27/02/09

MANNAIA GELMINI: TAGLI SU TAGLI E ANCORA TAGLI

MANNAIA GELMINI: TAGLI SU TAGLI E ANCORA TAGLI

“Meno materiale didattico, laboratori, biblioteche e soprattutto personale…"

L'ultimo progetto del ministro Maria Stella Gelmini di privare le scuole dei fondi per il funzionamento didattico e amministrativo dà il colpo mortale agli istituti che dovranno fronteggiare vere e proprie emergenze…

E così, taglio dopo taglio, già siamo a meno 200 milioni sottratti in un solo anno dal governo Berlusconi alla (sempre più) povera scuola italiana… Ma il problema non è solo l'azzeramento dei fondi. La forbice di Gelmini si abbatte con la stessa forza distruttrice anche contro i lavoratori, meglio se precari…” (da Il Manifesto 13/02/2009)

Con la cosiddetta “riforma della scuola” a nome del ministro Gelmini IL GOVERNO HA TAGLIATO 8 MILIARDI DI FONDI PER LA SCUOLA PUBBLICA a scapito di lavoratori e studenti

In tre anni infatti con l’attuazione del “Piano di razionalizzazione per la scuola” salteranno ben 87 mila posti di docente e 43mila di personale Ata, una vera e propria mannaia del governo Berlusconi soprattutto contro migliaia di precarie e precari che da anni lavorano, altro che stabilizzazione!!!
Stando ad una prima stima già nel 2009/10 27.000 docenti e 9.000 ATA andrebbero ad ingrossare le file dei disoccupati. Il grosso dei tagli determinerà inoltre un gran numero di personale di ruolo in esubero, soprattutto in regioni come la Sicilia in cui i tagli sono stati negli anni sempre più pesanti.
A tutto ciò si aggiungerà la difficile situazione delle scuole per il mancato trasferimento dei finanziamenti per le attività ordinarie, per le supplenze, per le attività di recupero dei debiti degli studenti, per la sicurezza messa tra l’altro a serio rischio a causa del sovraffollamento delle classi.

DOBBIAMO IMPEDIRE TUTTO QUESTO!!!
La mobilitazione di lavoratrici, lavoratori e di tantissimi studenti che ha animato tanti mesi da settembre a dicembre con scioperi, manifestazioni e centinaia di iniziative di protesta in tutto il nostro paese ha costituito una prima forte opposizione alla nuova manovra massacra/scuola dell governo Berlusconi.
Ma la nostra battaglia non può dirsi affatto conclusa: dinanzi ai regolamenti attuativi che rendono effettivi i tagli e lo scempio del disegno di legge Aprea, in cantiere, che vuole trasformare le scuole statali in fondazioni private, in scuole/aziende al servizio delle imprese non possiamo accettare di rimanere immobili, “uomini e donne morte che camminano ” come ci vorrebbe il governo e quei sindacati che hanno firmato accordi vergognosi, vedi la riforma del modello contrattuale e che sono d’accordo con il decreto che attacca il diritto di sciopero, mentre non hanno alzato un dito o detto una parola sui pesanti tagli e cioè sul licenziamento di migliaia di lavoratori e soprattutto di lavoratrici se consideriamo che la maggioranza della popolazione lavorativa della scuola è costituita da donne!

FACCIAMO SENTIRE FORTE LA NOSTRA PROTESTA
Mercoledì 04 Marzo ore 15,00 presidio all’Ufficio Scolastico Provinciale di Palermo Via Praga, 29

Cobas lavoratrici e lavoratori precari della scuola
cobas_slai_palermo@libero.it

NO ALLA SCUOLA/AZIENDA AL SERVIZIO DEI PADRONI

I 22 articoli del disegno di legge Aprea, fermo in VII Commissione alla Camera, si articolano soprattutto su 2 temi: l'autogoverno della scuola e la condizione dei lavoratori della scuola.
Le scuole vengono trasformate in fondazioni, istituti di diritto privato. Infatti lo Stato garantisce loro una cifra fissa e identica per tutte, ma le aziende o gli enti, associazioni o utenti potranno contribuire con finanziamenti. Tale condizione - tra tutti i possibili scetticismi rispetto alle concrete velleità di entrare come finanziatori di un'istituzione scolastica - configura la possibilità non solo di privatizzare qualunque scuola, ma di creare immense disparità tra istituti, a seconda del livello ordinamentale, dell'utenza, della collocazione nel territorio.
Al consiglio di istituto - attraverso una rivisitazione dei decreti delegati - verrà sostituito un consiglio di amministrazione (nel quale non sono più compresi gli Ata), di cui farebbero parte rappresentanti degli enti locali e del mondo del lavoro e delle professioni. Non è un caso che questo percorso (di cui non è difficile individuare, oltre che le criticità rilevate, i danni in termini di ingerenza sulla libertà di insegnamento) rappresenta una mano tesa verso Confindustria, che a più riprese ha avallato e richiesto una simile trasformazione.
La carriera dei docenti - la cui formazione iniziale è concepita sul modello 3+2, con un corso universitario caratterizzato per il 75% da crediti di tipo contenutistico-disciplinare e solo per il 25% di tipo relazionale, didattico, pedagogico, cui seguirà un anno di tirocinio validato dal giudizio del dirigente, dopo il quale il candidato potrà iscriversi ad un albo rigorosamente regionale - sarà articolata in 3 livelli: iniziale, ordinario ed esperto. Gli aumenti stipendiali saranno vincolati all'anzianità e all'appartenenza al singolo livello, determinato da concorsi banditi dai singoli istituti.
Si propone così, oltre che un aggravio di lavoro difficilmente gestibile dalle segreterie, un sistema di reclutamento improntato a "cordate" interne più i meno di potere, meccanismo non dissimile da quello che il centro destra ha sbandierato di voler debellare all'università.
Infine, spariranno le Rappresentanze sindacali unitarie e per i docenti verrà istituita una specifica area contrattuale… (dal Manifesto del 13 febbraio 2009)

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