14/12/08

SU TORINO


Il 6 dicembre a Torino 5000 persone hanno animato la bella, combattiva, toccante e coinvolgente manifestazione veramente nazionale e veramente rappresentativa, che unisce ricordo solidarietà, denuncia e lotta.
Una manifestazione di base e di classe, una manifestazione autorganizzata e nelle mani dei lavoratori e delle lavoratrici dall'inizio alla fine, una unità con gli studenti dell'onda e il movimento notav, un appello raccolto,una associazione legami di acciaio che raccoglie operai e familiari thyssenkrupp per continuare una lotta contro i padroni assassini e che ora lancia un appello per l'Ilva di Taranto.

Durante la manifestazione si è denunciato l'attacco alle condizioni di salute e di vita delle lavoratrici e il grave silenzio su di esso.
Alla Manifestazione è stata portata l'adesione delle compagne dell'MFPR, delle compagne di ACTION A, del sommovimento femminista di Perugia, di Geni Sardo di Trieste, Delle compagne/delegate della CUB di Bologna,ecc. E' stata una prima voce delle donne, ma è necessario che essa diventi ancora più forte.

Quello che segue è il comunicato della rete nazionale per la sicurezza sul lavoro


COMUNICATO DELLA RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA SUL LAVORO
Il corteo nazionale di sabato 6 dicembre a Torino è stato un grande successo politico. Ne avremmo fatto volentieri a meno, perché ciò avrebbe significato l'estirpazione della piaga delle morti da lavoro nel nostro Paese, ma purtroppo così non è, come stiamo denunciando da più di anno, quando si è costituita la Rete Nazionale per la Sicurezza sui posti di lavoro. E, invece, ci siamo ritrovati/e in 5000 a stringerci intorno alle famiglie dei 7 operai morti nel rogo della Thyssen di un anno fa e a rilanciare la mobilitazione per fermare questa vera e propria guerra, che fa 1400 morti l'anno e più di 1 milione di feriti. Tutt* abbiamo puntato il dito contro la vera causa di questa piaga sociale, il profitto, il guadagno di industriali e finanzieri diventato l'unico (dis)valore che va salvaguardato. E per far questo bisogna incrementare la flessibilità di orario, la precarietà lavorativa, tagliare i salari, sventrare territori e quartieri, abbattere la scuola e l'università pubbliche, avvelenare lavoratori e città, uccidendo molti dei suoi abitanti. Vogliamo ringraziare innanzitutto i lavoratori della Thyssen e i familiari delle vittime raccolti intorno all'Associazione "Legami d'acciaio", che con noi hanno costruito questa grande manifestazione, e che a partire dal 15 gennaio, inizieranno la parte più dura della battaglia giudiziaria, che vede imputati 6 dirigenti della multinazionale tedesca, uno dei quali per omicidio volontario. Vogliamo ringraziare inoltre lo SLAI COBAS per il sindacato di classe, il Comitato 5 Aprile di Roma, l'Assemblea dei Lavoratori Autoconvocati, tutti i compagni e tutte le compagne, le associazioni di familiari e di cittadini, arrivati a Torino a centinaia da tutto il Piemonte, ma anche da Milano, Vicenza, Marghera, Ravenna, Massa, Viareggio, Livorno, Terni, Roma, Napoli, Taranto, Palermo. Oltre alle centinaia di lavoratori, lavoratrici, medici, ispettori del lavoro e dell´INPS, tecnici della prevenzione delle ASL , dirigenti e aree politiche, PRC (presente con la federazione torinese) e PDCI, avvocati, giornalisti, studenti, personaggi dello spettacolo che hanno sottoscritto l´appello per la manifestazione, dando evidenza e visibilità al consenso e sostegno sociale di cui gode la battaglia contro le morti sul lavoro. Un caloroso ringraziamento va poi al Comitato "6 dicembre - Basta morti!" di Torino che si è sobbarcato tutto il peso tecnico-organizzativo della manifestazione sul territorio: il Patto di consultazione del sindacalismo di base (Cub-Confederazione Cobas-SdL), i tanti operai e compagni iscritti alla Fiom della Fiat Mirafiori e delle fabbriche del torinese (dalla Frigostamp di Collegno, alla Lear di Grugliasco, ecc.), i lavoratori e le lavoratrici dei call-center, della pubblica amministrazione, dei servizi bancari, delle cooperative, gli studenti e le studentesse dell'Assemblea No-Gelmini (Palazzo Nuovo) e No-Tremonti (Politecnico), i compagni e le compagne delle tante organizzazioni politiche cittadine come le Federazioni di Torino del PdCI e del PRC. Non sono ringraziamenti rituali: l'ampia trasversalità che ha caratterizzato la preparazione e lo svolgimento della manifestazione rappresenta anche il successo e la bontà di un metodo, basato sul coinvolgimento e la pari dignità di tutti i soggetti che si battono NEI FATTI, SENZA SE E SENZA MA, per la salute e la sicurezza nei posti di lavoro e nei territori, contro la logica del profitto e dello sfruttamento dell'uomo e della terra. Cominciando a lottare fianco a fianco indipendentemente se militanti o iscritti della CGIL, oppure del sindacalismo di base e di classe. Un metodo che non può che valorizzare tutti i tentativi di riconnettere idealità e ricomporre progetti politici e sindacali per ridare protagonismo ad un punto di vista di classe e della classe. Lo abbiamo fatto nonostante - ma soprattutto contro - il cinismo ipocrita della politica istituzionale e dei "palazzi", che non solo non ha rispettato le sue promesse "da marinaio" fatte all'indomani della strage di un anno fa, ma ha addirittura continuato a legiferare nel senso del peggioramento delle condizioni di sicurezza nelle aziende, con la detassazione degli straordinari, la legge 133, la direttiva del Ministero del Lavoro in materia di servizi ispettivi, il ddl 1441 in discussione alla Camera che lega le mani ai giudici del lavoro. Lo abbiamo fatto contro l'arroganza criminale di Confindustria, che non contenta di tutto ciò che le viene concesso (sgravi, detassazioni, finanziamenti ecc.), con la proposta di controriforma del modello contrattuale, intende stracciare uno degli ultimi strumenti a disposizione dei lavoratori per difendere salario e stabilità occupazionale (il CCNL) e piegarlo agli interessi di redditività e competitività delle aziende. Lo abbiamo fatto, infine, nonostante il balbettìo, quando non l'ostilità aperta, di quelle organizzazioni sindacali che, nel nome di una concertazione ormai morta e sepolta (dai padroni), o nel nome di una pretesa esclusività sindacale nel gestire questo problema (salvo poi fare molto poco nel concreto), hanno, palesemente o in forma occulta, boicottato la manifestazione ed invitato al boicottaggio, sperando in un suo fallimento. La battaglia è appena cominciata, altri morti e feriti continueranno a insanguinare la nostra società, altri cortei, altre lotte, altri scioperi (al più presto uno sciopero generale nazionale sulla sicurezza), altri processi si susseguiranno. La riuscita del corteo di sabato 6 dicembre ci dà sicuramente più entusiasmo nella possibilità di poterla affrontare meglio tutt* unit*. Per questo, per rafforzare ed estendere il percorso ed il lavoro della Rete Nazionale diamo appuntamento all'assemblea nazionale del 24 gennaio a Roma.

rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro bastamortesullavoro@domeus.it
9 dicembre 2008

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