fatto di parlare in più persone diventa di per sé sospetto. In tutta la zona interessata dal terremoto, ci sono attualmente almeno 170 campi "ufficiali". Poi ce ne sono tanti altri mini che sono sorti spontaneamente vicino alla proprie abitazioni crollate o danneggiate. Chiaramente non tutti i campi sono uguali. Per esempio: L'Italtel è il terzo campo per grandezza, ma anche uno dei peggiori. Qui si sono verificati gli episodi della carne avariata e del tizio che andava tranquillamente in giro con la svastica. Il campo di S. Stefano raccoglie prevalentemente gente della piccola/ media borghesia; A Coppito c'è un campo gestito dalla Cgil e qui vi è più libertà e un clima più tranquillo e aperto. Qui abbiamo mangiato alla mensa del campo senza problemi, anzi uno dei giovani che stava all'ingresso del campo ci ha invitato a restare a mangiare; in altri campi non si può entrare o uscire senza tessera; A Poggio Picenze è invece gestito dai fascisti di Casa Pound. Ecc. Per come sono dislocati i campi la gente se non ha la macchina può difficilmente muoversi, potrebbe chiamare un numero verde per far arrivare un bus, ma si dice che è meglio non averne bisogno. Questo chiaramente aumenta il peso della situazione da 'campi di concentramento' che si vive nella maggiorparte dei campi. Per fare qualcosa di diverso, una famiglia, che abbiamo incontrato, si stava facendo un giro in macchina nella zona in cui stanno costruendo le nuove strade per il G8, "per far vedere un pò ai bambini...". L'inchiesta che ha iniziato Luigia (per una rete di soccorso popolare) attraverso il questionario, è partita durante la manifestazione nel centro storico. Vi stanno rispondendo giovani, donne, lavoratori, disoccupati. Finora, in poco tempo e in situazioni non certo tranquille, sono stati riempiti decine di questionari, un risultato molto buono, tenuto conto anche, come è inevitabile, che il questionario non viene riempito semplicemente lasciandolo alle persone, ma compilandolo insieme. Aspetti positivi sono che la maggiorparte di chi lo ha compilato ha lasciato dei riferimenti per essere rintracciabile e ha dichiarato la propria disponibilità ad impegnarsi. Per il G8 vengono già imposte direttive. Per la gente dei campi della "zona rossa" nei tre giorni del vertice sarà impossibile anche andare a lavorare se non dopo controlli in entrata e uscita e le persone dovrebbero andare in giro anche con dei 'braccialetti' identificativi. Ad abitanti di una casa che per sua sventura si trova proprio nella 'zona rossa', non potendo essere "spostata" è stato già detto che o si trasferiscono nei tre giorni o dovranno stare con le finestre chiuse e avere sul proprio tetto fissi due cecchini. Si parla di sicurezza, di abitazioni pericolanti, ma i tanti voli degli aerei che sorvoleranno L'Aquila durante il G8 rischiano con le loro vibrazioni di aumentare ulteriormente i danni di abitazioni. In fretta e furia stanno facendo eseguire i lavori per il G8 di ampliamento dell'aeroporto e di allargamento o costruzione ex novo di strade dall'Aeroporto di Preturo alla Scuola della Guardia di Finanza in Coppito, dove si terrà il vertice, imponendo espropri di terreni agricoli. Si tratta di una violenza del territorio, una violazione inaccettabile per una zona che ha già subito un trasfigurazione della propria struttura. L'aeroporto finora era un piccolo spazio per aerei di piccole dimensioni o elicotteri, ora dovrà, invece, essere forzatamente allargato per l'atterraggio e il decollo di grandi aerei. Le strade erano strade di campagna o di frazione, ora dovranno forzatamente diventare lunghe e grandi strade per il passaggio di mega macchine, blindati, ecc., portando ad uno stravolgimento anche futuro del territorio. I lavori vengono fatti da ditte fuori de L'Aquila e con lavoratori portati anch'essi da fuori (il G8 non sta rappresentando neanche possibilità di ripresa del lavoro per operai forzatamente disoccupati per il terremoto). Le condizioni di lavoro degli operai impegnati nei lavori del G8 sono all'insegna del massimo lavoro nel minor tempo possibile e col minimo costo. Gli operai edili con cui abbiamo parlato, da quando hanno iniziato i lavori di ampliamento stradale non hanno mai fatto un riposo settimanale, fanno ogni giorno 12 o più ore di lavoro, vi lavorano anche degli immigrati (che qui vanno bene, perché vuol dire riduzione dei costi del lavoro). Mentre per la ricostruzione i tempi si allungano giorno dopo giorno, per il G8 i lavori si fanno in poche settimane. E mentre questi lavori vengono assunti direttamente dallo Stato, per la ricostruzione delle case dei terremotati -come si capisce chiaramente dal decreto del governo- lo Stato se ne laverà le mani, privatizzando e parcellizzando la ricostruzione. La linea prevalente sarà infatti l'assegnazione di fondi (pochi e legati fondamentalmente alla speranza di lotterie, bonus) direttamente a chi ha avuto distruzioni dal terremoto per la prima casa, e queste persone dovranno provvedere da sé a trovare la ditta e a fare i lavori. Una linea scellerata e assurda: in questa maniera non c'è un piano organico di ricostruzione; dati i pochi soldi assegnati vi sarà una naturale tendenza a ridurre i costi, con una concorrenza tra le ditte che poi scaricheranno il massimo ribasso sui loro operai; si attuerà una disparità tra chi ha le possibilità economiche di integrare i fondi del governo e chi no. Parlando con un dirigente della Cgil de L'Aquila, è venuto fuori che questa linea non viene realmente contrastata dal sindacato, anzi. A fronte della domanda se il sindacato sta ponendo il problema dell'impiego retribuito degli operai edili attualmente senza lavoro nella ricostruzione, o se piuttosto c'è il rischio che questi lavori passino sulla testa dei lavoratori aquilani, il dirigente della Cgil ha risposto che, grazie al fatto che ogni famiglia potrà chiamarsi direttamente la ditta per fare i lavori nella propria abitazione, questo inevitabilmente favorirà le ditte abruzzesi che occuperanno, a loro volta, operai abruzzesi... Della serie che la speranza di lavoro è legata a quando e se le famiglie potranno ricostruire/riparare le loro abitazioni. Alla fine della giornata di domenica, siamo andati dove vive Carla (a cui è morta la madre e la sorella per il terremoto). Ora Carla vive in una roulotte che sta sul terreno antistante la casa in cui abitava in affitto. Il suo compagno mi ha fatto entrare in questa casa. Al di là di lesioni rilevanti nei muri, erano soprattutto impressionante i soffitti delle stanze. Era come se fossero stati tagliati di netto per tutto il loro perimetro e come se fossero solo appoggiati sulle pareti (come dei coperchi)! All'interno era stato lasciato tutto come quella notte del 6 aprile, in cui erano scappati dalle finestre: mobili spostati, caduti, tutti gli oggetti per terra, rotti. Tra questi... un orologio in cui cadendo ? saltata la pila e che segna esattamente le 3,32...

Margherita MFPR Taranto

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